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Mario Falangola

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Mario Falangola
NascitaRoma, 9 agosto 1880
MorteRoma, 14 luglio 1967
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Repubblica Sociale Italiana (bandiera) Repubblica Sociale Italiana
Forza armata Regia marina
Marina Nazionale Repubblicana
Anni di servizio1899-1945
GradoAmmiraglio di Squadra
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
BattaglieBattaglia del Mediterraneo
DecorazioniMedaglia d'Argento al Valor Militare (tre concessioni)
Medaglia di Bronzo al Valor Militare (due concessioni)
Studi militariRegia Accademia Navale di Livorno
Fonte: Dizionario Biografico Uomini della Marina 1861-1946
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Mario Falangola (Roma, 9 agosto 1880Roma, 14 luglio 1967) è stato un ammiraglio italiano.

Mario Falangola, figlio di Federico, patrizio di Sorrento e ufficiale del Genio Navale, e di Luigia Terrugia, nacque a Roma nel 1880, terzogenito di tre figli. Egli fu ammesso all'Accademia Navale di Livorno nel 1899, conseguendo la nomina a guardiamarina il 16 novembre 1902.

Secondo il capitano di fregata Mario Leoni, nel 1940 ufficiale addetto alla sua persona, l'ammiraglio Falangola era un bell'uomo, aitante, signorile nel tratto, patriota nel senso più completo della parola, benevolo ed umano con tutti, affabile, nei modi e dotato di una facondia spontanea e persuasiva, esercitava nei suoi dipendenti un grande ascendente ed un sicuro fascino.

Nel 1911-1912, con il grado di tenente di vascello, partecipò alla guerra italo-turca a bordo dell'incrociatore corazzato Giuseppe Garibaldi. Quando l'Italia entrò nella prima guerra mondiale, Falangola fu inizialmente imbarcato sulla corazzata Leonardo Da Vinci, ma dopo breve tempo fu trasferito nell'arma subacquea; nel 1916 divenne comandante del sommergibile Argo, ed in seguito dell'F 7. Al comando di quest'ultimo, Falangola affondò il 12 febbraio 1918 la piccola nave ausiliaria austroungarica Pelagosa, di 245 tsl, e l'11 agosto 1918 il trasporto truppe Euterpe (2270 tsl), provocando la perdita di 555 soldati austroungarici.[1] Successivamente passò al comando del sommergibile Lorenzo Marcello; in totale, per la sua attività al comando di sommergibili durante la Grande Guerra, Falangola ricevette tre Medaglie d'Argento al Valor Militare e due Medaglie di Bronzo al Valor Militare, oltre a due promozioni per merito di guerra.

Nel periodo interbellico con il grado di capitano di vascello (anzianità 19 aprile 1925), comandò nel 1929 gli esploratori Tigre e Leone e nel 1932 la corazzata Giulio Cesare. In quello stesso anno fu promosso contrammiraglio (anzianità 16 agosto 1932) e nominato dapprima Comandante Militare Marittimo della Sicilia a Messina (1932-33) e poi comandante dell'Arsenale Militare Marittimo della Spezia (1933-34). Nel 1935, promosso ammiraglio di divisione (anzianità 1º dicembre 1933) e nominato ispettore delle nuove costruzioni e dall'11 febbraio 1935, comandante della flotta subacquea; nell'ottobre di quello stesso anno, a La Spezia, presenziò il collaudo dei primi due Siluri a Lenta Corsa detti anche "Maiali"[2] che avrebbero poi costituito il nerbo della Xª Flottiglia MAS. Falangola ne fu talmente entusiasta da commissionare la costruzione di altri due Slc.[3].

Nel periodo febbraio - settembre 1936, diresse la VII Divisione Navale, imbarcando sull'incrociatore Eugenio di Savoia.

Il 1º gennaio 1937 divenne ammiraglio di squadra. Nel gennaio 1939 fu posto brevemente al comando del Corpo delle Capitanerie di Porto.

Successivamente, il 20 luglio 1939, divenne comandante del neocostituito Comando in Capo della Squadra Sommergibili; ricopriva questo ruolo all'entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale (10 giugno 1940) e lo mantenne fino al dicembre 1941, dirigendo le operazioni subacquee della Regia Marina nella Battaglia del Mediterraneo. Il 9 dicembre 1941, subito dopo aver scritto una lunga relazione nella quale poneva in evidenza le carenze dell'arma subacquea italiana (in termini di addestramento, caratteristiche tecniche dei sommergibili, dottrina d'impiego, cooperazione con l'Aeronautica), Falangola fu rimosso dall'incarico e nominato comandante del Corpo delle Capitanerie di Porto, venendo sostituito al comando dei sommergibili dall'ammiraglio Antonio Legnani.[4]

Di fervente fede fascista, dopo l'armistizio dell’8 settembre 1943 Falangola si pronunciò subito in favore della collaborazione con le forze tedesche, tentando in riunioni presso il Ministero della Marina – senza molto successo – di convincere altri ufficiali a fare lo stesso. Aderì subito alla Repubblica Sociale Italiana, ed il 30 settembre 1943 divenne Commissario della Marina per la città aperta di Roma.[5] Lasciò tale incarico il 25 dicembre 1943, assumendo quello di comandante generale delle Capitanerie di Porto situate nel territorio della R.S.I., ruolo che ricoprì fino all'aprile 1945.

Unitosi alle truppe tedesche in ritirata verso il Brennero, all'inizio del maggio 1945 Falangola si consegnò a Bolzano al Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, che a sua volta lo consegnò al locale comando statunitense, che lo fece trasferire nel campo di concentramento di Coltano, dove rimase per poco tempo.

Liberato, per la sua adesione alla R.S.I. fu privato del grado dalle autorità italiane e condannato a quattro anni (pena poi condonata) dal tribunale militare di Roma. La condanna venne però annullata una prima volta dal Tribunale Supremo Militare «per non aver commesso il fatto», e poi una seconda volta per avvenuta amnistia. Fu posto in congedo assoluto nel giugno 1945.

Nel 1955 il suo stato di servizio venne riesaminato e la cancellazione dai ruoli con perdita di grado fu annullata. Morì a Roma il 14 luglio 1967.

Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante in Capo della Squadra Sommergibili, nel difficile e silenzioso periodo di preparazione alla guerra diede la sua fede animatrice, la sua pronta intelligenza, la sua profonda competenza in ogni ramo per fondere in un blocco unico macchine, armi ed uomini. In diciotto mesi di guerra, sotto il suo Comando, l'arma subacquea inflisse al nemico la perdita e la inutilizzazione di un rilevante tonnellaggio, assicurò l'uso di rotte vitali, apportò validi aiuti alle altre Forze Armate, operò con freddo eroismo contro le più munite basi navali avversarie. 10 giugno 1940–10 dicembre 1941.[6]»
— Regio Decreto 26 maggio 1942.[7]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Per l'ardimento, la tenacia combattiva dimostrati nell'attaccare e silurare un piroscafo armato nemico, in zona probabilmente minata, sfuggendo poi abilmente alla strenua caccia di aeroplani e siluranti, Alto Adriatico, 12 gennaio 1918
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Imbarcato su sommergibile ha compiuto 20 missioni di guerra sulla costa nemica, dimostrando alto spirito combattivo, disprezzo del pericolo, non comuni qualità militari e marinaresche. Alto Adriatico, maggio 1915–febbraio 1918
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Per eseguire una difficile perlustrazione in un porto nemico, superando due volte zone minate, dando prova di grande abilità tecnica e di sereno sprezzo del pericolo. In altra occasione, nonostante difficili condizioni idrografiche e di tempo, oltrepassava sbarramenti di mine, e nell'interno del Quarnaro, riusciva a colpire con un siluro un piroscafo. Tentava più tardi di attaccare un gruppo di siluranti dislocate per dargli caccia, ed abilmente sfuggiva al loro inseguimento. Acque Dalmate, 12 luglio – 10 11 29 agosto – 1º settembre 1918
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«In acque nemiche attaccava un convoglio che procedeva ad un'importante azione di recupero ed obbligava il nemico a rinunciare alla sua impresa. Alto Adriatico, 27 luglio 1916
Medaglia d'argento al valore di Marinadi I classe - nastrino per uniforme ordinaria
«Medaglia d'argento di I classe per i benemeriti delle scienze navali, per l'apparecchio da lui ideato destinato a determinare le variazioni di rilevamento di un bersaglio dal periscopio di un sommergibile.»
Medaglia d'Argento al valore di Marinadi II classe - nastrino per uniforme ordinaria
«per la sua pubblicazione : “I sommergibili F.7”»
  1. ^ Sommergibili classe F, su betasom.it.
  2. ^ Sergio Nesi, Decima Flottiglia nostra..., Mursia, Milano, 1986, pag. 17
  3. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 20
  4. ^ Giorgio Giorgerini, "Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi", p. 310.
  5. ^ Sergio Nesi, Decima Flottiglia nostra..., Mursia, Milano, 1986, pag. 43: "Il commissariato per la Marina venne assunto il 30 settembre dall'amm. di Squadra Mario Falangola, già Comandante in Capo dei sommergibili"
  6. ^ Sito web della Marina Militare Italiana: motivazione onorificenza.
  7. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  • Paolo Alberini, Franco Prosperini, Dizionario biografico Uomini della Marina 1861-1946, Ufficio Storico della Marina Militare, 2015

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