Li Bai
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Li Bai, noto in Occidente come Li Po (701 – 762), poeta cinese.
Citazioni di Li Bai
[modifica]- Davanti al mio letto guardando il chiaro lunare | mi chiedo se di brina sia coperta la terra, | alzo lo sguardo alla luna sui monti, | chino il capo e penso al paese natio. (da Pensieri d'una notte calma, in Coppe di giada, p. 27)
- Chiarore diafano davanti al mio letto. | C'è forse brina sulla terra? | Capo levato: contemplo la luna, | occhi bassi: penso alla terra natale. (da Pensiero notturno, in Coppe di giada, p. 27, in La Poesia T'ang, p. 41[1])
- Questa notte riposo in cima al tempio | con la mano posso cogliere le stelle, | non oso dar suono alle mie parole | per timore di destare gli abitanti del cielo. (da Iscrizione sopra la sommità del Tempio, in Coppe di giada, p. 71)
- Tempio della vetta, la notte: | levar la mano e carezzar le stelle! | Ma zitti! abbassiamo la voce: | non risvegliamo gli abitanti del cielo. (da Tempio della Vetta, in La Poesia T'ang, p. 44[1])
- Gli uccelli volano via, scompaiono. | Un'ultima nube, pigra, si dissolve. | A contemplarsi all'infinito l'un l'altro | Restiamo solo io e il monte Cerimonioso. (da Il monte Ching-t'ing, in La Poesia T'ang, p. 38[1])
- Leggero vento autunnale, | lucente luna d'autunno, | le foglie cadute si ammonticchiano e poi vanno distanti, | il corvo si accoccola e poi si agita | e quando ti penso vorrei conoscere il giorno in cui potrò rivederti, | in questo momento, in questa notte, difficili sono i sentimenti. (da Tre cinque sette parole, in Poesia cinese dell'epoca T'ang[2])
- Anche quel muro vecchio | anche quel magro cane | anche il gelo nel secchio | gode il sol, stamane. (da Inverno, in Poesia cinese dell'epoca T'ang[2])
- Seduto lì tra i fiori, con la brocca di vino –, | festino solitario, privo di amici intimi –, | elevo il mio boccale e invito il chiar di luna. | Insieme all'ombra, poi, saremo in tre, | giacché la luna non si negherà al bere. | E mentre l'ombra seguirà il mio corpo, | intanto, al fianco suo, io scorterò la luna. | La via della gaiezza termina a primavera; | mentre la luna ondeggia, al mio canto, qua e là. | Ed ha un sussulto l'ombra, fremendo, alla mia danza. | Da sobri, noi viviamo di una gioia comune; | quando poi, nell'ebbrezza, ciascuno si disperde. | Noi tre, per sempre uniti, vagando senza affetti, | infine, in lontananza, saremo alla Via Lattea. (da Sotto la luna, un festino solitario in Poesia cinese dell'epoca T'ang[2])
Note
[modifica]Bibliografia
[modifica]- AA. VV., Poesia cinese dell'epoca T'ang, Rizzoli, 1998. ISBN 978-88-17-17231-8
- Francois Cheng, La Poesia T'ang, Guida, Napoli, 1987. ISBN 978-88-7042-743-1
- Coppe di giada, antologia della poesia cinese classica, Li Po, Tu Fu, Po Chu-i, a cura di Vilma Costantini, UTET, Torino, 1985.