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Nicolas Poussin

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Autoritratto (1650; Parigi, Louvre).

Nicolas Poussin, noto in Italia - soprattutto tra i contemporanei - anche come Niccolò Pussino[1][2][3][4] o Nicola Pussino[5][6] (Les Andelys, 15 giugno 1863Roma, 19 novembre 1665), è stato un pittore francese.

Di piena impostazione classica, nel suo lavoro sono caratteristiche predominanti chiarezza, logica e ordine. Fino a tutto il XX secolo fu il riferimento prevalente per artisti con orientamento classicista, come Jacques-Louis David, Jean-Auguste-Dominique Ingres e Nicolas-Pierre Loir.

Nato in una famiglia borghese nei pressi di Andelys, in Normandia, da Jean Poussin e Marie de Laisement, lasciò a diciotto anni la dimora familiare in seguito alla disapprovazione dei genitori per la scelta della carriera di pittore.

Seguirono diversi brevi soggiorni in atelier di pittori dove, però, era considerato un artista autodidatta, non avendo seguito corsi accademici d'arte. Si guadagnò da vivere, quindi, con qualche commissione; in particolare, assieme a Philippe de Champaigne lavorò alla decorazione del Palazzo del Lussemburgo.

Nel 1623 eseguì sei tavole sulla vita di Ignazio di Loyola per i gesuiti, e ciò gli procurò una certa fama. Arrivò in Italia nel 1624, sotto la protezione del cardinale Barberini, ricco collezionista e mecenate e, successivamente, incontrò Giambattista Marino, poeta alla corte dei Medici, che gli aprì le porte di ricche famiglie romane. Ma Poussin, che conduceva una vita molto regolare divisa fra lavoro e svaghi, non ottenne che piccoli incarichi. Realizzò comunque per la Basilica di San Pietro a Roma, il "Martirio di Sant'Erasmo" (1628-1629). Avido di conoscenze, Poussin studiò l'ottica, la geometria e la prospettiva. Fu gravemente malato e sposò la figlia di un pasticcere francese trasferito in Italia. Si fermò quindi a Roma.

Ripetutamente invitato a rientrare in Francia, accettò solo quando il suo amico più devoto, Paul Fréart de Chantelou, venne a cercarlo nel 1640. In patria fu ricevuto con grandi onori: Luigi XIII e Richelieu gli chiesero di assumere la supervisione dei lavori del Louvre; fu perciò nominato primo pittore del re e direttore generale degli abbellimenti dei palazzi reali.

Tuttavia la gelosia di Vouet (già primo pittore del re) e le piccole persecuzioni del clan degli amici di quest'ultimo limitarono molto il suo lavoro, sicché egli consegnò a Richelieu solamente qualche tavola, tra cui il "Trionfo della Verità", e gli accesero dentro il desiderio e il bisogno di ritrovare la propria famiglia; Poussin chiese quindi un congedo e ripartì per Roma nel 1642, con Gaspard Dughet e Lemaire, promettendo di tornare. La morte di Richelieu e quella di Luigi XIII lo indussero a considerare esauriti i propri impegni con la corte francese: non tornò più in Francia, ma non smise di lavorare per il proprio paese, dando con i suoi consigli un nuovo impulso alla sua scuola, cosa che lo farà comunque considerare il rinnovatore della pittura francese sotto Luigi XIV.

Tornato a Roma, poté applicarsi a numerose tavole mitologiche ("Orfeo ed Euridice", "Orione cieco", "I Pastori dell'Arcadia") e bibliche ("Le quattro stagioni") che gli assicurarono una fama europea.

Fu sepolto a Roma, nella Basilica di San Lorenzo in Lucina, in sconosciuta posizione. Il pittore infatti non volle in alcun modo lasciare memoria di sé, sia ordinando funerali modestissimi, sia disponendo di non avere alcuna visibile tomba. Questo vuoto, stridendo con la sua fama, generò una serie di tentativi di riparazione, tra i suoi estimatori romani e francesi, portando a progetti ed epitaffi progettati, ma che non ebbero mai seguito. Solo nel 1831 ebbe un cenotafio per volere di François-René de Chateaubriand, con busto e l'iscrizione «à Nicolas Poussin pour la gloire des arts et l'honneur de la France».[7]

Poussin è uno dei protagonisti del racconto Il capolavoro sconosciuto di Honoré de Balzac.

Il ratto delle Sabine (Parigi, Museo del Louvre).
L'Ispirazione del Poeta (Louvre).

Elenco delle opere

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Lo stesso argomento in dettaglio: Dipinti di Nicolas Poussin.
  1. ^ Proporzioni: annali della Fondazione Roberto Longhi, La Fondazione, 2006. URL consultato il 29 maggio 2021.
  2. ^ Bollettino d'arte, La Libreria dello Stato, 1986. URL consultato il 1º giugno 2021.
  3. ^ Luigi Vanvitelli e Franco Strazzullo, Le lettere di Luigi Vanvitelli della Biblioteca palatina di Caserta, Congedo, 1976. URL consultato il 29 maggio 2021.
  4. ^ Giovanni Pietro Bellori, Vite dei pittori, scultori ed architetti moderni descritte da Gio. Pietro Bellori tomo 1. [-3.], vol. 2, 1821. URL consultato il 29 maggio 2021.
  5. ^ Daria Borghese, Pietre, figure, storie e storielle della vecchia Roma, G. Casini, 1954. URL consultato il 29 maggio 2021.
  6. ^ Commentari: rivista di critica e storia dell'arte, 1952. URL consultato il 29 maggio 2021.
  7. ^ (FR) Gianpasquale Greco, La mémoire funèbre de Nicolas Poussin : volonté du peintre et initiatives concurrentes avant Chateaubriand, in "Histoire, monde et cultures religieuses", 2016/4, n° 40. (DEMO). URL consultato il 25 luglio 2017.

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