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Gens Marcia

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La gens Marcia fu una gens (clan familiare) romana.

La Marcia dovrebbe annoverarsi tra le cento gentes originarie ricordate dallo storico Tito Livio e si presuppone di origine sabina. Il suo nome derivebbere dal dio romano Marte (in latino Mars), nome latino corrispondente alla divinità sabina Mavors o Mamers.

Il personaggio più importante ed antico di questa gens è Anco Marzio (o "Marcio"), quarto re di Roma. In proposito il praenomen Ancus appare un chiaro indizio dell'origine Sabina di questa gens, mentre il nomen Marcius in età storica si riferisce ad una gens di condizione plebea, anche se la sua origine fu certamente patrizia; secondo alcuni studiosi, infatti, vi sarebbe un rapporto di parentela tra Anco Marzio e Numa Pompilio, poiché entrambi erano di nobile stirpe sabina, e vennero rappresentati insieme sulle facce dei denarii fatti coniare dalla gens Marcia. In particolare, secondo il Pallottino, Anco Marcio sarebbe nipote di Numa, in quanto figlio di sua figlia Pompilia e di un esponente sconosciuto della gens Marcia[1].

Alcuni membri della famiglia, allo scopo di nobilitarne le origini, sostenevano che questa discendesse dal filosofo e matematico greco antico Pitagora, come peraltro sostevano anche alcuni membri della Gens Aemilia.[2]

È una delle poche famiglie romane dove è presente il cognomen Rutulus, che ne attesterebbe collegamenti e interessi con il territorio di Ardea.[3][4]

Rami della gens

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L'illustre gens Marcia si divise in diversi rami: i Re (latino: Rex, probabilmente legato alla discendenza del re Anco Marzio), i Coriolani, i Filippi, i Rutili, i Censorini, i Tremuli ed i Figuli. La gens Marcia fu, indubbiamente, una famiglia di primaria importanza nella storia di Roma; i suoi membri ricoprirono spesso le varie magistrature durante tutta l'età repubblicana; in particolare, ascesero al consolato per ben 21 volte.

Membri illustri della gens

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Marcii Rutili

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Marcii Philippi

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Marcii Figuli

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Marcii Censorini

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Marcii Bareae

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  • Gneo Marcio Coriolano, V secolo a.C., noto generalmente come Coriolano, fu un valoroso generale al tempo della guerra contro i Volsci. Nel 493 a.C. conquistò la città volsca di Corioli, dalla quale trasse il proprio cognomen, riportò il trionfo e venne decorato della corona d'alloro. In seguito, per il suo dispotismo e per avere vietato la distribuzione di grano alla plebe, venne esiliato da Roma; rifugiatosi presso i Volsci che aveva sottomesso, per vendetta li mosse in armi contro la patria ingrata. Giunto alle porte dell'Urbe, venne fermato dalle implorazioni della madre Veturia e della moglie Volumnia, che lo convinsero a ritirarsi. Ma i Volsci lo considerarono un traditore, e lo misero a morte. Alle vicende di Coriolano è ispirata l'omonima tragedia di William Shakespeare.
  • Quinto Marcio Tremulo, IV-III secolo a.C., fu console nel 306 e nel 288 a.C. con Publio Cornelio Arvina, della gens Cornelia.


  1. ^ Plutarco, Numa Pompilio, 34
  2. ^ Federico Russo, Le statue di Alcibiade e Pitagora nel Comitium, in Annali della Scuola Superiore Normale di Pisa. Serie V, 2011.
  3. ^ Le altre gens sono i Virginii, i Nautii e i Cornelii
  4. ^ THE AGE OF TARQUINIUS SUPERBUS CENTRAL ITALY IN THE LATE 6TH CENTURY BC, capitolo Apiolae, Pometia e Cora, Domenico Palombi
  5. ^ Tito Livio nell'Epitome della Storia di Roma.

Voci correlate

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