Tatenokai
Tatenokai | |
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Tipo | Milizia militare |
Fondazione | 1968 |
Fondatore | Yukio Mishima |
Scioglimento | 1971 |
Sede centrale | Tokyo |
Il Tatenokai (楯の会? lett. "Società dello Scudo") è stata una milizia privata giapponese che si rifaceva ai valori del tradizionalismo conservatore e del nazionalismo, mentre osteggiava le principali ideologie straniere: comunismo e capitalismo. Il gruppo armato intendeva perciò difendere la cultura nipponica e promuovere il culto dell'imperatore.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Nascita e ideologia
[modifica | modifica wikitesto]L'organizzazione venne fondata il 5 ottobre 1968 dallo scrittore Yukio Mishima, reclutando soprattutto addetti del Ronsō Journal, una rivista universitaria di estrema destra. Il nome della milizia è ispirato da un estratto del poema Manyoshū , in cui si parla di una persona che guarda lo scudo imperiale. La preparazione atletica dei commilitoni prevedeva l'assidua pratica del kendo e di altre arti marziali tradizionali. Nazionalismo giapponese e bushido rappresentavano invece l'addestramento spirituale dei combattenti seguaci di Mishima, il quale credeva che i giovani giapponesi dovessero tornare a fare propri i princìpi dei loro più illustri antenati, i guerrieri samurai. In quegli anni un provvedimento assai singolare, permise ai membri del Tatenokai di addestrarsi con le Forze di autodifesa giapponesi. Dopo due anni di esistenza, la milizia contava circa 300 soldati, con cinque livelli ufficiali all'interno delle forze armate nipponiche.[1] La milizia guardava con ammirazione all'Impero del Grande Giappone (1868-1945) e abiurava la dichiarazione della natura umana dell'imperatore. Promuoveva inoltre l'abrogazione dell'Articolo 9 della costituzione giapponese, il quale impedisce al paese di ricorrere alla guerra come metodo di risoluzione delle controversie internazionali. Il Tatenokai si prefiggeva di conseguenza l'obbiettivo di ripristinare l'Esercito imperiale giapponese, abolito durante l'occupazione del Giappone da parte degli Stati Uniti.[2]
Il tentato colpo di stato e lo scioglimento
[modifica | modifica wikitesto]Il 25 novembre 1970 Mishima e quattro membri del Tatenokai: Masakatsu Morita , Masahiro Ogawa, Masayoshi Koga , e Hiroyasu Koga; si recarono a Tokyo presso il comando orientale delle Forze di autodifesa giapponesi, per incontrare il comandante Kanetoshi Mashita. Una volta giunti nell'ufficio dell'alto graduato, gli esponenti della milizia lo legarono alla sua sedia e si barricarono all'interno della stanza. Mishima si affacciò al balcone per rivolgersi ai soldati regolari riuniti sotto di lui. Proclamò un discorso sperando che esso fomentasse i militari ad attuare una ribellione che restaurasse ancora una volta il potere imperiale del Trono del Crisantemo. Resosi conto che il suo tentativo di rovesciamento del potere era ormai fallito, il capo del Tatenokai si suicidò commettendo seppuku. Morita aveva ricevuto l'incarico di kaishakunin, ma dopo aver mancato per ben tre volte il colpo di grazia, Hiroyasu Koga fu costretto a intervenire per completare il rituale. Per il disonore di non essere riuscito a portare a termine il proprio incarico, anche Morita si tolse la vita eseguendo l'antico rito samurai.[3] Privo del suo esponente di punta, il Tatenokai si sciolse definitivamente il 28 febbraio 1971. Un mese più tardi, gli altri tre partecipanti al tentato colpo di stato vennero processati dalla giustizia giapponese per lesioni personali, violenza, possesso illegale di armi e istigazione al suicidio. Mishima, che sapeva a cosa sarebbero andati incontro i suoi commilitoni rimasti in vita, perciò lasciò loro una somma di denaro per poter coprire le spese legali relative al processo.[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Controllo di autorità | VIAF (EN) 138379011 · LCCN (EN) n80165980 · NDL (EN, JA) 00636851 |
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