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Iacopo Bonavita

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Iacopo Bonavita, detto di Lauro e usualmente noto con l'appellativo Il Capoccia (Jacopo in italiano s.XVIII, Giacomo in italiano attuale, Iacovo come da sé scritto; Lauro, c. 1600[1]Bagnoli Irpino, 27 ottobre 1656), è stato uno scultore e intagliatore italiano nato nel Regno di Napoli.

Figura rilevante dell'arte sacra svoltasi nel sudovest del Principato Ulteriore e nella limitrofe corrispettiva zona confinante del sudest della Terra di Lavoro. Nacque nel territorio orientale del feudo del "marquesato di Laurum". L'artista mantenne l'attività creativa fino alla sua morte, che avvenne durante l'esecuzione del suo ultimo incarico: il Coro ligneo di Bagnoli [2], perendo vittima della peste del 1656, insieme a tutti gli altri artisti collaboratori nell'opera [3].

Gli esordi dell'artista risalgono al secondo decennio del 1600 quando il suo principale appaltatore, il vescovo Giovanni Battista Lancellotti, intraprese importanti opere di costruzione restauro e abbellimento, del patrimonio della diocesi di Nola. Da quanto risulta negli archivi della diocesi, "la bottega" del Iacopo, ebbe una partecipazione protagonista [4] nelle opere di allestimento e ornato della cattedrale [5].

Lo scultore, un maestro "fatto a se stesso", già risulta nel 1622 affiancando al maestro-scultore Giovanni Battista, artista noto per la sua raffinatezza nei dettagli, nell'esecuzione delle opere della chiesa Del Carmine, tra cui la porta ed il pulpito; secondo la testimonianza del teologo e predicatore Carlo Guadagni, nel suo libro “Nola Sagra” [6][7].

Lo stile artistico del "Capoccia", espresso nelle opere da lui dirette nel coro ligneo di Bagnoli, le intagliature ad altorilievo, o per meglio dire: a tutto tondo riflettono l'influenza innovativa dello stile barocco di un maestro dell’epoca, lo scultore Cosimo Fanzago, attivo in quegli anni a Napoli, durante il periplo del Capoccia in quelle terre.

L'artista inizia a svolgere il suo lavoro circa il secondo decennio del secolo XVII, tutto ciò, la sua espressione artistica non viene travolta dalla corrente Barocca, che nella scultura intendeva principalmente Meravigliare.

Nelle sue creazioni "Il Capoccia" mantiene, in parte, lo stile dei secoli precedenti, individuandosi nelle sue opere caratteristiche [8] consonanti con l'Arte del Rinascimento. Nel suo lavoro si osserva una particolare cura nei dettagli, rappresentando con profondo rispetto al sentimento religioso [9], i personaggi e i fatti della Fede, plasmati sulle sue opere.

Tra le opere più rilevanti, della sua arte d'intaglio scultoreo, si trovano:

  • nel Vallo di Lauro (più precisamente a Quindici), la statua di San Biagio [10][11][12] realizzata negli anni 1641-1642, e la statua di Sant’Antonio di Padova nel 1648- 1649, entrambi patrimonio della Chiesa di Santa Maria delle Grazie;
  • a Nola, le statue lignee riassemblanti: l'Immacolata [13][14], San Paolino [15], e San Felice [16][17], risalenti al quarto decennio del 1600, e custodite nel Duomo della città; il coro ligneo e la corona plastica dell'altare maggiore della cattedrale, perse nell'incendio del 1861 [18]; la porta ed il pulpito della chiesa Del Carmine [7].
  • a Siano [19] realizzò diverse statue di Santi per le antiche chiese della parrocchia di Santa Maria delle Grazie [20].
  • ed in Bagnoli Irpino, nella collegiata di Santa Maria Assunta: le statue di San Pietro e San Paolo [21], il coro ligneo [22][23] dove gli intagli delle colonnine e gli specchi degli stalli son opera sua [24], eseguita insieme ad un gruppo di artisti locali [25] tra il 1651 ed il 1657; anche le figure del battistero [26] di questa chiesa madre, vennero realizzate da Iacopo Bonavita, in binomio creatore con l'artista Scipione Infante di Bagnoli; nel Transetto sinistro si trova la statua della Immacolata Concezione [27] attribuita a Iacopo Bonavita di Lauro dallo storico Alfonso Sanduzzi [28].
  • Dell’opera, eseguita tra il 1652 e il 1656, si conosce il nome degli autori grazie al Libro dei Conti, oggi purtroppo perduto, della Chiesa dell’Assunta, noto attraverso gli stralci trascritti nel 1925 da Alfonso Sanduzzi in “Memorie storiche di Bagnoli Irpino dall’origine fino alla metà del secolo XIX” [29].
  1. ^ Fabio Di Giò. Ant° Magini, Mappa della Terra di Lavoro (JPG), in Uploaded on Commons by it Utente: Nicola Romani, 1620. URL consultato il 7 ottobre 2019.
    «"Lauri" (castello marquesale) "Oriens" N 40° 58' "Meridies" E 37° 56" (posizione inferiore destra) - alla estrema destra, dal centro in giù, si legge: "PARTE DEL PRINCIPATO OLTRE".»
  2. ^ Domenica Grieco, Coro ligneo 1653 Bagnoli Irpino (AV), su youtube.com, Domenica Grieco, 13 maggio 2017.
  3. ^ Aulisa:"Gli artisti perirono con la peste del 1656 e si sa che, oltre a non aversi in quel tempo provveduto a seppellirli in fossa distinta, affinché passato il morbo avessero potuto avere la sepoltura che meritavano, nessuna attenzione fu rivolta sia dal Clero del Capitolo che dalla Università, ovvero il Comune, per aiutare figli e mogli superstiti finiti in miseria, come fa rilevare lo storico locale Alfonso Sanduzzi."
  4. ^ dott.ssa Antonia Solpietro e dott. Nicola Castaldo (a cura di), Chiesa di Nola, la cattedrale, su diocesinola.it. URL consultato il 1º aprile 2022 (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2019).
    «"... il presule Giovanbattista Lancellotti (1615-1655), a cui si deve il coro ligneo realizzato dalla bottega degli scultori Bonavita e la corona plastica per l’altare maggiore con le effigi della Vergine e dei santi patroni Felice martire e Paolino. Questa ultima sostituì il monumentale polittico commissionato dal vescovo Giovan Francesco Bruno (1504- 1546) al pittore Andrea Sabatini e alla sua bottega, le cui tavole superstiti si conservano, attualmente nel Museo Diocesano."»
  5. ^ La cattedrale di Nola, gravemente danneggiata dopo un rovinoso crollo, venne ricostruita dal vescovo Fabrizio Gallo (1585-1614). Il suo successore, S.Em. Lancellotti, ne intraprese le opere de allestimento e abbellimento.
  6. ^ Carlo Guadagni, Nola Sagra, Napoli, Congregazione Somalca, 1688, pp. 1-24.
    «Si legge, a proposito della Chiesa del Carmine: “edificata modernamente nel 1622”...
    "vi songo tre cose che simili non si veggono nella stessa Napoli, cioè la porta e il pulpito, tutti di noce d’intaglio peregrino, così minuto e rilevato di statue e fogliame che ognuno che li vede resta stupefatto, e la icona, opra magnifica di Giovanni Battista Verde, il primo scultore de’ nostri tempi, e di Iacopo Capocchia di Lauro, di non inferiore eccellenza”»
  7. ^ a b La porta ed il pulpito de la chiesa del Carmine, non esistono più perché bruciate dai Francesi nei saccheggi del 1799.
  8. ^ Pierluigi De Vecchi e Elda Cerchiari, I tempi dell'Arte, vol. 2, Bompiani, 1999 [1999], p. 25, ISBN 88-451-7212-0.
    «Furono almeno tre gli elementi essenziali del nuovo stile:

    Formulazione delle regole della prospettiva lineare centrica, che organizzava lo spazio unitariamente.

    Attenzione all'uomo come individuo, sia nella fisionomia sia nell'anatomia che nella rappresentazione delle emozioni.

    Ripudio degli elementi decorativi e ritorno all'essenzialità.»
  9. ^ Il suo principale cliente era la Chiesa cattolica.
  10. ^ San Biagio - esposto nella mostra: “Capolavori della Terra di Mezzo dal Medioevo al Barocco”, su scontent.fvgo3-2.fna.fbcdn.net.
  11. ^ Capolavori della terra di mezzo. Opere d'arte dal Medioevo al Barocco. "San Biagio", su facebook.com.
  12. ^ Capolavori della terra di mezzo. Opere d'arte dal Medioevo al Barocco. "San Biagio torna a casa", su facebook.com.
  13. ^ img-20170430-wa0006.jpg (JPG), su ilcazziblog.files.wordpress.com.
    «immagine dell'Immacolata, cattedrale di Nola»
  14. ^ Recuperata l’Immacolata del Duomo di Nola, su ilcazziblog.wordpress.com, 30 aprile 2017.
    «"È stata ritrovata dai Carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio Culturale di Napoli una statua dell’Immacolata di pregevole fattura settecentesca, che fu trafugata dalla Cattedrale di Nola la notte del 3 gennaio 1996"»
  15. ^ Nola-gigli-2012-duomo-5.jpg (JPG), su ilmediano.com.
    «statua di San Paolino, cattedrale di Nola»
  16. ^ [... Il catalogo delle opere del maestro Iacopo Bonavita si è arricchito grazie a la scoperta fatta nel 2007, in occasione del restauro della statua lignea di San Felice di Nola (1644- 1645). Sul retro della mitra del santo è stata individuata una cavità, ritrovandosi all'interno di questa un pezzo di legno, recante l’iscrizione in continuazione trascritta: “Nel anno di Monsignor Langellotti Io Iacovo Bonavita scoltore ho fatta questa statua di San Felice di lavori l’anno del Signore 1645. Ricordatevi del anima mia”... Tratto da: Il personaggio (del prof. Giuseppe Scafuro, da “Il Corriere” del 22.10.2012)
  17. ^ San Felice, su assconteanolana.altervista.org. URL consultato il 31 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 31 ottobre 2019).
    «"In cattedrale si venera anche una statua lignea di Giacomo Bonavita datata 1645"»
  18. ^ dott.ssa Antonia Solpietro ed il dott. Nicola Castaldo (a cura di), Chiesa di Nola, la cattedrale, su diocesinola.it. URL consultato il 1º aprile 2022 (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2019).
    «"Un incendio doloso appiccato nella notte del 13 febbraio del 1861, distrusse il millenario edificio cattedralizio..."»
  19. ^ in passato chiamato "Tiano", come indicato da Alfoso Sanduzzi.
  20. ^ Alfonso Sanduzzi,, Memorie storiche di Bagnoli Irpino dall’origine fino alla metà del secolo XIX, Melfi, Tipografia Editrice Antonio Liccione, 1924, p. 366.
  21. ^ Alfonso Sanduzzi, Memorie storiche di Bagnoli Irpino dall’origine fino alla metà del secolo XIX, Melfi, Tipografia Editrice Antonio Liccione, 1924, p. 367.
    «"...incaricò l'artista di fare per la Chiesa ler due statue di San Pietro e San Paolo..." "...il Bonavita si occupò subito di tal lavoro, ed in poco tempo compi le due statue,..."»
  22. ^ Belisario Bucci, Ispettore Onorario dei Monumenti, Bagnoli Irpino e le sue opere d'arte, Firenze, Tip. B. Coppini & C., 1947.
    «Questa insigne opera d'arte, venne eseguita tra il 1652 ed il 1657, dagli artisti bagnolesi Scipione Infante, Gian Domenico e Giovanni Angiolo Vecchia, e Giacomo Bonavita, detto il Capoccia di Lauro. Gli autori principali però furono l'Infante ed il Bonavita.»
  23. ^ Cav. Luigi de Rose, Prof. nel Reale Istituto di Belle Arti, Reale Ispettore dei Monumenti, Due monumenti artistici di Bagnoli Irpino, Napoli, R. Ginnasio di Avellino Tipografia delle Industrie, 1912, p. 3 e 4.
    «... "Dietro l'altare maggiore, sopra una pianta di sagoma rettangolare, che misura mq. 83,90, esso si erge maestoso, ed è fine lavoro di scultura e di intaglio in legno di noce. Ha diciannove stalli, sei per laterale, avente ciascuno m. 7,10 di lunghezza, e sette nella parete di fronte della lunghezza di m. 9,40. L'altezza dal piano del pavimento nella parte superiore della trabeazione è di m. 3,70. Nel centro si nota il leggio quadrangolare nel basamento, ed in ogni sua parte ricco di ornati, e figurine di grazioso e bizzarrissimo disegno." ...»
  24. ^ Alfonso Sanduzzi, Memorie storiche di Bagnoli Irpino dall’origine fino alla metà del secolo XIX, Melfi, Tipografia Editrice Antonio Liccione, 1924, p. 368.
    «"... gli intagli ad alto rilievo delle colonnine, ed a basso rilievo degli specchi furono compiuti dal Bonavita,..."»
  25. ^ Tommaso Aulisa, Bibliografia Storica di Bagnoli Irpino (PDF), Materdomini (AV), Valsele Tipografica, 1994, pp. 59 - 62.
    «"Gli scultori del Coro Scipione, Pietro e Achille Infante,Giandomenico e Giovanni Angelo Vecchia, Iacopo Bonavita da Nola, Sebastiano Meloro"»
  26. ^ Cav. Luigi de Rose Prof. nel Reale Istituto di Belle Arti, Reale Ispettore dei Monumenti, Due monumenti artistici di Bagnoli Irpino, Napoli, R. Ginnasio di Avellino Tipografia delle Industrie, 1912, pp. 6 e 7.
    «A sinistra di chi entra, e presso la porta maggiore, si trova addossato ad un pilastro il BATTISTERO, opera d'intaglio pregevolissima eseguita dagli stessi autori del Coro. Quattro grossi animali fantastici, rappresentanti i quattro vizi capitali, ne sostengono la vasca, la quale è circondata da una larga fascia, in cui sono scalpiti, in originalissima forma, e capricciosamente intrecciati, altri strani animali rappresentanti i sette peccati mortali. Sopra codesto caratteristico fregio, s'innalza in forma piramidale pentagonale, la parte centrale del battistero, avente nelle facce laterali molte bellissime figure simboliche e, in quella di mezzo poi, scolpito un episodio commoventissimo: il battesimo dell'Imperatore Costantino. La parte superiore o coronamento è sormontata da un gruppo in alto rilievo, che rappresenta il battesimo di Cristo nel fiume Giordano.»
  27. ^ Statua-Immacolata-Bagnoli-Irpino (JPG), su palazzotenta39.it.
  28. ^ Belisario Bucci Ispettore Onorario dei Monumenti, Bagnoli Irpino e le sue opere d'arte, Firenze, Tip. B. COPPINI & C., 1947, p. 14.
    «... "a dest, poi, nell'angolo in (H), un'artistica Nicchia (3) in noce finemente intagliata, in istile del 500, dell'artista bagnolese Erminio Trillo, eseguita nel 1885, con belle colonne corinzie ai lati e bassorilievi nei riquadri della base, in cui son raffigurati diversi simboli dell'Immacolata. In essa è custodita la statua della Immacolata Concezione, tanto venerata dai bagnolesi, opera non priva di pregi artistici, di ignoto autore del sec. XVII, che il nostro storico Sanduzzi ha creduto di identificare nel Bonavita di Lauro, uno dei principali artefici del Coro."»
  29. ^ Alfonso Sanduzzi, https://archive.org/details/SanduzziMemorieBagnoliSecondaParte/page/n19, in Memorie storiche di Bagnoli Irpino dall’origine fino alla metà del secolo XIX, Melfi, Tipografia Editrice Antonio Liccione, 1924, pp. 352 - 399.
    «Qui riferendosi al Bonavita indica:

    “maestro scultore” e “uomo valentissimo nella sua professione” Poi genericamente menziona altre sue opere a: “Bagnoli, Nola, Tiano ed altri luoghi”

    Inoltre nel libro, al riguardo dello scultore: "trovò la morte nella terribile epidemia di pestilenza del 1656"»
  • Carlo Guadagni, Nola Sagra, Napoli, Congregazione Somalca, 1688, pp. 1 a 24.
  • Alfonso Sanduzzi, Memorie storiche di Bagnoli Irpino dall’origine fino alla metà del secolo XIX, Melfi, Tipografia Editrice Antonio Liccione, 1924.
  • Cav. Luigi de Rose, Prof. nel Reale Istituto di Belle Arti, Reale Ispettore dei Monumenti, Due monumenti artistici di Bagnoli Irpino, Napoli, R. Ginnasio di Avellino Tipografia delle Industrie, 1912, p. 3-7.
  • Tommaso Aulisa, Bibliografia Storica di Bagnoli Irpino (PDF), Materdomini (AV), Valsele Tipografica, 1994, pp. 59-62.
  • Belisario Bucci, Bagnoli Irpino e le sue Opere d'Arte, Firenze, Tip. B. COPPINI & C., 1947, pp. 15-20.