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Protokynegos

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Il prōtokynēgos (in greco πρωτοκυνηγός?, "primo cacciatore") era un titolo di corte bizantino in uso dal XIII al XV secolo, attribuito al capo dei cacciatori dell'imperatore bizantino.

Il titolo comparve per la prima volta nel XIII secolo presso la corte dell'impero di Nicea, anche se chiaramente aveva dei precedenti;[1] probabilmente il komēs tou kynēgiou (κόμης τοῡ κυνηγίου "conte della caccia") attestato in un sigillo non datato.[2] Nel Libro dei titoli scritto da Pseudo-Codino alla metà del XIV secolo, la posizione occupa il 41º posto nella gerarchia imperiale, tra il megas logariastēs e lo skouterios.[3] Rodolphe Guilland suggerisce che era associato al prōtoierakarios ("primo falconiere"), che era al 48º posto e che i titolari di quest'ultima carica venivano promossi alla prima.[4] La caccia era una passione particolare degli imperatori bizantini; nel XIV secolo, Andronico III Paleologo si dice che avesse oltre mille cani da caccia e oltre un migliaio di falchi.[5]

Secondo Pseudo-Codino, le sue funzioni erano quelle di tenere le staffe dell'imperatore, quando montava a cavallo, e di condurre i cacciatori (σκυλλόμαγγοι, skyllomangoi). Egli godeva di un particolare privilegio: se durante la caccia, uno dei capi di abbigliamento dell'imperatore veniva imbrattato di sangue, i prōtokynēgos lo ricevevano in dono.[4][6] La sua uniforme di corte consisteva in un cappello di broccato d'oro (skiadion), un kabbadion di seta e uno skaranikon (cappello a cupola) ricoperto di seta in oro e gialla e decorato con fili d'oro e due immagini dell'imperatore (davanti e dietro) rispettivamente assiso sul trono e a cavallo.[7]

Il rango umile e oscuro della carica fa sì che i suoi titolari spesso non siano attestati. Tuttavia, il titolo è stato dato, dagli imperatori, anche come un segno di distinzione ai funzionari o comandanti militari. Questo diede ai detentori del titolo un posto nella gerarchia di corte, ma non era una carica attiva.[2][8]

  1. ^ Guilland, 1967 p. 602
  2. ^ a b Oxford Dictionary of Byzantium, A. Kazhdan, pp. 1745–1746
  3. ^ Verpeaux, 1966 p. 138
  4. ^ a b Guilland, 1967 p. 601
  5. ^ Guilland, 1967 p. 600
  6. ^ Verpeaux, 1966 pp. 182–183
  7. ^ Verpeaux, 1966 p. 162
  8. ^ Guilland, 1967 pp. 601–602
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