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Maria Elena Moyano

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«… la rivoluzione è apertura alla vita, alla dignità individuale e collettiva; è etica nuova. La rivoluzione non è morte, né imposizione, né sottomissione, né fanatismo. La rivoluzione è vita nuova, è convincere a lottare per una società giusta, degna, solidale al fianco delle organizzazioni create per il nostro popolo, rispettando la sua democrazia interna e innestando i nuovi germi di potere del nuovo Perù. Continuerò a stare al fianco del mio popolo, delle donne, dei giovani e dei bambini; continuerò a lottare per la pace in nome della giustizia sociale.»

Maria Elena Moyano

Maria Elena Moyano (Santiago de Surco, 29 novembre 1958Villa El Salvador, 15 febbraio 1992) è stata un'attivista, femminista e organizzatrice sociale peruviana, popolarmente conosciuta come Madre Coraggio. Venne assassinata all'età di 33 anni dall'organizzazione maoista Sendero Luminoso il 15 febbraio 1992.

María Elena Moyano era nata a Santiago de Surco a Lima nel novembre 1958. Aveva sei fratelli e i suoi genitori erano Eugenia Delgado Cabrera e Hermógenes Moyano Lescano. È cresciuta in povertà nel pueblo joven di Villa El Salvador e ha vinto una borsa di studio per studiare legge all'Università Inca Garcilaso de la Vega, ma poi ha interrotto gli studi dopo due anni per dedicarsi all'impegno sociale.

Diventata responsabile della neonata scuola infantile, attivò mense popolari, associazioni per le madri e iniziative nutrizionali. Co-fondatrice della Federazione Popolare di Donne di Villa Salvador (FEPOMUVES)[1] che nel 1992 comprendeva 112 mense popolari che fornivano trentamila pasti giornalieri e 507 Comitati del Bicchiere di Latte, che servivano circa sessantamila persone.[2]

Impegno politico

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Moyano aveva posizioni critiche sia verso il pensiero rivoluzionario violento di Sendero Luminoso che verso il presidente Alberto Fujimori, considerato a capo di un potere debole, inquinato dalla corruzione e incapace di gestire l'economia.[3]

Le sue attività vennero contrastate da Sendero Luminoso, la cui ideologia negava la possibilità di attuare rivoluzioni pacifiche. Maria Elena condannò lo sciopero armato decretato dai guerriglieri per il 14 febbraio organizzando una marcia per la pace in contrapposizione a cui partecipano poche persone per paura di ritorsioni. Il giorno seguente, durante una serata di raccolta fondi, venne uccisa da due sicari; il suo corpo viene fatto esplodere con la dinamite. Sendero rivendicò l'attentato, ma l'assassinio gli si ritorse contro: al funerale parteciparono 300.000 persone e iniziò l'abbandono da parte di moltissimi sostenitori[1].

Riconoscimenti

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Il presidente Pedro Pablo Kuczynski la insignì dell'Ordine al merito del Perù postumo nel 2017..[4]

Il film Coraje (Coraggio), uscito nel 1998, si ispirava alla sua figura.[5]

Nel 1997 Amnesty International dedicò a Maria Elena Moyano un report sui diritti umani in Perù.[senza fonte]

Era sposata con Gustavo Pineki dal 1980. La coppia ha avuto due figli.

  1. ^ a b Maria Elena Moyano, su it.gariwo.net. URL consultato il 9 marzo 2023.
  2. ^ (EN) Prashad Vijay, The Poorer Nations: A Possible History of the Global South, Verso Books, 2014, p. 94, ISBN 978-1-78168-158-9.
  3. ^ (EN) Peru's Poor Feel Hardiship of Fuji Schock Austerity, in New York Times. URL consultato il 9 marzo 2013.
  4. ^ en, Peru: Gov't awards posthumous Order of Merit to Maria Elena Moyano. URL consultato il 9 marzo 2023.
  5. ^ Cinema di ringhiera, su taxidrivers.it. URL consultato il 9 marzo 2023.

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN256148995766059750835 · ISNI (EN0000 0000 5956 5920 · LCCN (ENn94069413 · GND (DE119428091 · BNE (ESXX946664 (data) · BNF (FRcb150541511 (data) · J9U (ENHE987007461317205171