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Surena

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Statua di bronzo di un nobile partico (forse lo stesso Surena) dal santuario di Shami a Elimaide (odierno Khūzestān, Iran, lungo il golfo persico), attualmente ubicata presso il Museo Nazionale dell'Iran.

I Surena erano una delle più potenti famiglie dell'impero partico.[1]

Il più illustre rappresentante della casata fu Rostam Surena-Pahlavi (84 a.C. - 52 a.C.), che ricoprì la carica di Spahbod (generalissimo) e sconfisse Marco Licinio Crasso a Carre nel 53 a.C.

Così lo descrisse Plutarco:

«Surena era un uomo fuori dal comune: per ricchezza, natali e onore secondo solo al re; per coraggio e abilità il migliore dei Parti del suo tempo; per statura e bellezza, senza eguali. Quando viaggiava per il paese mille dromedari portavano i suoi bagagli e duecento carri il suo harem. Mille cavalieri corazzati e ancora più numerosi cavalieri leggeri gli facevano da scorta. Il numero totale dei suoi cavalieri, dei suoi vassalli e dei suoi schiavi era di almeno centomila uomini. Aveva, quale antico privilegio della sua famiglia, il diritto di essere il primo a porre il diadema sulla testa del re durante l'incoronazione.»

Plutarco descrive l'influenza e il potere di Surena e lo definisce il secondo uomo dopo il re partico. Fu poi giustiziato da Orode II, presumibilmente per invidia della fama.

La famiglia "Suren" (dal Partico: Surēn, latinizzato in "Surena") conservò il diritto di incoronare il monarca fino alla fine della dinastia arsacide. Quando i Sasanidi si impadronirono del trono di Persia i Surena passarono dalla loro parte e rimasero a capo dell'esercito. Il loro feudo era il Sistan, ma possedevano terre anche in altre parti dell'impero.

Un ramo cadetto sembrerebbe essere quello dei sovrani indo-parti a partire da Gondofare.[2] Le loro tracce si perdono nel IX secolo.

Negli autori classici greci e romani, il nome della famiglia Surena veniva spesso frainteso come nome individuale o come titolo. Per i Romani, anche nella tarda antichità, il nome Surena era erroneamente considerato un titolo ufficiale (si veda, ad esempio, Ammiano Marcellino 24,2,4). In realtà, diverse famiglie nobili, come i Surena e i Karen, avevano ancora pretese ereditarie su determinate posizioni nell'impero in epoca sasanide, motivo per cui l'errore degli autori occidentali è comprensibile: così tanti comandanti partici e persiani provenivano dalle case dei Surena che si poteva facilmente credere che questi nomi fossero titoli. Non è raro imbattersi ancora in questo errore negli studi moderni.

  1. ^ Lukonin, V. G. (1983), "Political, Social and Administrative Institutions", in Yarshater, Ehsan (ed.), Cambridge History of Iran, vol. 3, London: Cambridge UP, pp. 681–747
  2. ^ Bivar, A. D. H. (2002). "GONDOPHARES". Encyclopaedia Iranica, Vol. XI, Fasc. 2. pp. 135–136.

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