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Protocolli dei Savi di Sion

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Edizione russa dei Protocolli del 1912

I Protocolli dei Savi di Sion o degli Anziani di Sion o dei savi Anziani di Sion (in russo Протоко́лы сио́нских мудрецо́в?, Protokoly sionskich mudrecov) sono un falso documentale[1][2][3] creato dall'Ochrana, la polizia segreta zarista, con l'intento di diffondere l'odio verso gli ebrei nell'Impero russo.[2][4] Fu realizzato nei primi anni del XX secolo nella Russia imperiale, in forma di documento segreto attribuito a una fantomatica cospirazione ebraica e massonica il cui obiettivo sarebbe stato impadronirsi del mondo.

La natura di falso fu appurata già fin dai primi tempi successivi alla pubblicazione di detti Protocolli, avvenuta per la prima volta nel 1903[1] attraverso un quotidiano di Pavel Kruševan;[5] l'autore della prima stesura del testo fu Sergej Aleksandrovič Nilus tra il 1901 e il 1903,[1][6] che ne diffuse delle copie personalmente in Russia,[6] fino a che non venne pubblicata da Kruševan e iniziò ad avere risonanza anche nel resto d'Europa. Una serie di articoli pubblicati su The Times nel 1921 e sulla Frankfurter Zeitung nel 1924 dimostrarono che il contenuto dei documenti era falso;[2] gran parte del materiale era frutto di plagio da precedenti opere di satira politica e romanzi[4] non correlati agli ebrei.

Nonostante la comprovata falsità dei documenti, riscossero comunque ampio credito in ambienti antisemiti e antisionisti,[4] e rimangono tutt'oggi la base ideologica, soprattutto tra partiti o movimenti islamisti e fondamentalisti islamici in Medio Oriente, per avvalorare la teoria della cosiddetta cospirazione ebraica.[7] I Protocolli sono considerati la prima opera della moderna letteratura complottista.[8] Presentata come un'esposizione di un piano operativo degli "anziani" ai nuovi membri, descrive i metodi per ottenere il dominio del mondo attraverso il controllo dei media e della finanza e la sostituzione dell'ordine sociale tradizionale con un nuovo sistema basato sulla manipolazione delle masse.

L'opera fu divulgata per la prima volta da coloro i quali si opponevano al movimento rivoluzionario russo e diffusa ulteriormente dopo la Rivoluzione russa del 1905.[senza fonte] In seguito alla Rivoluzione d'ottobre che fece collassare l'Impero russo e in particolare durante gli anni venti e trenta, l'idea che il bolscevismo fosse una cospirazione ebraica per il dominio mondiale diventò uno degli strumenti più utilizzati nell'ambito della propaganda nazista in Germania, e in questo contesto i Protocolli, frutto di un'invenzione fraudolenta, diventarono il testo di riferimento per giustificare la persecuzione e lo sterminio degli ebrei.[2]

Sebbene dopo la seconda guerra mondiale l'uso sistematico dei Protocolli sia diminuito, il testo rimane ancora un'arma propagandistica molto usata, soprattutto in alcuni ambienti del mondo islamico in funzione antisionista; tuttavia il suo uso è presente anche in altri ambienti: nella Chiesa ortodossa russa e in Giappone, ad esempio, sono un caposaldo della propaganda di frange di estrema destra.[9] In Occidente i Protocolli rimangono un pilastro di varie teorie sul complotto giudaico e del Nuovo Ordine Mondiale, presenti in partiti e movimenti di estrema destra e neofascisti in Europa, Stati Uniti e Russia.

Origini dell'opera

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La fonte originaria dell'opera è un pamphlet del 1864 intitolato Dialogue aux enfers entre Machiavel et Montesquieu (Dialogo agli inferi tra Machiavelli e Montesquieu), scritto dall'autore satirico francese Maurice Joly nel quale l'autore attacca le ambizioni politiche dell'imperatore Napoleone III, mettendo in scena un immaginario dialogo tra Machiavelli e Montesquieu all'inferno; l'opera di Joly era poi ispirata a un famoso romanzo di Eugène Sue, I misteri del popolo, nel quale il ruolo dei cospiratori era affidato ai gesuiti; nessuna delle due opere menziona gli ebrei. Joly lo fece stampare in Belgio e cercò di introdurlo illegalmente in Francia, dove era proibito criticare la monarchia. La polizia sequestrò un gran numero di copie e l'opera fu proibita. Joly, individuato come l'autore, fu processato il 25 aprile 1865 e condannato a quindici mesi di prigione.

Nel 1868 Hermann Goedsche, un antisemita tedesco, pubblica con lo pseudonimo di Sir John Retcliffe un'opera dal titolo Biarritz, nella quale riporta i dialoghi di Joly. Goedsche era un impiegato postale licenziato per aver falsificato nel 1849 delle prove nel processo del progressista Benedikt Waldeck. Nel capitolo del libro "Il cimitero ebraico di Praga e il Consiglio dei rappresentanti delle Dodici Tribù di Israele", Goedsche immagina un'assemblea segreta di rabbini che ogni 100 anni si riuniva con lo scopo di cospirare. Questo racconto si rifà a un episodio narrato da Alexandre Dumas padre nel romanzo Giuseppe Balsamo nel quale Cagliostro e i suoi seguaci mettono in atto una cospirazione che riguarda una collana di diamanti. Il capitolo di Goedsche si conclude con i dialoghi tratti da Joly.[10]

Nella seconda metà dell'XIX secolo in Russia, in seguito alla pubblicazione del Libro del Kahal di Jacob Brafman, su quotidiani e riviste si diffonde l'idea di un complotto ebraico per la dominazione del mondo ordito da un "kahal" segreto.

Il mito del kahal segreto che cospira contro l'Occidente cristiano - i goyim - e in particolare la Russia ortodossa, venne poi ripresa in una serie di romanzi di vari autori (al pubblico occidentale perlopiù sconosciuti[senza fonte]), che anticiparono di almeno un ventennio la pubblicazione dei Protocolli come ad esempio la trilogia giudeofobica di successo Žid idet (L'ebreo sta avanzando) di Vsevolod Vladimirovič Krestovskij, pubblicata a puntate sul Russkij Vestnik di Michail Nikiforovič Katkov tra il 1881 e il 1890; nel secondo capitolo del primo volume, pubblicato per la prima volta nel 1881 e intitolato Slovo rabbi Ionafana (Il sermone del rabbino Ionafan), l'autore sfrutta il topos già collaudato del cimitero ebraico e del discorso del rabbino.[11]

Una traduzione in russo del Dialogo agli inferi di Joly apparve nel 1872. Dopo l'assassinio dello zar Alessandro II nel 1881, cominciò a circolare in Russia un libello con un estratto del capitolo Nel cimitero ebraico di Praga, che descriveva la trama rabbinica contro la civiltà europea. La polizia segreta imperiale della Russia zarista, chiamata Ochrana, trovò questo pamphlet utile nella sua campagna di discredito dei riformatori liberali e dei rivoluzionari che stavano rapidamente guadagnandosi il sostegno popolare, in particolare tra le minoranze oppresse come gli Ebrei russi[12].

Pëtr Ivanovič Račkovskij, direttore dell'Ochrana al tempo della compilazione dei Protocolli da parte dei servizi zaristi

Di base a Parigi, Matvej Vasil'evič Golovinskij (1865–1920), rampollo di una famiglia aristocratica e agente dell'Ochrana, lavorava con Charles Joly (figlio di Maurice Joly) a Le Figaro e scrisse vari articoli su incarico del capo della polizia segreta russa Pëtr Račkovskij[13][14]. Durante l'affare Dreyfus in Francia, in concomitanza con il massimo livello di polarizzazione dell'opinione pubblica europea nei confronti degli ebrei, fu redatta la versione finale del testo, che cominciò a circolare privatamente con il titolo di Protocolli nel 1897.

I Protocolli furono inizialmente pubblicati a puntate - in versione abbreviata - sul quotidiano di San Pietroburgo Знамя (Znamja - La Bandiera) tra il 28 agosto e il 7 settembre (date del calendario Giuliano) 1903, da Pavel Kruševan, che quattro mesi prima aveva scatenato il pogrom di Chișinău.[15] Vi sono prove che mostrano come il testo sia stato scritto da Matvej Golovinskij[14] e fosse basato sull'opera precedente di Maurice Joly che tracciava un parallelo tra Napoleone III e Niccolò Machiavelli.

Diffusione in Russia e in altri paesi

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I Protocolli ebbero un'altra ondata di popolarità in Russia dopo il 1905, quando gli elementi progressisti del panorama politico nazionale riuscirono infine ad ottenere la promulgazione di una Costituzione e la creazione di un parlamento, la Duma.

I membri delle Centurie Nere, un'organizzazione conservatrice e monarchica sorta in Russia durante la rivoluzione del 1905, insieme all'Ochrana, addossarono la colpa del processo di liberalizzazione a un "complotto ebraico internazionale" e diedero inizio a un programma di diffusione dell'opera a sostegno propagandistico dell'ondata di pogrom attuati in Russia dal 1903 al 1906 oltre che come strumento per sviare l'attenzione dall'attivismo sociale dei progressisti. Lo zar Nicola II temeva la modernizzazione ed era molto geloso delle proprie prerogative imperiali e, quindi, presentare il movimento rivoluzionario crescente come parte di un potente complotto su scala mondiale e dare la colpa agli ebrei per i problemi della Russia avrebbe senz'altro fatto il suo gioco.

Nel 1905, il sedicente prete mistico Sergej Nilus divenne celebre per aver pubblicato il testo completo dei Protocolli in appendice alla terza edizione del suo libro "Il Grande nel Piccolo: la venuta dell'Anticristo e il Regno di Satana sulla Terra" dove asseriva che i Protocolli fossero opera del primo Congresso Sionista che aveva avuto luogo otto anni prima a Basilea, in Svizzera. Quando venne fatto notare che il primo congresso sionista era stato aperto al pubblico e che molti non ebrei vi avevano partecipato, Nilus modificò la sua storia, sostenendo che I Protocolli erano opera degli incontri dei "Savi anziani", svoltisi nel 1902-1903. Ciò non poteva essere vero, visto che Nilus aveva dichiarato di aver ricevuto la sua copia prima di allora:

«Nel 1901, tramite un mio conoscente (il defunto maresciallo di Corte Aleksej Nikolaevič Sukotin di Černigov), riuscii a procurarmi un manoscritto che rivelava con insolita perfezione e chiarezza il corso e lo sviluppo del complotto segreto giudeo-massonico che avrebbe dovuto condurre questo mondo malvagio alla sua fine inevitabile. La persona che mi consegnò questo manoscritto mi aveva garantito che si trattava di una traduzione fedele dei documenti originali rubati da una donna ad uno dei più importanti ed influenti leader massonici durante un incontro segreto in Francia - il beneamato nido del complotto massonico.[16]»

La nuova versione rende ancora più evidente la malafede di Nilus riguardo alle origini del testo.[senza fonte] Aleksandr Volskij nel suo libro I Veri Protocolli (edito in Italia dalla casa editrice "All'insegna del Veltro", ritenuta dalla rivista ufficiale del SISDE come casa editrice di punta dell'antisemitismo e del revisionismo sull'Olocausto[17]), fornisce un ritratto del primo editore dei Protocolli, argomentando che a suo parere la personalità di Nilus rendeva impossibile una sua complicità nella fabbricazione di un falso. L'autore sostiene che i Protocolli conterrebbero una parte del programma redatto per il Congresso Ebraico di Basilea del 1897 da colui che fu il principale antagonista di Theodor Herzl, ossia Asher Ginzberg (1856-1927).

Nilus avrebbe avuto anche motivi personali per pubblicare i Protocolli. All'epoca stava tentando di diventare il confessore dei sovrani e portò il suo libro all'attenzione dello Zar con l'aiuto della granduchessa Elizaveta Fëdorovna. Tutto ciò avrebbe fatto parte di un complotto di corte contro Papus e Nizier Anthelme Philippe (Papus fu accusato nel 1920 di aver falsificato i Protocolli per gettare discredito su Philippe). Le annotazioni manoscritte da Nicola II a margine della sua copia del libro danno la misura della sua prima reazione:

«Con che precisione eseguono il loro programma!

«La rivoluzione del 1905 fu chiaramente orchestrata dai Savi Anziani di Sion!

«L'impronta della mano distruttrice degli Ebrei è visibile ovunque

Il Presidente del Consiglio dei ministri Pëtr Stolypin, appena nominato, ordinò una indagine segreta grazie alla quale fu chiaro che i Protocolli erano stati scritti da agenti dell'Ochrana, a Parigi. I dettagli non furono resi pubblici per evitare di compromettere il capo dei servizi segreti Pëtr Ivanovič Račkovskij e i suoi agenti, compreso Matvej Golovinskij. Quando Nicola II fu informato dei risultati dell'indagine ordinò di sequestrare i Protocolli perché «Una buona causa non può essere difesa con mezzi sporchi». Nonostante l'ordine, o in conseguenza della «buona causa», le ristampe dei Protocolli proliferarono.

Dopo la rivoluzione bolscevica, le fazioni connesse al movimento "bianco" usarono i Protocolli per alimentare l'odio e la violenza contro gli ebrei. L'idea che il movimento bolscevico fosse una cospirazione ebraica per la dominazione mondiale diffuse in tutto il globo l'interesse per i Protocolli.

L'autore della più diffusa traduzione inglese dei Protocolli fu il corrispondente del Morning Post Victor E. Marsden che fu imprigionato dai bolscevichi nella Fortezza dei Santi Pietro e Paolo; dopo il suo rilascio e il ritorno in Inghilterra, iniziò a tradurre la versione di Nilus scrivendone anche una introduzione e concludendo con un commento sull'affermazione di Chaim Weizmann secondo il quale "una benefica protezione che Dio ha istituito nella vita dell'ebreo è che Egli lo ha disperso in giro per il mondo", detta a un banchetto il 6 ottobre 1920.

«Ciò prova che i Savi Anziani esistono. Ciò prova che il dott. Weizmann sa tutto su di loro. Ciò prova che il desiderio per un "focolare nazionale" in Palestina è solo un paravento e l'obiettivo di una parte infinitesimale degli ebrei. Ciò prova che gli ebrei del mondo non hanno intenzione di stabilirsi in Palestina o in alcun paese separato, e che la loro preghiera annuale che auspica il loro ritorno "l'anno prossimo a Gerusalemme" è solo un aspetto della loro caratteristica falsità. Ciò dimostra anche che gli ebrei adesso sono una minaccia mondiale, e che le razze ariane dovranno insediarli permanentemente fuori dall'Europa.[18]»

In un solo anno, nel Regno Unito andarono esaurite cinque edizioni. Lo stesso anno, negli Stati Uniti, Henry Ford ne finanziò la pubblicazione di 500 000 copie e fino al 1927 pubblicò una serie di articoli antisemiti sul Dearborn Independent, un giornale da lui controllato. Nel 1921 lo citava come una prova di una minaccia ebraica: "L'unica affermazione che mi interessa fare a proposito dei Protocolli è che essi si accordano perfettamente con ciò che sta succedendo nel mondo. Hanno sedici anni di vita e spiegano perfettamente gli avvenimenti accaduti fino ad ora."[19] Nel 1927, tuttavia, Ford ritrattò le sue pubblicazioni e si scusò, sostenendo di essere stato ingannato dai suoi assistenti.

Le prove del plagio

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Nel 1920 il Times ne aveva pubblicato una recensione che faceva intendere la loro autenticità[20]; la loro storia venne ricostruita, fino ad arrivare a Goedsche e Joly, da Lucien Wolf e pubblicata quindi a Londra nell'agosto 1921. La storia dei Protocolli fu esposta anche in una serie di articoli dello stesso Times dal suo corrispondente da Costantinopoli, Philip Graves, che aveva ricavato le sue informazioni dal lavoro di Wolf[21]. Nonostante il suo stesso giornale l'anno precedente ne avesse quasi avallato l'autenticità con la pubblicazione di una recensione, Graves la contestò sullo stesso quotidiano con una serie di articoli, nel primo dei quali, intitolato "A Literary Forgery" (Un falso letterario), gli editori del Times scrivevano: «Il nostro corrispondente da Costantinopoli presenta per la prima volta prove conclusive che il documento è per lo più un plagio grossolano. Ci ha spedito una copia del libro francese dal quale è stato fatto il plagio.»[22] Nello stesso anno, un intero libro che documentava l'imbroglio fu pubblicato negli Stati Uniti da Herman Bernstein.[23] Nonostante ciò i Protocolli continuarono a essere considerati attendibili dalla propaganda antisemita. Umberto Eco fa notare che, nel VII protocollo, i Savi dichiarano apertamente di avere un’ambizione sfrenata, un’ingordigia divoratrice, un desiderio spietato di vendetta e un odio intenso. Secondo lo studioso questo è uno dei vari elementi che dimostrano la falsità del testo. Infatti nessuno attribuirebbe a se stesso, in maniera così disinvolta, qualità tanto riprovevoli.

Diffusione in Germania

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Lo stesso argomento in dettaglio: Propaganda nella Germania nazista.

La prima traduzione tedesca fu opera di Gottfried zur Beek nel 1919; una seconda versione si ebbe nel 1923 curata da Alfred Rosenberg, ideologo del Partito Nazista, Die Protokolle der Weisen von Zion und die judische Weltpolitik. Adolf Hitler fa un riferimento ai Protocolli nel suo Mein Kampf:

«Fino a che punto l'intera esistenza di questo popolo sia fondata sulla menzogna continua è incomparabilmente mostrato dai Protocolli dei Savi di Sion, così infinitamente odiati dagli ebrei. Sono basati su un falso, come grida e lamenta il Frankfurter Zeitung ogni settimana: la miglior prova che essi siano autentici. [...] la cosa importante è che con terrificante certezza essi rivelano la natura e l'attività del popolo ebraico ed espone i loro contesti interni come anche i loro scopi finali.[24]»

I Protocolli divennero parte dello sforzo propagandistico del nazismo per giustificare la persecuzione degli ebrei e divennero anche una lettura obbligatoria per gli studenti tedeschi. Uno dei più accaniti sostenitori della veridicità dei Protocolli fu Julius Streicher, editore del settimanale antisemita Der Stürmer. Nel libro The Holocaust: The Destruction of European Jewry 1933-1945, Nora Levin afferma che Hitler usava i Protocolli come un manuale nella sua guerra di sterminio contro gli ebrei:

«Nonostante le prove schiaccianti che dimostravano che i Protocolli fossero un falso grossolano, questi avevano una notevole popolarità e larghe vendite negli anni venti e trenta. Furono tradotti in tutte le lingue d'Europa e ampiamente venduti nei paesi arabi, negli Stati Uniti e in Inghilterra. Ma fu in Germania, dopo la prima guerra mondiale che ebbero il loro più grande successo. Qui furono usati per spiegare tutti i disastri che avevano afflitto il paese: la sconfitta nella guerra, la fame, l'inflazione devastante.»

Diffusione in Svizzera

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Nel 1934 A. Zander, un nazista svizzero, pubblicò una serie di articoli che descrivevano i Protocolli come documenti autentici. Egli fu citato in quello che divenne noto come il Processo di Berna. Il processo iniziò nella Corte Cantonale di Berna il 29 ottobre del 1934; gli accusatori erano J. Dreyfus-Brodsky, Marcus Cohen e Marcus Ehrenpreis. Il 19 maggio 1935, dopo accurate indagini, la corte dichiarò i Protocolli falsi, plagi e letteratura oscena.[25] Il giudice Walter Meyer, un cristiano che non aveva mai sentito parlare dei Protocolli, dichiarò:

«Spero che verrà il momento in cui nessuno sarà in grado di capire come una dozzina di persone sane e responsabili furono capaci per due settimane di prendersi gioco dell'intelligenza della Corte discutendo dell'autenticità dei cosiddetti Protocolli, proprio quei Protocolli che, nocivi come sono stati e come saranno, non sono niente altro che ridicole assurdità.[26]»

I Protocolli in un'edizione spagnola (1930); l'ebreo è rappresentato con lo stereotipo tipico dell'età moderna sull'aspetto fisico.

Al processo di Berna testimoniò un emigrato russo, l'antibolscevico e antifascista Vladimir L'vovič Burcev, che aveva scoperto numerosi agenti provocatori dell'Ochrana nei primi anni del Novecento. Nel 1938 a Parigi pubblicò un libro basato sulla propria testimonianza, intitolato The Protocols of the Elders of Zion: A Proved Forgery (I Protocolli dei savi di Sion, un falso provato).

Diffusione in altri paesi

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I Protocolli furono pubblicati per la prima volta in Italia nel 1921, ma la loro massima diffusione si ebbe a partire dal 1937, grazie all'edizione italiana, ristampata più volte in pochi anni, curata da Giovanni Preziosi con un saggio introduttivo di Julius Evola. Quest'ultimo, pur ritenendo palese che i Protocolli fossero un falso storico, sosteneva tuttavia che le idee e i pensieri in essi esposti si stavano pian piano attuando e trovavano riscontri negli avvenimenti della storia contemporanea.

Negli Stati Uniti i Protocolli furono ripubblicati come documenti autentici nel libro Behold a Pale Horse di William Milton Cooper. In un caso giudiziario del 1934 a Grahamstown, in Sudafrica, la corte comminò delle multe per un totale di 1.775 sterline (circa 4.500 dollari) a tre uomini per aver diffuso una versione dei Protocolli.

Struttura e temi trattati

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Nei ventiquattro Protocolli gli Anziani illustrano i sistemi per ottenere il controllo del mondo. Vogliono convincere con l'inganno i gentili, da loro chiamati goyim (i non appartenenti alla nazione ebraica), ad assecondare la loro volontà. I loro metodi preferiti sono la diffusione di idee liberali, il sovvertimento della morale, la promozione della libertà di stampa, la contestazione dell'autorità tradizionale e dei valori cristiani e patriottici. Il controllo delle masse tramite i media e la finanza è il mezzo con cui il tradizionale ordine sociale verrà sovvertito. Gli ebrei vengono indirettamente accusati di diffondere immoralità, prostituzione, alcolismo, adulterio, gioco d'azzardo, ecc., per indebolire i cristiani.[27]

In questo senso, i Protocolli rispecchiano l'antica avversione cristiana e conservatrice alla modernità (antimodernismo), al radicalismo e al capitalismo, fenomeni che non vengono presentati come prodotti di processi storici impersonali ma come fenomeni derivanti da un complotto orchestrato. Nonostante la matrice reazionaria, i Protocolli sono stati riutilizzati anche da altri movimenti politici. Il testo presuppone che il lettore sia già convinto dell'esistenza di un piano politico segreto della massoneria, ma suggerisce che il piano sia a sua volta controllato dagli Anziani, evidenziando dunque una sorta di gerarchia nella scala dei poteri e delle autorità all'interno delle fazioni cospirazioniste.

Nei Protocolli, la massoneria, il capitalismo e i "pensatori liberali" sono meri strumenti attraverso i quali, infine, gli Anziani instaureranno una teocrazia ebraica: nell'opera viene prospettata la nascita di un Regno a venire, e viene data un'accurata descrizione di come si arriverà a esso e di come lo stesso sarà condotto. Ma, anche nel nuovo regime che verrà, gli Anziani eviteranno il diretto controllo politico e sceglieranno di affermarsi tramite meccanismi finanziari di usura e manipolazione del denaro: lo stesso Re degli Ebrei non sarà altro che un uomo di paglia.

I Protocolli 1-19 seguono con rare eccezioni l'ordine dei Dialoghi agli inferi 1-17. In alcuni brani, il plagio è smaccato:

«Come funzionano i prestiti? Il governo emette delle obbligazioni e si impegna a pagare gli interessi in proporzione al capitale versato. Se un prestito è al 5% lo Stato, dopo 20 anni, avrà pagato una somma pari al capitale ricevuto. Allo scadere dei 40 anni, avrà pagato il doppio, dopo 60 anni il triplo: rimanendo sempre debitore dell'intero capitale.»

«Un prestito è un attestato emesso dal governo, che lo impegna a pagare una percentuale della somma totale del denaro preso in prestito. Se un prestito è al 5%, in 20 anni il governo avrà inutilmente pagato una somma pari a quella ricevuta, per coprire gli interessi. In 40 anni avrà pagato il doppio, e in 60 il triplo della somma, senza comunque estinguere il debito»

Un altro esempio è il riferimento alla divinità Indù, Visnù, che compare esattamente due volte, tanto nei Dialoghi agli Inferi che nei Protocolli:

«Come il dio Visnù, la mia stampa avrà centinaia di braccia, e queste braccia tasteranno ogni possibile opinione in tutto il paese»

«Questi giornali, come il dio indiano Visnù, avranno migliaia di mani, ognuna delle quali sentirà il polso delle diverse pubbliche opinioni.»

«Ora capisco l'immagine del dio Visnù: avrete centinaia di braccia, come l'idolo indiano, e ogni vostro dito toccherà una leva»

«Il nostro governo sembrerà il dio indù Visnù. Ognuna delle nostre centinaia di mani controllerà una leva dell'apparato dello Stato.»

Riferimenti alle teorie della cospirazione

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L'idea che la massoneria avesse preso parte ad una cospirazione anticristiana ha una lunga storia, di molto precedente alla data della pubblicazione dei Protocolli. L'abate Augustin Barruél aveva già accusato gli ebrei di aver fondato l'ordine degli Illuminati. La massoneria, a quei tempi popolare, veniva fortemente contrastata dalla Chiesa, per il suo appoggio alla libertà di culto e agli ideali illuministi[senza fonte].

I Protocolli hanno avuto un peso sostanziale nella produzione di successive teorie cospirative, ad esempio in Rule by Secrecy di Jim Marrs. Secondo alcune recenti edizioni, gli "ebrei" descritti nei Protocolli servono a coprire l'identità dei veri cospiratori: Illuminati, massoni, e persino - secondo David Icke - entità "extradimensionali" (cioè alieni Rettiliani). Altri gruppi, convinti della fondatezza autentica dei Protocolli, hanno sostenuto che il libro non descrive il pensiero di tutti gli ebrei, ma solo di quelli che appartengono alla presunta "élite segreta" dei Sionisti.

Utilizzo nel cospirazionismo contemporaneo

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I Protocolli continuano a essere ampiamente disponibili nel mondo, in particolare su Internet, come pure vengono stampati in Giappone, Medio Oriente, Asia e America meridionale.[28] Dalla sconfitta della Germania nazista e dell'Italia fascista nella seconda guerra mondiale, i governi e i leader politici in buona parte del mondo si sono generalmente astenuti dal promuovere i Protocolli. L'eccezione è costituita dal Medio Oriente, dove un gran numero di regimi e leader arabi e musulmani li hanno riconosciuti come autentici. Così come in passato, i Protocolli sono stati sponsorizzati dai presidenti Nasser e Sadat in Egitto, dal presidente ʿĀref in Iraq, da re Faysal dell'Arabia Saudita e dal colonnello Gheddafi in Libia[senza fonte], dal gran mufti di Gerusalemme, lo sceicco ʿIkrima Saʿīd Ṣabrī, tra gli altri leader politici e intellettuali del mondo arabo[senza fonte], così oggi i Protocolli sono stati sostenuti e raccomandati da Hamas e dal ministro dell'Istruzione dell'Arabia Saudita.[29]

Con l'estendersi a tutto il Vicino Oriente del conflitto arabo-israeliano nella seconda metà del XX secolo, molti governi arabi hanno sovvenzionato nuove edizioni dei Protocolli e ne hanno fatto libri di testo per le scuole dei loro paesi. I Protocolli furono accettati come documenti storici da molte organizzazioni estremiste islamiche, come Hamas e la Jihad Islamica. La Carta del 1988 di Hamas, un gruppo islamista palestinese, afferma che I Protocolli dei Savi di Sion incarnano il piano dei sionisti.[30]

La casa editrice egiziana al-Ahrām (casa editrice statale) curò nel 1995 la prefazione a una traduzione del libro di Shimon Peres The New Middle East[31], nella quale fece scrivere:

«Quando furono scoperti i Protocolli dei Savi di Sion, circa 200 anni fa, e tradotti in varie lingue, compreso l'arabo, l'Organizzazione Sionista Mondiale ha tentato di negare l'esistenza del complotto e ha sostenuto che fosse un falso. I sionisti hanno anche tentato di comprarne tutte le copie esistenti, per evitarne la circolazione. Ma oggi Shimon Peres prova inequivocabilmente che i Protocolli sono autentici e che dicono la verità.»

Un articolo del giornale statale al-Akhbār del 3 febbraio 2002 affermava:

«Tutti i mali che attualmente affliggono il mondo sono dovuti al Sionismo. Questo non deve sorprendere perché i Protocolli dei Savi di Sion, che furono redatti dai loro anziani più di un secolo fa, stanno procedendo in base a un piano preciso e una meticolosa tabella di marcia ed essi dimostrano che sebbene siano una minoranza, il loro obiettivo è quello di dominare il mondo e l'intera razza umana.»

Nonostante sia legato dal trattato di pace tra Egitto e Israele del 1979, che stabilisce di prevenire l'incitamento contro Israele, nel novembre 2002 l'Egitto permise sulla sua rete televisiva statale la messa in onda di Un cavaliere senza cavallo (Fares Bela Gewad), un "dramma storico" in 41 parti in gran parte basato sui Protocolli, che andò in onda per un mese sia sulla televisione egiziana che sui canali satellitari di lingua araba.[32]

La prima edizione iraniana dei Protocolli fu pubblicata durante l'estate del 1978 al tempo della Rivoluzione islamica. Nel 1985 una nuova edizione dei Protocolli fu pubblicata e largamente diffusa dall'Organizzazione della propagazione dell'Islam (Dipartimento delle relazioni internazionali) di Teheran. La fondazione Astaneh-ye Qods Rezavi ("Santuario dell'imam Reza"), di Mashhad, una delle istituzioni più ricche di tutto l'Iran, finanziò la pubblicazione dei Protocolli nel 1994. Brani dei Protocolli furono pubblicati dal giornale Jomhouri-ye Eslami nel 1994, sotto il titolo di L'odore del sangue, i piani sionisti.

Ṣubḥ (Mattino), un mensile radicale islamico, pubblicò degli estratti dei Protocolli sotto il titolo di Il testo dei Protocolli dei savi di Sion per stabilire il dominio globale ebraico nel suo numero di dicembre 1998-gennaio 1999, illustrato con una caricatura del serpente ebraico che avvolge il mondo. Lo scrittore e ricercatore iraniano Ali Baqeri, in una sua ricerca sui Protocolli, ha sostenuto che il loro piano per la dominazione mondiale è solo una parte di un piano ancora più grandioso, come ha riferito a Ṣubḥ nel 1999:

«Il fine ultimo degli ebrei ... dopo aver conquistato il mondo ... è di strappare dalle mani del Signore molte stelle e galassie.»

Il padiglione iraniano alla Fiera del libro di Francoforte del 2005 aveva in esposizione i Protocolli così come L'ebreo internazionale (una ristampa del "The Dearborn Independent", il giornale antisemita pubblicato da Henry Ford tra il 1919 e il 1927).[33][34]

Arabia Saudita

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I testi scolastici sauditi contengono espliciti sommari dei Protocolli, trattati come fossero fatti reali:

«Queste sono risoluzioni segrete, molto probabilmente del summenzionato congresso di Basilea. Furono scoperti nel XIX secolo. Gli ebrei cercarono di negarne l'esistenza, ma c'era ampia evidenza della loro autenticità e che fossero stati emanati dagli anziani di Sion. I Protocolli possono essere riassunti nei seguenti punti:
 1. Rovesciare i fondamenti dell'attuale società mondiale e i suoi sistemi, in modo da permettere al Sionismo di avere il monopolio del governo mondiale.
 2. Eliminare le nazionalità e le religioni, specialmente le nazioni cristiane.
 3. Sforzarsi di incrementare la corruzione negli attuali regimi europei, dato che il Sionismo crede nella loro corruzione e nel loro collasso finale.
 4. Controllare i mezzi di pubblicazione, propaganda e stampa, usando l'oro per provocare disordini, seducendo la gente per mezzo della lussuria e diffondendo l'immoralità.
La prova schiacciante dell'autenticità di queste risoluzioni, così come dei piani infernali ebraici in essi inclusi, è la reale attuazione di molti di questi propositi, intrighi e cospirazioni contenuti nei Protocolli. Chiunque li legga - e sono stati pubblicati nel XIX secolo - comprende oggi fino a che punto è stato realizzato molto di ciò che si trova nei Protocolli.[35]»

Nel marzo 1970 i Protocolli risultarono essere il libro più venduto in Libano nella categoria dei "saggi".[36] Il Rapporto sui Diritti Umani 2004 del Dipartimento di Stato USA afferma che la serie televisiva 'al-Shatat' ("La Diaspora"), incentrata sulla presunta cospirazione dei "Protocolli dei Savi di Sion" per dominare il mondo, fu mandata in onda nei mesi di ottobre e novembre 2003 dalla rete televisiva satellitare libanese 'al-Manār', di proprietà di Hezbollah.[37]

Autorità Nazionale Palestinese

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L'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ha frequentemente usato i Protocolli nei media e nelle scuole sotto il suo controllo e alcuni accademici palestinesi hanno presentato il falso documento come un complotto sul quale è basato il Sionismo. Per esempio, il 25 gennaio 2001 il quotidiano ufficiale dell'ANP, al-Ḥayāt al-Jadīda (La vita nuova), ha citato i Protocolli nella sua pagina dedicata alla "Educazione politica nazionale" per spiegare la politica di Israele:

«La disinformazione è stata una delle basi morali e psicologiche in uso tra gli Israeliani ... I Protocolli dei Savi di Sion non ignoravano l'importanza dell'uso della propaganda per promuovere gli obiettivi sionisti. Il secondo protocollo recita: 'Attraverso i giornali noi avremo il mezzo per procedere e per influenzare'. Il dodicesimo protocollo: 'I nostri governi terranno le redini della maggioranza dei giornali, e attraverso questo piano ci impossesseremo del potere per rivolgerci all'opinione pubblica'.»

Più tardi, nello stesso anno, lo stesso giornale scrive:

«Lo scopo della politica militare è di imporre questa situazione ai residenti e forzarli a lasciare le loro case, e ciò è contenuto nella struttura dei "Protocolli di Sion" ...[38]»

Il 20 febbraio 2005, il gran mufti di Gerusalemme lo sceicco ʿIkrima Saʿīd Ṣabrī (nominato da Yasser Arafat), è apparso sul canale satellitare saudita al-Majd e commentando l'assassinio di Rafīq al-Ḥarīrī, ex primo ministro libanese, ha dichiarato:

«chiunque studi i "Protocolli dei Savi di Sion" e in special modo il Talmud scoprirà che uno degli obiettivi di questi Protocolli è di provocare la confusione mondiale e di minare la sicurezza in tutto il mondo.[39]»

Il 19 maggio 2005 il New York Times riferì che il ministro palestinese dell'informazione, Nabīl Shaʿath, ha rimosso dal sito web del proprio ministero una traduzione araba dei Protocolli. Lo statuto di Hamas si riferisce esplicitamente ai Protocolli considerandoli veri documenti storici. L'articolo 32 dello Statuto afferma:

«Il piano sionista è senza limiti. Dopo la Palestina, i sionisti aspirano ad espandersi dal Nilo all'Eufrate. Quando avranno sistemato la regione, essi ripartiranno, aspireranno a ulteriori espansioni e così via. Il loro piano è contenuto nei Protocolli dei savi di Sion e la loro attuale condotta è la miglior prova di ciò che diciamo.[40]»

Lo statuto fa anche diversi riferimenti alla Massoneria come ad una delle "società segrete" controllate dai "sionisti".

In Italia i Protocolli, dapprima diffusi ed autenticati consapevolmente come autentici dall'economista fascista Maffeo Pantaleoni tra il 1915 e il 1924, e il cospirazionismo antisemita sono parte integrante della propaganda di partiti quali Forza Nuova,[41][42] Alternativa Sociale,[41] Movimento Idea Sociale,[41] Movimento Sociale Fiamma Tricolore,[41] CasaPound[42] e hanno fatto la loro comparsa occasionale nella propaganda di alcuni esponenti politici, come il senatore dell'Italia dei Valori Elio Lannutti[42][43][44][45][46][47], all'epoca nel Movimento 5 Stelle, in seguito scusatosi con una presa di distanza dall'antisemitismo[48].

Nel 1993 una corte distrettuale di Mosca ha formalmente sentenziato che i Protocolli erano stati falsificati dall'organizzazione ultranazionalista Pamjat', che è stata criticata per averli usati nelle loro pubblicazioni antisemite.[49]

La sua pubblicazione è stata vista come un risorgimento[italiano sgrammaticato. Non si capisce che cosa è stato pubblicato (la sentenza? Se riferito ai protocolli, allora andava al plurale) ed inoltre il termine "risorgimento" ha una valenza positiva. Che si intenda invece la recrudescenza/ripresa delle attività di propaganda nazista/neonazista?], in Russia e in altre repubbliche della vecchia Unione Sovietica, tra le nuove generazioni di neonazisti.

Negli anni Venti Henry Ford, l'unico americano favorevolmente menzionato da Hitler nel suo libro autobiografico Mein Kampf, finanziò la pubblicazione di 500 000 copie, le quali furono distribuite negli Stati Uniti. Più recentemente, la catena americana di supermercati Wal-Mart è stata criticata per aver venduto i Protocolli dei savi di Sion sul suo sito web con una descrizione che ne suggeriva la possibile veridicità. Furono ritirati dalla vendita nel settembre 2004, in seguito ad una decisione dell'azienda. Viene distribuito negli Stati Uniti da alcuni gruppi studenteschi palestinesi nei campus dei college e dalla "Nation of Islam" di Louis Farrakhan.[50]

Nel 2002 il giornale di lingua araba con sede in New Jersey, The Arab Voice, ha pubblicato estratti dai Protocolli come fossero veritieri. L'editore Walid Rabah si è difeso dalle critiche con una solenne dichiarazione (in arabo) sostenendo che "alcuni importanti scrittori arabi accettano la veridicità del libro".[51]

Il testo è generalmente accettato in Giappone, dove varianti dei Protocolli sono state frequentemente in cima alle classifiche di vendita.[52]

In Grecia i Protocolli hanno avuto molteplici pubblicazioni negli ultimi decenni, insieme a vari commentari a seconda di chi li pubblicava e dei loro punti di vista. Anche in questo paese come nel resto d'Europa, i protocolli sono considerati falsi e puramente antisemiti. Il gruppo neonazista Alba Dorata considera il libro come un documento accurato e lo distribuisce ai propri membri.

Nuova Zelanda

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Il Fronte Nazionale Neozelandese vende le copie pubblicate dal suo ex segretario nazionale, Kerry Bolton. Bolton pubblica (e il "Fronte" vende) anche un libro intitolato I Protocolli di Sion nel contesto che cerca di confutare l'idea che i Protocolli siano un falso.

Influenza culturale

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  • La genesi dei Protocolli è argomento del saggio Il libro dei re e degli sciocchi di Danilo Kiš, contenuto nella raccolta Enciclopedia dei morti (1983).
  • Gli stessi Protocolli sono al centro della trama del romanzo del 2010 di Umberto Eco Il cimitero di Praga: il romanziere innesta parte della sua trama nell'intricata vicenda che pare essere all'origine della fabbricazione del falso. Eco aveva già trattato marginalmente l'argomento nel suo romanzo Il pendolo di Foucault (1988).[53]
  • Nel romanzo Il problema Spinoza di Irvin D. Yalom viene descritta l'importanza data da Alfred Rosenberg a "I Protocolli dei Savi di Sion".
  1. ^ a b c Richard S. Levy, Dean Phillip Bell, William Collins Donahue, Kevin Madigan, Jonathan Morse, Amy Hill Shevitz, Norman A. Stillman (a cura di). Antisemitism: A Historical Encyclopedia of Prejudice and Persecution (2005), Vol. I, ABC-CLIO, Inc. pp. 508-510. ISBN 978-1-85109-439-4.
  2. ^ a b c d La storia della Shoah inizia da una fake news, in Kolòt-Voci, 6 febbraio 2018.
  3. ^ Protocolli dei savi Anziani di Sion, I nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 28 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2018).
  4. ^ a b c (EN) Protocols of the Learned Elders of Zion. Encyclopedia Britannica.
  5. ^ Cesare G. De Michelis, Il manoscritto inesistente, I «Protocolli dei savi di Sion»., collana Biblioteca, 2ª ed., Venezia, Marsilio, 2004, p. 17.
  6. ^ a b (a cura di) Richard S. Levy, Dean Phillip Bell, William Collins Donahue, Kevin Madigan, Jonathan Morse, Amy Hill Shevitz, Norman A. Stillman. Antisemitism: A Historical Encyclopedia of Prejudice and Persecution (2005), Vol. I, ABC-CLIO, Inc. pp. 508-510. ISBN 978-1851094394.
  7. ^ (EN) Dissemination of racist and anti-Semitic hate material on television programs, su domino.un.org. URL consultato il 28 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 27 maggio 2007).
  8. ^ (EN) Svetlana Boym, Conspiracy theories and literary ethics: Umberto Eco, Danilo Kis and The Protocols of Zion: Comparative Literature, Spring 1999.
  9. ^

    «Il fatto che verso la metà degli anni ottanta in Giappone siano state vendute milioni di copie di un libro che predica il mito della cospirazione mondiale ebraica in un paese dove in pratica non ci sono ebrei, e che la chiesa ortodossa russa così come i fondamentalisti islamici si appellino a questa apparente prova della perfidia e della brama di potere degli ebrei, ci insegna che, al di là di qualsiasi analisi filologica, l'uso ideologico dei Protocolli dei Savi di Sion continua ad essere politicamente significativo.»

  10. ^ Questo materiale, in origine, fu esposto in Philip Graves, (EN) "The Source of "The Protocols of Zion", The London Times, 16, 17 e 18 agosto 1921, e da allora è stato espanso in numerose fonti, tra cui Wolf (1921), the United States Congress Judiciary Report (1964), Cohen (1996), Bronner (2003), ecc.
  11. ^ Alessandro Cifariello, L'ombra del kahal, p. 197
  12. ^ Vl. Burtsev, "The Elders of Sion": A Proved Forgery, The Slavonic and East European Review, Vol. 17, No. 49 (Jul., 1938), pp. 91-104.
  13. ^ (EN) Vadim Skuratovsky: The Question of the Authorship of "The Protocols of the Elders of Zion", Kiev, 2001. ISBN 966-7273-12-1
  14. ^ a b The Protocols of the Elders of Zion Archiviato il 22 aprile 2005 in Internet Archive. di Patrick Bishop. The Washington Times, 21 novembre 1999, p.C10
  15. ^ (EN) The Fraud of a Century, or a book born in hell Archiviato il 17 dicembre 2005 in Internet Archive., di Valery Kadzhaya (Retrieved Sept 2005)
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  17. ^ Pulsioni antimondialiste e vecchio antisemitismo. Neofascismo e Islam, ovvero le amicizie pericolose, in Gnosis. Rivista italiana di intelligence, n. 9, AISI-Agenzia informazioni e sicurezza interna, 2015. URL consultato il 13 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2009).
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  21. ^ (EN) In 1921 Philip Graves Exposed the "Protocols of Zion" as Phony
  22. ^ (EN) "Jewish World Plot": An Exposure. The Source of "The Protocols of Zion". Truth at Last Archiviato il 4 marzo 2006 in Internet Archive. (PDF) by Philip Graves published at The Times, August 16-18, 1921
  23. ^ The History of a Lie, in Progetto Gutenberg.
  24. ^ Adolf Hitler, Mein Kampf: Chapter XI: Nation and Race, Vol I, pp. 307-308.
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  26. ^ (EN) The Fraud of a Century, or a book born in hell Archiviato il 17 dicembre 2005 in Internet Archive. by Valery Kadzhaya
  27. ^ "I popoli della Cristianità sono fuorviati dall'alcool; la loro gioventù è resa folle dalle orgie classiche e premature alle quali l'hanno istigata i nostri agenti – e cioè i precettori, i domestici, le istitutrici, gli impiegati, i commessi e via dicendo –; dalle nostre donne nei loro luoghi di divertimento; ed a queste ultime aggiungo anche le cosiddette "Signore della Società" – loro spontanee seguaci nella corruzione e nella lussuria." (protocollo I; pp. 23-24)
  28. ^ Jacobs, pp xi-xiv, 1-4
  29. ^ Islamic Antisemitism in Historical Perspective (PDF), su adl.org, Anti-Defamation League. URL consultato il 24 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2003).
  30. ^ Hamas Covenant 1988, su avalon.law.yale.edu, Yale.edu. URL consultato il 27 maggio 2010.
    "Today it is Palestine, tomorrow it will be one country or another. The Zionist plan is limitless. After Palestine, the Zionists aspire to expand from the Nile to the Euphrates. When they will have digested the region they overtook, they will aspire to further expansion, and so on. Their plan is embodied in the "Protocols of the Elders of Zion", and their present conduct is the best proof of what we are saying."
  31. ^ Shimon Peres, Il nuovo Medio Oriente, ISBN 0-8050-3323-8
  32. ^ Plot summary from the ADL Archiviato il 7 luglio 2009 in Internet Archive.. Article
  33. ^ (EN) The Booksellers of Tehran,” The Wall Street Journal Online, 28 ottobre 2005.
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  35. ^ (EN) CMIP report: The Jews in World History according to the Saudi textbooks Archiviato il 28 settembre 2007 in Internet Archive.. The Danger of World Jewry, by Abdullah al-Tall, pp. 140–141 (Arabic). Hadith and Islamic Culture, Grade 10, (2001) pp. 103–104.
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  37. ^ (EN) Country Reports on Human Rights Practices - 2004 pubblicato dal Bureau of Democracy, Human Rights, and Labor del Dipartimento di Stato USA, 28 febbraio 2005.
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  43. ^ Giulio Meotti, Commento sui rapporti tra il M5S ed il movimento pro BDS, su Osservatorio Antisemitismo, 28 febbraio 2017.
  44. ^ Pagina Facebook “Club Luigi Di Maio”, dove abbondano i discorsi di odio, su Osservatorio Antisemitismo, 23 febbraio 2018.
  45. ^ Andrea Palladino, Complottismo ed antisemitismo di una neosenatrice del M5S, su Osservatorio Antisemitismo, 10 marzo 2018.
  46. ^ Alessandro Trocino, Lannutti (M5S): «Dietro le banche i Savi di Sion». Bufera sul tweet antisemita, su Corriere della Sera, 21 gennaio 2019. URL consultato il 22 gennaio 2019.
  47. ^ Elio Lannutti è indagato per diffamazione aggravata dall’odio razziale per il tweet sui cosiddetti “protocolli dei savi di Sion”, su Il Post, 11 febbraio 2019.
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  50. ^ (EN) Arthur Hertzberg, Jews: The Essence and Character of a People Harper Collins, 1999. p. 34.
  51. ^ (EN) Un documentario, Protocols of Zion (2005) [1], segnala un legame tra i Protocolli e una rinascita dell'antisemitismo che ha fatto seguito agli attentati dell'11 settembre alle Torri Gemelle.
  52. ^ (EN) Anti-Semitism Worldwide 1995-6 (Project for the Study of Anti-Semitism, Tel Aviv University), pp. 265-6. Per maggiori informazioni sulla diffusione dei Protocolli in Giappone, si veda la First Things Review di "Jews and the Japanese Mind", The Protocols of the Elders of Zion, Aum, and Antisemitism in Japan Archiviato il 4 marzo 2006 in Internet Archive. (PDF) di David G. Goodman alla HUJI
  53. ^ Ne Il pendolo di Foucault i protocolli appaiono, assieme ad altri innumerevoli documenti e vicende, come uno degli ingranaggi del piano templare per la conquista del mondo, immaginato dai protagonisti del romanzo.
  • Cesare G. De Michelis, Il manoscritto inesistente. I "Protocolli dei savi di Sion", Marsilio, 2004, ISBN 88-317-7075-6.
  • Cesare G. De Michelis, La giudeofobia in Russia. Dal Libro del "kahal" ai "Protocolli dei savi di Sion". Con un'antologia di testi, 2001, ISBN 88-339-1350-3.
  • Carlo Ginzburg, Il filo e le tracce, Milano, Feltrinelli, 2006, pp. 189-204, ISBN 88-07-10395-8.
  • Will Eisner, Il complotto: La storia segreta dei Protocolli dei Savi di Sion, Torino, Einaudi, 2005, ISBN 978-88-06-17785-0.
  • Norman Cohn, Licenza per un genocidio. I “Protocolli degli Anziani di Sion”. Storia di un falso, Torino, Einaudi, 1969 [1967].
  • Sergio Romano, I falsi protocolli. Il "complotto ebraico" dalla Russia di Nicola II a oggi Corbaccio, 1992, ISBN 88-7972-018-X
  • Sergio Romano, I falsi protocolli. Il "complotto ebraico" dalla Russia di Nicola II ai nostri giorni (Nuova edizione con l'aggiunta di un capitolo sugli ebrei invisibili dell'Europa centrorientale), TEA, Milano, (1995) ed. 2008 ISBN 978-88-7818-548-7
  • Hadassa Ben-Itto, The Lie That Wouldn't Die: The Protocols of the Elders of Zion, 2005 (Vallentine Mitchell). Recensione
  • Steven Leonard Jacobs, Mark Weitzman, Dismantling the Big Lie: The Protocols of the Elders of Zion. (2003) ISBN 0-88125-785-0
  • Danilo Kiš presenta una storia narrata dei Protocolli nel racconto Il libro dei Re e degli sciocchi, nella raccolta Enciclopedia dei morti, (Adelphi, 1987) ISBN 88-459-0286-2
  • Richard S. Levy, A Lie and a Libel: The History of the Protocols of the Elders of Zion (Traduzione in inglese del libro di Binjamin W. Segel del 1926 ) (1996), University of Nebraska Press. ISBN 0-8032-9245-7.
  • Kenneth R. Timmerman, Preachers of Hate: Islam and the War on America (2003), Crown Forum. ISBN 1400049016
  • Stephen Eric Bronner, A Rumor About the Jews: Reflections on Antisemitism and the Protocols of the Learned Elders of Zion (Oxford University Press, 2003) ISBN 0-19-516956-5
  • Congresso degli Stati Uniti, Senato. Committee on the Judiciary. Protocols of the Elders of Zion: a fabricated "historic" document. A report prepared by the Subcommittee to Investigate the Administration of the Internal Security Act and Other Internal Security Laws (Washington, U.S. Govt. Printing Office, 1964)
  • Isaac Goldberg, The so-called "Protocols of the Elders of Zion": a Definitive Exposure of One of the Most Malicious Lies in History, Kansas, Haldeman-Julius Publications, 1936.
  • Lucien Wolf, The Myth of the Jewish Menace in World Affairs or, The Truth About the Forged Protocols of the Elders of Zion, New York, The Macmillan company, 1921.
  • Alessandro Cifariello, L'ombra del kahal. Immaginario antisemita nella Russia dell'Ottocento, Roma, Viella, 2013, ISBN 978-88-6728-012-4.

Voci correlate

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