Renato Jacopini
«Vedi questi uomini, questi "banditi"? Nessuno ha fatto loro conferenze. Nessuno li ha spinti a venire quassù, a prendersi un'arma e a battersi. Molti erano fascisti, come te, ma hanno scelto, hanno scelto... E dato che hanno scelto liberamente, sanno per che cosa combattono»
Renato Jacopini, noto anche con lo pseudonimo di Marcello Moroni (La Spezia, 10 luglio 1904 – La Spezia, 6 marzo 1984), è stato un antifascista e partigiano italiano. Membro del comitato militare del CLN spezzino, fu tra i primi componenti del comitato[2]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nato in una famiglia contadina, divenne già in giovane età militante del Partito repubblicano ed a quindici anni fu segretario del circolo giovanile “Nathan”. Influenzato successivamente dei cugini della madre, Zelmira e Pasquale Binazzi, formò una corrente repubblicano–anarchica. A diciassette anni, nelle file degli Arditi del Popolo, partecipò ai Fatti di Sarzana, contro gli squadristi fascisti. Diplomatosi, divenne impiegato presso l’Arsenale militare marittimo della Spezia. Nel 1936 aderì all'organizzazione clandestina del Partito Comunista d'Italia, facendo parte della cellula cittadina che, nel 1937, viene scoperta dall’OVRA. Fermato e interrogato, si salvò dal carcere in quanto già chiamato alle armi, come ufficiale di fanteria.
Dopo il servizio militare fu richiamato nel maggio 1940, poco prima dell'entrata in guerra, fu inviato col grado di capitano di fanteria sul fronte francese e successivamente in Jugoslavia. In quanto dipendente del ministero, come impiegato all'arsenale militare spezzino, fu esonerato dal servizio, riprese il suo posto di lavoro, trasferendo gli uffici ad Arcola, a causa dei continui bombardamenti sulla città. L’8 settembre, sul ponte di Sarzana, provocò il primo scontro armato avvenuto in provincia contro i tedeschi.
Fu tra i primi organizzatori della lotta armata alla Spezia, entrando a far parte del Comitato militare del CLN provinciale come rappresentante del PCI, oltre al liberale Rodolfo Ghironi, l'azionista Mario Da Pozzo, il democristiano Isio Matazzoni, il socialista Mario Fontana. Insieme a quest'ultimo, noto come colonnello “Turchi”, organizzò i primi nuclei partigiani operanti nello spezzino, attraverso un lavoro capillare che portò, tra le altre cose, a stabilire un contatto con gli alleati, per strutturare i lanci di rifornimento di armi, munizioni e vivere. Nel giugno 1944, la polizia sgominò l'intero comitato militare del CLN, probabilmente a causa di una spiata: gli unici che scamparono all'arresto e alla deportazione nei lager nazisti furono Turchi, già trasferitosi ai monti, e Marcello che, durante l'arresto, approfittò di un bombardamento sulla città della Spezia riuscendo a scappare e raggiungendo le formazioni in montagna. Processato in contumacia, fu condannato a morte dal Tribunale speciale.
Dopo la costituzione della I Brigata Garibaldi Liguria, ne divenne coordinatore militare e responsabile del Servizio Informazioni. In seguito al massiccio rastrellamento dell’agosto 1944, avvenuto nella IV Zona operativa, la formazione fu costretta a disperdersi e "Marcello" passò in Lunigiana, unendosi ai partigiani del luogo. Qui d’intesa con Roberto Battaglia e con il maggiore inglese Anthony John Oldham, collegò le due Brigate garibaldine della Lunigiana alle due Brigate Giustizia e Libertà attive in Garfagnana, costituendo la Divisione Garibaldi “Lunense”. Quando nel novembre 1944, gran parte di questa formazione passò la Linea Gotica, rimase nel territorio occupato dai tedeschi e, riunite le forze superstiti, creò le basi della seconda Divisione Lunense, continuando ad operare nell’alta Lunigiana fino alla liberazione. Dai primi giorni dell’aprile del 1945, in seguito a divergenze politiche con la missione alleata in seno al Comando unico di Parma, dovette lasciare il comando della Lunense, ma continuò a combattere sino all'ultimo giorno come capo di stato maggiore nella IV Brigata Apuana, partecipando alla battaglia di Licciana Nardi contro i nazifascisti in ritirata.
Dopo la Liberazione, fu nominato dal CLN questore della provincia della Spezia. Prese i primi accordi per far emigrare gli ebrei scampati dai lager attraverso il porto della Spezia, “Exodus“, ma per le sue idee politiche, sgradite ai capi dell’amministrazione alleata, fu ben presto esonerato. Ripreso il posto di lavoro in Arsenale divenne segretario della commissione interna dello stabilimento, che allora contava 13.000 operai. Fu responsabile della sezione Statistica della Federazione Comunista e nel 1953, mentre era presidente dell’Ente comunale di assistenza (ECA), fu trasferito per motivi politici in Sardegna, alla base navale della Maddalena (dove costituì una sezione del PCI).
Il Fondo VI. Renato Jacopini, presso l'Istituto Storico della Resistenza spezzina, conta in totale (serie 1 e serie 2) 396 carte del periodo tra il 26/01/1944 (ma questo estremo è incerto) e il 24/06/1947[3].
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Canta il gallo, Milano Avanti! (1960)
- ^ CNL - ISR La Spezia
- ^ Fondo IV. Renato JAcopini - ISR La Spezia
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Canta il gallo, Milano, Edizioni Avanti! (1960)
- L’isola dell’ultima solitudine
- Lunense
- Mario Fontana e la 4. zona operativa del Corpo Volontari della Libertà., La Spezia, Istituto storico della Resistenza Pietro Mario Beghi, 1975.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Renato Jacopini, in Donne e Uomini della Resistenza, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.