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Camorra

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La struttura della nuova camorra organizzata

Citazioni sulla camorra.

  • Col regno di Francesco I[1] si slargò ed esasperò l'altra piaga sociale del Napoletano, la camorra; dalle prigioni e dalle galere passò nel paese e si organizzò in associazione di malfattori con statuto, giuramento, cieca ubbidienza, gerarchia ecc. Certamente quest'associazione esisteva e si esercitava fin dai tempi del viceregnato[2]; è una triste importazione spagnuola pel nome e per l'indole, e di cui troviamo il tipo nelle novelle di Cervantes. La consorteria o confraternita di Monopodio, riunione di ladri stabilita a Siviglia fin dal secolo XV, con proprio statuto, proprio gergo, propria giurisdizione di vita e di morte su i suoi membri, cieca sottomissione al capo, prelevazione dai benefizi di una quota per mantenere la lampada alla Madonna e per messe alle anime del Purgatorio, è davvero la madre della camorra, nome, come l'istituzione, pur venuto di Spagna per significare l'azione di estorquere danaro dai deboli a forza d'insulti e di minacce. (Nicola Nisco)
  • Con mafia e camorra bisogna convivere e i problemi di criminalità ognuno li risolva come vuole. (Pietro Lunardi)
  • Ho suonato anche per qualche boss. [...] Spesso non mi pagavano: un bacio e via. Alla camorra ho regalato un mucchio di canzoni: ero obbligato. Se dicevo "no" chi mi proteggeva? Anche i giornalisti ci vanno. E al mattino ricevono il cachemire. (Gigi D'Alessio)
  • Ma tu puoi pensare che possa esistere mafia, camorra, 'Ndrangheta senza l'appoggio delle istituzioni dello Stato? Rimarrebbero banditi di strada. (Carmine Schiavone)
  • Ma senza appoggi dello Stato come potrebbe sopravvivere un'organizzazione criminale? Come potrebbe sfuggire alla cattura per 14 anni un Michele Zagaria, che ha la quinta elementare, ha faticato sempre sopra il camion e la pala meccanica? Senza lo Stato la camorra non sarebbe potuta esistere. (Carmine Schiavone)
  • La camorra, non voglio neanche parlarne, non mi occupo di buffoni capaci perfino di arruolare guardie municipali. (Tommaso Buscetta)
  • La Camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana. (Giuseppe Diana)
  • La camora passa il tempo a farse la guera e quelli che comandavano ieri magari oggi stanno sottotera! (Romanzo criminale)
  • Nonostante la ristrutturazione dei clan, per numero di affiliati la camorra è l'organizzazione criminale più corposa d'Europa. Per ogni affiliato siciliano ce ne sono cinque campani, per ogni 'ndranghetista addirittura otto. Il triplo, il quadruplo delle altre organizzazioni. Nel cono d'ombra dell'attenzione data perennemente a Cosa Nostra, nell'attenzione ossessiva riservata alle bombe della mafia, la camorra ha trovato la giusta distrazione mediatica per risultare praticamente sconosciuta. Con la ristrutturazione postfordista dei gruppi criminali, i clan di Napoli hanno tagliato le elargizioni di massa, L'aumento della pressione microcriminale sulla città trova ragione in quest'interruzione di stipendi data dalla progressiva ristrutturazione dei cartelli criminali avvenuta negli ultimi anni. I clan non hanno più necessità di un controllo capillare militarizzato, o quantomeno non ne hanno sempre bisogno. Gli affari principali dei camorristi avvengono fuori Napoli. (Roberto Saviano)
  • Ti dirò soltanto che da quel tempo in poi la camorra non ha mai cessato di esistere e che non cesserà mai, nonostante le sfuriate di persecuzione che si è preteso farle, finché non sarà affatto scomparsa l'ultima delle cause che le danno vita. (Renato Fucini)
  • Ciò che sia la camorra, ciò che ella fosse almeno non è molto tempo, io dirò in due parole: era un'associazione di uomini del popolo, corrotti e violenti, che ponevano a contributo coll'intimidazione i viziosi e i vigliacchi.
  • La Camorra potrebbe esser definita l'estorsione organizzata: essa è una società segreta popolare, cui è fine il male. È utile studiarla da vicino, non solo per osservare i costumi ancora poco conosciuti e offrire qualche singolarità di più alla curiosità del pubblico, ma soprattutto per mostrar i veri ostacoli che l'Italia incontra a Napoli. I pubblicisti stranieri, quelli in specie, che a profitto di certe teorie e forse di certe ambizioni hanno avversato l'unità italiana, attribuiscono questi ostacoli a non so quale opposizione sentimentale e politica. Scrivono tutti i giorni che l'Italia occupa il Napoletano senza possederlo, imponendosi alle popolazioni che la respingono e bramano esser da lei avulse. Di qui concludono che bisogna conservare al Papa il suo poter temporale.
  • L'Italia ha da trionfare, perché l'Italia è la libertà, l'umanità, la civiltà. Che tutti que' principii, disconosciuti e condannati dalle dinastie decadute, escano ora dall'ombra e dal silenzio, ove si tentava seppellirli; che il popolo fatto libero si ritempri nel sentimento della sua dignità e della sua potenza; che la violenza e l'iniquità dell'alto non autorizzino la violenza e l'iniquità del basso; che la paura, questo vergognoso istinto di degradazione e di schiavitù, sia sradicata affatto dalla coscienza popolare che si rialza: ecco il sistema di repressione che senza fallo riuscirà; e la palla sarà estratta dalla ferita, e la camorra non esisterà più, se non come memoria in quest'opuscolo caduto nell'oblio.
  • Si dà nome di camorrista ad un uomo di importanza che vende per una botte di vino un favore; all'ufficiale superiore il quale si fa pagare la protezione che accorda a coloro che desiderano le spallette; all'alto funzionario che minaccia di destituzione gli impiegati scrupolosi cui fanno difetto la pieghevolezza dell'animo e le compiacenterie; al cavaliere d'industria che, abile nella scherma, vorrebbe esser rispettato come un cavaliere del Toson d'oro; al vescovo reazionario, che sotto pena di sospensione a divinis proibisce al modesto curato di riconoscere il Regno d'Italia; infine a tutti i grandi di questa terra che usano violenza ai deboli, col diritto del più forte. Ma io stimo che per imbattersi in tali camorristi non sia mestieri recarsi a Napoli.

Note

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  1. Francesco I delle Due Sicilie (1777–1830).
  2. Vicereame di Napoli.

Voci correlate

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