Giuseppe Pizzirani
Giuseppe Pizzirani | |
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Consigliere nazionale del Regno d'Italia | |
Legislatura | XXX |
Gruppo parlamentare | Membri del Consiglio nazionale del PNF |
Dati generali | |
Partito politico | PNF |
Professione | Giornalista |
Giuseppe Pizzirani (Baricella, 19 marzo 1898 – ...) è stato un politico italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Già ardito di guerra con il grado di tenente durante il primo conflitto mondiale aderì all'associazione Arditi d'Italia. Quando si svolse il congresso nazionale di Bologna fra il 22 e il 23 ottobre 1922 venne fondata la nuova Federazione nazionale Arditi d'Italia di cui Pizzirani divenne segretario generale[1][2][3]. Durante il regime fascista ricoprì il ruolo di federale fascista di Rovigo e Padova[4][5] fino a diventare deputato alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni nella XXX Legislatura[6].
Con la proclamazione della Repubblica Sociale Italiana divenne federale di Roma[4] dove fu chiamato inizialmente a svolgere l'incarico di ispettore dei Fasci e in seguito a sostituire il federale Gino Bardi, il quale aveva costituito una banda dedita a rapine e di cui aveva guidato l'arresto dopo un'irruzione in Palazzo Braschi il 26 novembre 1943[7]. Il 18 febbraio 1944 subì, uscendone illeso, un attentato gappista nel corso del quale morirono tre agenti di scorta, l'autista e il vice segretario federale Serafini[8].
Poco prima della liberazione di Roma il 12 febbraio 1944 lasciò l'incarico a Renato Pasqualucci per assumere l'incarico di vicesegretario nazionale del Partito Fascista Repubblicano[9], carica che mantenne fino al novembre dello stesso anno quando fu sostituito da Pino Romualdi[10]. In questo periodo, mentre il segretario del partito Alessandro Pavolini si trasferì in Toscana a ridosso del fronte per costituire le prime formazioni delle Brigate Nere, Pizzirani svolse analoga funzione nel nord Italia[11][12].
Nel novembre 1944 divenne alto commissario per il Veneto fino alla fine della guerra in questo periodo appoggiò l'azione del ministro dell'Interno volta a riorganizzare le forze di polizia della RSI e i reparti autonomi ponendoli tutti sotto il comando delle questure[13]. A tal fine in una riunione tenuta a Padova il 5 gennaio 1945 alla presenza dei questori del Veneto, degli uffici provinciali della Guardia Nazionale Repubblicana e degli stati maggiori delle Brigate Nere tentò inutilmente di portare sotto l'esclusiva responsabilità delle questure la tutela dell'ordine pubblico scontrandosi però con la GNR e le Brigate Nere che non nutrivano fiducia nella polizia[13]. Pizzirani, scontento del clima di reciproca sfiducia, trovò comunque un compromesso in Veneto delegando l'ordine pubblico alle questure e i reati politici agli UPI della GNR mentre le Brigate Nere avrebbero avuto ruolo esclusivamente militare[14]. La sera del 27 aprile 1945 firmò la resa delle autorità civili di Padova al CLN[15].
Processato in contumacia dalla corte di assise speciale di Padova fu condannato a venticinque anni per collaborazionismo[16]. L'11 novembre 1946 Pizzirani fu amnistiato[17] e poco tempo dopo prese parte alla nascita del Movimento Sociale Italiano.
Nel dopoguerra organizzò alcuni gruppi neofascisti clandestini. Referente a Roma dei Fasci di azione rivoluzionaria fece parte del direttorio e il 21 giugno 1947 nell'ambito di una estesa serie di perquisizioni svolte in tutta Italia fu arrestato dalle forze dell'ordine[18][19]. Nonostante la perdita di Pizzirani la guida dell'organizzazione rimase intatta anche se alcuni mesi più tardi si sciolse[19]. Lo storico Giuseppe Parlato definisce Pizzirani «personaggio non marginale nelle vicende del passaggio dalla RSI al neofascismo»[20].
In seguito si candidò alla Camera alle elezioni politiche del 1958 nelle liste del Movimento Sociale Italiano senza essere eletto[21].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ La sagra degli arditi
- ^ Copia archiviata, su alterhistory.altervista.org. URL consultato il 23 febbraio 2015 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2015).
- ^ Carafoli & Padiglione, p. 142.
- ^ a b Parlato, pp. 77-78.
- ^ Dal 3 febbraio 1940 al 7 giugno 1941 federale a Padova
- ^ http://dati.camera.it/ocd/deputato.rdf/dr11612_30
- ^ Osti Guerrazzi, p. 74.
- ^ Roma Febbraio 1944
- ^ Parlato, p. 78.
- ^ Parlato, p. 80.
- ^ Ganapini, p. 197 in nota.
- ^ Pansa, Il gladio e l'alloro, p. 159.
- ^ a b Ganapini, p. 294.
- ^ Ganapini, pp. 294-295.
- ^ Battaglia, p. 557.
- ^ Caprara & Semprini, p. 97.
- ^ Franzinelli, L'amnistia, pp. 348-349.
- ^ Franzinelli, L'amnistia, p. 355.
- ^ a b Carioti, p. 75.
- ^ Parlato, p. 77.
- ^ https://elezionistorico.interno.gov.it/candidati.php?tpel=C&dtel=25/05/1958&tpa=I&tpe=I&lev0=0&levsut0=0&lev1=9&levsut1=1&ne1=9&es0=S&es1=S&ms=S&ne=9&nlg=9&ts=C&ccp=10
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Roberto Battaglia, Storia della Resistenza italiana, Einaudi, Torino, 1964
- Silvio Bertoldi, Salò, Bur, Roma, 2005
- Antonio Carioti, Gli orfani di Salò, Mursia, Milano, 2008
- Mario Caprara e Gianluca Semprini, Neri, Tascabili Newton, Roma, 2011
- Domizia Carafoli e Gustavo Bocchini Padiglione, Aldo Finzi, Mursia, Milano, 2004
- Mimmo Franzinelli, L'amnistia Togliatti, Mondadori, Milano, 2007
- Luigi Ganapini, La repubblica delle camicie nere, Garzanti, Milano, 2002
- Amedeo Osti Guerrazzi, Storia della Repubblica sociale italiana, Carocci, Roma, 2012
- Giampaolo Pansa, Il gladio e l'alloro, Mondadori, Milano, 1991
- Giuseppe Parlato, Fascisti senza Mussolini. Le origini del neofascismo in Italia, 1943-1948, Il Mulino, Bologna, 2006, ISBN 88-15-11417-3.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Giuseppe Pizzirani, su storia.camera.it, Camera dei deputati.