Mesoplodon layardii
Mesoplodonte di Layard | |
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Mesoplodon layardii | |
Stato di conservazione | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Mammalia |
Ordine | Cetacea |
Sottordine | Odontoceti |
Famiglia | Ziphidae |
Genere | Mesoplodon |
Specie | M. layardii |
Nomenclatura binomiale | |
Mesoplodon layardii Gray, 1865 | |
Areale | |
Il mesoplodonte di Layard (Mesoplodon layardii) è un cetaceo odontoceto della famiglia Ziphiidae. È un grosso mesoplodonte che presenta alcuni tra i denti più bizzarri del mondo animale. Il nome comune e quello scientifico gli sono stati dati in onore di Edgar Leopold Layard, il curatore del Museo Sudafricano che pubblicò la prima descrizione del cranio di quest'animale.
Descrizione fisica
[modifica | modifica wikitesto]La forma del corpo del mesoplodonte di Layard è quella tipica di un mesoplodonte, eccetto per le grosse dimensioni. Gli esemplari maschi hanno denti grandi e peculiari persino per questo genere, dal momento che sono grosse cinghie, a volte più lunghe di 30 cm, che crescono oltre la mascella con un angolo di 45 gradi e quasi la richiudono. I denti hanno inoltre sulla parte dorsale dei denticelli protettivi, e sembra che anche questi vengano usati nei combattimenti. Su questi denti si trovano abbastanza di frequente anche dei cirripedi. È pressoché incerto il motivo per cui questa specie sviluppi dei denti che la costringono a ridurre le dimensioni delle prede di cui si nutre. Il melone è leggermente bulboso, e, prima che i denti si richiudano, si fonde lievemente col rostro. Questo è abbastanza lungo, con una rima boccale relativamente diritta. Anche la colorazione di questa specie è insolita per un mesoplodonte, dal momento che è piuttosto vistosa, essendo la maggior parte del corpo nera, ad eccezione di alcune aree bianche sul davanti del becco e sulla gola, di una dietro alla testa a forma di mantello e di un'altra vicino ai genitali. I giovani non possiedono questa colorazione e sono generalmente scuri sopra e chiari sotto. Sono presenti anche cicatrici e morsi dello squalo cookie-cutter. I maschi possono raggiungere i 5,9 metri di lunghezza, mentre le femmine raggiungono i 6,2 metri e pesano all'incirca 1000-1300 chilogrammi. Questo indica che sono probabilmente la specie più grande di questo genere. I piccoli neonati possono raggiungere i 2,8 metri di lunghezza.
Popolazione e distribuzione
[modifica | modifica wikitesto]Questa specie vive nell'emisfero meridionale, a giudicare dai numerosi spiaggiamenti e dai rari avvistamenti. Non è stata fatta alcuna stima della popolazione.
Comportamento
[modifica | modifica wikitesto]Non sappiamo niente sull'organizzazione sociale, ma sappiamo che questa specie si nutre di calamari. I maschi hanno un'apertura della bocca inferiore della metà di quella delle femmine e dei giovani, e limitano la loro dieta su calamari del peso di 100 grammi e ancora meno.
Conservazione
[modifica | modifica wikitesto]Questa specie non è mai stata cacciata o rimasta intrappolata nelle reti da pesca. Si crede che rispetto ad altri mesoplodonti abiti in un'area piuttosto sicura.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Cetacean Specialist Group 1996, Mesoplodon layardii, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- Encyclopedia of Marine Mammals. Edited by William F. Perrin, Bernd Wursig, and J.G.M Thewissen. Academic Press, 2002. ISBN 0-12-551340-2
- Sea Mammals of the World. Written by Randall R. Reeves, Brent S. Steward, Phillip J. Clapham, and James A. Owell. A & C Black, London, 2002. ISBN 0-7136-6334-0
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mesoplodon layardii
- Wikispecies contiene informazioni su Mesoplodon layardii
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- photo of skull of straptoothed whale, su teara.govt.nz.
- Factsheets, su amonline.net.au.
- Cetaceans of the World, su sci.tamucc.edu. URL consultato il 20 settembre 2007 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2007).
- CMS, su cms.int. URL consultato il 20 settembre 2007 (archiviato dall'url originale il 5 ottobre 2006).
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