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Resistenza veneta

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Voce principale: Resistenza italiana.

La Resistenza veneta ebbe inizio ufficialmente dopo l'Armistizio di Cassibile, come componente veneta del movimento nazionale, e terminò con la fine della seconda guerra mondiale.

Il rettore dell'Università di Padova, Concetto Marchesi all'apertura dell'anno accademico aveva lanciato il suo appello ai giovani perché si opponessero agli occupanti tedeschi e ai fascisti loro dipendenti. Anche questo fu un momento importante per l'inizio di quello che sarà un movimento non solo di intellettuali, ma anche di popolo.

In ogni provincia del Veneto verrà fondato il CLN provinciale, collegato a quello regionale che aveva sede nel Palazzo del Bo a Padova, tant'è che l'Università di Padova sarà insignita di medaglia d'oro al valor militare, e successivamente trasferito a Venezia.

Il CLN regionale nasce nel settembre 1943 per opera di Concetto Marchesi, Egidio Meneghetti e Silvio Trentin rientrato dall'esilio francese.

Formazioni combattenti

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Persone legate alla resistenza veneta

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Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Fra Brenta e Piave, per i 20 mesi d'occupazione nazista, i suoi volontari della libertà hanno combattuto in epiche gesta di guerra la lotta contro il nemico invasore. La nobile città col territorio del Grappa sacrificava sulle forche 171 giovani vite e immolava 603 suoi figli davanti ai plotoni d'esecuzione, sopportava il martirio di 804 deportati e di 3212 prigionieri e la distruzione di 285 case incendiate. Sanguinante per tanta inumana ferocia, ma non domo, il suo popolo imbracciava le armi assieme ai partigiani e nelle gloriose giornate dal 25 al 29 aprile 1945 fermava il nemico sul Brenta costringendolo alla resa. Esempio purissimo di ardente italianità, confermava ancor una volta, nella guerra di liberazione, col sangue dei suoi figli migliori le eroiche tradizioni di cospirazione e di sacrificio del ‘48 e del ‘66 e le fulgide giornate del ‘17 e del ‘18. [3]»
— Bassano del Grappa - Settembre 1943 - aprile 1945.
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Due volte invasa nel corso di venticinque anni, due volte la sua nobile ed intrepida gente si ergeva, decisa, le armi in pugno, a combattere l'odiato tedesco. Subito dopo l'armistizio del settembre 1943, i suoi figli si organizzavano in formazioni partigiane e gli 86 impiccati, i 277 fucilati, i 7 arsi vivi, gli 11 morti per sevizie, i 564 caduti in combattimento, assieme ai 301 feriti, ai 1667 deportati e ai 7000 internati, costituiscono il tributo di sangue e di eroismo dato alla lotta di liberazione. Nei giorni dell'insurrezione i suoi volontari della libertà si opponevano arditamente al X Corpo d'armata corazzato tedesco, forte di tre Divisioni, attestato al Ponte delle Alpi, gli precludevano ogni via di scampo e lo attaccavano di concerto con le sopraggiunte forze alleate, ottenendone la resa a discrezione. Dalle rive sacre del Piave, arrossato ancora una volta dall'italo sangue, i suoi partigiani, che per primi ebbero il privilegio d'imbracciare le armi contro l'invasore, marciano oggi alla testa delle formazioni dei Martiri e degli Eroi di tutte le lotte per l'Italia una e libera e ci additano la via del dovere e del sacrificio.[4]»
— Settembre 1943 - aprile 1945
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Già insignita della massima onorificenza al valore militare per la strenua difesa opposta agli austriaci nel maggio-giugno 1848, la città non smentì mai, nel corso di due guerre mondiali, le sue elevate virtù patriottiche, militari e civili. Nel periodo della lotta di liberazione occupate dalle truppe tedesche, costituì subito, fra le sue mura, il comitato di resistenza della Regione Veneta che irradiò poi, in tutta la Provincia ed oltre, quella trama di intese e di cospirazioni che furono necessarie premesse di successive e brillanti operazioni militari. Le sue case, i suoi colli, le sue valli servirono allora da rifugio ai suoi figli migliori che, da uomini liberi, operarono per la riscossa e che, braccati e decimati da feroci rappresaglie,sempre tornarono ad aggredire il nemico, arrecando ingenti danni alle sue essenziali vie di comunicazioni ed alla sua organizzazione,logistica e di comando. I primi nuclei partigiani e dei G.A.P., operanti in città, e, in seguito, le numerose Brigate delle Divisioni "Vicenza", "Gerami" e "Ortigara", gareggiando in audacia e valore, pagando un largo tributo di sangue alla causa delle Liberazione, mentre gran parte della popolazione subiva minacce, deportazione, torture e morte e centinaia di altri suoi cittadini in divisa combattevano all'estero, per la liberazione di altri paesi d'Europa. Benché devastata dai bombardamenti aerei, che causarono altre 500 vittime e che d'altrettante straziarono le carni, mutilata nei suoi insigni monumenti, offesa nei suoi sentimenti più nobili, la città mai si arrese al terrore tedesco, ma tenne sempre alta la fiaccola della fede nel destino di una Patria finalmente redenta[5]
— Vicenza - (10 settembre 1943 - 28 aprile 1945)
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Fiera delle sue tradizioni di libertà che già ne fecero centro attivissimo del Risorgimento Nazionale; supremo baluardo della Patria sulle rive del Piave nella guerra 1915 - 1918; sollevò dalle sventure dell'8 settembre 1943 la fiaccola della resistenza; eccitò alla lotta contro il tedesco invasore; organizzò le prime schiere armate della pianura e della montagna; fu per tutto il periodo della dominazione straniera, l'anima di una resistenza indomabile di popolo e di brigate partigiane, spiegando energie combattive e capacità direttive in tutta la regione veneta. Dilaniata nelle carni dei suoi figli caduti davanti ai plotoni d'esecuzione nemici; distrutta nei suoi edifici; bagnata nelle sue piazze dal sangue di vittime innocenti, lasciò alla storia d'Italia 248 caduti e 144 feriti partigiani; 10.261 internati e deportati politici; 1600 uccisi e 350 feriti per bombardamenti e il ricordo delle epiche gesta della sua insurrezione, allorché il popolo, accorso tra le rovine di 3783 case distrutte, combatté al fianco dei partigiani, unito a loro in un unico slancio di fede e di libertà. [6]»
— Settembre 1943 - aprile 1945.
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Amore di Patria, spronando l'antica volontà di vittoria a piegare il destino, risuscita Vittorio Veneto. Per venti mesi di guerriglia atrocissima, sola ed indoma, organizza, sostiene ed alimenta i cittadini compatti nella rivolta contro il duplice servaggio e di cinquemila partigiani che, scolta insonne, lottano sulla sinistra del Piave e sui valichi montani a difesa della dignità d'Italia. Contro la rabbia nemica i volontari della libertà, donando ai vivi l'anima dei morti, confermano fieramente la nobilissima tradizione a conservare la libertà piegando la ferocia e la distruzione. Domata la tracotanza avversaria, costretto alla resa il nemico in ritirata, la città, libera per la tenacia dei figli, consacra all'epopea del nuovo riscatto il suo sacrificio di sangue e di mezzi. [7]»
— Settembre 1943 - aprile 1945.
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Città di millenarie tradizioni risorgimentali, pur vessata da eserciti nemici e lacerata da operazione militari, nel corso di cruenti combattimenti e nei periodi di servitù, in 20 mesi di lotta partigiana. Verona testimoniò, con il sangue dei suoi figli migliori, nelle prigioni e sui patiboli, il suo indomito spirito di libertà, eroicamente sostenuta da persone di ogni categoria sociali ed associandosi idealmente a quei concittadini che, militari all'8 settembre 1943, si erano uniti ai resistenti locali in Francia, in Grecia, in Albania e in Jugoslavia. L'attività del Comitato di Liberazione nazionale rinvigorì le azioni di guerriglia in modo tale da suscitare sorveglianza e spionaggio delle varie polizie, tanto che, fatto eccezionale della lotta di Liberazione in Italia, uno ad uno i suoi membri, tra il luglio e l'ottobre del 1944, vennero catturati, torturati ed inviati nei vari campi di sterminio, dai quali non tornarono. Il 17 luglio del 1944 un gruppo di partigiani penetrò nel carcere degli "Scalzi" con l'obbiettivo di liberare dirigenti del movimento antifascista nazionale.Tale contributo di sangue, i bombardamenti, le persecuzioni, le distruzionidi interi paesi, sia nella pianura che nelle valli prealpine, non scalfirono ma rafforzarono la lotta della popolazione di Verona, degna protagonista del secondo Risorgimento Italiano.[8]»
— (Verona, settembre 1943-aprile 1945).
  • Università di Padova
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Asilo secolare di scienza e di pace, ospizio glorioso e munifico di quanti da ogni parte d'Europa accorrevano ad apprendere le arti che fanno civili le genti, l'Università di Padova nell'ultimo immane conflitto seppe, prima fra tutte, tramutarsi in centro di cospirazione e di guerra; né conobbe stanchezze, né si piegò per furia di persecuzioni e di supplizi. Dalla solennità inaugurale del 9 novembre 1943, in cui la gioventù padovana urlò la sua maledizione agli oppressori e lanciò aperta la sfida, sino alla trionfale liberazione della primavera 1945, Padova ebbe nel suo Ateneo un tempio di fede civile e un presidio di eroica resistenza e da Padova la gioventù universitaria partigiana offriva all'Italia il maggiore e più lungo tributo di sangue.[9]»
— Padova, 1943-1945

Altre città sono state decorate di medaglia d'argento di bronzo o della croce di guerra[10]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
— Asiago, Feltre, Motta di Livenza, San Donà di Piave, San Giorgio in Bosco, Schio, Valdagno, Valdastico (rifiutata dalla popolazione a causa dei fatti di Pedescala), Villamarzana - (1943 - 1945)

Fatti della Resistenza

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  1. ^ Lucio de Bortoli, La normalità partigiana o l'antifascismo esistenziale. Formazioni e figure resistenti nell'alto Trevigiano, su Academia. URL consultato il 2 febbraio 2024.
  2. ^ Luciano Rigo, una giovinezza per la nostra libertà, su parrocchiadispresiano.it (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2009).
  3. ^ Bassano del Grappa, su quirinale.it. URL consultato il 9 marzo 2009.
  4. ^ Belluno, su quirinale.it. URL consultato l'8 marzo 2009.
  5. ^ Vicenza, su quirinale.it. URL consultato il 9 marzo 2009.
  6. ^ Treviso, su quirinale.it. URL consultato il 9 marzo 2009.
  7. ^ Vittorio Veneto, su quirinale.it. URL consultato il 9 marzo 2009.
  8. ^ Verona, su quirinale.it. URL consultato il 9 marzo 2009.
  9. ^ Università di Padova, su quirinale.it. URL consultato l'8 marzo 2009.
  10. ^ ANPI - scheda città decorate, su anpi.it, 7 settembre 2006. URL consultato il 9 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2006).
  11. ^ Scheda Mario Pasi, su anpi.it (archiviato dall'url originale il 31 dicembre 2007).
  • Giorgio Morlin, La Chiesa di Treviso dall'8 settembre 1943 al 18 aprile 1948. Frammenti di storia, di sofferenza e di libertà nelle cronache di alcuni parroci trevigiani, Cierre Edizioni-Istresco, Verona 2005, 404 pag.
  • Egidio Ceccato, Patrioti contro partigiani Gavino Sabadin e l'involuzione badogliana nella Resistenza delle Venezie, Cierre Edizioni-Istresco, Verona 2004, 384 pag
  • Egidio Ceccato, Freccia, una missione impossibile. La strana morte del maggiore inglese J.P. Wilkinson e l'irresistibile ascesa del col. Galli (Pizzoni) al vertice militare della Resistenza Veneta, Cierre Edizioni-Istresco, Verona 2004, 81 pag
  • Francesco Piazza, Portavano il fazzoletto azzurro. La Brigata autonoma "Piave" nella resistenza trevigiana, Cierre Edizioni - Istresco, Verona 2000, 158 pag
  • Ernesto Brunetta, Dal consenso all'opposizione. La società trevigiana dal 1938 al 1946, Cierre Edizioni - Istresco, Verona 1995, 203 pag
  • Renzo Biondo, Marco Borghi, Giustizia e libertà e Partito d'azione a Venezia e dintorni, Nuova Dimensione Edizioni, 2005 ISBN 88-89100-17-6, 221 pag
  • Marco Guglielmi, Una storia partigiana. Biografia e memorie di Giovanni Zerbetto, CLEUP, Padova, 2015, ISBN 9788867874620, 203 pag.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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