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Hans Albers

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Hans Albers in una foto di scena, 1924.

Hans Albers, vero nome Hans Philipp August Albers (Amburgo, 22 settembre 1891Starnberg, 24 luglio 1960), è stato un attore e cantante tedesco. Fu la più celebre stella del cinema tedesco tra il 1930 e il 1945 ed è considerato uno dei più popolari attori tedeschi del XX secolo.

Figlio di un macellaio, ultimo di sei fratelli, crebbe nel quartiere amburghese di St. Georg. Si interessò alla recitazione fin da ragazzo e iniziò a frequentare delle lezioni senza che i suoi genitori ne fossero a conoscenza. Nel 1915 Albers venne chiamato nell'esercito per combattere nella prima guerra mondiale e fu, guardando gli eventi retrospettivamente, così fortunato da restare ferito molto presto interrompendo così il servizio. Dopo la guerra si trasferì a Berlino, dove trovò lavoro come attore comico in vari teatri dell'epoca della repubblica di Weimar. La parte che lo condusse al successo fu quella di un cameriere nella commedia Verbrecher (Criminale). Fu sempre in quell'epoca che Albers iniziò una lunga relazione sentimentale con l'attrice di origini per metà ebraiche Hansi Burg, che durò fino alla morte.

Dopo aver interpretato più di cento film muti, nel 1929 Albers interpretò il primo film sonoro tedesco, Die Nacht gehört uns. Poco tempo dopo ebbe il ruolo del forzuto Mazeppa al fianco di Marlene Dietrich nel celebre L'angelo azzurro (1930), che fece della Dietrich una diva. Albers stesso raggiunse la fama nel 1930 con il film Der Greifer incrementandola poi grazie a simili ruoli da uomo audace e temerario per tutti gli anni trenta. Affiancò la leggenda del cinema tedesco Heinz Rühmann in Bomben auf Monte Carlo (1931) e Sherlock Holmes (1937). Molte delle canzoni che Albers interpretò nei suoi film diventarono a loro volta dei grandi successi e alcune di esse rimangono popolari tuttora.

Statua in onore di Hans Albers nella Hans-Albers-Platz, St. Pauli, Amburgo. Opera di Jörg Immendorff, 1986.

Con l'ascesa al potere dei nazisti, nel 1933 Albers e la sua compagna si trasferirono sul Lago di Starnberg, in Baviera. Nonostante non avesse mai sostenuto il regime pubblicamente, Albers diventò ugualmente l'attore più popolare dell'epoca. Fu membro del partito ma evitò di associarvi eccessivamente la propria immagine. Proprio grazie alla sua grande popolarità, i nazisti accettarono a lungo tacitamente la sua relazione con Hansi Burg. Alla fine però anche lui dovette cedere alle pressioni. Hansi Burg fuggì in Svizzera e quindi, nel 1939, nel Regno Unito, ma la coppia rimase segretamente unita e Albers riuscì anche a fornirle supporto finanziario. Si riunirono alla fine della guerra, quando Hansi rientrò in Germania vestendo un'uniforme britannica.

Nel 1943 Albers ricevette una grossa somma per partecipare al film ad alto budget prodotto dall'UFA Le avventure del barone di Münchhausen, ma stette sempre bene attento a non dare l'impressione di appoggiare il regime nazionalsocialista, che del resto non aveva richiesto la sua partecipazione. Sempre nel 1943 prese parte ad un altro classico del cinema tedesco, Große Freiheit Nr. 7 al fianco dell'attrice Ilse Werner, che era stata una delle sue partner anche in Le avventure del barone di Münchhausen. Si dice che alcune delle scene siano state girate a Praga a causa dei danni provocati dai bombardamenti su Amburgo.

Dopo la seconda guerra mondiale, Albers riuscì ad evitare la crisi finanziaria e l'ostracismo professionale che dovettero affrontare molti attori grazie alla sua relazione con Hansi Burg. Ciononostante gli "eroi" del cinema tedesco erano comunque considerati persone indesiderate dal governo di occupazione che voleva lanciare le proprie stelle. Questo fatto comportò un'interruzione per la sua carriera e gli rese difficile ottenere delle scritture. Alla fine riuscì a fare nuovamente breccia interpretando con successo parti secondarie da uomo saggio e attempato, pur senza raggiungere più lo status di divo dei decenni precedenti. Verso la fine degli anni cinquanta l'età iniziò a farsi sentire e a compromettere il suo vigore e la sua notevole presenza fisica, anche a causa dei suoi problemi di alcolismo. Rimase comunque attivo nel mondo del cinema praticamente fino alla fine dei suoi giorni. Albers morì nel 1960 in un sanatorio nei pressi del lago Starnberger a causa di un'emorragia interna.

È sepolto ad Amburgo, nel cimitero di Ohlsdorf[1].

Albers ricoprì in Germania un ruolo in un certo senso simile a quello che ricoprì più tardi John Wayne negli Stati Uniti. Il suo nome resterà sempre strettamente associato a quello della città portuale di Amburgo, specialmente a quello del quartiere di St. Pauli dove esiste una piazza, la "Hans-Albers-Platz", a lui intitolata. È forse più conosciuto per la sua musica che per i film, musica diffusa in Germania anche tra le generazioni più giovani. Al di fuori del nord Europa Albers resta però quasi sconosciuto e anche se l'immagine di un uomo anziano con impermeabile e cappello da marinaio che canta e suona la fisarmonica può essere riconosciuta da molti anche al di fuori della Germania, pochi sanno che quell'immagine è basata sull'iconografia di Hans Albers. Ad esempio McDonald's si è servita di un'immagine di quel tipo per una campagna pubblicitaria alla televisione statunitense nel 1986. Curiosamente, in realtà Albers non aveva alcuna esperienza di mare e in tutta la vita il massimo che aveva fatto era stata una gita di un giorno a Helgoland.

Molte delle canzoni di Albers erano divertenti racconti di marinai ubriachi e in cerca di donne durante il loro periodo a terra, ricche di doppi sensi. Spesso contenevano espressioni in basso-tedesco, idioma parlato nel nord della Germania. La sua canzone più famosa è Auf der Reeperbahn nachts um halb eins (It. A mezzanotte e mezza sul Reeperbahn), che è diventata l'inno non ufficiale del pittoresco quartiere di St. Pauli.

Canzoni celebri

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  • 1931: Das ist die Liebe der Matrosen (dal film Bomben auf Monte Carlo)
  • 1931: Kind, du brauchst nicht weinen (dal film Der Draufgänger)
  • 1932: Flieger, grüß' mit mir die Sonne (dal film FP 1 non risponde)
  • 1932: Hoppla, jetzt komm' ich (dal film Der Sieger)
  • 1932: Komm' auf die Schaukel, Luise (dallo spettacolo teatrale Liliom)
  • 1932: Komm und spiel mit mir (dal film Quick, Re dei clown)
  • 1933: Mein Gorilla hat 'ne Villa im Zoo (dal film Heut kommt's drauf an)
  • 1936: In meinem Herzen Schatz, da ist für viele Platz (dal film L'anello tragico)
  • 1937: Jawoll, meine Herrn [con Heinz Rühmann] (dal film Sherlock Holmes)
  • 1939: Good bye, Jonny (dal film Canitoga)
  • 1944: La Paloma (dal film Große Freiheit Nr. 7)
  • 1944: Auf der Reeperbahn nachts um halb eins (dal film Große Freiheit Nr. 7)
  • 1952: Kleine weiße Möwe (dal film Käpt'n Bay-Bay)
  • 1952: Nimm mich mit, Kapitän, auf die Reise (dal film Käpt'n Bay-Bay)
  • 1954: Auf der Reeperbahn nachts um halb eins (dal film Auf der Reeperbahn nachts um halb eins)
  • 1954: Komm auf die Schaukel, Luise (dal film Auf der Reeperbahn nachts um halb eins)
  • 1957: Das Herz von St. Pauli (dal film Das Herz von St. Pauli)
  • 1958: Mein Junge, halt die Füße still (dal film Dreizehn alte Esel)
  1. ^ Friedhof-Hamburg: Friedhof Ohlsdorf > Prominente > A (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2011).
  • Cadenbach, Joachim: Hans Albers. Berlino: Universitas-Verlag, 1975, ISBN 3-8004-0818-X
  • Spieß, Eberhard: Hans Albers. Eine Filmographie. Herausgegeben von Hilmar Hoffmann und Walter Schobert in Zusammenarbeit mit dem Deutschen Institut für Filmkunde, Wiesbaden. Verlag: Francoforte sul Meno: Kommunales Kino, 1977
  • Schumann, Uwe-Jens: Hans Albers – seine Filme, sein Leben. (= Heyne-Filmbibliothek, Band 18) Monaco di Baviera: Heyne, 1980, ISBN 3-453-86018-7
  • Blumenberg, Hans-Christoph Blumenberg: In meinem Herzen, Schatz … Die Lebensreise des Schauspielers und Sängers Hans Albers . Francoforte sul Meno: Fischer-Taschenbuch-Verlag, 1981, ISBN 3-596-10662-1
  • Krützen, Michaela: Hans Albers: Eine deutsche Karriere. Berlino; Weinheim: Beltz Quadriga 1995
  • Krützen, Michaela: „Gruppe 1: Positiv“ Carl Zuckmayers Beurteilungen über Hans Albers und Heinz Rühmann. In: Carl Zuckmayer Jahrbuch/ hg. von Günther Nickel. Göttingen 2002, S. 179-227
  • Wegner, Matthias: Hans Albers. Ellert & Richter, Amburgo 2005 (Hamburger Köpfe) ISBN 3-8319-0224-0

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