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Solrad 10

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Solrad 10
Immagine del veicolo
Il Solrad 10.
Dati della missione
OperatoreNASA
NSSDC ID1971-058A
SCN05317
VettoreScout B S177C
Lancio8 luglio 1971, 19:18:00 UTC
Luogo lancioArea di lancio 3, base di lancio Wallops, Virginia, U.S.A
Rientro15 dicembre 1980
Proprietà del veicolo spaziale
Massa260 kg
CostruttoreUnited States Naval Research Laboratory
Strumentazione18 fotometri per raggi X e raggi ultravioletti
Parametri orbitali
OrbitaGeocentrica
Apogeo630 km
Perigeo436 km
Periodo95,3 minuti[1]
Inclinazione51,0598°
Eccentricità0,01402
Programma Explorer
Missione precedenteMissione successiva
IMP-I[2] SSS-A[2]

Il Solrad 10, a volte citato anche come Explorer 44 o Explorer SE-C, è stato un satellite artificiale NASA del programma Solrad (acronimo di "Solar Radiation"), iniziato nel 1960 ed avente lo scopo di fornire un monitoraggio continuo della radiazione solare attraverso una serie di fotometri standard.
Tra gli scopi del Solrad 10 vi era poi anche quello di mappare l'intera sfera celeste utilizzando sensori di raggi X ad elevata sensibilità.[3]

Struttura e funzionamento

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Il Solrad 10 aveva la forma di un prisma a dodici facce alto 60 cm e largo 76 ed era dotato di quattro pannelli solari disposti in maniera simmetrica e agganciati alla struttura centrale, i quali fungevano anche da elementi del sistema di antenna a campo rotante del satellite. Su una delle due basi del Solrad 10 erano poi disposti diciotto sensori solari i quali, posizionati parallelamente all'asse di spin, erano tutti rivolti direttamente verso il disco solare al fine di osservare la radiazione del Sole ognuno in una diversa banda ultravioletta o dei raggi X. Una volta messo in orbita il satellite era stabilizzato utilizzando la tecnica di stabilizzazione di spin,[4] una tecnica di stabilizzazione passiva nella quale l'intero veicolo ruota su se stesso in modo che il suo vettore di momento angolare rimanga pressoché fissato nello spazio inerziale.[5] Il movimento di rotazione è stabile se il satellite gira attorno all'asse che ha momento d'inerzia massimo.[5] Nel caso del Solrad 10, tale asse, l'asse di spin appunto, era orientato, con una precisione di ±1°, parallelamente all'asse immaginario che congiungeva il satellite al Sole in modo da far sì che tutti i sensori fossero esposti verso la nostra stella.
Il piano di rotazione si spostava inoltre di circa 1° al giorno, in modo che il sensore stellare a bordo del satellite potesse, nel tempo, scansionare l'intera sfera celeste.

I dati raccolti dal satellite potevano essere trasmessi in diretta sulla frequenza 137,710 MHz o anche inseriti in una memoria centrale e poi inviati, su comando, al centro operativo sulla Terra.[3]

Lancio e operatività

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Il Solrad 10 venne lanciato l'8 luglio 1971 per mezzo di un razzo Scout B dall'area di lancio 3 della base di lancio Wallops.

Una volta messo in orbita, si decise di utilizzare i dati forniti da questo satellite, piuttosto che quelli forniti dal Solrad 9, in orbita dal 5 marzo 1968, per prevedere il comportamento del Sole, cosa particolarmente importante anche in vista delle missioni del Programma Apollo ancora da svolgere. Nel giugno del 1973 il dispositivo di archiviazione dei dati del Solrad 10 ebbe però un malfunzionamento e la NASA ricominciò a leggere i dati dalla memoria del Solrad 9, il quale rimase attivo fino al 25 febbraio 1974.[6]

Il Solrad 10 ha infine effettuato il suo rientro in atmosfera, disintegrandosi, il 15 dicembre 1980.[3]

  1. ^ Solrad 10 - Trajectory Details, su nssdc.gsfc.nasa.gov, NASA. URL consultato il 31 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 9 marzo 2016).
  2. ^ a b Explorer Spacecraft Series, su history.nasa.gov, NASA. URL consultato il 30 luglio 2018.
  3. ^ a b c Solrad 10, su nssdc.gsfc.nasa.gov, NASA. URL consultato il 31 luglio 2018.
  4. ^ Explorer: SE C (Solrad 10, su space.skyrocket.de, Gunter's Space Pages. URL consultato il 30 luglio 2018.
  5. ^ a b Manuela Ciani, Studio del sistema di assetto del satellite AtmoCube tramite attuatori magnetici (PDF), su www2.units.it, Università degli studi di Trieste, 2003, p. 14. URL consultato il 6 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2017).
  6. ^ Solrad 9, su nssdc.gsfc.nasa.gov, NASA. URL consultato il 31 luglio 2018.
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