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Totò cerca casa

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Totò cerca casa
Titoli di testa
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1949
Durata79 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,37:1
Generecomico, commedia
RegiaMario Monicelli, Steno
SoggettoVittorio Metz, Mario Monicelli, Steno
SceneggiaturaAge & Scarpelli, Mario Monicelli, Steno
ProduttoreAntonio Mambretti
Casa di produzioneA.T.A.
Distribuzione in italianoA.T.A.
FotografiaGiuseppe Caracciolo
MontaggioOtello Colangeli
MusicheCarlo Rustichelli
ScenografiaCarlo Egidi
CostumiAnna Maria Feo
TruccoGiuseppe Annunziata
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

«Totò cerca casa è l'unico film che mi ha fatto realmente ridere.»

Totò cerca casa è un film del 1949 diretto da Mario Monicelli e Steno. Le scene iniziali e finali del film sono state riprese da La casa dei nostri sogni, con Cary Grant e Myrna Loy, pellicola uscita l'anno precedente.

Totò con Aroldo Tieri e Lia Amanda in una scena del film.

Roma, primi anni del secondo dopoguerra. Beniamino Lomacchio, impiegato comunale con moglie e due figli a carico, avendo perso la casa nel bombardamento della capitale, si trova, al pari di tanti altri sfollati come lui, alloggiato con la famiglia in un'aula scolastica, in vista però di rimediare successivamente una sistemazione più consona. Tutto fila liscio fino a quando il comune decide di sgomberare gli sfollati per riaprire la scuola.

Il simpatico Lomacchio comincia così una spasmodica ricerca d'una casa che lo porterà ad abitare in un cimitero (che abbandona sovrastato dalla paura), nello studio di un pittore e direttamente all'interno del Colosseo. Dopo varie peripezie Beniamino riesce a prendere possesso di un lussuoso appartamento, che però un immobiliarista imbroglione ha affittato contemporaneamente a vari inquilini.

«Steno ed io diventammo registi per caso quando inventammo Totò cerca casa

Alda Mangini e Totò in una foto promozionale.

Carlo Ponti, produttore esecutivo della Lux Film, contattò Totò per girare in sette settimane il film L'imperatore di Capri e siccome le riprese terminarono in anticipo, Ponti convinse allora il comico napoletano a interpretare un altro film non con la Lux ma per conto suo; così, ispirandosi alla commedia Il custode di Alfredo Moscariello, nacque l'idea di questo film, che anch'esso vide la partecipazione di Alda Mangini.

Totò cerca casa nacque quindi per caso, senza grandi preparativi. A Totò furono offerti dieci milioni di lire per i due film e sessanta giorni di lavoro.[3] Ponti, avendo già il contratto con l'attore, contattò Steno e Monicelli per la stesura del copione: «Ho bisogno di un'idea per Totò, fatevi venire in mente qualche cosa, scrivetela alla svelta. Intanto io cerco un regista e vedo di mettere in piedi il film».[4] Così i due scrissero la sceneggiatura insieme ad Age & Scarpelli. Finita la sceneggiatura, mancava ancora il regista: Ponti decise quindi di affidare il film direttamente a Monicelli e Steno.[2][5] Per la realizzazione si ispirarono anche alla storia a fumetti La famiglia Sfollatini, disegnata da Attalo, un disegnatore umoristico a cui si era ispirato anche Fellini.[4][6][7][8] I due registi volevano mirare a rappresentare un argomento diffuso, quale il problema dell'alloggio, intendendo dare "il ritratto di un'epoca e di una società in ebollizione".[9]

Totò cerca casa venne girato con un aspect ratio di 1,37:1 in formato 35 millimetri, con il processo cinematografico Spherical.[10]

Il film ebbe alcuni piccoli problemi con la censura cinematografica, in particolare per il linguaggio. All'epoca la commissione non era ancora ben organizzata. I produttori però, ad insaputa dei registi, avevano cominciato a far leggere i copioni all'addetto alla censura Annibale Scicluna Sorge, con il quale Steno e Monicelli avranno in seguito uno scontro per Guardie e ladri, che dava consigli ai produttori sulle scene da girare e da non girare.[11]

Girato nell'estate del 1949,[2] alla sua uscita fu un gran successo di pubblico. Venne poi esportato in Portogallo e presentato al pubblico il 24 novembre del 1950, con il titolo Totó Procura Casa.[12]

La pellicola incassò all'epoca 515.000.000,[13][14] posizionandosi al secondo posto nella classifica stagionale alle spalle del film Catene di Raffaello Matarazzo. Gli spettatori nel periodo di proiezione del film furono 5.364.584.[13][14]

Il film spaccò a metà la critica: alcuni come Morando Morandini parlarono di "irresistibile parodia del neorealismo" e di un Totò "formidabile",[15][16] mentre altri invece lo descrissero come un lavoro insufficiente, addirittura scabroso e pornografico.

«Il lavoro comprende numerosi motivi comici, che Totò sfrutta con abilità; ma si tratta, in complesso, d'un lavoro scadente. La comicità del film cade spesso nel volgare e nel pornografico; il lavoro contiene episodi molto salaci e battute scabrose, che ne fanno uno spettacolo moralmente censurabile. La visione è esclusa per tutti.»

«Che Totò sia il miglior comico italiano ed uno dei maggiori oggi esistenti in Europa, non c'è, credo, chi voglia mettere in dubbio. La sua vena è irresistibile e nessuno gli resiste, disarmato da un gioco mimico che non è parodia e nemmeno buffoneria, ma che dell'una e dell'altra ha il mordente ora burlesco, ora caustico, ora salace. Accende l'ilarità con lepidi lazzi, la eccita con sortite clownesche, la scatena con improvvise girandole mimiche che scompongono il suo corpo nelle grottesche figurazioni di un'assurda pantomima arieggiando perfino le deformazioni di certa arte contemporanea. Ne risulta una comicità elementare e viscerale: si ride senza riflettere, trascinati da convulsi irresistibili e questo oblio totale della coscienza è forse il dono migliore che sa dare al suo pubblico. Il carattere irrazionale del suo estro è un ostacolo pressoché insormontabile all'adattamento cinematografico; e per quanto abbia tentato il cinema non aveva saputo, fino ad oggi, utilizzare convenientemente la buffoneria metafisica e surrealistica di questo popolare "farceur" che è tanto eccellente come mimo, quanto modesto come attore. Totò cerca casa è il più riuscito esperimento del genere: per la prima volta Totò dà allo schermo ciò che può e ciò che sa. Steno e Monicelli si sono opportunamente rifatti ai modelli classici di Mack Sennett, di Cretinetti e di Ridolini consegnando le più spassose e inverosimili avventure farsesche intorno all'affannosa ricerca di un appartamento nel quale lo sfollato Totò possa riparare con i suoi... Non tutto è di buona lega nel film. Una minore facilità di invenzione, una più avvertita scelta di ingredienti, un gusto maggiore del particolare, avrebbero giovato all'insieme; ma l'incalzare degli sviluppi che si accavallano senza dare respiro trascina infantilmente alla risata traverso effetti di schietta natura cinematografica.»

«Probabilmente Totò non legge quello che si stampa sul suo conto, lo ha dimostrato restando insensibile ai cambiamenti, restando fedele al suo istinto comico, anzi alle sue vecchie battute, che ogni tanto ancora oggi ripete, come se il tempo non fosse nemmeno trascorso da quando caracollava sulle tavole del teatro Principe. ln un mondo teatrale così sconnesso, Totò rimane un punto fermo. È certo un attore inimitabile, che non è mai volgare, perché i suoi gesti più volgari diventano arabeschi da contorsionista e le sue battute hanno la forza delle domande stupide. Oggi Totò è talmente definito che si è messo a fare un film dietro l'altro, non avendo nemmeno bisogno di una trama, ma di una situazione. I titoli dei suoi film recenti (Fifa e arena, Totò le Mokò, Totò cerca casa) fanno pensare che il suo pubblico non sia di eccessive pretese, per quanto riguarda le storie, ci vada al cinema per veder muovere, scattare, ridere Totò, come gli ha visto fare in teatro; libero dall'osservanza di un testo, padrone di fare e di dire ciò che vuole. Perlomeno, sullo schermo Totò dà questa piacevole sensazione, di inventarsi la parte man mano che il film procede. Come per la serie infantile di Pinocchietto, arriveremo a un Totò al Polo Nord, a un Totò garibaldino, a un Totò nel serraglio. I suoi incontri sono ormai fissati dalla pratica, e anche i personaggi di contorno: una bella ragazza, un rivale, un amico (o "spalla") che gli prepara le battute e sopporta ogni guaio. Totò si veste da donna, da bandito, da artista, da torero. Non ci sono limiti ai suoi travestimenti, e nemmeno ai suoi film, che ripropongono la vecchia "comica finale". Se il progresso cinematografico supererà alcune difficoltà pratiche, Totò potrà darci un film nuovo ogni sera.»

  1. ^ Totò cerca casa, su archiviolastampa.it, La Stampa, 06.12.1949 - Archivio Storico dal 1867.
  2. ^ a b c Monicelli - La sera cantavamo con Totò, su archiviolastampa.it, La Stampa, 15.07.1992 - Archivio Storico dal 1867.
  3. ^ [1]
  4. ^ a b Anile, 1998, p. 77.
  5. ^ Caldiron, 2001, p. 122.
  6. ^ a b c Caldiron, 2001, pp. 90-92.
  7. ^ a b c Totò cerca casa (1949). I film di Totò al cinema, su antoniodecurtis.com.
  8. ^ Lorenzo Mirizzi, Mario Monicelli L'artigiano del cinematografo, su antoniodecurtis.org.
  9. ^ Monicelli, 1986, p. 28.
  10. ^ Specifiche tecniche per Totò cerca casa (1949), su imdb.com, IMDb.
  11. ^ Monicelli, 1986, p. 31.
  12. ^ Date di uscita per Totò cerca casa (1949), su imdb.com, IMDb.
  13. ^ a b Incassi e spettatori dei film di Totò, su totowebsite.altervista.org.
  14. ^ a b Amorosi-Ferraù, 1996, pp. 134-139.
  15. ^ Totò cerca casa, su mymovies.it, MYmovies.
  16. ^ Maltin, 2007, p. 2051.
  17. ^ Pellegrini, 2007, p. 52.

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