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Sacco di Magdeburgo

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Sacco di Magdeburgo
parte della fase svedese della guerra dei trent'anni
L'assedio in un'incisione di Matthäus Merian
Datanovembre 1630 - 20 maggio 1631
LuogoMagdeburgo
EsitoVittoria della Lega cattolica, conquista e conseguente saccheggio e distruzione della città
Schieramenti
Lega cattolicaGuarnigione di Magdeburgo, resistenza armata cittadina
Comandanti
Conte di Tilly
Conte di Pappenheim
Maresciallo Dietrich von Falkenberg †, responsabile della difesa della città
Effettivi
24.0002.400
Perdite
Consistentica. 25.000, saccheggio e distruzione della città
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«Non c'era null'altro che percosse e incendi, saccheggi, torture, omicidi. In particolar modo ciascuno dei nemici era intento ad assicurarsi più bottino [...] Così in un singolo giorno questa nobile e famosa città, l'orgoglio dell'intera regione, andò in fuoco e fumo; e il resto dei suoi cittadini, con le loro mogli e figli, furono presi prigionieri e condotti via dal nemico»

Il sacco di Magdeburgo fu un episodio della fase svedese della guerra dei trent'anni e si riferisce all'assedio e al conseguente saccheggio della città tedesca di Magdeburgo; l'assedio ebbe inizio nel mese di novembre del 1630, e la città fu espugnata il 20 maggio 1631.

Con lo sbarco degli svedesi nell'isola di Usedom, in Pomerania, il 6 giugno 1630, e con il conseguente scoppio delle ostilità tra la Svezia e l'Impero, la città di Magdeburgo, unico alleato svedese in Germania, si trovò in una difficile situazione. All'origine del passaggio dalla parte svedese della città ci fu il piano del margravio Cristiano Guglielmo di Brandeburgo, il quale era stato amministratore dell'arcivescovado, ma, nel 1627, era stato deposto dal capitolo del duomo, che puntava al ripristino dei suoi incarichi, un tempo detenuti presso le alte sfere del potere ecclesiastico cittadino. Questi sperò di rientrare in possesso del beneficio con l'aiuto degli svedesi. In seguito alle manovre ed istigazioni del suo cancelliere Stallmann, appoggiato dal clero evangelico, e dietro assicurazione che un notevole corpo di truppe svedesi era in movimento per venire a difendere la città, questa si decise il 1º agosto 1630 a stringere alleanza con Gustavo Adolfo.

La città, con i suoi rifornimenti, rappresentava una base ideale per gli svedesi per il controllo della regione del fiume Elba, e per questo motivo le truppe della Lega Cattolica si diressero verso la città e iniziarono l'assedio, al comando del Conte di Pappenheim.

Nel mese di maggio del 1631 il conte di Tilly giunse con rinforzi cattolici, che permisero di assaltare la città il 20 maggio. Grazie anche ad alcune posizioni già conquistate nelle difese avversarie nei giorni precedenti, l'assalto ebbe successo, e le truppe cattoliche, circa 40.000, entrarono nella città; a questo punto tuttavia persero ogni controllo, e la sottoposero ad un violento saccheggio, che si stima sia costato la vita di 25.000 dei 30.000 abitanti della città.

Le motivazioni del saccheggio e il fatto che sia o meno stato preordinato sono tuttora oggetto di discussione; tuttavia, alcune considerazioni hanno fatto propendere diversi storici per la tesi secondo la quale l'evento non fu ordinato, ma ebbe origine dal furore delle truppe cattoliche, divenute incontrollabili. A favore di questa versione dei fatti vi sarebbe la proposta di resa fatta da Tilly alla città alcuni giorni prima dell'assalto, che sembrerebbe indicare la volontà da parte del comandante cattolico di sfruttare la città come propria base operativa; inoltre ad un comandante esperto come Tilly difficilmente sarebbero sfuggiti gli svantaggi, sia politici che militari, derivanti dalla distruzione di Magdeburgo. Ha trovato seguito anche la tesi secondo la quale a spingere Tilly a consentire il saccheggio alle truppe sia stata l'impossibilità di far fronte, diversamente, alle esigenze di rifornimento per il proprio esercito. Gli approvvigionamenti, infatti, venivano impediti a causa del boicottaggio esercitato dal Wallenstein sulle linee di rifornimento e sarebbe stata questa situazione a porre il Conte di Tilly di fronte all'esigenza di lasciare mano libera alla razzia della città da parte del suo esercito. La distruzione della città, secondo alcuni storici, sarebbe stata dovuta allo scoppio di un incendio sulle cui cause non si è fatta ancora chiarezza.

Dopo la distruzione di Magdeburgo, la propaganda svedese additò Tilly quale responsabile dell'incendio che aveva divorato la città simbolo del protestantesimo, al fine di distogliere l'opinione generale dall'insuccesso delle forze svedesi, le quali si erano dimostrate incapaci di fornire soccorso alla città assediata e di impedire il massacro.

Il saccheggio ebbe conseguenze politiche rilevanti: convinse i titubanti stati di Sassonia e Brandeburgo ad unirsi alla causa svedese e facilitò in ultima analisi l'invasione svedese della Germania; la presenza di una base fortificata tenuta dai cattolici nella valle dell'Elba avrebbe infatti potuto rappresentare un serio ostacolo per le truppe protestanti.

Documenti d'epoca

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Magdeburgo è preso e incenerito dagli Imperiali, del conte Gualdo Priorato Galeazzo, da: Historia di Ferdinando II imperatore 1672

«Obbligato che fu il Tillij ad abbandonare il tentativo contro Torgau, e volger i suoi pensieri à Mersburg verso dove mandò il Conte di Pappenheim con parte dell' esercito. La Piazza subito sé gli s’arrese. Entrarono gli Imperiali nel paese di Misnia il più fertile di tutta la Sassonia. Occuparono Veissènfels, Zeitz, Pegau, Jene, Naumburg, e altre Piazze, oltre l'incendio di alcuni Villaggi.S' era di già la Città di Magdeburg dichiarata per il Re Suedo a persuasione di Cristiano marchese di Brandeburg allora Amministratore, poco ben affetto alla Casa d' Austria. Quest' era una Piazza di molta considerazione; mentre ella dominava molte leghe di paese. Situata sopra S Elba, forte, popolata, ricca. Il Tillij per tanto lasciati da parte tutti li travagli datigli dalli progressi de gli Suezzesi, s' applicò all'assedio di quella Città con 30 mila Soldati, cingendola d'ogni parte. Egli prese il suo quartier generale alla parte di Zoll. Pappenheim sopra le strade di Neustat. Il Duca d’Holstein s' allargava sin presso di Crochen. Il Conte di Mansfelt si teneva da Heidech, sino al forte di Marsch. Con gli approcci furono attaccate da 4. le mura; ma con poco effetto per la bontà delli ripari e per la valorosa resistenza dei Difensori. Teneva il Tillij qualche intelligenza tra quei habitanti, da quali era avvisato di quanto passava nella Città. Finse di prepararsi alla ritirata per incamminarsi contro lo Suevo. Quest'apparenza confirmata per vera dalli suoi corrispondenti riempì d' allegrezza tutto il Popolo Così che più si pensava all’estrinsecare il giubilo con li convitti e con le feste, ch'all' invigilare la sicurezza colle guardie. Il Tillij si valse dell' occasione, e d'ogni parte spinse i suoi ad un Generale assalto la notte precedente il dì 20 di Maggio 1631. La dove erano mal guardate le mura salirono gli Imperiali con tanto coraggio, che penetrarono sopra i parapetti. Rivoltarono l'Artiglierie contro la Città. E prima che dalla Piazza giungesse il soccorso condotto dal Flachemberg penetrarono dentro, dopo ostinata difesa all'imboccatura d'una strada fatta dagli habbitanti, nella quale fu ammazzato il medesimo Flachemberg. Dalli Aggressori surono tagliati à pezzi quanti incontrarono. La Città Saccheggiata e incenerita. Tra quelli, che si diportarono con più valore fu il Conte Raimondo Montecuccoli egli con la sua compagnia di fanti entro il primo nella Città, dove prese le chiavi delle Porte e le presentò al Tillij, il quale pubblicamente lodò il suo coraggio, e lo ringraziò. Morirono oltre Flachemberg li Tenenti Colonnelli Laemnies, e Trost diversi Capitani. Restarono prigioni Amstelrach sargente Generale, il Colonnello Usle Suedo. ilTenente Colonnello Boy. Il Maggiore Schissman con la cavalleria, che si fece forte avanti la casa del Capitolo nella Piazza del Mercato nuovo [...] L’Amministratore, ch’alcuni giorni avanti ferito d’una moschettata in una gamba, ancora non era risanato, fu preso nel suo alloggiamento, e condotto con termini poco cortesi nella carozza del Pappenheim a Volmerstat, dove rimproverato dalli duchi di Sassen Louneburg, e d’Holstein, perché avesse intrapreso la difesa di quella città, contro l’armi di Cesare, con parole gravi, e da Principe, sostenne le sue ragioni, e predisse, che per l’innocente sangue sparso da tanta gente, s'avarebbero ricevuto da Dio il meritato castigo. [...] Perirono più di 25. mille persone con lacrimevole spettacolo. Le case delli corrispondenti degli Imperiali furono le prime ad essere svaligiate. Insomma fu desolata una delle belle Città d'Alemagna; con grandissimo terrore di tutto il paese circonvicino.»

  1. ^ Testimonianza di Otto von Guericke, borgomastro di Magdeburgo, riportata in: J.H.Robinson, "Readings in European History" (Boston: Ginn, 1906), vol.2 - pagg. 211,212
  • Georg Schmidt, La Guerra dei Trent'anni, il Mulino, Bologna 2008.

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