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Pithecia irrorata

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Pitecia calva
Stato di conservazione
Rischio minimo
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
SuperordineEuarchontoglires
(clade)Euarchonta
OrdinePrimates
SottordineHaplorrhini
InfraordineSimiiformes
ParvordinePlatyrrhini
FamigliaPitheciidae
SottofamigliaPitheciinae
GenerePithecia
SpecieP. irrorata
Nomenclatura binomiale
Pithecia irrorata
Gray, 1842

La pitecia calva (Pithecia irrorata Gray, 1845) è un primate platirrino della famiglia dei Pitecidi.

Distribuzione

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Con due sottospecie (Pithecia irrorata irrorata e Pithecia irrorata vanzolinii) questo animale vive nella zona di confine fra Bolivia settentrionale (dipartimenti di Pando e Beni) e Brasile centro-occidentale, fra i fiumi Tapajós e Madeira. Colonizza le aree di foresta pluviale primaria.

Misura circa novanta centimetri di lunghezza, dei quali la metà spetta alla coda, per un peso di circa 3 kg.

Il pelo, lungo e setoloso, è uniformemente nero (nei maschi) o brunastro (nelle femmine) su tutto il corpo: sulla calotta cranica, tuttavia, è presente una macchia bianca (da cui l'aggettivo "calva" nel nome comune della specie) dalla quale si diramano delle scie di pelo biancastro che raggiungono i lati del collo e la gola, come se sulla testa dell'animale fosse stato versato del latte che sia poi colato ai lati del corpo (da cui il nome scientifico irrorata). La faccia è seminuda e violacea, mentre la coda, non prensile, è ricoperta di pelo scuro.

Si tratta di animali diurni ed arboricoli, che vivono in gruppetti familiari formati da una coppia riproduttrice e dai propri figli di varie età, frutto di differenti parti: le coppie sono perlopiù rigorosamente monogame e durano fino alla morte di uno dei due esemplari.

Alimentazione

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Come tutti i Pitheciinae, questi animali si sono nel tempo specializzati nel nutrirsi di frutta ancora immatura, della quale mangiano sia la polpa che i semi: in questo modo azzerano la competizione con la maggior parte degli animali frugivori, che si nutrono perlopiù di frutta ben matura. Dovendo fare i conti con le scorze coriacee dei frutti acerbi, queste pitecie hanno sviluppato muscoli mandibolari assai forti e denti solidi ed aguzzi che servono a scalfire l'involucro del frutto, in modo tale da poter accedere all'interno. In caso di scarsità di frutta, questi animali ripiegano su foglie, fiori ed invertebrati.

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