Manetone (secondo Sesto Africano) lo chiama Psusennēs e gli attribuisce un regno di 14 anni. Non sono noti gli eventuali legami di parentela col suo predecessore, Siamon e non è da escludere la possibilità che sia stato legittimato a regnare grazie ad un matrimonio con una rappresentante della famiglia reale.
È molto probabile che sia stato Psusennes II il sovrano interpellato dal principe libico Sheshonq di Herakleopolis (il futuro Sheshonq I) allo scopo di ottenere il permesso per instaurare un culto funebre, ad Abido, in onore di suo padre Nemrod (o Nimlot). Il sovrano, dopo aver personalmente consultato l'oracolo di Amon presso il tempio di Karnak, diede il permesso, confermando anche a Sheshonq l'ereditarietà dei titoli paterni. Questo avvenimento conferma l'importanza ed il potere che detenevano i principi di origine libica.
Una figlia di Psusennes fu Maatkara, che a Karnak ha lasciato una lunga stele elencante i suoi diritti ereditari. Questa principessa venne data in sposa al figlio del principe Sheshonq, Osorkon (il futuro Osorkon I), rafforzando in questo modo la legittimazione di Sheshonq stesso a salire al trono. Fu infatti lui a succedere a Psusennes, del quale non mancò di onorare la memoria.
Un'altra principessa, sempre figlia di Psusennes, andò in sposa a Salomone, re di Giuda e Israele.
Non si sa dove Psusennes II intendesse essere sepolto, ma potrebbe appartenere a lui un sarcofago reale contenente una mummia, ritrovato nell'anticamera della tomba tanita di Psusennes I (NRT III).
La corretta identificazione e collocazione storica di questo sovrano è stata resa più difficile ed anche controversa dall'esistenza di uno Psusennes III tra i Primi Profeti di Amon discendenti da Herihor.
L'egittologo Karl Jansen-Winkeln rileva che in un graffito proveniente dal tempio di Abido è contenuta la titolatura di questo sovrano che è simultaneamente chiamato Primo Profeta di Amon e supremo comandante militare[1]
Questo suggerirebbe che il sovrano sia stato re a Tani e sacerdote a Tebe nello stesso tempo, riunificando di fatto nelle sue mani il controllo su tutto l'Egitto.
Federico Arborio Mella, L'Egitto dei faraoni, Milano, Mursia, 1976, ISBN88-425-3328-9.
Jaroslav Černý Egypt: from the death of Ramesses III to the end of the twenty-first dynasty, in The Cambridge Ancient History vol 2 part 2: History of the Middle East and the Aegean region c. 1380–1000 B.C., 1975 (2008), Cambridge, University Press, pp. 646, ISBN0-521-08691-4.
Franco Cimmino, Dizionario delle dinastie faraoniche, Milano, Bompiani, 2003, pp. 318-326, ISBN88-452-5531-X.
Alan Gardiner, La civiltà egizia, (Einaudi, Torino, 1997), Oxford University Press, 1961, pp. 288-292, ISBN88-06-13913-4.