Turismo in Giappone

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Voce principale: Giappone.
Tempio Kinkaku-ji, fa parte dei Monumenti storici dell'antica Kyōto (Patrimonio dell'umanità)

Il turismo in Giappone ha attratto nel 2018 più di 31 milioni di visitatori stranieri[1].

Il Giappone possiede 21 siti che sono patrimonio dell'umanità, tra cui il castello di Himeji e i monumenti storici di Kyoto, che ricevono annualmente più di 30 milioni di turisti[2]. Sono molto visitate anche Tokyo e Nara, il Fuji, alcune stazioni sciistiche come Niseko a Hokkaidō e alcune località di mare come Okinawa[3]. Per i trasporti è importante la rete ferroviaria Shinkansen, dotata di treni ad alta velocità, mentre per la ristorazione gli hotel più famosi sono i tradizionali ryokan.

Il Travel and Tourism Competitiveness Report del 2021 classifica il Giappone al 1º posto su 141 paesi. Il paese nipponico è particolarmente apprezzato per i suoi livelli di igiene e sanità, sicurezza, per le risorse culturali e paesaggistiche del territorio e per essere meta ideale per i viaggi di lavoro[4].

Castello di Himeji a Himeji (Patrimonio dell'umanità)

Le origini delle prime visite ai siti giapponesi non sono chiare, ma il primo viaggio accertato fu quello del 1643 di Hayashi Razan, seguito non molto dopo da Matsuo Bashō che nel 1689 arrivò fino all'"estremo nord" del Giappone. Durante l'era feudale del Giappone, da circa il 1600 fino alla Restaurazione Meiji del 1867, i viaggi erano regolati all'interno del Paese mediante l'uso di stazioni postali Shukuma e nelle città bisognava presentare un'apposita documentazione. Nonostante queste limitazioni, scuderie, luoghi per alloggio e cibo erano disponibili. Durante questo periodo, il Giappone era un Paese blindato agli stranieri, quindi la presenza di visitatori esteri era pressoché pari allo zero. Dopo la Restaurazione Meiji e la costruzione di una rete ferroviaria nazionale, il turismo ebbe nuove prospettive. Già del 1887, il governo riconobbe ufficialmente il bisogno di un sistema organizzato per attrarre turisti: il Kihinkai (貴賓会?), che mirava a coordinare varie parti del turismo, e che fu istituito quell'anno con la benedizione del Primo Ministro Itō Hirobumi. Un'altra pietra miliare dello sviluppo del turismo fu la Legge per lo Sviluppo degli Hotel del 1907, a seguito della quale cominciò la costruzione di alberghi pubblici[5].

Flussi turistici

[modifica | modifica wikitesto]
Il Fuji (Patrimonio dell'umanità)
Akihabara (Tokyo), uno dei luoghi più visitati del Giappone[6]
Tokyo Tower, uno dei simboli di Tokyo
Torii del parco nazionale di Setonaikai

I turisti stranieri erano 4,8 milioni su 6,8 milioni di visitatori nel 2009[7] e 6 milioni su 8,4 nel 2008[8]. Il Giappone ha attratto 4,1 milioni di turisti nel 2011 su 6,2 milioni di visitatori stranieri[9], contro i 6,4 milioni su 8,6 milioni di visitatori nel 2010[10], col numero di questi ultimi poco superiore al numero di persone che hanno visitato Singapore e Irlanda nello stesso anno[11]. La causa di questo calo è dovuta principalmente al terremoto e maremoto del Tōhoku che ha colpito il Giappone nel 2011. Dopo l'11 marzo, infatti, gli arrivi turistici internazionali nel mese di marzo sono diminuiti del 50,3%, con una diminuzione che va dal -35% al -65% come due estremi considerando gli arrivi dai singoli Paesi, mentre i viaggi di piacere in entrata nel periodo marzo-aprile sono calati di circa il 90% sia in marzo sia in aprile[12]. Le zone che più hanno risentito dalla catastrofe sono la zona di Sendai, colpita dallo tsunami, e Tokyo, che pur non essendo stata toccata direttamente ha registrato un calo nella domanda di prenotazioni nel mese di marzo con una diminuzione del 34% rispetto allo scorso anno[13]. Per contrastare questo andamento negativo il governo del Giappone ha deciso di regalare 10 000 biglietti aerei ai turisti stranieri nel tentativo di risollevare il turismo della nazione[14]. Nonostante ciò, il Giappone è risultato la terza meta turistica per quanto concerne le destinazioni più popolari secondo un sondaggio del 2011, dopo Stati Uniti e Gran Bretagna[14]. L'anno seguente vi è stata una ripresa, con 8 367 872 turisti che hanno visitato il Giappone nel 2012[15]. Nel 2013, per la prima volta, il Paese nipponico ha attratto più di 10 milioni di visitatori stranieri, il 10% dei quali provenivano dal Sud-est asiatico[16][17].

Di seguito viene mostrata una tabella che tiene conto del numero e della provenienza dei turisti stranieri in Giappone negli ultimi anni:

Rank Paese 2018 % /-
2017/2018
2017 % /-
2016/2017
2016 % /-
2015/2016
1 Cina (bandiera) Cina 8,380,034 13.9% 7,355,800 15.4% 6,373,000 27.6%
2 Corea del Sud (bandiera) Corea del Sud 7,538,952 5.5% 7,140,200 40.3% 5,090,300 27.2%
3 Thailandia (bandiera) Thailandia 4,757,258 4.2% 4,564,100 9.5% 4,167,400 13.3%
4 Hong Kong (bandiera) Hong Kong 2,207,804 -1.1% 2,231,500 21.3% 1,839,200 20.7%
5 Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti 1,526,407 11.0% 1,375,000 10.6% 1,242,700 20.3%
6 Thailandia (bandiera) Thailandia 1,132,160 14.7% 987,100 9.5% 901,400 13.1%
7 Australia (bandiera) Australia 552,440 11.3% 496,100 11.2% 445,200 18.4%
8 Filippine (bandiera) Filippine 503,976 18.6% 424,200 21.9% 347,800 29.6%
9 Malaysia (bandiera) Malaysia 468,360 6.6% 439,500 11.5% 394,200 29.1%
10 Singapore (bandiera) Singapore 437,280 8.1% 404,100 11.7% 361,800 17.2%
11 Indonesia (bandiera) Indonesia 396,852 12.7% 352,200 30.0% 271,014 32.1%
12 Vietnam (bandiera) Vietnam 389,004 26.2% 308,900 32.1% 233,763 26.1%
Totale 31,191,856 8.7% 28,690,900 19.3% 24,039,053 21.8%

Secondo l'Organizzazione del Turismo giapponese, i turisti cinesi hanno speso nel 2010 ciascuno almeno 115 000 ¥ durante il loro soggiorno in Giappone, contro i 70000 ¥ per i taiwanesi ed i 25 000 ¥ per gli statunitensi[18].

Tutti i visitatori stranieri devono farsi fotografare e dare le loro impronte digitali allo sbarco in Giappone da dopo il 20 novembre 2007[19][20].

Fino al luglio 2010, l'assegnazione dei visti individuali ai turisti cinesi era limitata a quelli che avessero un reddito annuo di almeno 250 000 ¥ (circa 30 000 nel 2010), al fine di limitare l'immigrazione clandestina[21]. Queste misure sono state rese meno severe nel luglio 2010: con le nuove modifiche il reddito annuale necessario era di 60 000 ¥ (circa 7 000 € nel 2010), oppure ottenendo il visto attraverso l'acquisizione di una carta di credito "gold"[21]. Per i cinesi che non dispongano di tal reddito, l'unico mezzo per arrivare in Giappone da turista è attraverso viaggi in gruppo organizzati per mezzo di agenzie di viaggio[21].

Il turismo oggi

[modifica | modifica wikitesto]

Il turismo interno rimane una parte vitale dell'economia e della cultura giapponesi. Gli studenti in molte scuole medie si recano principalmente a Tokyo Disneyland oppure alla Tokyo Tower. Gli studenti delle scuole superiori visitano Okinawa e Hokkaidō. L'esteso sistema ferroviario è uno dei maggiori responsabili del fiorente turismo interno. Nel turismo in entrata, il Giappone è stato classificato ventottesimo nella classifica mondiale del turismo nel 2007[22]. Nel 2009, il quotidiano Yomiuri Shinbun ha pubblicato una moderna lista di luoghi da visitare chiamata Heisei Hyakkei ("Le cento viste del periodo Heisei").

La Corea del Sud è la più importante fonte di turisti stranieri per il Giappone. Nel 2010, i 2,4 milioni di sud-coreani costituivano il 27% dei turisti che visitavano il Giappone[23].

I viaggiatori cinesi sono quelli che spendono di più in Giappone per nazionalità: si è stimato che abbiano speso 196,4 ¥ nel 2011, ovvero quasi un quarto della spesa totale dei turisti stranieri, secondo i dati dell'Organizzazione del turismo in Giappone[24].

Principali punti d'interesse

[modifica | modifica wikitesto]
Shiretoko (Patrimonio dell'umanità)
Shinjuku a Tōkyō, e Monte Fuji
Shirakawa-gō (Patrimonio dell'umanità)
Le Alpi giapponesi viste da Kamikōchi
Tōdai-ji Daibutsu a Nara (Patrimonio dell'umanità)
Pellegrinaggio di Shikoku (Zentsū-ji)
Ishigaki-jima, Prefettura di Okinawa

Kyūshū e Okinawa

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ (EN) Japan saw record foreign visitors, tourist spending in 2016, in The Japan Times, 17 gennaio 2017. URL consultato il 21 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 22 agosto 2017).
  2. ^ Scott, David (1996). Exploring Japan. Fodor's Travel Publications, Inc. ISBN 0-679-03011-5.
  3. ^ (EN) 13 Best Cities In Japan To Visit, su ArrestedWorld, 9 dicembre 2018. URL consultato il 13 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2020).
  4. ^ (EN) The Travel & Tourism Competitiveness Report 2017 (PDF), su www3.weforum.org, World Economic Forum, aprile 2017. URL consultato il 21 agosto 2017.
  5. ^ (EN) The Rules of Play: National Identity and the Shaping of Japanese Leisure, Cornell University Press, 2003, p. 59, ISBN 0-8014-4091-2.
  6. ^ (EN) How today's Akihabara hatched, su jnto.go.jp, Japan National Tourism Organization. URL consultato il 27 agosto 2010.
  7. ^ (EN) 2009 Foreign Visitors & Japanese Departures (PDF), su jnto.go.jp, Japan National Tour Organization, 2009. URL consultato l'11 agosto 2014.
  8. ^ (EN) 2008 Foreign Visitors & Japanese Departures (PDF), su jnto.go.jp, Japan National Tour Organization, 2008. URL consultato l'11 agosto 2014.
  9. ^ (EN) 2011 Foreign Visitors & Japanese Departures (PDF), su jnto.go.jp, Japan National Tour Organization, 2011. URL consultato l'11 agosto 2014.
  10. ^ (EN) 2010 Foreign Visitors & Japanese Departures (PDF), su jnto.go.jp, Japan National Tour Organization, 2010. URL consultato l'11 agosto 2014.
  11. ^ (EN) UNTWO World Tourism Barometer, Vol.5 No.2 (PDF), su tourismroi.com, Organizzazione mondiale del turismo, giugno 2008. URL consultato il 15 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2008).
  12. ^ (EN) Hugo Martín, Japan pushes to salvage its summer tourist season, in Los Angeles Times, 26 luglio 2011. URL consultato l'11 agosto 2014.
  13. ^ Giappone, terremoto e tsunami: impatti sul turismo, su puretourism.it, 24 luglio 2011. URL consultato il 2 gennaio 2013.
  14. ^ a b Ermal Burchia, Turismo, il Giappone regala 10.000 biglietti aerei ai turisti stranieri, in Corriere della Sera, 10 ottobre 2011. URL consultato il 2 gennaio 2013.
  15. ^ (EN) 2012 Foreign Visitors & Japanese Departures (PDF), su jnto.go.jp, Japan National Tour Organization, 2012. URL consultato l'11 agosto 2014.
  16. ^ (EN) 2013 Foreign Visitors & Japanese Departures (PDF), su jnto.go.jp, Japan National Tour Organization, 2013. URL consultato l'11 agosto 2014.
  17. ^ (EN) Visas to be Waived for Visitors from Three More Southeast Asian Countries (PDF), su fiba.jp, Fukuoka International Business Association, luglio 2014. URL consultato l'11 agosto 2014.
  18. ^ (EN) Mariko Sanchanta e Atsuko Fukase, Japan Opens Doors to More Chinese Shoppers, in The Wall Street Journal, 29 giugno 2010. URL consultato l'11 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 1º novembre 2010).
  19. ^ (EN) New immigration procedures, su moj.go.jp, Ministry of Justice, 20 novembre 2007. URL consultato il 23 dicembre 2013.
  20. ^ Paolo Soldano, Giappone, in vigore nuova legge sull'immigrazione. Tutti i turisti schedati, in Il Sole 24 Ore, 20 novembre 2007. URL consultato il 23 gennaio 2013.
  21. ^ a b c (FR) Benjamin Gauducheau, Le Japon simplifie la procédure d'attribution de visas aux touristes chinois, su Aujourd'hui le Japon, 21 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
  22. ^ (EN) UNTWO World Tourism Barometer, Vol.5 No.2 (PDF), su tourismroi.com, giugno 2008. URL consultato il 26 marzo 2008 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2008).
  23. ^ (EN) Tourists flock to Japan despite China spat, in The Financial Times, 26 gennaio 2011. URL consultato l'11 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 7 maggio 2015).
  24. ^ (EN) Tokyu Group in steadfast pursuit of Chinese tourists, su ttgmice.com, TTGmice. URL consultato il 18 aprile 2013.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]