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Irène Joliot-Curie

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Irène Joliot-Curie
Medaglia del Premio Nobel Premio Nobel per la chimica 1935

Irène Joliot-Curie (Parigi, 12 settembre 1897Parigi, 17 marzo 1956) è stata una chimica e fisica francese.

Figlia primogenita di Pierre e Marie Curie, sorella di Ève Curie. Irène sposò il 9 ottobre 1926 il fisico Frédéric Joliot dal quale ebbe due figli, divenuti anche loro scienziati, Hélène Langevin-Joliot (1927), fisica nucleare, e il biochimico Pierre Joliot (1932).[1] Entrambi i coniugi vennero insigniti nel 1935 del premio Nobel per la chimica per la scoperta della radioattività artificiale.

Durante la prima guerra mondiale, insieme con la madre Marie, prestò servizio presso gli ospedali da campo istituiti dalla stessa madre, assistendola nell'esecuzione di lastre ai raggi X per i feriti di guerra. La tecnologia ancora non molto sviluppata le espose però a grandi dosi di radiazioni. Terminata la guerra Irène tornò a Parigi a studiare all'Istituto del Radio (Istituto Curie), struttura fondata dai suoi genitori, arrivando a conseguire il dottorato in scienze nel 1925.

Dal 1928 Irène e Frédéric unirono i loro studi e conoscenze nell'ambito dei nuclei atomici arrivando a identificare sperimentalmente sia il positrone che il neutrone, benché non siano riusciti a interpretare i risultati della scoperta che fu successivamente legata ai nomi rispettivamente di Carl Anderson e James Chadwick. È nel 1934 che Irène e Frédéric faranno la scoperta che li porterà alla vittoria del Nobel e li renderà famosi: sulla base del lavoro di Marie e Pierre Curie, che isolarono alcuni elementi radioattivi naturali, riuscirono a effettuare la trasmutazione di alcuni elementi (quali boro, alluminio e magnesio) in isotopi radioattivi sintetici.[2][3][4] Questa originale scoperta sarà successivamente destinata a spianare la strada allo sviluppo della sintesi di radioisotopi, che risulteranno di importante applicazione in ambiti quale quello medico.

Irène morì di leucemia, causata dalla forte e prolungata esposizione a radiazioni ionizzanti dovuta al suo lavoro, il 17 marzo 1956 a Parigi. Due anni dopo per le stesse cause morì anche suo marito.[5]

  1. ^ Nina Byers, Williams, Gary A., Hélène Langevin-Joliot and Pierre Radvanyi, in Out of the Shadows: Contributions of Twentieth-Century Women to Physics, Cambridge, UK, Cambridge University Press, 2006, ISBN 0-521-82197-5.
  2. ^ Irène Joliot-Curie, Nobel Lecture: Artificial Production of Radioactive Elements, su nobelprize.org, 12 dicembre 1935.
  3. ^ Frédéric Joliot, Chemical Evidence of the Transmutation of Elements (PDF), su nobelprize.org, 12 dicembre 1935.
  4. ^ Byers, Moszkowski, Chadwick (via 1956 Nature obituary), Irène Joliot-Curie Contributions and Bibliography, su cwp.library.ucla.edu, CWP.
  5. ^ Q&A: Polonium-210, su Chemistry World, Royal Society of Chemistry, 27 novembre 2006. URL consultato il 1º dicembre 2010.

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