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Confessioni dai film

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Montgomery Clift nella scena della confessione in Io confesso (1953)

Raccolta di confessioni tratte dai film.

Confessioni dai film

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  • – Ave Maria purissima.
    – Concepita senza peccato. Vi sentite bene, maestà? Sembrate stanca.
    – Ho una malattia della pelle, la psoriasi. I medici mi hanno detto di fare dei bagni in acqua di mare.
    – Perché non mi avete detto...
    – Vi hanno chiesto di parlarmi, non è vero? [...]
    – Vostra maestà, dovete mettere fine a questa situazione.
    – Non posso farlo. Sono innamorata. E so che è sbagliato, ma non posso farci niente: sono una donna passionale.
    – Ma quella donna è la regina di Spagna.
    – Anche la regina ha bisogno d'affetto.
    – Cercate di recuperare il rapporto con il re consorte.
    – Il re non mi vuole neanche sfiorare. Me lo dovevo aspettare da un uomo che la prima notte di nozze aveva più merletti di me. Mi hanno obbligata a sposare un uomo che non amavo.
    – Perché non ha chiesto l'annullamento del matrimonio?
    – Certo che l'ho fatto, ma mio cugino Pachito conosceva molto bene le leggi e ha impedito in ogni modo l'annullamento.
    – Sapete che non posso darvi l'assoluzione senza pentimento. E non potrò confessarvi finché la situazione non sarà chiarita. (Claret)
  • – Beneditemi padre, perché ho peccato. Chiedo perdono per la mia debolezza. Chiedo perdono perché è successo questo. Chiedo perdono per quello che ho fatto a voi. Aiutatemi, padre, cancellate i miei peccati. Proverò di nuovo a essere forte.
    [Il confessore si ferma a riflettere; il suo pensiero si ode come voce fuori campo] Padre, come ha potuto Gesù amare uno sciagurato come questo? Il male è ovunque in questo posto, sento la sua forza, persino la sua bellezza. Ma in quest'uomo non c'è niente di ciò. Non merita di essere definito "malvagio". [Riprende a parlare] Deinde ego te absolvo a peccatis tuis, in nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Va' in pace. (Silence)
  • – Beneditemi padre, perché ho peccato. È una settimana che non mi confesso e questi sono i miei peccati.
    – Dimmi.
    – Sono andata con un uomo.
    – È il tuo fidanzato?
    – Sì.
    – Non potevate aspettare ad essere sposati?
    – Non sei riuscito a convincerlo, Steve. Benny non si vuole più fare cattolico. Io ho pensato che dandomi a lui forse avrebbe finito col decidersi. Oh, sapessi come mi vergogno.
    – Oh, Monny! [...] È d'accordo che i figli vengano allevati come cattolici?
    – No, perché dice che non è giusto. E a me non mi sposa affatto se io non lo accetto così com'è adesso.
    – Allora non potete sposarvi.
    – Benny dice di lasciare da parte la religione e sposarci civilmente.
    – Ma questo significherebbe vivere in peccato mortale. [...] Anche se soffrirai, devi lasciarlo. [...] È una relazione illecita che deve cessare. [...] hai fatto una cosa immorale, un peccato.
    – Non è vero questo! Io lo amo Benny. È peccato, l'amore?
    – Se non è subordinato all'amore più alto per Nostro Signore, sì. [...] Il tempo è un grande rimedio quando si tratta di cose di questo genere. Vedrai che con l'aiuto di Dio riuscirai a dimenticarlo.
    – Per questo e per tutti gli altri peccati che ho commesso, io chiedo perdono al Signore, padre.
    – Come penitenza dirai tre rosari. E adesso di' l'atto di contrizione.
    – O Signore, mi pento con tutto il cuore dei miei peccati.
    – "E ti prometto di non commetterli più".
    – Non posso prometterlo!
    – Ma devi.
    – Ho fatto male a venire! [fugge via dal confessionale] (Il cardinale)
  • – Cerco di insegnargli i valori che contano: lavoro duro e disciplina, famiglia. Volevo solo insegnare a mio figlio come diventare un uomo. Ma sto fallendo, padre. Sto fallendo.
    – È la sorte di ogni padre preoccuparsi per i propri figli. Se Dio può redimere il peggiore degli uomini, di certo mostrerà a te e al tuo ragazzo la giusta via. Persevera. (Clean)
  • – Come posso assolvervi se continuate ad affermare che i teologi della Santa Inquisizione hanno torto e solo voi ragione? Pensate che i vostri giudici siano tutti degli incompetenti? Oppure che vogliono prendersi gioco di voi?
    – No, non so niente, non capisco più niente.
    – Voi non avete fede.
    – Perché? Sono un uomo di fede.
    – La prima virtù dell'uomo di fede è l'umile sottomissione, la piena obbedienza alla Chiesa.
    – Sì, ma, padre, io... io ho bisogno di capire, vi pare?
    – Voi volete capire troppe cose. (Galileo)
Eric Woofe e Lisa Gastoni nella scena della confessione in Maddalena (1971)
  • – Cosa vuoi? Non posso confessarti.
    – Aspetta. Ho ucciso mio marito.
    – Oddio, Dio mio!
    – L'ho fatto per te, per noi. Sono libera adesso.
    – Sei dannata, hai commesso il peggiore dei peccati.
    – Non me ne importa niente.
    – Non dirlo, non parlare così. China la testa e ripeti con me, mi ascolti? Ripeti con me: "Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa".
    – Ma perché non mi vuoi? Perché non mi vuoi?!
    – Taci, non bestemmiare! Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Mea culpa, mea culpa...
    – Non sai dire altro?
    – Ti prego, non tormentarmi, non posso assolverti, non posso perdonarti, non posso stare con te. Dio, perdona i miei peccati. E tu, perdonami anche tu. (Maddalena)
  • – Da quanto tempo non ti confessi?
    – Da quando ho fatto la prima comunione.
    – Male, figlio. Molto male. Quanti anni hai?
    – Trentaquattro.
    – Ed hai vissuto tutto questo tempo come una bestia! Dimmi, quali peccati hai commesso?
    – Li ho commessi tutti, anche i più gravi.
    – Tutti?
    – Tutti. Ho anche ucciso.
    – Hai ucciso? E non hai sentito il bisogno di confessarti?
    – Come?
    – Non hai sentito il bisogno di correre a confessarti?
    – Avevo tredic'anni. [...] [Racconta che fu adescato da un autista. Confessa di averlo ucciso con una pistola mentre stavano per iniziare un rapporto sessuale] Sembra quasi che un peccato di sodomia per la Chiesa sia più grave dell'uccisione di un uomo.
    – Come ti permetti?! Insolente! Ricordati che io sono un prete e tu sei un peccatore! E dopo quella volta hai avuto altri rapporti con uomini?
    – No, vita sessuale normale.
    – Vale a dire?
    – Il bordello verso i diciottanni e poi soltanto rapporti con donne.
    – E questa secondo te è una vita sessuale normale?
    – Sì, perché?
    – Ma tu l'hai vissuta sempre nel peccato. "Normale" vuol dire "matrimonio", avere una moglie, una famiglia.
    – È quello che voglio.
    – Bravo, bravo, bravo...
    – Sto per costruirmi una vita normale. Sposo una piccola borghese.
    – Allora deve essere una brava ragazza. [...]
    – Mediocre. Piena di idee meschine. Di piccole ambizioni meschine. Sì, tutta letto e cucina.
    – Non usare queste espressioni.
    – La normalità. Voglio costruire la mia normalità, faticosamente.
    – Ma nella religione.
    – Fuori dalla religione! Dio è così buono, la Vergine è così materna, Cristo è così misericordioso... e il prete è pieno di... di comprensione. Non avete provato alcun orrore per il mio crimine, solamente un po' di stupore perché non sono venuto subito a confessarmi.
    – Devi pentirti, figliolo. Devi implorare perdono.
    – Mi sono già pentito. Voglio che il perdono me lo dia la società. Sì, mi confesso oggi per la colpa che commetterò domani. È il sangue che lava il sangue. Il prezzo che mi chiede la società io lo pagherò.
    – Fai parte di quelche setta, di qualche gruppo sovversivo?
    – No, no... Faccio parte dell'organismo che dà la caccia ai sovversivi.
    – Ego te absolvo peccatis tuis. (Il conformista)
Paolo Ferrara e Otello Toso nella scena della confessione in Onore e sangue (1957)
  • – Devo confessarvi una grave colpa, padre.
    – La misericordia di Dio è grande. Parla, figliolo, ti ascolto. [cambio di scena: la confessione è terminata] Non basta confessare una colpa. Bisogna pentirsi. Tu devi espiare.
    – Sì, sì, avete ragione. Ma devo pensarci un poco. Quello che sapete lo avete appreso in confessione, voi non potete più farmi paura. Non potete più parlare. Felice sera, padre. (Onore e sangue)
Elisa Cegani nella scena della confessione in Ettore Fieramosca (1938)
  • – Dimentica la mia presenza, figliola, perché tu non parli a me, ma alla misericordia del Signore, davanti al segno della sua santa croce.
    – Quest'uomo è venuto al mio castello a vendersi, come un ribaldo, come un padrone, come un nemico. Io ho fermato il braccio di quelli che volevano punirlo e mi s'è fatto incontro come una furia, avido d'offendere e smodato, e mi ha trattato come la figlia d'un servo. Ma era la prima volta che sentivo un uomo trattarmi come una donna. Quando voglio condannarlo, sento che già gli ho perdonato. Il segno della santa croce non vale a coprirmi, perché anche attraverso il segno della croce lo vedo sorridere. Anche sotto la celata di Graiano l'ho visto stamane. Sì, padre, io sapevo che era sceso a combattere Graiano, vedevo la sua armatura, le sue insegne... ma non il suo volto.
    – E con questo animo, figlia, mi chiedi di unirti a Graiano?
    – L'ho promesso a Dio, ho fatto voto!
    – E hai pensato che con queste nozze fai il sacrificio di tutta la tua vita?
    – Fate che il rito si compia subito, e che subito mi senta difesa dal sacramento di Dio! (Ettore Fieramosca)
  • – E ci fu un'altra occasione. La volta che andammo sull'Etna. E... e...
    – Credevo di aver sentito l'ultima di queste ridicole infatuazioni. Quello che dici è accaduto l'estate scorsa, smettila di pensarci. E rivolgi l'attenzione ai tuoi doveri verso Dio. Sei una novizia, ora, ricordatelo. Mettiti al servizio delle tue sorelle. Il lavoro ti toglierà dalla testa simili sciocchezze. Dirai tre Ave Maria. E recita l'Atto di dolore. (Storia di una capinera)
  • – È da molto che non si è confessata?
    – Dalla prima comunione. Ma non mi sto mica confessando.
    – So che non è piacevole riconoscere le proprie colpe.
    – Comunque non se ne parla neppure, perché io non credo in Dio.
    – Ne è sicura? Lei non prega mai?
    – Solo quando non posso farne a meno. È un'abitudine rimastami dall'infanzia, una debolezza.
    – Lei è orgogliosa, non è vero?
    – Sì.
    – E mente, qualche volta.
    – Sì.
    – Non ha mai rubato?
    – Sì.
    – Che cosa ha rubato?
    – Roba da mangiare.
    – Le capita mai di arrabbiarsi?
    – Sì.
    – Commette mai peccati contro la purezza?
    – Non lo so.
    – Sa privarsi e sacrificarsi per gli altri?
    – Solo per mia figlia.
    – Fa il suo dovere di cittadina?
    – Più o meno.
    – Crede di sfruttare al massimo le capacità che sono in lei?
    – No.
    – Il mondo sarebbe migliore se noi lo fossimo. Ha fatto una buona confessione. (Léon Morin, prete)
  • – E infine, sono io che, un mese fa, una sera che tornavate con un paniere di uova, vi son saltato addosso col bastone.
    – Eravate voi...
    – Io non vi ho bastonato come ministro di Dio ma come avversario politico, eh. (Don Camillo)
  • – È ora, mio signore, di confessarvi a Dio, non a vostro figlio. Vi pentite di tutti i vostri peccati?
    [Guardando intensamente il figlio illegittimo] Di tutti, tranne uno. (Le crociate - Kingdom of Heaven)
  • – E poi sono confuso, non riesco più a capire quello che succede. Forse sono stato troppi anni da solo. Da quando mi hanno affidato la nuova parrocchia, non riesco più a lavorare, non riesco più a concentrarmi. La gente ha tanti guai e vengono da me e mi parlano; e spesso, quando parlano, io mi distraggo e penso ai miei problemi, mia sorella. Mia sorella sta, o stava – non lo so – con uno un po' scemo. E ogni tanto non do l'assoluzione, perché non sono veramente pentiti. Anzi a volte vorrei picchiare qualcuno. Sì, è un pensiero che ho sempre più spesso.
    – Addirittura picchiare? Ma davvero non c'è un altro modo?
    – Mi parlano solo di sesso, mi parlano solo di peccati sessuali, perché sanno che sono peccati veniali. E anzi mi sa che gli fa pure piacere ricordarsene. Ma dei peccati veri, di quelli contro gli altri, non ne parlano mai. Comunque, anche se davvero avessero bisogno di me, che gli posso dire? Io ci capisco meno di loro.
    – Vorresti tornare dove stavi prima?
    – Stavo tanto bene al paese, sì. Sì, vorrei tornarci, però ora mi sembrerebbe di scappare. (La messa è finita)
  • [A una prostituta che ha avuto un malore e, morente, non riesce più a parlare] Figliola, ti penti dei tuoi peccati? Stringi appena la mano, basterà. Ego te absolvo a peccatis tuis in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. (Paprika)
  • – George, vedi, alle volte non si ha il coraggio di confessarla neanche a se stessi la verità qual essa è. Dimmi, sei sicuro di essere stato veramente sincero nel tuo cuore?
    – Padre, non lo so. Aiutatemi.
    – Sei certo d'aver detto tutto a te stesso? Veramente tutto? Di non esserti taciuto qualcosa in cui forse sta la risposta che cerchi?
    – Cosa?
    – Quando eri sul lago con quella poveretta e la barca si capovolse, avresti potuto ancora salvarla?
    – Volevo farlo, ma... non mi riusciva.
    – Ma a chi stavi pensando, George? A chi stavi pensando in quel momento? Pensavi ad Alice... o a quell'altra ragazza? [silenzio] E allora nel tuo cuore c'era il delitto. (Un posto al sole)
  • – Ho detto trentasette parolacce questa settimana. Ho detto "vaff..." due o tre volte, ma la maggior parte era... [sussurra] "merda" e "bastardo". "Cesso" è una parolaccia?
    – Non so. Dipende in che senso lo usi.
    – Se dico "John, sei un cesso perché hai baciato Barbara"?
    – È una parolaccia.
    – Allora non sono trentasette. Sono settantuno. (Signs)
  • – Ho rinnegato la mia fede, padre. Ho pensato che non avrei avuto il lavoro se gli dicevo che ero cattolica, per questo l'ho negato. E ho rubato un po' di carne dalla loro casa, loro l'avrebbero sicuramente buttata, ma io comunque l'ho rubata. E la signora ha un amante, è sposata ma ha un amante, padre. E io... e io l'ho aiutata a ricevere dei messaggi. L'altro giorno suo marito origliava la sua conversazione al telefono e allora io l'ho avvertita, e lei mi ha dato vestiti e denaro. E questo è male. Ma c'è di peggio, padre. Mi ha fatto tanto vergognare di mia madre. Lei è bella, parla bene e si veste bene, invece mia madre no, mia madre urla, è povera e sempre stanca. E ho desiderato che quella donna fosse mia madre.
    – Tu hai aiutato quella donna a peccare. Non dovrai più tornare in quella casa. (Liam)
  • – Ho sempre pensato che la legge non potesse arrivare dappertutto, e quindi molte volte mi sono fatto giustizia da solo. Padre, ho appena ucciso una donna. Ho mentito, ho usato la gente per raggiungere i miei scopi, mi sono drogato e ho falsificato molte prove. Ho sempre fatto di tutto perché i criminali venissero puniti, e alla fine ho capito una cosa: stavo diventando esattamente come loro.
    – Hai una famiglia?
    – Sì, padre.
    – Raggiungila e ferma la tua corsa. Cerca nella pace la parte migliore di te, e fa' che vinca la lotta contro il male. (Programmato per uccidere)
Alessandro Fersen e Georges Marchal nella scena della confessione in Teodora (1954)
  • – I suoi occhi di fuoco mi divoravano. Ho tentato di sfuggire a quello sguardo, di resistere a quella creatura maledetta, ma l'ho seguita come un cane, come un cane!
    – Pensi sempre a lei?
    – Ad ogni istante del giorno e della notte.
    – Se tu la incontrassi ancora, che cosa faresti?
    – La desidererei con tutte le mie forze!
    – E non provi vergogna?
    – Ho bisogno di lei. M'ha stregato! Ho tentato tutto per liberarmene, tutto pur di soffocare il desiderio! Ma è più forte di me! L'ho fatta condannare ingiustamente, mentre questa passione mi dilania con rimorso e la viltà del mio gesto mi fa orrore.
    – Allora cosa vuoi da me? Che ti dia l'assoluzione della Chiesa?
    – Io ho fede nella misericordia divina.
    – Dio ti ha fatto imperatore perché tu sia il simbolo vivente della sua dottrina. E questa sacra investitura tu la profani con il fango dell'ingiustizia e della lussuria!
    – Mi pento, padre mio.
    – In te la passione è più forte del pentimento!
    – L'imperatore ti chiede di assolverlo!
    – E io non t'assolvo! Almeno fino a quando il tuo pentimento non si sarà dimostrato sincero. A Dio non bastano le parole. Allontana questa donna dal tuo cuore, scacciala dai tuoi pensieri! E se ti accade d'incontrarla, respingila, con fermezza! Soltanto allora io ti potrò assolvere. (Teodora)
Isabelle Marchalin nella scena della confessione in Storia di una monaca di clausura (1973)
  • – Ieri ho rubato una ciotola, padre, e l'ho sepolta nel giardino. La tentazione di rubare certe volte è così forte!
    – La tentazione è l'arma del demonio, solo vincendola può esserci concesso d'arrivare a Dio. Devi punire le tue mani, figlia mia, altrimenti non potrò concederti l'assoluzione. (Storia di una monaca di clausura)
  • – Il modo in cui mi guarda, la dolcezza delle sue labbra... Sto vivendo un momento terribile e mi è successo proprio ora. proprio quando pensavo che niente avrebbe più potuto distogliermi. E invece è successo. E dire che non sono più un ragazzino... È come se fosse entrato in un labirinto e non sapessi più trovare l'uscita. È una sensazione terrificante. Certo, so che è solo un momento, ma... quanto può durare un momento, padre?
    – Quanto può durare? Ci sono momenti brevi e momenti lunghi. L'eternità è un momento.
    – Sì, sì, lo so, padre, ma la prego, non rida di me.
    – Prova un po ad andartene da Roma. Anche perché, sarò sincero figliolo mio, io di tutto quello che fin'ora mi hai detto non ho capito niente. Ma che cosa ti è successo? Sappi che la vita è anche un gioco.
    – Lo so padre e so anche che ognuno di noi ha bisogno di tempo. Mi scusi se sono stato confuso. Il fatto è che io non sto bene.
    – Eh, me ne sono accorto. Ma nessuno è mai stato in ginocchio dove stai tu per venirmi a dire "Sto bene". È normale.
    – Grazie. Grazie. Ma che devo fare?
    – Va' in grazia di Dio. Ciao Maurizio. (Il piccolo diavolo)
  • – Il Signore sia nel tuo cuore e ti aiuti a confessare i tuoi peccati.
    – È passato molto tempo dalla mia ultima confessione.
    – Continua.
    – Ho pronunciato il nome del Signore invano, sono stata avida, ho fatto pensieri impuri, distrutto molte vite, portato molte anime alla perdizione. E adesso sono venuta per te. (Il sacro male)
  • – Io confesso a Iddio onnipotente e a te padre che ho peccato.
    – Quant'è che non ti confessi?
    – Non mi ricordo.
    – Neanche approssimativamente?
    – Ho ucciso il signor Villette.
    – Continua.
    – Villette, l'avvocato. Sono andato da lui stasera, con l'intenzione di rubare. Mi ero messo una tonaca per non essere riconosciuto. Mi ha sorpreso, voleva avvertire la polizia... (Io confesso)
  • – Io ho... ho tradito mia moglie.
    – Continua, figliolo.
    – Ho tradito me stesso. Ho ucciso uomini. E di altri ho ordinato la morte.
    – Ti prego, continua, figliolo.
    – Ah... è inutile.
    – No, coraggio!
    – Ho ucciso... ho ordinato di uccidere mio fratello. Mi aveva fatto uno sgarbo. Ho ucciso la carne di mia madre... [piange] Ho ucciso la carne di mia madre!
    – I tuoi peccati sono tremendi, ed è giusto che tu ne soffra. La tua vita potrebbe essere redenta, ma so che a questo tu non credi, non cambierai. Ego te absolvo in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti, amen. (Il padrino - Parte III)
Filomena Russo, Luigi Barone e Anna Raiola nella scena della confessione in Due soldi di speranza (1952)
  • – Io sono cattolica osservante, padre, mi levo il pane di bocca per accendere il lumino davanti a Gesù.
    – Tu arrubbi 'o pollastro, te lo vendi per un cinquecento lire, poi spendi venti lire per una candela al Signore e pensi di metterti la coscienza a posto.
    – Ma co' tanti pollastri accesi, 'na mano adesso ce la potesse pure stendere 'o Signore a quella povera figlia mia.
    – Uffa. [si volge dall'altro lato del confessionale] E voi, voi, non avete paura dell'inferno, voi che siete vecchia?
    – Dell'inferno tengo paura, ma tengo più paura de 'e ccorna, perché mio figlio è vecchio e lei è giovane e smaniosa.
    – Ci sta una ragazza giovane che può venire a lavorarvi per casa mentre voi state co' un piede nella fossa. Ragazza onesta.
    – Se era onesta non faceva l'impiccio. (Due soldi di speranza)
José Torres nella scena della confessione in Io e Dio (1970)
  • – Io sono una brava ragazza, don Paolo. Ma... ma loro mi vogliono far fare la... la cattiva, avete capito? Dicono che devo andare in città, che mi daranno tanti soldi. Che devo fare, don Paolo? Io sono figlia di Maria, la Madonna mi proteggerà... è vero, don Paolo, che mi proteggerà? Eh, don Paolo?
    – Non puoi pretendere questo, Nicoletta, non puoi. (Io e Dio)
  • – La giuria si ritirò per cinque minuti. Il giudice, emanando la sentenza, disse che avrebbe avuto per me la stessa considerazione che si ha per un cane rabbioso.
    – Sì, capisco. Capisco, figliolo.
    – E ora, padre, la cosa più importante che lei possa fare per me... pensa che Cora sappia?
    – Che non avevi intenzione... di ucciderla?
    – Deve aver capito. Per me è l'aspetto più tremendo di questa disgrazia. In qualche modo può darsi che le sia balenato in mente, quando la macchina ha urtato, che forse io volevo ucciderla. Padre, pensa che Cora sappia la verità?
    – Possiamo sperarlo.
    – Abbiamo sbagliato fin dall'inizio, per un motivo o per l'altro non siamo più tornati sul binario giusto, ma io... io non l'ho uccisa. L'amavo talmente tanto, avrei dato la vita per lei, lo giuro! (Il postino suona sempre due volte)
  • – Lei che cosa si aspetta da me?
    – Il perdono.
    – Solo il Signore sa e giudica. Non sta a me giudicare. Lei è abituato a domandarsi che cosa ci guadagno in cambio, è la sua logica. Ma Dio cosa ci guadagna? Lei pensa di poter scegliere cosa dire e cosa non dire, e mi sta nascondendo la cosa più importante.
    – Che cosa?
    – La manovra che avete deliberato ieri, e che lei stesso ha paragonato all'apocalisse.
    – Ma è un segreto, io... io non posso dirle nulla.
    – La misericordia di Dio è infinita. Ma se il pentimento non è autentico, io non la posso assolvere.
    – Se è così, allora lasciamo perdere. Lei non mi assolve e io non le dico assolutamente niente, ognuno per la sua strada e va benissimo. Senza rancore. (Le confessioni)
Pascale Petit e Massimo Girotti nella scena della confessione in Lettere di una novizia (1960)
  • – Lei è incapace di amare il prossimo. Se ne serve soltanto, lei. E con Dio ha voluto fare la stessa cosa. Si è rifugiata in convento per sfuggire alla prigione.
    – Mi sono sottomessa alla volontà degli altri. [...] Mi hanno inflitto il più atroce dei supplizi: due anni sulla soglia del paradiso con l'inferno nel cuore. [...] La mia anima si era come assopita. Vivevo in una specie di torpore, che Madre Giulietta si intestardiva a scambire per rapimento mistico. Mi ero quasi rassegnata. E poi è arivato lei col suo fuoco, col suo ardore. Lei mi ha svegliato! E adesso che cosa farà di me, don Paolo?
    – Dica piuttosto: "Come posso servirmi di questo prete"? Che cosa spera da me?
    – Che lei mi comprenda, padre. Voglio soltanto essere capita. Sono venuta a lei da un abisso di disperazione. Lei rappresenta Dio sulla terra. Come potrebbe respingere la mia preghiera?
    – Che cosa chiede a Dio?
    – Amore. Ami la mia anima, don Paolo, mi ami!
    – Si alzi! La confessione è un sacramento! La condizione per ottenere l'assoluzione è il pentimento, ma in lei non c'è ombra di pentimento! In coscienza sono costretto a negarle l'assoluzione. (Lettere di una novizia)
  • – Martedì scorso io non ho mangiato tutti i miei fagioli. Ne ho nascosti sotto il cucchiaio.
    – Sì?
    – Ho fatto brutti pensieri riguardo a suor Marguerite.
    – Parla forte, non riesco a sentirti.
    – Ho fatto brutti pensieri riguardo a suor Marguerite!! (Agnese di Dio)
  • – Mi benedica padre, perché ho peccato. È un anno che non mi confesso. Da allora ho commesso molti atti impuri. Bestemmio molto, mi arrabbio facilmente e...
    – E cos'altro?
    – L'altro giorno io ho messo in imbarazzo mio fratello in pubblico. Per questo e gli altri peccati che ho detto, sono sinceramente pentito.
    – Per penitenza dirai dieci Ave Maria e dieci Padre nostro. Ora recita l'Atto di dolore. (L'assoluzione)
  • – Mi benedica padre perché ho peccato. Sono passati quattro mesi dalla mia ultima confessione.
    – Sì, figliolo.
    – Non so da dove cominciare.
    – Hai nominato il nome di Dio invano?
    – Sì... sì, a volte.
    – Hai mancato di onorare il padre e la madre?
    – Ah, ah.
    – Hai desiderato o rubato roba d'altri?
    – Sì... sì, ma non ne sono fiero.
    – Hai fatto cattivi pensieri, o commesso atti impuri?
    – Fosse solo questo...
    – C'è qualcos'altro che vuoi dirmi con parole tue?
    – Sì, ho fatto ogni tipo di cazzate... oh, mi scusi padre... cazzo, io... oh, Cristo, sono sboccato. Mi scusi, mi dispiace tanto... continuiamo.
    – Dieci Salve Regina, cinque Padre nostro.
    – Come sarebbe, nient'altro? È la mia penitenza? Sa una cosa, il mio amico Bobby era il migliore di tutti noi... ed è morto. Questo scotta, lo sa? Scotta tantissimo. Non lo trovo giusto padre. (Ritorno dal nulla)
  • [Una suora riferisce al confessore le parole e i comportamenti della madre superiora]
    – Mi ha detto: "Quale male è da tacere laddove non si è commesso il male?".
    – Spiegatevi. Non capisco.
    – "Certe cose non vanno confessate, poiché in se stesse non rappresentano un peccato".
    – Che tipo di cose?
    – Parlo dell'impeto, dei baci.
    – Dei baci?
    – Sì.
    – E questi baci li avete ricambiati?
    – No. La notte scorsa mi è venuta a trovare, aveva freddo. E mi ha chiesto di abbracciarla.
    – Le dovrete impedire di entrare, in caso si ripresentasse tale situazione.
    – Impossibile.
    – Rifiutate le sue attenzioni, come fosse Satana in persona. Non chiedetemi altro. Sia lodato il Signore per avervi protetta fino ad ora. E siete in salute?
    – Lo sono, padre.
    – Ascoltate, stasera verrete in chiesa. Vi prostrerete ai piedi dell'altare e trascorrerete la notte in preghiera. (La religiosa)
  • – Mi perdoni, padre, perché ho peccato. Sono passati otto mesi dalla mia ultima confessione.
    – Padre, no! Hai appena detto otto mesi dalla tua ultima confessione?
    – Sì.
    – Io... [lascia intendere che ha fretta] Vediamo di concludere la cosa. Tu sei un uomo di Dio chiaro e semplice, sì?
    – Sì.
    – Tu sei molto, molto pentito dei tuoi peccati, sì?
    – Sì.
    – Okay. Possa il Signore onnipotente avere pietà di te. E avendo perdonato i tuoi peccati, possa condurti alla pace eterna. Amen. (L'esorcista del papa)
  • Mi perdoni, padre, perché ho peccato. Sono tre mesi che non mi confesso. I miei peccati sono questi. Ho nominato il nome di Dio invano in varie occasioni. In varie occasioni ho preso dei giornali senza pagarli. Ho deliberatamente tratto piacere da pensieri impuri... e sono stato coinvolto in un certo lavoro... che credo verrà usato per far del male a due giovani. Mi era già successo. Che alcuni ci rimettessero per il mio lavoro. Temo che possa succedere di nuovo... e io non ero minimamente responsabile. Non sono responsabile. Per questo e tutti gli altri peccati sono sinceramente pentito. (La conversazione)
  • – Mi perdoni, padre, perché ho peccato.
    – Ti ascolto.
    – Sono arrivata da poco, sarò una maestra e... e non credo di essere pronta.
    – È normale avere paura all'inizio, ma vedrai che andrà tutto bene.
    – Non è questo, padre. C'è... c'è qualcos'altro. Io ho dei dubbi, padre, ho molti dubbi.
    – Tu, la bambina santa? Non stupirti, le tue sorelle non parlano d'altro da giorni.
    – Capisco.
    – È stata la Santa Madre a convincerti a prendere i voti?
    – No, è stata una mia scelta, sentivo che... che era il mio dovere. La gente veniva da ogni parte per parlare con me, per farmi domande a cui io non sapevo rispondere.
    – Volevi scappare dal mondo intero.
    – Ho pensato: "Se me ne andassi, se... se tornassi a condurre una vita tranquilla, forse lei tornerà".
    – Hai dubitato di un dono del cielo. Il tuo arrivo in questo convento ha uno scopo, la tua missione è trovarlo. Per questo devi osservare la preghiera e il sacrificio. Mortifichi il tuo corpo? Ti attieni alla disciplina?
    – Ogni giorno, padre. E pratico anche il digiuno con frequenza.
    – E nonostante tutto, hai dubbi?
    – E se avessi visto ciò che volevo vedere? E se ciò che ho visto non fosse stata davvero la Santa Madre? Se lei potesse darmi almeno un segno, indicarmi la via. Comprende cosa intendo, padre?
    – Comprendo, figliola. Ti senti smarrita. (Sorella Morte)
  • [In confessionale, avendo tentato il suicidio per una delusione sentimentale]
    – Nel Medioevo avrebbero detto che ero posseduta dai dèmoni.
    – Forse lo eri. Forse allora erano meno lontani dalla verità.
    – Per te quel che è successo è poco importante, insignificante nel grande schema delle cose, per provocare una simile reazione. Ma ciò che... ma ciò che forse non significa niente per te, può essere importante per me.
    – Non ho mai detto che è insignificante. Dico solo che le scelte che fai quando hai trent'anni non sono le stesse che fai quando ne hai sessanta.
    – È irrilevante. Ogni momento della vita ha la sua logica, il suo significato.
    – Forse è così. Forse hai ragione, ci devo pensare su. Immagino che sia un argomento vecchio e consunto, ma non pensi a chi lasceresti indietro?
    – Io appartengo a me stessa e a nessun altro.
    – Vero. Falso.
    – Stai per dire che avrei commesso un peccato mortale? Mi sarei meritata l'eterna dannazione, padre?
    – Dio è grande. La sua misericordia non ha limiti prestabiliti. (Calvario)
  • [In confessionale con il cappellano]
    – Non riesco a perdonare. Fatico tanto negli ultimi tempi.
    – Sono momenti complicati.
    – Sì, è vero. Ma la cosa che mi dispiace di più è avere grandi difficoltà col nostro cappellano. Mi sento incapace di perdonare i suoi comportamenti. (Cento cuori)
Françoise Rosay e Gualtiero Tumiati nella scena della confessione ne I figli di nessuno (1951)
  • – Padre, debbo liberare la mia coscienza da un peso, un peso tremendo. Ma ho paura di quanto sto per dirvi.
    – Non temete, voi parlate al ministro di Dio, il segreto della confessione è sacro, nessuna forza umana può costringerci a violarlo. Parlate con fiducia.
    – Padre, ho peccato d'orgoglio. Per raggiungere il mio scopo non ho indietreggiato dinnanzi a nulla, sono stata implacabile! No, non mi guardate, vi prego, altrimenti non ho più il coraggio di continuare. Io devo dire tutto. Padre, ricordate Luisa, la figlia del povero Bernardo?
    – Luisa...
    – Ebbene, io le ho fatto del male. Ma non l'ho fatto per odio contro di lei, ma perché credevo di agire per il bene di mio figlio.
    – Luisa ormai è votata al Signore. Ella ha perdonato a tutti, anche lei pregherà per voi.
    – No, no, lei non sa, non sa niente. Se sapesse, mi maledirebbe.
    – Ma che cosa dite?
    – È il bimbo che ha pianto per morto... è vivo! Io gliel'ho tolto. Pensavo che fosse di ostacolo alla felicità di mio figlio e l'ho fatto rapire da Anselmo. Poi c'è stato l'incendio e l'hanno creduto morto, anche Luisa.
    – E dov'è ora quel bambino?
    – È in collegio. Vi è stato... vi è stato messo sotto altro nome. Anselmo si è incaricato di tutto. Per rimediare come posso a tutto il male che ho fatto, ho lasciato parte dei miei beni a questo povero ragazzo. Troverete tutto nel mio testamento, là nello scrittoio.
    – Ma non basta! Voi dovete restituire quel bambino a suo padre e far conoscere a tutti la verità.
    – Ah no, no, no, no, finché sarò viva! Ah no, non mio figlio, non potrebbe mai perdonarmi tutto il male che ho fatto. Ormai è la fine, ditemi che Dio mi perdonerà, per il mio pentimento, per lo strazio di questa mia agonia.
    – Pregate, confidate nella infinita misericordia di Dio. (I figli di nessuno)
  • – Padre, devo sapere se Dio riuscirà a perdonarmi.
    – È sincero il tuo pentimento? Che peccato hai commesso, figlia mia? L'infinita misericordia del Signore ti purificherà, ma prima devi trovare il coraggio di confessare.
    – Voglio... voglio liberarmi della vita che porto dentro di me, padre. Speravo di evitarlo, ero incerta. Non volevo, ma ho deciso. Dio mi potrà mai perdonare?
    – Non c'è crimine peggiore che versare il sangue di una creatura innocente. (La jefa)
  • – Padre, ho visto Gesù.
    – In sogno?
    – No, in carne e ossa, come vedo ora voi davanti a me.
    – E nel vederlo cos'avete provato?
    – Paura.
    – Allora è stata una falsa visione. Il Cristo che si manifesta non ci riempie che di gioia. (Benedetta)
  • – Padre, non posso più vivere in convento.
    – Perché dici questo, figlia mia?
    – Sono un'ipocrita nella vita religiosa. Indosso l'abito dell'obbedienza, ma evado la regola. Porto la croce di Cristo sopra un cuore saturo di odio.
    – Devi sforzarti, mia cara, queste calamità sono fatte per collaudarci.
    – Dubito anche di essere una buona cristiana. Quando penso a mio padre, non posso perdonare al nemico. E questo è solo uno dei miei difetti.
    – Prega il Signore di liberarti dal sentimento di vendetta.
    – Oggi, qui, è morta una tedesca. E per quanto mi sforzassi, non mi dispiaceva. Io che finora mi sono sempre dedicata a salvare vite, oggi quasi ne gioivo.
    – Forse siamo troppo esigenti.
    – Padre, non ne sono convinta. Non è pretendere troppo. Io semplicemente non so obbedire. E non sapendo obbedire...
    – Sei troppo severa verso te stessa, figlia mia.
    – Padre, sottoponete il mio caso al vescovo. Non sono più una buona monaca.
    – Hai fatto promessa solenne di ubbidire fino alla morte. Devi piacere al Signore e provare gioia nel mantenere fede ai tuoi voti. Il sacrificio è l'unica prova di quell'amore verso Dio. Farai una novena alla nostra Beata Vergine, che fa sempre miracoli. Non vuoi tentare?
    – Va bene, padre, dato che me lo chiedete. (La storia di una monaca)
  • – Padre, perdonatemi perché ho peccato.
    – Tutti siamo peccatori, Toni.
    – Ma io ho dubitato di Dio. Non riesco a capire perché permetta che la prepotenza e l'ingiustizia vincano. Perché i più deboli, i più bisognosi del suo aiuto vengano calpestati, traditi. Dov'è il Padre giusto e misericordioso? Io mi guardo intorno, mi guardo dentro, e lui non c'è. Dio mi ha abbandonato. Mi ha lasciato solo nel momento del bisogno. Se questa è una prova, io ne sono indegno, Ernesto. Perché non riesco a superare la rabbia, per il perdono. Come faccio a dire agli altri "perdonate", se io stesso... se io stesso non riesco a perdonare? (La casa bruciata)
  • – Perdonami Signore, perché io ho peccato. Non mi confesso da cinque settimane e tre giorni. Ecco i miei peccati: a volte sono stata pigra e non ho dato una mano in casa, sono stata golosa e ho continuato a mangiare anche se ero sazia, sono stata vanitosa e ho pensato al mio aspetto esteriore, e a volte sono stata superba. [...]
    – Questi sono dei peccati veniali. [...] Hai altro da confessare?
    – Penso spesso, quando mia mamma si prende cura del mio fratellino... a volte ho come l'impressione che lo faccio meglio io.
    – Conosci il quarto comandamento? [...] L'amore materno è una cosa immensa, ed è pieno di grazia. Tu non puoi guardare nel cuore di tua madre.
    – No.
    – C'è nient'altro che vuoi confessare? Distogli sempre lo sguardo dalle immagini impure dei cartelloni o delle riviste?
    – Sì.
    – Può aiutarti ripassare nella mente i dieci comandamenti.
    – Ho detto una bugia
    – A chi hai detto una bugia?
    – A mia madre.
    – E perché gliel'hai detta? [...]
    – Ho mentito per paura di una punizione.
    – Puoi raccontarmi tutta la storia, se vuoi.
    – Ho mentito a mia madre e le ho raccontato che era stata una mia amica a invitarmi a cantare in un coro.
    – Invece?
    – In realtà non era stata una mia amica, ma era stato un ragazzo dell'altra sezione. [...] Ho avuto dei pensieri impuri. Mi sono immaginata io e Christian che andiamo insieme al coro, e lui che mi osserva e mi trova bella.
    – L'impurità è il più grande peccato dei nostri giorni. Un peccato da cui se ne originano molti altri. [...] Di solito stai attenta a conservare la purezza della tua anima.
    – Sì.
    – Allora continua a farlo. (Kreuzweg - Le stazioni della fede)
  • Perdonatemi, padre, perché ho peccato. Sono tre giorni che non mi confesso. Sono stata negligente ieri sera. Devo aver bevuto troppo e mi sono messa in imbarazzo davanti alla reverenda madre. Prometto che la cosa non si ripeterà perché non desidero altro che rimanere qui, e non vorrei aver già compromesso tutto. (Immaculate - La prescelta)
  • – Poi in quell'estate stavo particolarmente male.
    – Perché?
    – Be', i soliti motivi per cui di solito si sta male.
    – Quali?
    – Motivi sentimentali, no?
    – E già.
    – Una storia d'amore che stava finendo Ho tentato il suicidio, in un gabinetto pubblico. Mi sono chiusa lì dentro perché volevo morire in un posto orrendo. [Don Giulio vede entrare suo padre in chiesa e la propria attenzione si rivolge a lui] E allora mi sono tagliate le vene, capisce? Padre, mi sente?
    – Sì, certo, certo, cara. Io penso però che dovresti parlarne ai tuoi genitori.
    – Be', io l'ho fatto, ma... ma credo che voler comunicare coi genitori, voler bene ai genitori sia un po' passato di moda.
    – Sì, passato di moda, dici? No, io invece credo sia molto importante. Solo loro possono capirti, no? Un estraneo che ne può sapere?
    – E sì, va be', ma allora...
    – E allora... io ti assolvo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. [Don Giulio esce in fretta dal confessionale e va a parlare con suo padre] (La messa è finita)
Erno Crisa e Alessandro Fersen nella scena della confessione in Gelosia (1953)
  • – Ricordatevi, signor marchese, che non parlate a me, che sono un umile prete, ma alla stessa maestà di Dio, che vede nel vostro cuore e giudica. Parlate pure liberamente.
    – Don Silvio... l'ho ammazzato io Rocco Criscione!
    – Voi? Voi?!
    – Don Silvio! Aiutatemi voi!! Aiutatemi voi!!
    – Ma perché? Perché l'avete fatto?!
    – Non lo so. Ero come impazzito... ero come impazzito dalla gelosia!! (Gelosia)
Daniele Dublino e Bette Davis nella scena della confessione ne Lo scopone scientifico (1972)
  • – Signora, vuole pentirsi dei suoi peccati? Vuole confessarsi?
    – Ah... mmh... ah...
    – Vuole confessarsi?
    – I... I want to play cards.
    – Che cos'ha detto?
    – Ha detto che vuole giocare a carte. (Lo scopone scientifico)
  • – Sono anni ormai che trascuro mia moglie e mia figlia, non sono presente, prima viene il lavoro.
    – Capisco.
    – Come poliziotto ho sempre avuto la mano un po' pesante.
    – Continua.
    – Ho ucciso un uomo, padre. [...]
    – Era un brav'uomo?
    – No. Era uno della peggior specie. [...] Era tutto quello che odio. E da quell'odio ho tratto energia. [...] Mi sono convinto che meritasse di morire. Ma se fosse vero, perché questa storia mi perseguiterebbe ogni istante?
    – Perché se ha avuto ciò che meritava, non è stata giustizia, è stata vendetta. E la vendetta distrugge il vendicatore. (Liberaci dal male)
  • – Sono confuso, non ho dormito tutta la notte!
    – Tranquillo, figliolo, apri pure il tuo cuore, che qui siamo nella casa del Signore. [...]
    – Mi è caduta dal cielo!
    – Chi?
    – La valigia! [...]
    – Cosa c'è nella valigia?
    – Soldi!
    – Soldi?! Quanti?
    – Tanti.
    – Tanti quanti?
    – Troppi. (Il cosmo sul comò)
  • – Sono vent'anni che non mi confesso, sono stato sempre molto occupato. Lei non mi dice niente?
    – Veramente è lei che dovrebbe dire qualcosa a me.
    – Già. Be' ecco, io... sono sposato, ma devo ammettere che in vita mia sono stato con parecchie ragazze.
    – Nient'altro?
    – Ho litigato con qualcuno.
    – Che significa "litigato"?
    – Chi cavolo è lei per farmi queste domande?!
    – Sono il suo confessore.
    – Lei è il mio confessore qua dentro, ma fuori è un grande intrallazzatore.
    – Adesso lei è qua dentro.
    – Sì, lo so.
    – È tutto?
    – Sì, sì, è tutto.
    – Si pente dei suoi peccati?
    – Certo, certo, mi pento. (L'assoluzione)
  • – Vedo solo il nulla, lui ha deciso così. Vuole farmi credere che il cielo... che il cielo non esiste. Me l'avevano detto: è ancora più bello quando si nasconde.
    – Non vi crogiolate troppo, è pericoloso. Non lo fate. Tutti i giorni, quando dirò messa, penserò a voi, non sarete mai sola.
    – Non sono nel peccato.
    – Non lo siete di sicuro. Vi do l'assoluzione. (Thérèse)
  • – Devo confessarmi.
    – Ma ti sei già confessata, stamattina.
    – Devo confessarmi di nuovo.
    – Quale terribile peccato hai commesso nel frattempo, che non possa aspettare domani per essere perdonato?
    – Ho visto un povero monaco senza scarpe, e gliene ho date un paio.
    – La carità non è peccato, Giovanna.
    – Non erano mie le scarpe.
    – E di chi erano?
    – Di mio padre.
    – Ti perdonerà di certo.
    – L'ha già fatto. Ma voglio essere perdonata anche da Gesù.
  • – Perché ha dovuto morire?
    – Solo Dio può darti una risposta.
    – Lo so che Gesù dice di amare i nostri nemici, ma non ci riesco! Io voglio solamente che gli inglesi brucino all'inferno per sempre!
    – Io comprendo la tua rabbia, Giovanna, ma devi imparare a perdonare. È difficile, ma la vendetta non potrà mai portare con sé la pace.
    – E cosa la porterà?! E chi mi ridarà mia sorella?! E soprattutto perché ha dovuto morire lei al posto mio?! Perché non ha preso la mia vita invece della sua?! È stata colpa mia, ero io in ritardo e lei mi ha dato il suo nascondiglio! Perché Gesù ha salvato me?!
    – Calmati ora, Giovanna, per l'amor di Dio. Io non pretendo di conoscere la volontà del Signore, ma di una cosa sono sicuro: il Signore ha sempre una buona ragione. Forse ha scelto te perché ha bisogno di te, per qualche missione elevata. Quindi, se tu risponderai al suo richiamo, tua sorella non sarà morta invano.
  • – Ti vuoi confessare? Ti ascolto.
    – Ho commesso molti peccati, signore. Molti peccati. Ho visto molti segni.
    – Molti segni...
    – Quelli che ho voluto vedere. E ho combattuto per vendetta e... e per disperazione. Sono stata ciò che la gente pensa di potersi permettere di essere quando combatte per una... una causa.
    – Per una causa...
    – Sono stata ostinata, e... superba.
    – Superba...
    – Egoista.
    – Già. Crudele.
    – Sì, crudele.
    – Pensi di essere pronta adesso?
    – Sì.
    – Bene. Ego te absolvo in nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen.
  • – Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Mi benedica padre perché ho peccato. È la mia prima confessione.
    – Sì, figlio mio. E quali peccati hai commesso?
    – Ho detto una bugia, ho picchiato mio fratello, ho rubato un penny dalla borsa di mia madre e ho mangiato una salsiccia di venerdì.
    – Sì, figlio mio. Niente altro?
    – Ho ascoltato cose sporche sulle ragazze del mio vicolo che non gli importa di quello che fanno perché tanto... perché tanto l'hanno già fatto coi loro fratelli.
    – Mh. E chi ti ha detto queste cose?
    – È stato Mike Malloy, padre.
    – Come penitenza dirai tre Ave Maria, tre Padre Nostro e una preghiera speciale per me.
    – Sono io il bambino più cattivo, padre?
    – No, figlio mio. Hai ancora molta strada da fare.
  • – Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Mi benedica padre perché ho peccato. È passato un giorno dall'ultima confessione.
    – Un giorno? E che peccati puoi aver commesso in un giorno, figlio mio?
    – Ho dormito troppo e ho quasi mancato la Prima Comunione, avevo i capelli come un presbiteriano e ho vomitato la colazione della Prima Comunione. Ora mia nonna dice che ha Dio nel suo cortiletto e non sa cosa deve fare.
    – Di' a tua nonna di lavare via tutto quanto con un po' d'acqua.
  • – Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Mi benedica padre perché ho peccato. È passato un minuto dall'ultima confessione.
    – Un minuto?! Sei il bambino che è appena stato qui?
    – Sì, padre.
    – Che cosa c'è adesso?
    – Mia nonna dice: "Devo usare acqua santa o acqua normale?".

Voci correlate

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