L'impero delle luci
L'impero delle luci | |
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Autore | René Magritte |
Data | 1953-1954 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 195,4×131,2 cm |
Ubicazione | Peggy Guggenheim Collection coll. 76.2553 PG 102, Venezia |
L'impero delle luci (in francese: L'Empire des lumières) è un tema ripetuto almeno in tre tele di René Magritte: una prima versione del 1949, un'altra conservata nella collezione Peggy Guggenheim di Venezia e «un'altra in una collocazione ignota negli USA (l'ultima, del 1954)»[1]; un'altra versione del 1954 si trova a Bruxelles nel Museo reale delle belle arti del Belgio[2]. La prima versione, quella del 1949, di recente è stata venduta a New York da Christie's[3].
In questo caso l'artista si era ispirato alle opere di John Atkinson Grimshaw, un pittore inglese di epoca vittoriana, che nel suo tempo aveva dipinto diverse vedute urbane al tramonto.[4]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Nello sfondo campeggia un cielo azzurro cosparso di vaporose nuvole bianche, invece in primo piano è stata rappresentata una strada buia con un lampione che rischiara debolmente un'abitazione immersa in un paesaggio cupo e puramente notturno. Le forme sono tridimensionali, la tecnica è impeccabile, quasi accademica, ma la particolarità del dipinto sta nella realtà che vi è rappresentata. L'opera accosta due momenti diversi, opposti tra loro: la metà superiore è vista in pieno giorno, quella inferiore di notte. La luminosità del sole è contrapposta alla sensazione di turbamento e malessere tradizionalmente collegato all'oscurità; l'obiettivo dell'artista è stato quello di creare un effetto di shock, di spaesamento nei confronti dello spettatore. Citando direttamente Magritte[5]:
«Nell'Impero delle luci" ho rappresentato due idee diverse, vale a dire un paesaggio notturno e un cielo come lo vediamo di giorno. Il paesaggio fa pensare alla notte e il cielo al giorno. Trovo che questa contemporaneità di giorno e notte abbia la forza di sorprendere e di incantare. Chiamo questa forza poesia».
In quest'opera Magritte usa il metodo dell'ossimoro, ovvero una figura retorica che consiste nell'accostare parole che esprimono concetti opposti; in questo caso la raffigurazione del giorno e della notte. L'artista ricostruisce una procedura tipica dei sogni (è nota infatti l'influenza delle teorie freudiane sugli artisti surrealisti come Magritte; il sogno è visto come l'essenza dell'uomo e per questo la sua rappresentazione diventa fondamentale).
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Federico Zeri, Un velo di silenzio, Milano, 1999, p. 229
- ^ René Magritte L'empire des lumières 1954 — Inv. 6715
- ^ RTBF 14 novembre 2017
- ^ F. Zeri, cit., pp. 229-230
- ^ René Magritte, Tutti gli scritti
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Un'immagine dal sito della Peggy Guggenheim Collection, dove il dipinto è conservato.