Banca Monte dei Paschi di Siena

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Banca Monte dei Paschi di Siena
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L'arco senese all'ingresso di Palazzo Salimbeni, sede centrale del Monte dei Paschi di Siena
StatoItalia (bandiera) Italia
Forma societariaSocietà per azioni
Borse valoriBorsa Italiana: BMPS
ISINIT0005218752
Fondazione1472 a Siena
Fondata daMagistrature della Repubblica di Siena
Sede principaleSiena
GruppoMinistero dell'economia e delle finanze
ControllateWidiba
Persone chiave
  • Nicola Maione (presidente)
  • Francesca Bettìo (vicepresidente)
  • Rita Laura D'Ecclesia (vicepresidente)
  • Luigi Lovaglio (amministratore delegato)
SettoreBancario
Prodottiservizi finanziari
Fatturato3,8 miliardi [1] (2023)
Utile netto2,05 miliardi [1] (2023)
Dipendenti16 800[2] (2024)
Slogan«Una storia italiana dal 1472»
Sito webwww.mps.it/

Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. (MPS) è un istituto di credito italiano fondato nel 1472 sotto forma di Monte di Pietà per correre in aiuto alle classi disagiate della popolazione della città di Siena. È una delle più antiche banche in attività[3] ed è ritenuta una delle più longeve al mondo.[4]

Costituisce, assieme alle altre società del gruppo, il 6º gruppo bancario italiano dopo Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, ICCREA Banca e BPER Banca. È attivo sull'intero territorio italiano e sulle principali piazze internazionali. L'operatività del gruppo, oltre all'attività bancaria tradizionale, copre l'asset management, il private banking (fondi comuni di investimento mobiliari, gestioni patrimoniali per i clienti privati, fondi pensione e polizze vita), l'investment banking alla finanza innovativa d'impresa (finanza di progetto, private equity e consulenza finanziaria).

Fino al 17 marzo 2017 è stata quotata nell'indice FTSE MIB della Borsa Italiana da cui è uscita in seguito al protrarsi della sospensione stabilita dalla CONSOB il 22 dicembre 2016, quando chiuse a un prezzo di 15,08 € per azione pari a una capitalizzazione scesa a soli 442 milioni di euro, in seguito alla richiesta dell'intervento dello Stato nel capitale sociale, dopo il fallito aumento di capitale da 5 miliardi di euro. Dal 25 ottobre 2017 in seguito all'approvazione della CONSOB del prospetto informativo dopo la ricapitalizzazione effettuata dallo Stato torna a essere quotata in Borsa con una capitalizzazione superiore ai 5 miliardi di euro. Dal 18 giugno 2018 è presente nell'indice FTSE Italia Mid Cap della Borsa Italiana e dal 20 marzo 2023 è tornata a far parte di FTSE MIB, dato che la capitalizzazione ha superato quella di Buzzi Unicem. Il 5 ottobre è stata annunciata la vendita ad una società partecipata da fondi gestiti da Warburg Pincus della controllata belga Banca Monte Paschi Belgio (BMPB). Il prezzo di vendita è stato fissato in 42 milioni di euro, soggetto ad un non meglio specificato meccanismo di aggiustamento prezzo.[5]

Attualmente l'azionista di maggioranza del Gruppo Montepaschi è lo Stato italiano che detiene, complessivamente, il 26,73% del capitale sociale, con la partecipazione diretta del Ministero dell'economia e delle finanze.

Dalla fondazione al ventennio fascista

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Le Magistrature della Repubblica di Siena fondarono un Monte di Pietà chiamato Monte Pio il 27 febbraio 1472, con una delibera del Consiglio Generale della Repubblica, al fine di concedere il prestito alle “povare o miserabili o bisognose persone” con un minimo tasso d’interesse. Il successivo 4 marzo, il Consiglio della Campana di Siena con 196 voti a favore e 14 contrari lo approva definitivamente:

«Considerato quanto honore et laude – è scritto nel preambolo di una nuova Delibera del Consiglio Generale – si atribuisca a ogni republica ad provedere che le povere o miserabili o bisognose persone ne’ loro bisogni et necessità sieno adiutati et subvenuti, et quanto questo sia accepto ad Dio, desiderando sopra a questo fare qualche utile provisione, providdero et ordinaro che per lo advenire ne la città di Siena sia di continuo il Monte de la Pietà»

Dalla lettura di queste poche, antiche parole in volgare[6] è possibile comprendere la grande innovazione dell’istituzione senese, operante ininterrottamente sin da quel 1472 e vero e proprio esempio di “welfare” (ante litteram) nei confronti del primo territorio di riferimento.

Due giorni dopo l’approvazione della Delibera con le «provisioni» sul Monte di Pietà senese (organismo laico e pubblico, a differenza, quindi, degli altri sorti in altre città d’Italia), il Consiglio della Campana del Comune di Siena tornò sull’argomento per «provedere al capitale d’esso Monte», in modo da assicurarne solida stabilità. Raggiunto finalmente un capitale iniziale di quasi 8.000 fiorini (anche con il concorso dell’antico Ospedale di Santa Maria della Scala) il Monte Pio iniziò a funzionare il 1° maggio 1472 anno in cui venne approvato il suo statuto e dal quale l'istituto di credito opera senza interruzione.[7] Dopo l'annessione di Siena al Granducato di Toscana, con la riforma del 1568[8], le attività del Monte Pio si espansero al di fuori di quella del prestito su pegno senza interessi ai ceti più umili, e in particolare incominciò l'attività di credito fondiario ai possidenti agrari[7][9].

Nel 1580 il Monte assunse i caratteri della "banca pubblica", in quanto incominciò a svolgere la funzione di esattoria[7]. Nel 1624 fu costituito un secondo monte, specializzato nel credito agrario, chiamato Monte non vacabile dei Paschi della città e stato di Siena, cui Ferdinando II de' Medici concesse a garanzia dei debiti le rendite dei pascoli demaniali della Maremma (i cosiddetti "Paschi")[9]. Nel 1629 scoppiò un grave scandalo che coinvolse il camerlengo dell'istituto in carica tra il 1602 e il 1622, e cioè Armenio Melari. Venne infatti accusato dalle autorità cittadine di aver sottratto 40.000 scudi (2 milioni di euro attuali) dalle casse del Monte e condannato a morte tramite impiccagione. Pare però che il condannato sia riuscito a fuggire e a nascondersi in un convento, facendo perdere ogni sua traccia.[10]

Nel 1783 i due monti furono unificati e la banca assunse l'attuale denominazione nel 1872[9].

Il Palazzo del Monte dei Paschi a Grosseto

Dopo il periodo napoleonico, il sistema di partecipazione delle rendite dei ben agricoli, dunque anche i paschi (pascoli), cade in disuso in tutta Europa.[senza fonte] Con l'unità d'Italia la Banca estende la propria attività in tutta la penisola italiana, dando inizio a nuove attività, tra cui il credito fondiario, prima esperienza in Italia. Nel 1929 la Banca partecipa alla fusione tra Credito Toscano e Banca di Firenze dando vita alla Banca Toscana.

Con il R.D.L. 12 marzo 1936, n. 375 venne dichiarato istituto di credito di diritto pubblico. La banca si dota quindi di un nuovo statuto che, pur con varie modifiche, resta in vigore fino al 1995: in base a esso, nelle nomine di vertice vengono compartecipate le autonomie locali senese e toscana[11].

Gli anni 1990

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Nei primi anni novanta il Monte dei Paschi era diventato la quarta banca italiana per raccolta;[12] nel periodo che va dal 1990 al 1995, il Monte dei Paschi di Siena è la prima banca in Italia a diversificare la propria attività nella bancassicurazione, con Monte dei Paschi Vita. Tramite Ducato Gestioni opera nei fondi comuni d'investimento. Nel 1990 acquisita il controllo del Mediocredito Toscano e dell'INCA (Istituto Nazionale per il Credito Agrario), le cui attività confluiranno in MPS Banca per l'Impresa e successivamente in MPS Capital Services. Acquisisce inoltre partecipazioni di controllo in banche estere, in Belgio, in Svizzera e in Francia.

La Fondazione MPS ha sede nel Palazzo Sansedoni.

Il decreto del Ministero del tesoro dell'8 agosto 1995 dà origine a due enti: la Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. e la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, quest'ultimo un ente no-profit che ha per scopo statutario finalità di assistenza e beneficenza, nonché di utilità sociale nei settori dell'istruzione, della ricerca scientifica, della sanità e dell'arte, soprattutto con riferimento alla città e alla provincia di Siena.

Il 25 giugno 1999 la Banca Monte dei Paschi di Siena viene quotata sulla Borsa Valori di Milano con un'offerta pubblica che fa registrare richieste di acquisto pari a dieci volte l'offerta.

Gli anni 2000, l'acquisizione di Banca Antonveneta e la riorganizzazione

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Con la quotazione in Borsa comincia un'intensa fase di espansione territoriale e operativa. Vengono acquisite partecipazioni in significative banche regionali con forte radicamento territoriale, tra cui Banca Agricola Mantovana e Banca del Salento (poi Banca 121). L'acquisizione della BAM ha permesso alla Banca di incrementare la sua presenza nell'Italia settentrionale, quella della Banca del Salento principalmente nel meridione. Si dà vita al potenziamento delle strutture produttive, nel settore del credito specializzato e dei prodotti finanziari per le imprese, così come nel comparto del credito al consumo, con la società Consum.it, e nel settore dell'investment banking, nel risparmio gestito e nel parabancario, in particolare con la banca MPS Leasing & Factoring. Parallelamente, si procede con il riassetto organizzativo interno del gruppo, finalizzato all'applicazione di un modello specialistico multimercato.

L'8 novembre 2007 il Monte dei Paschi di Siena, presieduto da Giuseppe Mussari, annuncia con una nota di aver raggiunto un accordo con Banco Santander per l'acquisto di Banca Antonveneta per 9 miliardi di euro, esclusa la controllata Interbanca che rimane di proprietà della banca spagnola. Antonveneta è la banca padovana che, dopo il caso Bancopoli, fu acquistata da ABN AMRO e sarebbe dovuta passare al Banco Santander dopo l'acquisto della banca olandese da parte del consorzio composto da RBS, Santander, Fortis.

Nel 2010 ha superato lo "stress test" effettuato dal Committee of European Banking Supervisors. Il test analizzava la solidità patrimoniale degli istituti bancari per verificare le capacità di resistenza alle crisi.[13] Al 4 febbraio 2011 risultava essere la quarta banca italiana[14] nella classifica delle 15 banche a maggiore capitalizzazione tra quelle quotate sulla borsa italiana. MPS chiude il 2011 con una perdita netta di 4,69 miliardi di euro.[15] Nell'assemblea dei soci del 27 aprile 2012, su indicazione della Fondazione MPS, viene nominato presidente del Cda della banca Alessandro Profumo, già amministratore delegato di UniCredit dal 1998 al 2010, mentre amministratore delegato diviene Fabrizio Viola, che dal gennaio 2012 è anche direttore generale. A seguito dell'acquisto per 10 miliardi di euro di Banca Antonveneta la banca subisce un pesante passivo che coinvolge anche la Fondazione MPS, principale azionista.

Il 27 giugno 2012 viene approvato il nuovo piano di riassetto del gruppo Montepaschi per il triennio 2012-2015, fortemente improntato alla riduzione dei costi e alla razionalizzazione. L'operazione prevede la soppressione di oltre 4.600 posti di lavoro con incorporazione delle controllate, la chiusura di 400 filiali entro il 2015[16], cessioni di attività[17], svalutazione degli avviamenti (per una cifra da definire) e la richiesta di liquidità allo Stato Italiano per 3,4 miliardi di euro (per mezzo dei cosiddetti Monti bond). I sindacati dei dipendenti del gruppo si oppongono a questo piano di riassetto e indicono scioperi generali il 16 marzo 2012 e il 27 luglio 2012; la partecipazione a tali iniziative è molto alta, con adesione allo sciopero di circa l'85% del personale e conseguente chiusura del 90% delle filiali su tutto il territorio nazionale. Folte manifestazioni di protesta (con cortei e comizi) si tengono a Siena (oltre quattromila partecipanti), e in altre città italiane. In questo frangente vennero pesantemente tagliate le attività di sponsorizzazione, su tutte quelle (particolarmente longeve e munifiche) concesse alle società senesi di calcio (AC Siena) e di pallacanestro (Mens Sana Basket), che anche grazie alle risorse MPS avevano ottenuto ottimi risultati a livello nazionale e internazionale. Nel 2014 entrambi i sodalizi in questione, quasi simultaneamente, entrarono irreversibilmente in crisi e cessarono l'attività.

Il 5 maggio 2013 il Fondo Monetario Internazionale, all'interno di un report, stimola le autorità di controllo italiane e il governo all'esecuzione del piano di ristrutturazione come previsto e a intervenire qualora necessario per centrare gli obiettivi prefissati nello stesso.[18] In data 9 giugno 2014 prende inizio un aumento di capitale da 5 miliardi di euro molto diluitivo, destinato a stravolgere gli assetti azionari.[19]

Il 26 ottobre 2014 MPS è bocciata dagli stress test della Banca centrale europea ed è costretta a varare un nuovo aumento di capitale da 3 miliardi di euro, anch'esso molto diluitivo (fino al 90%), che si tiene dal 25 maggio all'inizio di giugno 2015, appena un anno dopo il precedente. In Borsa, il titolo MPS perde il 39,2% nelle ultime cinque sedute di ottobre 2014. Nel giugno 2015 la banca termina il rimborso dei Monti bond. Mentre il capitale viene rimborsato in denaro, una parte degli interessi (240 milioni) vengono rimborsati tramite azioni, rendendo lo Stato Italiano azionista della banca con il 4% del capitale.[20] Nell'agosto 2015 Alessandro Profumo lascia la carica di presidente, sostituito da Massimo Tononi.[21] Sulla crisi dell'istituto senese, a settembre del 2016 dichiarò di avere «visto i massoni all'opera».[22][23]

Il 29 luglio 2016, in concomitanza con la pubblicazione dei risultati degli stress test condotti dall'Autorità bancaria europea, che evidenziano per MPS un impatto molto severo nello scenario "adverse" con un CET1 nel 2018 pari a -2,2%, mentre nello scenario "baseline" il CET1 nel 2018 si conferma al 12%, l'amministratore delegato Fabrizio Viola presenta un piano per una "Soluzione strutturale e definitiva per l’attuale portafoglio in sofferenza" con l'obiettivo di giungere a una "Banca patrimonialmente solida e con un ridotto profilo di rischio attraverso un’operazione di mercato e nel pieno rispetto delle richieste della BCE in termini di asset quality.[24] L'8 settembre 2016 il consiglio di amministrazione di MPS annuncia che l'amministratore delegato Fabrizio Viola lascerà la banca; le condizioni della risoluzione del contratto di Viola sono rese note il 14 settembre e avranno decorrenza 15 ottobre 2016.[25] Contestualmente, si dimette anche il presidente Massimo Tononi.[26] A partire dal 20 settembre 2016 è amministratore delegato e direttore generale Marco Morelli.[27]

Il 25 ottobre 2016, in occasione della presentazione dei risultati finanziari al 30 settembre 2016, Marco Morelli illustra agli analisti e alla stampa il nuovo piano industriale 2016-2019[28] assieme al progetto per creare una Banca patrimonialmente solida e con un ridotto profilo di rischio.[29]

Il 24 novembre 2016, durante l'assemblea degli azionisti che vara un nuovo aumento di capitale da 5 miliardi di euro, è nominato presidente di MPS Alessandro Falciai, già membro del CdA e azionista di riferimento della Banca.[30]

La partecipazione statale nel 2017

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Il giorno della scadenza dell'aumento di capitale, a seguito del non raggiungimento della soglia prevista, la sera del 22 dicembre il Governo, tramite decreto legge, ha istituito un fondo di 20 miliardi per subentrare nell'azionariato di banche italiane in difficoltà,[31] incluso il Monte dei Paschi, nella misura in cui possa "raggiungere i requisiti richiesti dagli stress test" del 2016, come ha comunicato il Ministro dell'Economia Padoan.[32] Negli stessi giorni la BCE ha comunicato che l'aumento di capitale dovrà a questo punto essere di 8,8 miliardi di euro.[33]

Nel 2017, a seguito dell'operazione di burden sharing come previsto dalla direttiva europea BRRD, con un investimento da 5.4 miliardi di euro[34] lo Stato entra nel capitale di MPS, diventando primo azionista con il 68% del capitale sociale[35].

Capitale sociale e principali azionisti

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Il capitale sociale dell'istituto senese è pari a 10.328.618.260,14 euro e risulta composto da 1.140.290.072 azioni ordinarie.

Alla vigilia del ritorno in Borsa del 25 ottobre 2017, il 53,4% del capitale sociale era del Ministero dell'economia e delle finanze, una quota di poco inferiore era in mano ai titolari delle obbligazioni subordinate convertite in azioni, il resto, circa il 2%, è rimasto ai vecchi azionisti.

Successivamente, al 18 dicembre 2017, la quota dello Stato ha raggiunto il 68,2%, dopo che l'83,476% degli obbligazionisti retail, cioè dei piccoli risparmiatori, già possessori di bond subordinati, in seguito alla proposta del Mps, hanno convertito le proprie azioni, ricevendo in cambio bond senior della banca stessa.

Generali è il secondo azionista con il 4,319% mentre MPS ha in portafoglio il 3,181% di azioni proprie.

Precedente azionariato

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Fino al 2012 la maggioranza del capitale sociale della banca era in mano alla Fondazione Monte dei Paschi, ma da quell'anno la Fondazione ha incominciato a dismettere e diluire, in seguito ad aumenti di capitale, la propria partecipazione fino ad arrivare, nel 2016, a possedere solo circa l'1,5% del capitale[36].

Al 31 dicembre 2016, come risulta dal bilancio,[37] l'azionista di riferimento è diventato lo Stato Italiano attraverso la partecipazione del Ministero dell'economia e delle finanze.

Azionista 31/12/2017[38] 31/12/2016[39] 31/12/2015[40] 31/12/2014[41] 31/12/2013[42] 31/12/2012[43] 31/12/2011[44] 31/12/2010[45]
Fondazione Monte dei Paschi di Siena - 0,10%[46] 1,49%[47] 2,50% 33,5% 34,94% 45,76% 45,68%
AXA SA 4,32% 3,17% 3,17% 3,17% 3,72% 3,59% 3,96% 4,56%
Ministero dell'economia e delle finanze 68,25% 4,02% 4,50% - - - -
Classic Fund Management AG - - 2,00% - - - -
Fintech Advisory Inc. - - 4,50% - - - -
BTG Pactual Europe - - - 2,00% - - -
Finamonte Srl - - - - 4,00% 4,00% -
JPMorgan Chase - - - - 2,53% 2,53% 2,69% 5,54%
Unicoop Firenze - - - - - 2,73% 2,90% 3,32%
Francesco Gaetano Caltagirone - - - - - - 4,05% 4,81%
Banca Widiba S.p.A.
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StatoItalia (bandiera) Italia
Forma societariaSocietà per azioni
ISINIT0005218752
Fondazione8 novembre 2013 a Siena
Fondata daGruppo Montepaschi
Sede principaleMilano
GruppoGruppo Montepaschi
Persone chiave
  • Michele Costabile (presidente)
  • Pasquale Marchese (vicepresidente)
  • Marco Marazia (amministratore delegato)
Settorebancario
Prodottiservizi finanziari
Dipendenti198 (2018)
Slogan«No ordinary bank»
Sito webwww.widiba.it/

Banca Widiba S.p.A. (Wise Dialog Bank) nasce l'8 novembre 2013 per diventare la banca online del gruppo MPS, della quale è socio unico[48], che la definisce uno dei pilastri per il rilancio e il riposizionamento del modello di business del Gruppo[49].

Riceve da Monte dei Paschi di Siena i rami d'azienda Area Sviluppo Banca Online, Servizio Promozione Finanziaria, Dipartimento Operativo Rete Promozione Finanziaria con i relativi 93 dipendenti e i 590 promotori finanziari soggetti a contratto d'agenzia con MPS. Quindi, il servizio di consulenza patrimoniale di MPS è ora totalmente gestito da Widiba[49][50].

Andrea Cardamone è stato l'amministratore delegato fino a giugno 2019. Attualmente alla guida della Banca c'è Marco Marazia con il ruolo di Direttore Generale.

Il nome deriva da "Wise, Dialog, Banking", "saggio dialogo attraverso l'internet banking".

Esordisce sul mercato il 18 settembre 2014, con un capitale di 100.000.000 euro[51], interamente versato il 22 dicembre 2014[52].

A fine 2015 contava 139.000 clienti e 6,5 miliardi di raccolta. Chiude l'esercizio con un margine di interesse di 25 milioni, 9,7 milioni di commissioni nette e 34 milioni di margine d’intermediazione. 11 milioni di perdita e 163 dipendenti[53][54]: il break even[55] è stato raggiunto nel 2018 . Il primo semestre 2016 ha visto salire la raccolta a 6,9 miliardi, i clienti a 150.000 unità e le perdite ridotte a 4,8 milioni[56]. Nel 2019 conta 350.000 clienti e 8,2 miliardi di raccolta.

A livello patrimoniale, Widiba è una delle istituzioni più solide del mercato, con un CET1 pari al 38,2% al 2023[57], anche perché, fino al 2015, non ha offerto mutui o finanziamenti ai suoi clienti.

Dal dicembre 2016 concede anche mutui e prestiti personali, questi ultimi grazie alla partnership con Findomestic Banca[58][59].

La società è iscritta all‘albo delle banche (n. 5760 ABI 3442.1), al registro unico degli intermediari assicurativi e riassicurativi presso IVASS (sezione D n. D000495877) e al registro delle imprese di Milano (n. 08447330963 n. Numero REA MI – 2040086).

Widiba aderisce al fondo interbancario di tutela dei depositi e al Conciliatore Bancario, all'Arbitro Bancario Finanziario e alla Camera di Conciliazione e Arbitrato presso la CONSOB[51].

Dati finanziari

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Ecco la tabella con i dati finanziari del gruppo

Anno Proventi operativi netti

(in milioni di €)

Utile di esercizio

(in milioni di €)

Totale dell'attivo

(in miliardi di €)

Patrimonio netto

(in miliardi di €)

2022 3,088 -205 138
2021 2,980 310 132
2020 2,917 -1,700 145 9,8

La collezione artistica

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La collezione artistica del Monte dei Paschi di Siena nasce con le prime opere commissionate per dare lustro all'Istituto appena nato, come l'affresco della Madonna della Misericordia ordinata nel 1481 a Benvenuto di Giovanni per celebrare la fondazione della Banca. La collezione si è arricchita nel corso dei secoli e oggi accoglie opere di artisti del ‘300 (come Pietro Lorenzetti), del ‘400 (come Stefano di Giovanni detto il Sassetta e Benedetto da Maiano), del ‘500 (come Domenico Beccafumi e Arcangelo Salimbeni), del ‘600 (come Francesco Vanni e Giovan Francesco Rustici), dell'800 (come Amos Cassioli), fino ad arrivare ai nostri giorni. Dal 2016 la Banca ha dedicato alla propria collezione un sito internet dedicato.

Negli anni la collezione si è ampliata strategicamente con il recupero e incameramento di opere di autori senesi, al fine di riportare nel territorio opere che erano state precedentemente esportate per vari motivi.[60]

Vicende giudiziarie

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Il 4 aprile 2013, Bankitalia sanziona gli ex vertici del Monte dei Paschi con una multa da 5 milioni di euro.[61]

Il dissesto della banca

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Il 30 luglio 2013, a Siena il pubblico ministero ha concluso le indagini sul dissesto che l'acquisizione sovrapprezzo della Banca Antonveneta avrebbe portato al Monte dei Paschi di Siena e mandato undici avvisi di garanzia, uno dei quali all'ex presidente Giuseppe Mussari e uno ad Antonio Vigni, ex direttore generale, ai quali vengono imputati vari reati, come la manipolazione dei mercati e l'ostacolo alle attività di vigilanza. Tra le banche indagate oltre il Monte dei Paschi, l'americana JPMorgan Chase.[62]

Un altro filone d'inchiesta riguarda i contratti derivati Alexandria e Santorini, sottoscritti rispettivamente con la banca giapponese Nomura Holdings e la banca tedesca Deutsche Bank. I dirigenti incriminati si sono serviti dei derivati per coprire alcune perdite registrate in bilancio, spostandole sugli esercizi futuri. Secondo l'accusa, questi contratti non sarebbero stati rivelati né ai controllori interni né alle autorità di vigilanza. Solo quando nel 2012 sono arrivati al Monte i nuovi vertici (Alessandro Profumo e Fabrizio Viola), queste operazioni e altre simili sarebbero state scoperte.[62] La Deutsche Bank era già sotto inchiesta in Germania.[63]
Il 31 ottobre 2014 il Tribunale di Siena, in primo grado, per ostacolo alla vigilanza aveva condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione ciascuno e con l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, di Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri, (ex capo dell'area finanza Mps) per ostacolo all'Autorità di vigilanza.[64] I restanti filoni d'inchiesta vengono trasferiti successivamente per competenza territoriale al Tribunale di Milano.
Nel 2017 invece, la Corte d'Appello di Firenze ha assolto Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri dall'accusa di ostacolo alla vigilanza in merito alla ristrutturazione del derivato Alexandria[65], sentenza confermata dalla Corte di Cassazione il 4 luglio del 2019[66].

Nel novembre 2019 il tribunale di Milano ha condannato l'ex presidente Giuseppe Mussari a 7 anni e 6 mesi di reclusione, l'ex direttore generale Antonio Vigni a 7 anni e 6 mesi, l'ex responsabile area finanza Gianluca Baldassari a 4 anni e 8 mesi, l'ex direttore finanziario Daniele Pirondini a 5 anni e 3 mesi per falso in bilancio e aggiotaggio per le operazioni in derivati che occultarono le perdite del disastro Antonveneta. Condannati anche sei ex manager di Deutsche Bank e due di Nomura: alle due banche sequestrati 150 milioni.[67][68]

La "banda del 5%"

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Un'altra inchiesta, aperta dalla Procura di Siena, riguarda la «banda del 5 per cento»: Gianluca Baldassarri, secondo l'accusa, era il capo di una banda di esperti della finanza che per più dieci anni hanno rubato il 5% sulle operazioni finanziarie.[62][69] A favore dello stesso nel luglio del 2019, viene pronunciata sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste.[70]

Reati fiscali

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Un'ultima inchiesta riguarda i reati fiscali durante la gestione dal 2005 al 2008 imputate 11 persone fra ex vertici e manager del Monte dei Paschi.[62]

La banca MPS conta più di 1500 filiali e 200 centri specialistici.[71]

Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte - nastrino per uniforme ordinaria
«Per attività di mecenatismo culturale.»
— Roma, 30 ottobre 1980.[72]
  1. ^ a b soldionline.it, https://www.soldionline.it/notizie/azioni-italia/conti-monte-paschi-siena-bilancio-2023-dividendo.
  2. ^ gruppomps.it, https://www.gruppomps.it/gruppo/modello-organizzativo.html.
  3. ^ Mps, ecco perché la più antica banca del mondo non fallirà, su ilsole24ore.com, Il Sole 24 ore, 1º febbraio 2013.
  4. ^ Banca Monte dei Paschi di Siena, Il Gruppo; Una storia italiana dal 1472, su mps.it, 31 dicembre 2012. URL consultato il 24 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 24 gennaio 2012).
    «La Banca Monte dei Paschi di Siena, nata nel 1472, è ritenuta la più antica banca del mondo.»
  5. ^ https://www.montepaschi.be/media/1361/press-release-belgio-ita.pdf, BANCA MONTE DEI PASCHI DI SIENA HA RAGGIUNTO L’ACCORDO PER LA VENDITA DELLA CONTROLLATA BELGA, in Sito istituzione di Banca Monte Paschi Belgio, 5 ottobre 2018.
  6. ^ 544° anniversario della nascita del Monte di Pietà, su mpsart.it.
  7. ^ a b c La Banca, su mps.it.
  8. ^ voce del Monte dei Paschi di Siena, su bankpedia.org.
  9. ^ a b c voce Monte dei Paschi di Siena sulla Treccani online, su treccani.it.
  10. ^ SENTENZA DI MORTE CONTRO ARMENIO MELARI - 1629, su mps.it. URL consultato il 6 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 31 ottobre 2014).
  11. ^ Betts, Paul. "Italian Communist Party in Bank Appointments Row." Financial Times [London, England] 3 Aug. 1977: 4. The Financial Times Historical Archive, 1888-2010.
  12. ^ Napoleone Colajanni, Storia della banca italiana, Roma, Newton Compton, 1995
  13. ^ Le cinque banche italiane promosse dagli stress test, in Il sole 24 ore, 23 luglio 2010. URL consultato il 23 luglio 2010.
  14. ^ Dati in miliardi di euro, aggiornati al 26 marzo 2010 e forniti da Borsa Italiana S.p.A.. La classifica non tiene conto quindi di alcune grandi banche italiane come BNL e Antonveneta, non più quotate perché rilevate da gruppi stranieri, e di Mediolanum e UGF-Unipol Gruppo Finanziario, in quanto gruppi comprendenti anche attività assicurative
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