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Giovanni Simonetta

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Giovanni Simonetta in un'incisione realizzata da Raffaello Morghen.

Giovanni Simonetta (Caccuri, 1420 circa – Vercelli, 1492 circa) è stato un politico e umanista italiano.

Fratello del noto statista Cicco Simonetta, nacque a Caccuri, dove svolse i primi studi e poi si trasferì a Milano con lo zio Angelo ed il fratello Francesco, detto Cicco, presso la corte degli Sforza. Nel 1460 divenne feudatario di Rocca di Neto e Roccella per concessione di Ferdinando I di Aragona.

Giovanni presto acquisì prestigio presso la corte milanese, divenendo prima cancelliere ducale e poi segretario del duca Francesco Sforza nel 1456. Dopo la morte di Francesco Sforza, completò la stesura della sua opera storiografica più importante, detta "Sforziade": Rerum Gestarum Francisci Sfortiae Mediolanensium Ducis Commentarii, in 31 libri, nei quali vengono esposti gli eventi nel Ducato di Milano negli anni a cavallo tra il 1442 e il 1466.

Dopo la morte del fratello Cicco, venne preso di mira da Ludovico il Moro, che lo fece esiliare a Vercelli, risparmiandogli la vita in quanto aveva celebrato la grandezza di suo padre. Morì in esilio in data imprecisata, dopo il 15 gennaio 1492[1].

Rerum gestarum Francisci Sfortiae, 1490
  1. ^ Maria Nadia Covini, SIMONETTA, Giovanni, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 92, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2018. Modifica su Wikidata

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