Vai al contenuto

Souhayr Belhassen

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Souhayr Belhassen in Germania nel 2008 a una protesta per i diritti umani in Tibet

Souhayr Belhassen in arabo: سهير بلحسن (Gabès, 19 giugno 1943) è una giornalista e attivista tunisina.

È stata eletta presidente della Federazione internazionale per i diritti umani il 24 aprile 2007. È stata sostituita da Karim Lahidji il 27 maggio 2013 .

Figlia di una tunisina e di un tunisino nato in Indonesia, è la nipote di Hashemi Elmekki, giornalista e fondatore di giornali satirici nazionalisti scritti in arabo tunisino, la cui attività di protesta ha causato il suo allontanamento dalla Tunisia nei primi anni Cinquanta da parte delle autorità: si è quindi stabilito in Indonesia[1].

Souhayr Belhassen si è laureata in giurisprudenza presso l'Università di Tunisi e quindi all'Istituto di studi politici di Parigi.

Dalla fine del 1970, è stata corrispondente in Tunisia del settimanale Jeune Afrique e per l'agenzia di stampa Reuters[1]. È anche molto attiva nella lotta per la difesa dei diritti umani nel suo paese: dal 1984 ha fatto parte della Lega dei diritti umani tunisina, fondata nel 1977, e dal 2000 ne è diventata vice presidente[2].

Insieme a Sophie Bessis ha scritto una biografia di Habib Bourguiba, della quale è stata proibita la pubblicazione fino all'elezione a presidente di Zine el-Abidine Ben Ali. Il libro è stato pubblicato nel 1990[2]. Nel 1993, Souhayr Belhassen ha lanciato una petizione per sostenere le donne in Algeria , dove ha denunciato il "silenzio colpevole" del governo tunisino che non agisce per migliorare le loro condizioni: questo ha causato la sua espulsione per cinque anni dal paese[2] . Nel 1998, di ritorno dall'esilio, ha creato il settimanale culturale 7 sur 7 ma la rivista – che criticava il regime di Ben Ali riportando notizie diffuse da una trasmissione della catena televisiva francese France 2 – ha dovuto chiudere i battenti poco dopo le elezioni presidenziali del 1999[3] a causa della perdita di proventi derivante dalla proibizione ai finanziatori da parte delle autorità di acquistare spazi pubblicitari sulla rivista. Da quel momento, è stata oggetto di continua sorveglianza da parte delle autorità tunisine[4].

È stata nominata presidente della Federazione internazionale dei diritti umani nell'aprile 2007, succedendo all'avvocato senegalese Sidiki Kaba. È stata la prima donna ad accedere a questo ruolo da quando è stata creata la federazione, nel 1922[5].

Le è stata conferita la laurea honoris causa dall'Université catholique de Louvain nel 2008[6].

Il 30 aprile 2011, Belhassen ha ricevuto il premio Takreem come donna araba dell'anno[7] ed è stata insignita del Premio Nord-Sud del Consiglio d'Europa[8].

Nella classifica delle 100 donne arabe più potenti del mondo stilata dalla rivista Arabian Business nel 2014, è ventottesima[9].

l'8 marzo 2012, insieme ad altre sette donne arabe, ha condotto l'iniziativa "Appello delle donne arabe per la dignità e l'uguaglianza"[10]. Nello stesso anno è stata nominata cavaliere della Legion d'onore dal presidente francese François Hollande[11].

  • (ES) Mujeres del Magreb : lo que esta en juego, Horas y horas, 1994.
  • (EN) Morocco: Moroccan authorities tempted with human rights violations in the fight against terrorism, Fédération internationale des droits de l'homme, 2004.
  • (FR) La Cour africaine des droits de l'Homme et des peuples : vers la cour africaine de justice et des droits de l'homme : guide pratique, Fédération internationale des droits de l'homme, 2010.
  • (FR) Sophie Bessis e Souhayr Belhassen, Bourguiba. À la conquête d’un destin 1901-1957, Jeune Afrique, 1988.
  • (FR) Sophie Bessis e Souhayr Belhassen, Bourguiba. Un si long règne 1957-1989", Jeune Afrique, 1989.
    • (FR) Sophie Bessis e Souhayr Belhassen, Habib Bourguiba, Un si long règne 1957-1989, Editions Elyzad (ristampa).
  1. ^ a b Souhayr Belhassen, femme arabe, musulmane et gardienne des libertés, su lesafriques.com. URL consultato il 14 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2014).
  2. ^ a b c (FR) Souhayr Belhassen, première présidente de la FIDH - Afrik.com, in Afrik.com, 26 aprile 2007. URL consultato il 14 novembre 2018.
  3. ^ (FR) Larbi Chouikha, L’audiovisuel en Tunisie : une libéralisation fondue dans le moule étatique, in L'Année du Maghreb, II, 1º marzo 2007, pp. 549–558, DOI:10.4000/anneemaghreb.165. URL consultato il 14 novembre 2018.
  4. ^ (FR) Souhayr Belhassen, première présidente de la FIDH - Afrik.com, in Afrik.com, 26 aprile 2007. URL consultato il 15 novembre 2018.
  5. ^ (FR) Souhayr Belhassen – JeuneAfrique.com, in JeuneAfrique.com, 21 dicembre 2007. URL consultato il 15 novembre 2018.
  6. ^ UCL - Docteurs honoris causa 2008 Leurs combats pour l’humanité (web cache), su archive.wikiwix.com. URL consultato il 15 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 24 febbraio 2011).
  7. ^ (FR) Souhayr Belhassen, FIDH President, is Arab Woman of the Year, su Worldwide Movement for Human Rights. URL consultato il 15 novembre 2018.
  8. ^ (FR) Souhayr Belhassen reçoit le Prix Nord-Sud du Conseil de l'Europe, in Leaders. URL consultato il 15 novembre 2018.
  9. ^ (FR) S. Belhassen et A. Yahyaoui, dans le top 100 des femmes arabes les plus puissantes, in Webdo, 7 marzo 2014. URL consultato il 14 novembre 2018.
  10. ^ (FR) L'appel des femmes arabes pour la dignité et l'égalité, in Le Monde.fr. URL consultato il 15 novembre 2018.
  11. ^ Souhayr Belhassan, décorée de l'insigne de Chevalier de la légion d'honneur par le président français François Hollande (web cache), su archive.wikiwix.com. URL consultato il 15 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 27 novembre 2012).

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN76368852 · ISNI (EN0000 0000 6645 6642 · LCCN (ENnr90018890 · BNE (ESXX1177317 (data) · BNF (FRcb122273043 (data)