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Il "mondo perduto" è un tema ricorrente nella letteratura avventurosa della tarda età vittoriana, tra fine Ottocento e inizio Novecento, ripreso in seguito nel cinema.
Il tema riguarda la scoperta di un luogo remoto e inesplorato rimasto "fuori dal tempo", tagliato fuori dal resto del mondo conosciuto conservando straordinarie caratteristiche arcaiche o del tutto anacronistiche grazie al proprio isolamento. I "mondi perduti" sono luoghi esotici per eccellenza: città collocate nelle profonde cavità della Terra o antiche civiltà celate nella giungla, isole lontane o vallate inaccessibili che preservano un frammento di passato, dove talvolta sopravvivono dinosauri, rettili preistorici e mostri giganteschi come nel film King Kong del 1933.
Questo filone avventuroso si è sviluppato soprattutto tra il 1870 e gli anni venti del Novecento ed è visto come un sottogenere della narrativa fantastica o fantascientifica (a seconda del contenuto scientifico delle storie), influenzando i successivi autori di fantascienza. Prende il nome del romanzo Il mondo perduto di Arthur Conan Doyle del 1912, ispiratore di un gran numero di film, benché vi siano numerosi esempi importanti nella letteratura precedente, come il Viaggio al centro della Terra (1864) di Jules Verne e i romanzi di Henry Rider Haggard.