Lingua norrena

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Norreno
Norrœnt mál
Parlato inScandinavia
Isole Fær Øer
Groenlandia
Islanda
Arcipelago britannico
Vinlandia
Normandia
Il Volga ed il territorio compreso
PeriodoVII secolo - XIV secolo
Locutori
Classificaestinta
Altre informazioni
Scritturaalfabeto runico, alfabeto latino
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Lingue germaniche
  Lingue germaniche settentrionali
   Lingua norrena
Codici di classificazione
ISO 639-2non
ISO 639-3non (EN)
Linguist Listnon (EN)
Glottologoldn1244 (EN)
Estratto in lingua
Il Padre Nostro
Faþer vár es ert á himneriki, verði nafn þitt hæilagt

Til kome ríke þitt, værði vili þin sva a iarðu sem í himnum. Gef oss ok hværn dag brauð vort dagligt Ok fyr gefþu oss synþer órar, sem vér fyr gefom þeim er viþ oss hafa misgert Leiðd oss eigi í freistni, heldr leys þv oss frá öllu illu.

Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, art. 1 Hveregir meðr órota örvir vilja ok réttom. Þeir hafa mun ok frǿði ok velhverr skolo gøra til nøkkorra sem brǿðr.

Distribuzione geografica del norreno e delle lingue ad esso collegate all'inizio del X secolo:


     dialetto occidentale


     dialetto orientale


     gutnico antico


     antico inglese


     gotico di Crimea


     altre lingue germaniche con cui si ritiene che il norreno abbia una certa mutua intelligibilità (es. antico frisone, antico sassone, antico olandese o l'alto tedesco antico).

La lingua norrena o nordico antico è una lingua germanica settentrionale successiva al proto-nordico e antenata delle varie lingue scandinave moderne. Il norreno era parlato dagli abitanti della Scandinavia e nei loro territori d'oltremare, nel periodo corrispondente all'epoca vichinga, la cristianizzazione della Scandinavia e il consolidamento dei regni scandinavi dal VII al XV secolo.[1] Nell'VIII secolo la lingua protonordica si era evoluta nel norreno, che a sua volta si evolse nelle odierne lingue scandinave verso la fine del XIV secolo, sebbene siano stati ritrovati scritti in norreno del XV secolo.[2]

Il norreno era diviso in tre dialetti: norreno occidentale, norreno orientale e gutnico antico. Il norreno occidentale e quello orientale formano un continuum dialettale, senza un nitido confine di separazione geografico. Per esempio, tratti del norreno orientale sono stati trovati nella Norvegia orientale, anche se la lingua norvegese antica sia classificata come derivata dal norreno occidentale, alcuni tratti del quale sono stati trovati anche nella Svezia occidentale. La maggior parte dei locutori del norreno orientale viveva nel territorio che corrisponde all'odierna Danimarca e Svezia.[3]

Nel Grágás, codice islandese del XII secolo, è riportato che gli svedesi, i norvegesi e gli islandesi ed i dani parlavano la stessa lingua, la dǫnsk tunga ("lingua danese"; in norreno orientale dansk tunga). Un altro termine era norrœnt mál ("parlata nordica"). Le lingue odierne derivate dal norreno sono l'islandese, il faroese, il norvegese, il danese, lo svedese e altre varietà germaniche settentrionali. Tra queste, il norvegese, il danese e lo svedese mantengono una considerevole mutua intelligibilità mentre l'islandese è considerata la più vicina al norreno, sebbene ci siano grandi differenze soprattutto nella pronuncia. Anche il faroese presenta molte somiglianze con il norreno, ma è stato molto influenzato dal danese, dal norvegese e dal gaelico scozzese.

Distribuzione geografica

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L'islandese antico era molto vicino al norvegese antico, da cui è derivato per distaccamento nel corso del IX e X secolo. Insieme formano un gruppo definito nordico occidentale; il nordico orientale era parlato invece in Danimarca ed in Svezia e negli insediamenti russi, inglesi ed in Normandia.

Il dialetto gutnico antico era parlato nel Gotland ed in vari insediamenti ad est. Nel XI secolo era la lingua europea più diffusa, con un'estensione che andava dal Vinland ad occidente al fiume Volga ad oriente. In Russia sopravvisse più a lungo a Novgorod e si estinse nel XIII secolo.

Discendenti moderni

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I suoi discendenti moderni sono le lingue scandinave occidentali, l'islandese, il faroese, il norvegese e la lingua estinta norn delle isole Orcadi e delle Shetland e le lingue scandinave orientali, come il danese e lo svedese. Il norvegese deriva dal norreno occidentale (scandinavo occidentale), ma nel corso dei secoli è stato largamente influenzato dal norreno orientale (scandinavo orientale).

Tra queste lingue, l'islandese e il faroese hanno subito pochi cambiamenti rispetto al norreno negli ultimi mille anni, anche se, a causa del dominio danese sulle Fær Øer, il faroese è stato influenzato dal danese. Il norreno influenzò anche i dialetti inglesi e lo scots delle Lowland che contiene molte parole di origine norrena. Ha influenzato anche lo sviluppo del normanno.

Varie altre lingue, che non sono direttamente imparentate, sono state influenzate dal norreno, in particolare i dialetti normanni ed il gaelico scozzese. Il russo ed il finlandese hanno anch'esse molte parole nordiche; il termine "russo" stesso deriva dai "Rus'", nome di una tribù norrena.

In norreno le vocali avevano opposizione di quantità e per questo i fonemi vocali si possono considerare a coppie, ogni coppia formata da una vocale breve e dalla vocale lunga corrispondente. Nell'ortografia si usa distinguere le vocali lunghe con un accento acuto. Mentre il fonema /æ/ è sempre lungo, la sua controparte breve non ha valore fonematico, ma è una variante combinatoria di /e/. Il corrispondente lungo di /ɔ/ è confluito in /aː/ nel corso del XIII secolo.

Vocali del norreno
  Anteriori Posteriori
Non arrotondate Arrotondate
Chiuse i y u
Semichiuse ɛ œ øː o
Semiaperte ɔ ɔː
Aperte   æː     a

Il norreno ha sei fonemi occlusivi. Di questi, /p/ si trova raramente ad inizio parola, /d/ e /b/ non si trovano mai tra due vocali, a causa degli allofoni fricativi della lingua proto-germanica (es. *b *[β] > v tra due vocali). Tra vocali posteriori il fonema /g/ è realizzato come una fricativa sonora velare [ɣ].

  Labiali Dentali Alveolari Palatali Velari Glottali
Occlusive p b t d k ɡ
Nasali    m    n
Fricative f θ ð s h
Approssimanti    w    j
Liquide r l

L'ortografia standardizzata nel norreno fu creata nel XIX secolo ed è essenzialmente fonetica. La differenza più significativa è che la differenza non fonemica tra le fricative dentali sonore ed afone è marcata. Come menzionato sopra, le vocali lunghe vengono denotate con accenti acuti. La maggior parte delle altre lettere vengono scritte con lo stesso simbolo del fonema IPA, a parte le eccezioni mostrate nella tabella qui sotto.

Ortografia delle lettere che non usano i simboli IPA
IPA Standard Alternativo
[ɔ] ǫ ö
[æː] æ
[œ] ø
[øː] œ ǿ
[θ] þ
[w] v

Il norreno è una lingua dalla flessione molto ricca. Gran parte della complessità grammaticale viene mantenuta nell'islandese moderno, mentre il norvegese moderno vede un sistema grammaticale più semplificato.

I sostantivi possono avere tre generi: maschile, femminile e neutro. I sostantivi, gli aggettivi e i pronomi vengono declinati in quattro casi: nominativo, genitivo, dativo e accusativo utilizzati in circa nove declinazioni "pratiche". Per ciò che concerne i sostantivi, il norreno presenta due numeri: singolare e plurale. Rispetto invece ai pronomi, si riscontrano tre numeri: singolare, plurale e - solo per la prima e la seconda persona - il duale.

1° declinazione

Comprende nomi solamente maschili e neutri con poche irregolarità.

Sostantivo maschile armr "braccio", cfr. inglese "arm", tedesco "Arm":

Singolare Plurale
Nominativo armr armar
Genitivo arms arma
Dativo armi ǫrmum
Accusativo arm arma

Sostantivo neutro kyn "stirpe", cfr. ingl. "kin", latino "genus", "gens", "genero", greco antico "γίγνομαι", "γένος", "γονεύς", "γονάς":

Singolare Plurale
Nominativo kyn kyn
Genitivo kyns kynja
Dativo kyni kynjum
Accusativo kyn kyn

2° declinazione

Comprende solo nomi femminili, degli antichi temi in -ō -wō -jō -iō.

Sostantivo femminile elfr "fiume":

Singolare Plurale
Nominativo elfr elfar
Genitivo elfar elfa
Dativo elfi elfum
Accusativo elfi elfar

Sostantivo femminile dǫf "lancia":

Singolare Plurale
Nominativo dǫf dafar
Genitivo dafar dafa
Dativo dǫf dǫfum
Accusativo dǫf dafar

3° declinazione

La terza declinazione comprende nomi maschili e femminili.

Sostantivo maschile staðr "luogo", cfr. ted. "Stadt" (città):

Singolare Plurale
Nominativo staðr staðir
Genitivo staðar staða
Dativo stað stǫðum
Accusativo stað staði

Sostantivo femminile drótt "schiera":

Singolare Plurale
Nominativo drótt dróttir
Genitivo dróttar drótta
Dativo drótt dróttum
Accusativo drótt dróttir

Sostantivo maschile irr. gestr "ospite", cfr. lat. "hostis", ted. "Gast", ing. "guest":

Singolare Plurale
Nominativo gestr gestir
Genitivo gests gesta
Dativo gesti gestum
Accusativo gest gesti

4° declinazione

La 4° declinazione comprende i nomi maschili, femminili e neutri terminanti in nasale

Sostantivo maschile hani "gallo", cfr. ted. "Hahn", ing. "hen" (gallina):

Singolare Plurale
Nominativo hani hanar
Genitivo hana hana
Dativo hana hǫnum
Accusativo hana hana

Sostantivo femminile gata "strada":

Singolare Plurale
Nominativo gata gǫtur
Genitivo gǫtu gatna
Dativo gǫtu gǫtum
Accusativo gǫtu gǫtur

Sostantivo neutro hjarta "cuore", cfr. ing. "heart", ted. "Herz", dan. "hjerte", latino "cor", greco antico "καρδία", "κῆρ":

Singolare Plurale
Nominativo hjarta hjǫrtu
Genitivo hjarta hjartna
Dativo hjarta hjǫrtum
Accusativo hjarta hjǫrtu

5° e 6° declinazione

La 5° e la 6° declinazione comprendono unicamente temi radicali, ovvero temi terminanti per consonante. La 5° comprende unicamente sostantivi femminili e la 6° unicamente maschili.

Sostantivo femminile (5° decl.) brók "calzoni", cfr. lat. "bragae":

Singolare Plurale
Nominativo brók brœkr
Genitivo brókar bróka
Dativo brók brókum
Accusativo brók brœkr

Sostantivo maschile (6° decl.) fótr "piede", cfr. ing. "foot", ted. "Fuß", nl. "voet", latino "pes", greco antico "ποῦς":

Singolare Plurale
Nominativo fótr fœtr
Genitivo fótar fóta
Dativo fǿti fótum
Accusativo fót fœtr

7° declinazione

La 7° declinazione comprende solamente nomi maschili con tema in -u.

Sostantivo maschile vǫllr "campo", cfr. ted. "Feld", inglese "field":

Singolare Plurale
Nominativo vǫllr vellir
Genitivo vallar valla
Dativo velli vǫllum
Accusativo vǫll vǫllu

8° declinazione

L'8° declinazione comprende nomi maschili e femminili con tema in -r.

Sostantivo maschile faðir "padre", cfr. ing. "father", lat. "pater", greco antico "πατήρ", ita. "padre", ted. "Vater", ecc.:

Singolare Plurale
Nominativo faðir feðr
Genitivo fǫður feðra
Dativo fǫður, feðr feðrum
Accusativo fǫður feðr

Sostantivo femminile móðir "madre", cfr. ingl. "mother", lat. "mater", greco antico "μήτηρ" ita. "madre", ted. "Mutter", ecc.:

Singolare Plurale
Nominativo móðir mœðr
Genitivo móður mœðra
Dativo móður, mǿðr mœðrum
Accusativo móður mǿðr

9° declinazione

La nona declinazione comprende i sostantivi derivati dai verbi (participio presente). Alcuni participi si sono con il tempo trasformati in veri e propri sostantivi, tali sono: bóndi "contadino", fjándi "nemico" (cfr. ted. "Feind") e frændi "parente" (cfr. ted. "Freund" e ing. "friend", amico)

Participio pres. sostantivato gefandi "donatore" dal verbo gefa "dare" (cfr. ing. "give", ted. "geben", nl. "geven", dare):

Singolare Plurale
Nominativo gefandi gefendr
Genitivo gefanda gefanda
Dativo gefanda gefǫndum
Accusativo gefanda gefendr

Sostantivo (un tempo participio) bóndi:

Singolare Plurale
Nominativo bóndi bœndr
Genitivo bónda bónda
Dativo bónda bǫndum
Accusativo bónda bœndr

Nel norreno "classico" l'articolo non esisteva, tuttavia dopo l'anno 1000 fu introdotto inn come articolo determinativo sia enclitico (se accompagnava un sostantivo) che non (se accompagnava un aggettivo) In epoca ancora più tarda venne introdotto anche la forma dimostrativa hinn "quello".

Inn in forma proclitica (cioè accompagnando gli aggettivi) aveva una declinazione.

L'articolo maschile inn:

Singolare Plurale
Nominativo inn inir
Genitivo ins inna
Dativo inum inum
Accusativo inn ina

L'articolo femminile in:

Singolare Plurale
Nominativo in inar
Genitivo innar inna
Dativo inni inum
Accusativo ina inar

L'articolo neutro it, cfr. ing. "it":

Singolare Plurale
Nominativo it in
Genitivo ins inna
Dativo inu inum
Accusativo it in

Una caratteristica peculiare delle lingue scandinave è data dal fatto che normalmente l'articolo determinativo viene attaccato alla fine del sostantivo a cui l'articolo stesso si riferisce, per esempio: hestr "un cavallo" diventa hestrinn (hestr inn) "il cavallo". La regola base è quindi che l'articolo determinativo segue il caso del sostantivo a cui si riferisce. Quando un sostantivo - o la sua desinenza - finisce con una vocale, la -i- iniziale dell'articolo cade. Ad esempio, il dativo singolare di hestrinn "il cavallo" è hestinum (hesti inum: notiamo che la -i- dell'articolo inum cade, poiché la desinenza del sostantivo in caso dativo termina per vocale).

Inn in forma enclitica (cioè accompagnando i sostantivi) ha una declinazione.

L'articolo maschile -inn:

Singolare Plurale
Nominativo -(i)nn -(i)nir
Genitivo -(i)ns -nna
Dativo -(i)num -num
Accusativo -(i)nn -(i)na

Quindi, se prendiamo ad esempio il sostantivo maschile "hestr" (cavallo) avremo:

hestr inn
Singolare Nominativo hestrinn
Genitivo hestsins
Dativo hestinum
Accusativo hestinn
Plurale Nominativo hestarnir
Genitivo hestanna
Dativo hestunum
Accusativo hestana

L'articolo femminile -in:

Singolare Plurale
Nominativo -(i)n -nar
Genitivo -(i)nnar -nna
Dativo -(i)nni -num
Accusativo -(i)na -nar

Quindi, se prendiamo ad esempio il sostantivo femminile "kona" (donna) avremo:

kona in
Singolare Nominativo konan
Genitivo konunnar
Dativo konunni
Accusativo konuna
Plurale Nominativo konurnar
Genitivo kvennanna
Dativo konunum
Accusativo konurnar

L'articolo neutro -it, cfr. ing. "it":

Singolare Plurale
Nominativo -(i)t -(i)n
Genitivo -(i)ns -nna
Dativo -(i)nu -num
Accusativo -(i)t -(i)n

Quindi, se prendiamo ad esempio il sostantivo neutro "barn" (bambino) avremo:

barn it
Singolare Nominativo barnit
Genitivo barnsins
Dativo barninu
Accusativo barnit
Plurale Nominativo bǫrnin
Genitivo barnanna
Dativo bǫrnunum
Accusativo bǫrnin

Riguardo all'articolo determinativo, riassumendo, notiamo che:

  • la -i- dell’articolo cade sempre nel nom. pl. masch. e nel nom./acc. pl. femm. Per esempio: hestarnir (hestar inir); hallirnar (hallir inar); konurnar (konur inar).
  • nel dat. pl., i nomi perdono la finale -m della desinenza -um, e l’articolo perde la sua -i- iniziale. Per esempio: konungunum (konungum inum); mǫnnunum (mǫnnum inum); hǫllunum (hǫllum inum); e bǫrnunum (bǫrnum inum).
  • rispetto ai sostantivi di una sillaba che finiscono in vocale, come á (fiume), brú (ponte) e bú (fattoria), l’articolo non perde la -i- se quest’ultimo, a sua volta, consiste di una sillaba. Quindi il nom. sg. femm. á l’articolo in diventa áin, altrimenti la -i- cade come al solito. Per esempio: il dat.sg á inni diventa ánni perché l’articolo inni ha più di una sillaba, per cui la -i- dell’articolo cade normalmente.
  • il sostantivo maðr ha delle forme speciali il nom. pl. mennirnir e l’acc. pl. mennina.

L'articolo indeterminativo non esisteva in norreno: al suo posto si poteva utilizzare invece il numerale einn "uno", ma più spesso si tralasciava del tutto.

Gli aggettivi a differenza dei sostantivi seguivano solo tre declinazioni. Si distinguevano in forti e deboli, gli aggettivi deboli si utilizzivano:

  • Se l'aggettivo è di grado comparativo.
  • Se l'aggettivo è posposto al sostantivo: maðr góði «uomo buono».
  • Se si trova in caso vocativo: góði maðr «o buon uomo».
  • Se è preceduto dall'articolo: inn góði maðr «il buon uomo».
  • Se si trova in forma determinativa (con l'articolo determinativo enclitico): góði maðrinn «il buon uomo»

La declinazione forte si utilizzava in tutti gli altri casi, ed era uguale alle prime tre dei sostantivi.

Declinazione debole

Aggettivo spaki "il saggio"

Caso Maschile Femminile Neutro
Singolare Nominativo spaki spaka spaka
Genitivo spaka spǫku spaka
Dativo spaka spǫku spaka
Accusativo spaka spǫku spaka
Plurale Nominativo spǫku spǫku spǫku
Genitivo spǫku spǫku spǫku
Dativo spǫkum spǫkum spǫkum
Accusativo spǫku spǫku spǫku

Aggettivi comparativi e superlativi

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Gli aggettivi comparativi hanno solo la declinazione debole, i superlativi le hanno entrambe. La comparazione avviene ampliando il tema con il suffisso -ar (cfr. ingl. -er) dopo il quale viene la declinazione regolare, i superlativi ampliandolo con il suffisso -ast (cfr. ingl. -est) dopo il quale viene la declinazione regolare. I suffissi possono anche essere (in alcuni aggettivi) sincopati. Es: fagr "bello" diviene al comparativo fegri e al superlativo fegrstr.

In norreno vi è un grande numero di avverbi tratti principalmente da aggettivi forti. Generalmente sono indeclinabili.

Il comparativo e il superlativo degli avverbi funziona in egual modo che con gli aggettivi.

Pronomi personali

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I pronomi personali in norreno si declinano come i sostantivi. Tuttavia la 1° e la 2° persona, oltre al singolare e al plurale, presenta un terzo numero: il duale.

1° persona:

Casi Singolare Duale Plurale
nominativo ek, jak* vit, mit vér, mér
genitivo mín okkar vár
dativo mér okkr oss, øss
accusativo mik okkr oss, øss

*forma arcaica di ek, utilizzata in ogni caso nel dialetto norreno orientale

2° persona:

Casi Singolare Duale Plurale
nominativo þú it, þit ér, þér
genitivo þín ykkar yðvár
dativo þér ykkr oss, yðr
accusativo þik ykkr yðr

3° persona:

Casi Maschile Femminile Neutro
Singolare nominativo hann hon, hón, hún þat
genitivo hans hennar þess
dativo honum henni því,þí
accusativo hann hana þat
Plurale nominativo þeir þær þau
genitivo þeir(r)a þeir(r)a þeir(r)a
dativo þeim þeim þeim
accusativo þá þær þau

Pronomi riflessivi

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Il pronome riflessivo in norreno è sik "sé, sé stesso". Manca naturalmente del nominativo, ma si usa per tutti e tre i numeri.

Casi Sing., duale, plur.
genitivo sín
dativo sér
accusativo sik

L'accusativo sik è anche impiegato nella formazione del medio-passivo nei verbi.

Pronomi possessivi

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I pronomi possessivi singolari, in norreno, hanno una declinazione identica per tutte le persone, cambia solamente la lettera iniziale. Nella 1ª persona è minn "mio" Nella 2ª persona è þinn "tuo" Nella 3ª persona è sinn "suo".

I pronomi possessivi si declinano come gli aggettivi forti, tranne per l'accusativo maschile singolare, in cui la desinenza è -n.

È molto importante tuttavia notare che il pronome personale "sinn", si utilizza sia per la 3 persona singolare che per la 3 persona plurale. Per cui sinn potrebbe essere tradotto come "suo (di lui)", nel caso si utilizzi come pronome personale in 3 persona singolare, oppure come "suo (di loro)/loro" nel caso si utilizzi come pronome personale in 3 persona plurale.

minn
Casi Maschile Femminile Neutro
Singolare Nominativo minn mín mitt
Genitivo míns minnar míns
Dativo mínum minni mínu
Accusativo minn mína mitt
Plurale Nominativo mínir mínar mín
Genitivo minna minna minna
Dativo mínum mínum mínum
Accusativo mína mínar mín
þinn
Casi Maschile Femminile Neutro
Singolare Nominativo þinn þín þitt
Genitivo þíns þinnar þíns
Dativo þínum þinni þínu
Accusativo þinn þína þitt
Plurale Nominativo þínir þínar þín
Genitivo þinna þinna þinna
Dativo þínum þínum þínum
Accusativo þína þínar þín
sinn
Casi Maschile Femminile Neutro
Singolare Nominativo sinn sín sitt
Genitivo síns sinnar síns
Dativo sínum sinni sínu
Accusativo sinn sína sitt
Plurale Nominativo sínir sínar sín
Genitivo sinna sinna sinna
Dativo sínum sínum sínum
Accusativo sinn sínar sín

I pronomi possessivi plurali in norreno esistono per la 1ª e la 2ª pers. nei tre generi.

1° persona plurale "nostro"

Casi Maschile Femminile Neutro
Nominativo sing. vár vö́r, ór várt
genitivo sing. várs várrar várs
dativo sing. vö́rom, órom várre vö́ro, óro
accusativo sing. várn vára, óra várt
Nominativo duale okkarr okkor okkart
Genitivo duale okkars okkarrar okkars
Dativo duale okkrom okkarri okkro
Accusativo duale okkarn okkra okkart
nominativo plur. várer, órer várar, órar vö́r, ór
genitivo plur. várra várra várra
dativo plur. vö́rom, órom vö́rom, órom vö́rom, órom
accusativo plur. vára, óra várar, órar vö́r, ór

2° persona plurale "vostro"

Casi Maschile Femminile Neutro
Nominativo sing. yðvarr yðor yðvart
genitivo sing. yðvars yðvarrar yðvars
dativo sing. yðrom yðvarre yðro
accusativo sing. yðvarn yðra yðvart
Nominativo duale ykkarr ykkor ykkart
Genitivo duale ykkars ykkarrar ykkars
Dativo duale ykkrom ykkarri ykkro
Accusativo duale ykkarn ykkra ykkart
nominativo plur. yðrer yðrar yðor
genitivo plur. yðvarra yðvarra yðvarra
dativo plur. yðrom yðrom yðrom
accusativo plur. yðra yðrar yðor

Pronomi dimostrativi, interrogativi ed indefiniti

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In norreno esistevano molti altri tipi di pronomi tutti declinabili ecco una lista (senza declinazione) dei più comuni.

Pronomi dimostrativi
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  • "quello"
Casi Maschile Femminile Neutro
Singolare Nominativo þat
Genitivo þess þeir(r)a þess
Dativo þeim þeir(r)i því/þí
Accusativo þann þá þat
Plurale Nominativo þeir þær þau
Genitivo þeira þeira þeira
Dativo þeim þeim þeim
Accusativo þá þær þau
  • þessi "questo"
Casi Maschile Femminile Neutro
Singolare Nominativo þessi/sjá þessi/sjá þetta
Genitivo þessa þessar(r)ar/þessar þessa
Dativo þessum/þeima þessar(r)i/þessi þessu/þvísa
Accusativo þenna þessa þetta
Plurale Nominativo þessir þessar þessi
Genitivo þessa/þessar(r)a þessa/þessar(r)a þessa/þessar(r)a
Dativo þessum/þeima þessum/þeima þessum/þeima
Accusativo þessa þessar þessi
  • hinn "quello"
Pronomi interrogativi
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  • hvat "che cosa?"
  • hverr "chi?"
  • hvárr "chi dei due?
  • hvar "dove"?
  • hvilikr "come?"
Pronomi indefiniti
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  • einnhverr "chiunque"
  • eitthvat "qualsiasi cosa"
  • nakvarr "qualcuno"
  • nøkkorr "chiunque"
  • einn "un tale"
  • sumr "qualche"
  • engi, neinn "nessuno"
  • hvárgi "nessuno tra due"
  • man(n)gi "nessun uomo"
  • vetki "nulla, niente"
  • maðr "uno, un tale"
  • hvergi, hvárgi "ogni, ognuno"
  • hvárr "ognuno (fra due)"
  • hverr "ognuno (fra molti)"
  • annarr hvárr, annarr tveggja "uno dei due"
  • hvárr tveggja "ognuno dei due, tutti e due"
  • hvat, hvatki, hvatvetni "ogni cosa, tutto"

Pronomi relativi

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Inizialmente il norreno non aveva alcuna forma di pronome relativo. Si provvide in parte facendo ricorso ai pronomi interrogativi hvat, hverr e hvílíkr, oppure al pronome dimostrativo .

In epoca più tarda si diffuse l'uso delle particelle invariabili es/er e sem. Queste erano di solito precedute dal dimostrativo , , þat che serve per indicare il genere. Ad esempio: sa es «colui che», anche ridotto in sa's.

Non infrequente, in ogni caso, l'uso norreno di tralasciare il pronome relativo.

Preposizioni, congiunzioni e altro

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  • Reggono il dativo: af "da, fuori", frá "da", gegn "contro", hjá "presso", ór/úr "fuori da". Reggono il dativo (se indicano lo stato) o l'accusativo (se indicano il moto): at "presso", á "in", eptir/ept "dopo", fyrir/fyr "davanti" "prima", í "in", mið "con", undir/und "sotto", við "con", yfir "sopra".
  • Reggono il genitivo: meðal "in mezzo", milli "in mezzo", til "verso"
  • Le congiunzioni copulative sono: ok "e", "né", enda "anche".
  • Le congiunzioni avversative sono: en "ma", heldr "però, piuttosto".
  • Le congiunzioni disgiuntive sono: eða/eðr "o", ella/ellagar "oppure".
  • Congiunzione privativa è nema "a meno che" (lett. "prendere").
  • Congiunzione comparativa è en/an "che".
  • Congiunzione modale è sem "come".
  • Congiunzione causali sono: alls "poiché", því "perché", því at "per il fatto che".
  • Le concessive sono rappresentate da þó "sebbene" e þótt "sebbene".
  • La principale congiunzione consecutiva è svá at, svát "cosicché".
  • Particella interrogativa è hvart oppure "ef" "se".
  • Congiunzioni temporali sono: þegar er "non appena", síðan er "dopo che", meðan er "mentre".
  • Congiunzione rafforzativa è of "proprio", che trova impiego nei testi poetici e giuridici più arcaici e non ha un significato preciso. Di solito in traduzione si tralascia. Per esempio: hann of sá "egli proprio vide".

Le interiezioni più comuni sono: já/jú "sì", nei/ekki "no", vei "guai!", aví "ahimè!", "orsù!"

Particelle negative

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Il norreno dispone di particelle negative soprattutto enclitiche, quali -a/-at "non". La particella -gi/-ge "non" diventa -ki/-ke quando è unita a una parola che termina per -s o per -t (cfr. vetki "nulla"). Nella tarda prosa trovano impiego sempre più ampio le negazioni ekki/ekke "non" ed eigi "non". In luogo di quest'ultimo si ha anche la scrittura ei. E per ultima la negazione proclitica ne "non" usata soprattutto in poesia, e rimasta in aggettivi distributivi composti del tipo nakkvarr "qualcuno" o neinn "nessuno".

I verbi norreni come nelle altre lingue germaniche si distinguono in forti e deboli.

In norreno vi sono cinque modi: tre finiti (indicativo, ottativo, anche detto congiuntivo e imperativo) e due indefiniti (infinito, participio). L'indicativo e l'ottativo hanno due tempi (presente e passato) coniugati in sei persone (uguali a quelli italiano) e in due diatesi (attiva e medio-passiva).

I verbi forti formano il passato direttamente aggiungendo una desinenza alla radice al contrario i verbi deboli formano il passato interponendo tra radice e desinenza una consonante dentale.

I verbi forti si coniugano seguendo 4 coniugazioni "tipo".

Modi indefiniti
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Infinito Imperativo
colpire skjóta skjót
aiutare hjálpa hjálp
vedere sjá sí
  • L'infinito si forma con la desinenza -a
  • L'imperativo si forma direttamente dalla radice pura dell'infinito privata della desinenza -a
Modi definiti
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Indicativo presente

L'indicativo presente si forma partendo dalla radice dell'infinito e modificandola secondo complesse regole fonologiche:

Radice Metafonia vocalica (della radice) Desinenze
infinito Metafonia palatale / 1° singolare
infinito Metafonia palatale -r 2° singolare
infinito Metafonia palatale -r 3° singolare
infinito Metafonia labiale -um 1° plurale
infinito Metafonia labiale -ið 2° plurale
infinito Metafonia labiale -a 3° plurale

Come in Italiano i verbi si coniugano con i pronomi personali e delle desinenze (elencate nella tabella qui sopra)

Indicativo passato

L'indicativo passato si forma partendo dalla radice dell'infinito e modificandola secondo complesse regole fonologiche:

Radice Metafonia vocalica (della radice) Desinenze
infinito Metafonia labiale / 1° singolare
infinito Metafonia labiale -t 2° singolare
infinito Metafonia labiale / 3° singolare
infinito Metafonia labiale -om 1° plurale
infinito Metafonia labiale -oð 2° plurale
infinito Metafonia labiale -o 3° plurale

Come in Italiano i verbi si coniugano con i pronomi personali e delle desinenze (elencate nella tabella qui sopra)

L'ottativo come l'indicativo si distingue in presente e passato.

Ottativo presente

Radice Metafonia vocalica (della radice) Desinenze
infinito Metafonia labiale -a 1° singolare
infinito Metafonia labiale -ir 2° singolare
infinito Metafonia labiale -i 3° singolare
infinito Metafonia labiale -im 1° plurale
infinito Metafonia labiale -ið 2° plurale
infinito Metafonia labiale -i 3° plurale

Ottativo passato

Radice Metafonia vocalica (della radice) Desinenze
infinito Metafonia palatale -a 1° singolare
infinito Metafonia palatale -ir 2° singolare
infinito Metafonia palatale -i 3° singolare
infinito Metafonia palatale -im 1° plurale
infinito Metafonia palatale -ið 2° plurale
infinito Metafonia palatale -i 3° plurale

I verbi deboli formano i tempi passati interponendo tra radice e desinenza una dentale.

Modi indefiniti
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Infinito Imperativo
dire telja tel
chiamare kalla kalla
svegliare vaka vaki
  • L'infinito si forma con la desinenza -a
  • L'imperativo si forma direttamente dalla radice pura dell'infinito privata della desinenza -a
Modi definiti
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Indicativo presente

L'indicativo presente si forma partendo dalla radice dell'infinito e modificandola secondo complesse regole fonologiche:

Radice Metafonia vocalica (della radice) Desinenze
infinito Metafonia palatale -i 1° singolare
infinito Metafonia palatale -ir 2° singolare
infinito Metafonia palatale -ir 3° singolare
infinito Metafonia labiale -om 1° plurale
infinito Metafonia labiale -ið 2° plurale
infinito Metafonia labiale -a 3° plurale

Come in Italiano i verbi si coniugano con i pronomi personali e delle desinenze (elencate nella tabella qui sopra).

Indicativo passato

L'indicativo passato si forma partendo dalla radice dell'infinito e modificandola secondo complesse regole fonologiche:

Radice Metafonia vocalica (della radice) dentale interposta Desinenze
infinito Metafonia labiale -ð- -a 1° singolare
infinito Metafonia labiale -ð- -ir 2° singolare
infinito Metafonia labiale -ð- -i 3° singolare
infinito Metafonia labiale -ð- -um 1° plurale
infinito Metafonia labiale -ð- -uð 2° plurale
infinito Metafonia labiale -ð- -u 3° plurale

Come in Italiano i verbi si coniugano con i pronomi personali e delle desinenze (elencate nella tabella qui sopra)

L'ottativo come l'indicativo si distingue in presente e passato.

Ottativo presente

Radice Metafonia vocalica (della radice) Desinenze
infinito Metafonia labiale -a 1° singolare
infinito Metafonia labiale -ir 2° singolare
infinito Metafonia labiale -i 3° singolare
infinito Metafonia labiale -im 1° plurale
infinito Metafonia labiale -ið 2° plurale
infinito Metafonia labiale -i 3° plurale

Ottativo passato

Radice Metafonia vocalica (della radice) dentale interposta Desinenze
infinito Metafonia labiale -ð- -a 1° singolare
infinito Metafonia labiale -ð- -ir 2° singolare
infinito Metafonia labiale -ð- -i 3° singolare
infinito Metafonia labiale -ð- -im 1° plurale
infinito Metafonia labiale -ð- -ið 2° plurale
infinito Metafonia labiale -ð- -i 3° plurale

Anche il participio in norreno si divide tra i verbi deboli e forti. Per vederne la declinazione nominativa si vada alla 9ª declinazione.

Participio passato
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Nei verbi forti si forma aggiungendo alla radice dell'infinito -inn. Nei verbi deboli si forma aggiungendo alla radice dell'infinito -ðr.

Participio presente
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Nei verbi forti si forma aggiungendo alla radice dell'infinito -andi. Nei verbi deboli si forma interponendo tra la radice dell'infinito e la desinenza -andi la dentale -ð-.

Le prime iscrizioni in norreno sono scritte in alfabeto runico e risalgono all'VIII secolo, e questo alfabeto fu usato fino al XV secolo. Con la conversione al Cristianesimo nell'XI secolo si diffuse anche l'alfabeto latino. I testi più antichi in norreno scritti con quest'ultimo alfabeto risalgono alla metà del XII secolo. Successivamente il norreno divenne il veicolo di trasmissione della letteratura vernacolare, unica nell'Europa medievale. La maggior parte delle opere sopravvissute furono scritte in Islanda, le più conosciute sono le saghe e la letteratura mitologica, ma sono state ritrovate anche traduzioni di romanzi cortesi, mitologia classica, l'antico testamento, ed anche trattati di grammatica e un grande numero di lettere e documenti ufficiali.

Relazioni con le lingue germaniche

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L'inglese, il tedesco, il nederlandese e altre lingue germaniche sono strettamente collegate al norreno e non è sorprendente che alcune parole nordiche suonino familiari a chi conosce una lingua germanica: per esempio armr e arm (ing.), Arm (ted.), arm (ned.) "braccio", fótr e foot (ing.), Fuß (ted.), voet (ned.) "piede", land e land (ing.), Land (ted.), land (ned.) "terra", fullr e full (ing.), voll (ted.), vol (ned.) "pieno", hanga e to hang (ing.), hängen (ted.), hangen (ned.) "appendere", standa e to stand (ing.), stehen (ted.), staan (ned.) "stare in/su dei piedi", taka e take (ing.) "prendere" (vocabolo specificamente nordico passato all'inglese), börn e born (ing.), geboren (ted.), geboren (ned.) "nato", ef e if (ing.), ob (ted.), of (ned.) "se", kylr e cold (ing.), kalt (ted.), koud (ned.) "freddo", kǫttr e cat (ing.), Katze (ted.), kat (ned.) "gatto", kyssa e kiss (ing.), küssen (ted.), kussen (ned.) "baciare", mús e mouse (ing.), Maus (ted.), muis (ned.) "topo", smár e small (ing.), schmal (ted.), smal (ned.) "piccolo/stretto", úti e out (ing.), aus (ted.), uit (ned.) "fuori", vaka e wake (ing.), wachen (ted.), wekken (ned.) "svegliare", upp e up (ing.), auf (ted.), op (ned.) "sopra", ulfr e wolf (ing.), Wolf (ted.), wolf (ned.) "lupo", trúa e true (ing.), treu (ted.), getrouw (ned.) "fedele", rinna e run (ing.), rennen (ted.), rennen (ned.) "correre", e yes (ing.), ja (ted.), ja (ned.) "sì", hafa e have (ing.), haben (ted.), hebben (ned.) "avere", geta e get (ing.) "ricevere, prendere" (vocabolo specificamente nordico passato all'inglese), egg e egg (ing.) "uovo" (vocabolo specificamente nordico passato all'inglese), hellefo e eleven (ing.), elf (ted.), elf (ned.) "undici", bók e book (ing.), Buch (ted.), boek (ned.) "libro", eta e eat (ing.), essen (ted.), eten (ned.) "mangiare", grund e ground (ing.), Grund (ted.), grond (ned.) "terra", deyja e die (ing.) "morire" (vocabolo specificamente nordico passato all'inglese).

Questa somiglianza è data dalla provenienza comune di queste lingue, il protogermanico. Ma in più, un gran numero di parole del norreno sono finite anche nell'inglese per opera dei Vichinghi: infatti questo popolo fra il IX e il X secolo invase la Gran Bretagna e l'antico inglese parlato nell'isola cominciò ad assimilare parole nordiche come get, egg, sky, leg, skull, skirt, they/them, take, big, die ecc.

Quando il protonorreno si è evoluto nel norreno, nel corso dell'VIII secolo, gli effetti dell'Umlaut (o metafonia) variarono geograficamente. I tipici mutamenti metafonetici (per esempio fylla da *fullian) erano più forti nell'ovest mentre gli esiti di frattura (per esempio hiarta da *herto) erano maggiormente presenti nell'est. Questa differenza è la principale ragione dietro la dialettizzazione che ebbe luogo nel IX e X secolo dando forma ad un antico nordico occidentale in Norvegia e negli insediamenti nell'Atlantico e un antico nordico orientale in Danimarca e Svezia.

Una seconda differenza era che gli antichi dittonghi generalmente diventavano monottonghi nel dialetto orientale. Per esempio la parola stain divenne sten, mentre mantenne il dittongo nella forma steinn di quello occidentale. Nell'antico gutnico questo dittongo rimase. Una somiglianza fra quest'ultima lingua e il dialetto occidentale era che entrambi mantennero il dittongo au, come ad esempio in auga, che nella variante occidentale divenne øgha. Similmente il dittongo ey, conservato in area occidentale ad esempio nella parola heyra, a est divenne ø, nell'equivalente høra, mentre nell'antico gutnico passò ad oy, come in hoyra.

norreno occidentale antico gutnico norreno orientale
auga "occhio"
stein "pietra"
heyra "udito"
auga
stain
hoyra
øgha
sten
høra

Una terza differenza era che il norreno occidentale perse certe combinazioni di consonanti in favore di raddoppiamenti: ad esempio le combinazioni -mp-, -nt-, e -nk- furono assimilate in -pp-, -tt- e -kk-, e questo fenomeno avvenne in modo minore nel dialetto orientale.

norreno occidentale norreno orientale
sopp "fungo"
bratt "precipizio"
ekkia "vedova"
svamp
brant
ænkia

Tuttavia queste differenze non erano tali da precludere la mutua comprensione. I dialetti rimanevano ancora molto simili e venivano ancora considerati parti della stessa lingua, definita generalmente dagli stessi parlanti lingua danese. Ad esempio:

(NON)

«Móðir Dyggva var Drótt, dóttir Danps konungs, sonar Rígs er fyrstr var konungr kallaðr á danska tungu»

(IT)

«La madre di Dyggve era Drott, la figlia del re Danp, il figlio di Ríg, il primo che venne chiamato re nella lingua danese.»

Qui abbiamo un confronto fra i due dialetti. Si tratta di una trascrizione da una delle Pietre runiche di Funbo (U990) che significa:

«Veðr e Thegn e Gunnar elevarono questa pietra alla morte di Haursa, loro padre. Dio aiuti la sua anima»

«Veðr ok Þegn ok Gunnarr reistu stein þenna at Haursa, föður sinn. Guð hjalpi önd hans»

«Veðr ok Þegn ok Gunnarr ræistu stæin þenna at Haursa, faður sinn. Guð hialpi and hans»

Norreno occidentale

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La maggior parte delle novità che apparvero nel dialetto occidentale si diffusero anche nell'area della lingua principale, ma alcune erano geograficamente limitate e crearono una differenza dialettale fra i due dialetti stessi. Una differenza era che quello occidentale non partecipo alla monottongazione che modificò æi/ei in e, øy/ey in ø e au in ø.

Una primitiva differenza era che l'occidentale aveva le forme ("dimora") e trú ("fede") mentre l'orientale aveva . L'occidentale era anche caratterizzato dall'umlaut sulla u che significava che per esempio il proto-norreno *tanþu era pronunciato tönn e tand in quello orientale. Inoltre ci sono state modifiche tratte dal proto norreno, ad esempio bekkr dall'antico *bankiaz.

Il primo frammento di testo che appare nelle iscrizioni runiche e nei poemi fu composto circa nel X secolo da Tjodolf da Hvin. I primi manoscritti sono del periodo 1150-1200 e trattano sia di argomenti legali, religiosi e storici. Durante il XII e XIII secolo, Trøndelag e Vestlandet furono le aree più importanti del Regno di Norvegia e diedero forma al dialetto occidentale come una lingua arcaica con una ricca dotazione di declinazioni. La versione occidentale rimase un dialetto uniforme, e ciò crea delle difficoltà nel distinguere se un testo sia stato scritto in antico islandese o in norvegese antico, e lo si definisce, per ovviare la problematica, norrœn tunga ("lingua norrena").

L'antico norvegese si differenziò prima dall'antico islandese per la perdita della consonante h nella posizione iniziale prima di l, n e r. Questo significò che mentre l'islandese aveva la parola hnefi ("pugno"), il norvegese aveva le corrispondenti næve e neve.

Circa nel XIV secolo la corte si spostò nel sud-est della Norvegia e la vecchia scrittura divenne antiquata. Dopo l'unificazione con la Svezia, circa nel 1319, l'antico svedese cominciò a influenzare il norvegese e la peste del 1350 circa segnò la fine dell'antica tradizione letteraria. L'influenza dal norreno orientale cominciò e continuò dopo l'unificazione con la Danimarca nel 1380.

Esempi di testo

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Il testo seguente proviene dalla Egils saga. Il manoscritto è il più antico conosciuto per quella saga, così è chiamato frammento θ del XIII secolo. Il testo mostra anche che un lettore islandese moderno potrebbe avere qualche difficoltà con la forma originale del manoscritto.

Il manoscritto nella forma originale Lo stesso testo, ma in ortografia moderna standardizzata Traduzione in islandese moderno

ÞgeiR blundr systor s egils v þar aþingino & hafði gengit hart at liþueizlo við þst. h bað egil & þa þstein coma ser t staðfesto ut þangat a myrar h bio aðr fyr suNan huit a fyr neþan blundz vatn Egill toc uel aþui. oc fysti þst at þr leti h þangat fa ra. Egill setti þorgeir blund niðr at ana brecko En stein fǫrði bustað siN ut yf lang á. & settiz niðr at leiro lǫk. En egill reið hei suðr anes ept þingit m flocc siN. & skilðoz þr feðgar m kęrleic

Þorgeirr blundr, systursonr Egils, var þar á þinginu ok hafði gengit hart at liðveizlu við Þorstein. Hann bað Egil ok þá Þorstein koma sér til staðfestu út þangat á Mýrar; hann bjó áðr fyrir sunnan Hvítá, fyrir neðan Blundsvatn. Egill tók vel á því ok fýsti Þorstein, at þeir léti hann þangat fara. Egill setti Þorgeir blund niðr at Ánabrekku, en Steinarr fœrði bústað sinn út yfir Langá ok settisk niðr at Leirulæk. En Egill reið heim suðr á Nes eptir þingit með flokk sinn, ok skildusk þeir feðgar með kærleik.

Þorgeir blundur, systursonur Egils, var þar á þinginu og hafði gengið hart að liðveislu við Þorstein. Hann bað Egil og þá Þorstein að koma sér til staðfestu út þangað á Mýrar; hann bjó áður fyrir sunnan Hvítá, fyrir neðan Blundsvatn. Egill tók vel á því og fýsti Þorstein, að þeir létu hann þangað fara. Egill setti Þorgeir blund niður að Ánabrekku, en Steinar færði bústað sinn út yfir Langá og settist niður að Leirulæk. En Egill reið heim suður á Nes eftir þingið með flokk sinn, og skildust þeir feðgar með kærleik.

Norreno orientale

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Pietra runica di Rök

Il norreno orientale, fra il IX e XI secolo, in Svezia era chiamato svedese runico e in Danimarca danese runico, ma l'uso di "svedese" e "danese" non dipende da ragioni linguistiche. La denominazione di runico è dovuta al fatto che i testi sono scritti con l'alfabeto runico - diversamente dal proto-norreno, che fu scritto in fuþark, che ha solo 16 lettere. Per il numero limitato di rune, quella per la vocale u fu usata anche per le vocali o, ø e y, e la runa per la i fu usata per la e.

Un cambiamento avvenuto nel dialetto orientale riguardò il cambio di æi (nell'occidentale ei) in e, come da stæin a sten. Questo si riflesse nelle iscrizioni runiche in cui la forma più antica è stain, mentre quella più tarda stin. Ci fu anche un cambio da au come in dauðr a ø, diventando døðr. Il cambiamento si vede nelle iscrizioni runiche ad esempio da tauþr a tuþr. In più il dittongo øy (dialetto occidentale ey) cambiò in ø, come nella parola per "isola".

Fino al XII secolo, il dialetto orientale era uniforme. Fu in Danimarca che avvennero le prime modifiche che avrebbero differenziato il danese antico dallo svedese antico, e queste innovazioni si diffusero in tutto il nord, dalla Zelanda alla Svealand.

Le vocali terminali -a, -o ed -e iniziarono a fondersi in -e. Nello stesso tempo, le consonanti occlusive sorde p, t e k divennero sonore e fricative. Possiamo notare questo cambiamento, per esempio, nella lingua danese in parole come kage, bide e gabe mentre lo svedese, per queste parole, mantiene ancora la forma più antica: kaka, bita e gapa. In più, il danese perse l'accento tonale presente nei moderni svedese e norvegese, sostituendo l'accento grave con un colpo di glottide.

Esempio di testo

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Questo è un estratto dal Västgötalagen. È il testo più vecchio sotto forma di manoscritto trovato in Svezia risalente al XIII secolo. È contemporaneo alla maggior parte della letteratura islandese. Il testo segna l'inizio dello svedese antico.

(NON)

«Dræpær maþar svænskan man eller smalenskæn, innan konongsrikis man, eigh væstgøskan, bøte firi atta ørtogher ok þrettan markær ok ænga ætar bot. [...] Dræpar maþær danskan man allæ noræn man, bøte niv markum. Dræpær maþær vtlænskan man, eigh ma frid flyia or landi sinu oc j æth hans. Dræpær maþær vtlænskæn prest, bøte sva mykit firi sum hærlænskan man. Præstær skal i bondalaghum væræ. Varþær suþærman dræpin ællær ænskær maþær, ta skal bøta firi marchum fiurum þem sakinæ søkir, ok tvar marchar konongi.»

(IT)

«Se qualcuno uccide un Suione o un abitante della Småland, un uomo del regno, ma non un Geto occidentale, pagherà otto örtugar e tredici marchi, ma non il guidrigildo. Il re riceve nove marchi dall'omicidio e dall'uccisione di ogni uomo. Se qualcuno uccide un Danese o un Norvegese, pagherà nove marchi. Se qualcuno uccide uno straniero, non dovrà essere bandito e dovrà scappare dal suo clan. Se qualcuno uccide un prete straniero, pagherà tanto quanto per uno straniero. Un prete conta come uomo libero. Se un abitante del sud o un inglese è ucciso, l'omicida pagherà quattro marchi al querelante e due marchi al re.»

Gutnico antico

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La Gutasaga è il testo più lungo pervenutoci in gutnico antico. Fu scritto nel XIII secolo e parla della storia antica degli abitanti di Gotland. Questa parte parla dell'accordo tra i gotlandesi ed il re di Svezia stipulato prima del IX secolo:

(NON)

«So gingu gutar sielfs wiliandi vndir suia kunung þy at þair mattin frir Oc frelsir sykia suiariki j huerium staþ. vtan tull oc allar utgiftir. So aigu oc suiar sykia gutland firir vtan cornband ellar annur forbuþ. hegnan oc hielp sculdi kunungur gutum at waita. En þair wiþr þorftin. oc kallaþin. sendimen al oc kunungr oc ierl samulaiþ a gutnal þing senda. Oc latta þar taka scatt sinn. þair sendibuþar aighu friþ lysa gutum alla steþi til sykia yfir haf sum upsala kunungi til hoyrir. Oc so þair sum þan wegin aigu hinget sykia.»

(IT)

«Quindi, di loro spontanea volontà, i Gotlandesi divennero sudditi del re di Svezia, per poter così viaggiare liberamente e senza rischi ovunque all'interno del regno di Svezia, senza pedaggi ed altre gabelle. Allo stesso tempo, gli svedesi ottennero il diritto di recarsi a Gotland senza restrizioni sulle importazioni di grano od altre proibizioni. Il re dovette fornire protezione ed aiuto, quando ne avessero avuto bisogno e lo avessero richiesto. Il re e lo jarl dovranno mandare ambasciatori al thing gutnico per riscuotere i tributi. Questi ambasciatori dovranno dichiarare la libertà di passaggio per i gotlandesi verso tutti i luoghi nel mare del re a Uppsala (cioè il Mar Baltico era sotto controllo svedese) e lo stesso per chiunque volesse recarsi a Gotland.»

Alcune caratteristiche importanti del gutnico antico si notano in questo testo. Innanzitutto, a differenza del norreno orientale coevo, tutti i dittonghi sono conservati. Secondo, il dittongo ai in aigu, þair e waita (e probabilmente in altre parole) non diventa ei come nel norreno occidentale eigu, þeir and veita.

  1. ^ Ekkehard König e Johan van der Auwera (a cura di), The Germanic Languages, Routledge, 2002, p. 38, ISBN 978-0415280792.
  2. ^ (NO) Arne Torp e Lars S. Vikør, Hovuddrag i norsk språkhistorie [Le caratteristiche principali della storia della lingua norrena], 4ª ed., Gyldendal Norsk Forlag, 2014 [1993], ISBN 978-8205464025.
  3. ^ (EN) Old Norse language, su Encyclopedia Britannica. URL consultato il 5 agosto 2020.

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