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Franz Joseph Saurau

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Franz Josef Sarau

Governatore della Lombardia
Durata mandato1816-1818
Capo di StatoFrancesco I d'Austria
PredecessoreHeinrich Johann Bellegarde
SuccessoreGiulio Strassoldo di Sotto

Governatore dell'Austria
Durata mandato1809-1814
Capo di StatoFrancesco I d'Austria
PredecessoreFerdinand Ernst Maria von Bissingen-Nippenburg
SuccessoreIgnaz Karl Chorinsky von Ledske

Governatore della Stiria

Governatore della Carinzia

Dati generali
Prefisso onorificoSua Altezza Serenissima
Professionepolitico

Franz Josef Saurau (Vienna, 19 settembre 1760Firenze, 9 giugno 1832) è stato un politico e diplomatico austriaco.

Meglio noto come Franz Josef Graf von Saurau o Conte Saurau, fu governatore di Vienna, ambasciatore a San Pietroburgo e a Firenze, ministro di polizia, delle finanze, governatore di Milano dall'aprile 1815, governatore della Lombardia dall'aprile 1816 al febbraio 1818.

Esponente di un'antica famiglia della nobiltà austriaca della Stiria (nel capoluogo Graz sopravvive un Palazzo Saurau, appartenente alla famiglia dal 1630, noto ai turisti perché ornato dalla statua di un turco con il pugnale, che osserva dall'alto i passanti), ove sussiste un villaggio omonimo, Franz Joseph Saurau era figlio del conte Karl Maria von Saurau (1718-1778) e di sua moglie, la contessa Maria Antonia Daun (1735-?).

La repressione politica a Vienna

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Allo scoppio della Rivoluzione francese la situazione interna dei domini austriaci era fortemente condizionata dal tentativo dell'imperatore Giuseppe II di ridurre l'autonomia dei regni sottoposti alla corona. Ad esempio nel 1782 la Hofrechenkammer (l'ufficio di contabilità e controllo), estese le proprie competenze all'Ungheria, seguita dalla direzione di polizia viennese (Oberpolizei Direktion) che prima estendeva le proprie competenze alla sola Bassa Austria. Quest'ultima era affidata al conte Pergen, capo della polizia segreta. Al 1787 Pergen disponeva di uffici di polizia nelle principali città del regno soggetto (Presburgo, Buda, Pest, Hermannstadt), oltre, naturalmente, negli stati austriaci e boemi e in Galizia.

Alla morte di Giuseppe II, il 20 febbraio 1790, il successore Leopoldo II si vide costretto a revocare molte di tali misure. Addirittura, il 3 marzo 1791 Pergen dovette dimettersi e la sua polizia venne dissolta sotto l'autorità dei governi locali.

Leopoldo II morì presto, il 1º marzo 1792: il suo breve regno era stato dominato dallo scoppio della Rivoluzione francese, con i preparativi della campagna militare che sarebbe stata sostenuta, principalmente, da Vienna, Berlino, uniti all'Inghilterra e a stati minori quai il Regno di Sardegna.

Il giovane successore aveva maturato convinzioni profondamente anti-francesi e reazionarie, ulteriormente inaspritesi, il 16 ottobre 1793, quando venne ghigliottinata a Parigi sua zia Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena e abbandonato ad un impietoso destino il di lei figlio Luigi Carlo. Già nel gennaio 1793 aveva richiamato Pergen in un nuovo Dipartimento di Stato battezzato ‘Polizei Hofstelle’. Esso controllava la polizia di Vienna del Beer (‘Oberpolizei-Direktion’).

Pochi mesi dopo, nel maggio 1793, Pergen chiamò accanto a sé il Saurau, con l'incarico formale, dall'agosto del 1794, di presidente del governo della Bassa Austria. Sino al 1789 questo incarico era stato del Pergen e le fonti sono concordi dell'affermare che Saurau agì da vice del conte.

La seconda promozione del periodo venne il 6 gennaio 1794, quando sposò la contessa italiana Maria Antonia di Lodrone (in Trentino) (23 giugno 1767–19 ottobre 1839), nipote di un Imperiale Regio Ciambellano e capitano della Guardia imperiale.

L'esigenza del momento era determinata dalla guerra con la Francia rivoluzionaria, nella quale l'Austria fu ininterrottamente impegnata, in particolare sul fronte nord, dalla provincia austriaca del Belgio. Saurau diede il proprio contributo lanciando, nel 1793, un appello alla mobilitazione della Bassa Austria: le truppe così raccolte vennero inquadrate in un corpo franco chiamato Landesstande, del quale assunse il comando il Duca di Württemberg. In ogni caso, mostrò una grande affidabilità, che gli avrebbe valso le successive promozioni.

Di tale periodo si conosce anche un secondo episodio, che lascia trasparire come Saurau non volesse farsi schiacciare dal mestiere di gendarme: nel 1793, presentò all'Imperatore una proposta di abolizione dello speciale dipartimento della polizia viennese dedicato ai sudditi di religione ebraica (lo Judenamt), ma ottenne solo di ribattezzarlo da dipartimento a commissione. Il non abbastanza studiato episodio, sembra mostrare come Saurau potesse inserirsi nella linea riformatrice di Giuseppe II, ma non se ne conoscono altri e si potrebbe concludere che la reazione del dell'Imperatore in carica abbia definitivamente convinto Saurau ad adeguarsi alle scelte reazionarie che i tempi perigliosi imponevano.

L'inizio della repressione

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Nel 1794 Saurau fece parlare di sé quando il von Thugut (già ministro degli esteri dal 25 marzo 1793) divenne cancelliere alla morte del predecessore Kaunitz, avvenuta il 27 giugno 1794. Thugut era soprannominato il barone della guerra (Kriegsbaron), in quanto perseguì con tenacia lo sforzo bellico contro la Francia rivoluzionaria. Gli storici socialisti austriaci lo descrivono come un uomo brutale, che conosceva un unico obiettivo: la estirpazione della ‘ribellione’ all'ordine costituito, in Francia come in Austria. Tuttavia, appare evidente come le sue azioni fossero determinata dalla esigenza di reagire allo scemare del consenso popolare alla guerra contro la Francia, che ormai andava decisamente per le lunghe, né si avevano a registrare memorabili successi. Thugut reagì con quello che venne poi definito un vero e proprio regime di polizia: inasprì la censura, istituì un separato ministero di polizia dotato di poteri assai più ampi del recente passato, formò un'organizzazione di agenti segreti e provocatori.

Egli identificò nel Saurau l'uomo adatto della bisogna. Di lui si disse che fosse un esecutore fedele e assai efficiente e fedele. Nonostante alcune manchevolezze: si diceva che non disprezzasse ricattare le persone la cui sorte dipendeva dalle sue decisioni, estorcendo loro grosse somme di denaro.

I Processi Giacobini

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Il primo atto del Saurau fu denunciare una supposta congiura anti-governativa. La scoperta permetteva di soddisfare i mille sospetti e le attese del giovane Imperatore, che già da tempo sosteneva si dovesse dare un esempio.

La principale accortezza del Saurau e del Pergen fu di coinvolgere nell'accusa non figure di secondo piano, bensì notabili di spicco dell'esercito, della cultura o della nobiltà, già conosciute per non essere perfettamente allineate alla politica governativa. Nacquero così quelli che sono ricordati come i Processi Giacobini (Jakobinerprozess), laddove occorre tenere conto che di giacobini veri e propri ne circolavano in Austria assai pochi. L'accusa, infatti, si basò unicamente sulla interpretazione delle idee degli accusati, nonché su delazioni di confidenti di polizia e il processo dovette essere tenuto a porte chiuse, stante la evidente mancanza di prove. Scopo del Saurau era, piuttosto, di mettere in scena un processo che servisse ad intimidire i sudditi austriaci e, soprattutto, ungheresi.

Governatore di Vienna

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Thugut dovette essere contento del Saurau, tanto da nominarlo (dal 1795 al 1797) governatore (Statthalter) di Vienna. Egli perseguì una violenta campagna di repressione, non solo contro i giacobini, bensì contro l'intera intellighenzia. I più innocui libri e riviste vennero proibiti, chiusi praticamente tutti i circoli letterari, una quantità di associazioni non legate alla politica. In Ungheria si procedette anche più duramente che in Austria.

Tuttavia, la situazione bellica, nel frattempo, precipitava verso la disfatta: nel 1796 si riaccendeva il fronte italiano, con la travolgente avanzata del giovane Napoleone, che cominciò a spazzare la pianura padana dai presidi austriaci e, nel 1797 passò le Alpi.

Fra i compiti del Saurau vi fu di evacuare in Ungheria il tesoro di stato, al seguito della coppia imperiale. Fu presente all'invasione del palazzo del governo, da parte di una folla di viennesi che chiedeva la pace, poco prima dell'armistizio di Leoben. Ebbe una parte nell'istigare la Repubblica di Venezia alle Pasque Veronesi, che la perdettero.

La costruzione della Lombardia austriaca

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Accresciuta vicinanza all'imperatore

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La repressione politica era stata fortemente voluta dall'imperatore Francesco II, ciò che consentì al Saurau di essere ammesso fra i suoi principali consiglieri, e ad interpretare il proprio ruolo in termini più politici che polizieschi.

Nel 1797, ad esempio si occupò, della riapertura del Theresianum (l'accademia per giovani nobili fondata dall'imperatrice Maria Teresa). Ma, soprattutto, il 16 maggio dello stesso anno, indicava molto francamente all'imperatore come il destino dei suoi stati fosse messo in pericolo dalla caotica struttura amministrativa (troppi ufficiali) che determinava una palese carenza di coesione amministrativa (“una ridda di ordini contraddittori”).

Ciò che Saurau suggeriva, non era un ritorno all'autonomia dei regni (ungherese, per esempio), quanto la continuazione dello sforzo per un'amministrazione disciplinata e attentamente organizzata, che servisse da pronto ed efficace strumento di governo. Tesi che all'Francesco II sicuramente sosteneva. Il Cattaneo riassunse efficacemente che “l'Austria non volle essere una federazione di popoli sé-reggenti … presieduta splendidamente da una famiglia di dogi ereditari”.

Il dibattito di questi anni fu davvero importante, in quanto costituì la base per la ricostruzione dell'impero durante e, specialmente, dopo le guerre napoleoniche. E, in definitiva, perderà l'Impero. Quarant'anni più tardi, Cattaneo analizzava gli effetti delle scelte di quei giorni: «nelle guerre napoleoniche, il governo austriaco si compose ognora più a dittatoria rigidezza … per farsi strettamente una, l'Austria doveva preferire una lingua fra dieci: elevare a dominio una minoranza: configgere sul letto di Procuste tutte l'altre nazioni … ogni passo ch'ella faceva dietro il sogno dell'unità, addolorava e inimicava un ordine di cittadini; destava in tutti il fremito del sangue italiano … questa mutazione degli animi era lenta, ma continua, universale; irreparabile a qualsiasi scaltrimento di polizia … infine rimase spenta affatto ogni tradizione d'amore e di rispetto; e allora li eserciti, che dovevano difendere lo stato dai nemici esterni, vennero ritorti contro la patria, simili al pugnale del suicida… vacillavano intanto le finanze austriache sotto il peso assiduo dell'esercito stanziale, ch'era oggimai l'unico vincolo tra le ripugnanti membra dello stato» e venne il 1848.

Presidente della commissione aulica centrale di organizzazione

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Saurau, in ogni caso, era intervenuto nel dibattito esprimendo una tesi che l'Imperatore condivideva. Quando, il 7 settembre 1797, istituì la commissione aulica centrale di organizzazione (k.k. Hofkammer), dovette apparirgli logico nominare, il 14 ottobre, presidente il Saurau. Si trattava di una carica assai importante che racchiudeva le competenze della amministrazione finanziaria, per cui il nostro divenne anche Ministro delle Finanze. Restò in carica sino al 1802, quando fu sostituito dal conte Johan Friedrich von Lazansky, che era ancora in carica nel 1815.

Nel periodo si fece una certa fama come promotore delle industrie austriache: ad esempio prestò 10 000 fiorini (e altri 40 000 li fece prestare al suo fido von Hartl) ad un tessitore di nome Mistelbauer, per produrre cotonate alla maniera inglese, a Helmannsöd presso Linz.

Non dovette perdere i suoi legami con la polizia, se è vero che, ancora nel 1802 procurò un bel numero di cadaveri e al fondatore della frenologia moderna, Franz Joseph Gall, un precursore di Lombroso.

Ambasciatore a San Pietroburgo

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Nell'aprile 1802, praticamente all'indomani della pace di Lunéville (che per l'Austria confermava le condizioni di Campoformio), venne nominato ambasciatore austriaco a San Pietroburgo. Nel 1803 venne raggiunto dallo Stadion, che, sicuramente, fungeva da superiore del Saurau.

Sono gli anni della terza coalizione anti-napoleonica, che portò alla enorme sconfitta austro-russa ad Austerlitz e all'umiliante Pace di Presburgo del 26 dicembre 1806.

Seguirono tre anni di pace, la Sollevazione Austriaca, la ripresa delle ostilità con la quinta coalizione, la mezza vittoria di Aspern-Essling e la rotta di Wagram: con la Pace di Schönbrunn dell'ottobre 1809, l'Austria perdeva province, riduceva l'esercito alla miseria di 150 000 uomini e diveniva, sostanzialmente, vassallo della Francia.

Ancora governatore di Vienna

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Nel conflitto la Russia era alleata della Francia, e guadagnò alcune prede territoriali. Ma non è dato sapere quando Saurau rientrò a Vienna. Certamente quando, nel 1809, cominciò il lungo ministero Metternich, quest'ultimo ritenne di richiamare Saurau al suo mestiere originario: governatore (Statthalter) di Vienna, con funzioni primarie di polizia (restò in carica dal 1809 al 1814).

Vi sono ragioni per credere che egli abbia vissuto il ritorno dall'ambasciata a San Pietroburgo come una mezza sconfitta: era un esponente della grande aristocrazia di corte e ambiva ad altro. Da fedele servitore dell'Imperatore, tuttavia, si adattò a rinnovare la propria esperienza di grande repressore. Il clima, per sua fortuna, era assai migliore rispetto al 1795: la grande mobilitazione del 1809 aveva mostrato un rinnovato attaccamento delle popolazioni dell'Impero alla corona, tanto che la guerra a Napoleone si era trasformata in una guerra nazionale di liberazione.

La grande occasione si presentò nel l'aprile-maggio 1814, con l'occupazione del Regno d'Italia: sorta di grande Eldorado, assai più ricco del resto dell'Impero, conquistato dal feldmaresciallo Bellegarde nonostante le sconfitte militari (battaglia del Mincio) e solo grazie al tradimento del patriziato milanese.

Si trattava, ora, di reprimere le tensioni indipendentiste e di organizzare una nuova provincia all'obbedienza alla corona: chi meglio del provato, fedele e ambizioso governatore di Vienna? Che, oltretutto, sin dal 1797 aveva espresso chiaramente la propria propensione per la centralizzazione della amministrazione pubblica.

Inviato speciale in Lombardia

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Lo stesso argomento in dettaglio: Caduta del Regno Italico.

Saurau raggiunse Bellegarde in Lombardia, alcuni mesi dopo che questi si era nominato plenipotenziario del Regno d'Italia che aveva occupato. Fu al suo fianco nella cruciale carica di governatore di Milano, sin dal marzo 1815 (ufficialmente dal 21 aprile). Fu per suo ordine che, morto il Melzi d'Eril, il 15 gennaio 1816, una delegazione governativa ne sequestrò gli archivi, poi in parte dispersi.

Nel periodo in cui Saurau fu governatore di Milano, il nuovo governo invasore raggiunse tutti i propri obiettivi essenziali: il 30 marzo 1815 aveva imposto agli ufficiali dell'esercito del Regno d'Italia di giurare fedeltà all'Austria: ciò che spinse il Foscolo all'esilio e trasferito gran parte dei reparti verso nuove guarnigioni al di là delle Alpi.

Il 2 maggio l'esercito austriaco aveva battuto Murat a Tolentino e il 2 giugno rientrò a Napoli Ferdinando IV. Nel maggio 1815 Saurau, allora governatore di Milano, venne fatto capo, col titolo di Ministro, di una speciale amministrazione militare austriaca di qua dal Po. Il suo compito consistette, assai probabilmente, nella sistemazione dei Ducati: ai Borbone-Parma il possesso di Lucca, ciò che avvenne il 22 novembre 1817. La solerzia fu, certo, particolarmente apprezzata dall'Imperatore, in quanto consentiva a sua figlia Maria Luisa, già ceduta in matrimonio a Napoleone, di conservare il trono di Parma usque ad mortem.

Il 9 giugno, infine, appena sette giorni dopo il rientro dei Borbone a Napoli, (ma nove giorni prima di Waterloo), si concluse il Congresso di Vienna. Esso ratificava la costituzione degli “stati austriaci in Italia”, per annessione di Milano e Venezia all'Impero austriaco: a ciò aveva molto giovato la circostanza che sotto Bellegarde e Saurau non si fosse registrato alcun segno di opposizione politica.

L'occasione per ricordare di non essere solo un buon ministro di polizia

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In quei mesi si presentò al Saurau una nuova opportunità di mostrare di non essere solo un poliziotto: venne chiamato a partecipare alla commissione per la sistemazione del Monte Napoleone, ovvero del debito pubblico ereditato dal cessato Regno d'Italia. Si trattava di ripartire il carico sui quattro stati in cui esso era stato diviso, nonché di garantire un'adeguata gestione del neonato Monte Lombardo-Veneto, che subentrava per il pro-quota attinente agli stati austriaci in Italia. La commissione si riuniva in Milano, Saurau era governatore della Lombardia e quest'ultima rappresentava la provincia più ricca del cessato Regno (nonché, per la verità, di tutto l'Impero austriaco). Egli ebbe, quindi, un ruolo determinante nella stesura della regia patente del 16 gennaio 1816, seguita da altre che meglio precisavano e regolavano.

Si trattò, certo, di una gran vetrina per il Saurau, a cui parteciparono anche il conte Stadion, il presidente della commissione aulica centrale di organizzazione conte Johan Friedrich von Lazansky, oltre al vicepresidente dell'Appello di Milano Fradnich. Considerato che, fino a quel momento, il nostro era apprezzato unicamente per compiti di polizia, appare assai probabile che l'esperienza del Monte gli abbia consentito di rammentare, presso la corte di Vienna un ventaglio ben più ampio di qualità.

D'altronde, da governatore della Lombardia, aveva avuto occasione di tornare ad occuparsi di faccende economiche, come ci ricordano decreti quali: l'estensione dei trattati con la Baviera relative alla libera esportazione delle sostanze ed eredità, del 21 aprile 1816, ovvero la restituzione del prestito fruttifero imposto dal governo al commercio, del 7 febbraio, ovvero ancora il 19 gennaio dello stesso anno, quando regolò il dazio sulle sete.

Sistemazione di Lombardia e Veneto al naturale loro ordine

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All'inizio del 1816 il grosso sembrava fatto. Restava ora da completare l'impalcatura istituzionale. Lo spirito in cui Saurau operò è ben descritto dalle parole del proclama con cui, il 21 novembre 1815, sopprimeva una corte speciale straordinaria, già istituita dal Bellegarde (il 31 marzo) con il compito di giudicare “i crimini e i delitti contro la sicurezza dello stato e per allontanare da “queste province qualunque pericolo di sedizione”, perché, con la caduta di Napoleone, “le circostanze all'estero si sono intieramente cangiate e ridotte le cose al naturale loro ordine”.

Ma non tutti condividevano la medesima idea di ordine naturale: in particolare l'alto patriziato italico (che aveva fatto di tutto per abbattere l'indipendenza del Regno d'Italia) desiderava cariche e autonomia, in continuità con gli ordinamenti autonomistici del periodo della rimpianta Maria Teresa. Stendhal annotava che “si sarebbe potuto facilitare dando un posto di ciambellano a tutti i liberali … oggi tutte le persone generose vanno a vivere isolate in campagna e a coltivare le proprie terre per non vedere l'uniforme austriaca”. Le suppliche duravano sin dall'inizio della occupazione, nel 1814: il patriziato invocava i molti proclami lanciati, prima del tramonto di Napoleone, dagli l'austriaci che avevano largheggiato (ricorda il Foscolo) nella promessa di “liberi istituti”, cercando di “attrarre a sé l'opinione pubblica italiana col miraggio di quella stessa libertà che Napoleone aveva finito col soffocare in Italia”.

Ma né Bellegarde né Francesco II avevano alcuna intenzione di mantenere le proclamate intenzioni. Bellegarde era pagato per imporre il massimo accentramento a Vienna e Saurau fu, sempre, un eccellente esecutore. D'altra parte, la sua propensione a reprimere le autonomie dei regni soggetti era stata esplicitata sin dal famoso discorso a Francesco II del 16 maggio 1797 e non v'è alcuna ragione per credere che avesse cambiato idea. Quindi, l'ebbero vinta.

D'altronde, la situazione veniva attentamente guidata da una sezione della commissione aulica centrale di organizzazione, istituita a Vienna nel luglio del 1814 con il compito di formulare progetti e proposte per l'integrazione e l'incorporazione delle province conquistate. A tal proposito taluni annotano un'ombra di dissenso da parte del commissario plenipotenziario imperiale Bellegarde, che lo avrebbe spinto a richiedere, più volte, di essere richiamato a Vienna. Ma, se pure accadde, ciò non gli impedì di portare a termine le istruzioni ricevute.

Il 2 gennaio 1816 cominciò la vita del nuovo regno, con la nomina del regio governo per la Lombardia presieduto dal Saurau. Bellegarde smise la carica di commissario plenipotenziario imperiale, per divenire luogotenente del viceré ed entrarono in vigore i codici civile e penale austriaci.

Per sancire la definitiva scomparsa del Regno d'Italia, si provvide a organizzare una visita del nuovo imperatore tedesco, Francesco II con moglie al seguito. Entrarono in Milano il 31 dicembre 1815.

Concessioni di facciata ai Lombardi e ai Veneti

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Per salvare le apparenze, Francesco II aveva convenuto di dare ai sudditi italiani l'illusione di una certa autonomia del neonato regno: si concesse, quindi, di battezzare gli stati austriaci in Italia con il nuovo nome di Regno Lombardo-Veneto (patente sovrana del 7 aprile 1815) e di inviare come viceré un arciduca della casa d'Asburgo.

Con l'occasione, il 7 marzo 1816, Bellegarde cedette il Lombardo-Veneto al primo viceré, l'arciduca Antonio Vittorio d'Asburgo-Lorena e, il 21 aprile successivo (ad un anno esatto dalla promozione a governatore di Milano), la Lombardia al nuovo governatore, appunto il fido Saurau. Per dare maggiore solennità al trapasso di poteri, venne istituito un Consiglio di Governo (che egli presiedette con vice il Mellerio), ospitato a Palazzo Diotti (oggi sede della Prefettura), abbellito, per l'occasione, di quattro colonne doriche a reggere un balcone. La pompa non doveva, tuttavia, ingannare, in quanto gran parte delle competenze chiave (tesoreria, lotto, tabacchi e sali, tasse e bolli, contabilità, polizia) dipendevano direttamente da Vienna.

Ma si trattò, probabilmente, di una sostituzione provvisoria, tant'è che già alla fine del 1817 venne nominato il secondo viceré, l'arciduca Ranieri, entrato in carica all'inizio del 1818 e destinato a rimanervi sino al 1848. Senza peraltro fare nulla per trasformare l'incarico in un titolo meno che puramente onorifico. E anche il Saurau lasciò il 24 febbraio 1818, a favore del nuovo governatore Giulio Strassoldo, che resterà in carica sino alla morte, nel 1830.

Quattro aneddoti sul governatore di Milano

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La presenza del Saurau a Milano fu, quindi, breve ma incisiva: egli (forse più convintamente del Bellegarde) impose una visione del ritorno delle neo-conquistate province italiane al naturale loro ordine destinata a pesare sino al 1859. Quattro sono gli episodi normalmente[senza fonte] ricordati, che ebbero protagonista il Saurau.

  • Giunto in visita Francesco II, a un concerto in suo onore alla Scala venne vietato a chiunque di portare cappelli. Saurau scorse un disobbediente. Lo raggiunse in un palco e lo schiaffeggiò. Da allora si disse a Milano: ‘guarda che ti do un Saurau!'. Da notare che il malcapitato era ospite della marchesa Antonietta Fagnani Arese, gran patrizia milanese, già amata dal Foscolo (e madre del futuro diplomatico e politico italiano Francesco Arese). Lo Hobhouse (che trascorse ventitré giorni a Milano con Lord Byron), riferì l'episodio ad una visita dell'arciduca Ranieri e specificò che “[he] struck him several times”, ma poco cambia.
  • Probabilmente a seguito di questi fatti, nell'ottobre 1816, il medico dottor Polidori se la prese con un ufficiale dei granatieri che incedeva nel teatro a capo coperto. Questi lo fece uscire e arrestare. Intervenne subito a suo sostegno il meglio della nobiltà e intellettualità milanese (di Breme, Borsieri, Confalonieri, Monti) e i tre stranieri Stendhal, Lord Byron e Hobhouse (quest'ultimo riferì l'episodio, suffragato da Stendhal). Ma non vi fu nulla da fare e Polidori passò la nottata in gattabuia. Anzi, Saurau pensò bene di espellere Byron da Milano entro ventiquattr'ore.
  • Un terzo episodio venne riferito ancora dallo Hobhouse: il conte Porro-Lambertenghi, uno dei maggiori aristocratici lombardi, aveva chiesto al Saurau un permesso per poter recarsi a Roma. Questi disse che lo avrebbe concesso, ma previa impegno a non frequentare alcuna ambasciata straniera. Porro-Lambertenghi si lamentò e disse al Saurau “Il vostro comportamento convincerà tutti noi [Milanesi] che voi [Austriaci] abbiate paura di noi e che sappiate di non piacerci”. Sarau rispose: “Non mi importa cosa pensiate, né se ci amiate o meno. Noi vi abbiamo messo sotto e vi terremo sotto”.
  • Infine, Vincenzo Monti fece notare allo Hobhouse, che quando Francesco II venne in visita a Milano, egli non volle ricevere nessuno studioso o scienziato fra i molti che il Paese possedeva (Volta e Oriani, per esempio) e, anzi, lasciò trapelare che in Lombardia c'erano “troppe scuole”. Interrogato in proposito, Saurau non solo non si distinse ma, anzi, spiegò il detto sovrano, affermando in pubblico che “l'imperatore considera la cura delle scienze e delle arti come un indizio di fede politica rivoluzionaria”.

Un tentativo di pacificazione: la Biblioteca Italiana

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Saurau ebbe una parte significativa nel coadiuvare il Bellegarde nell'unico tentativo di aggraziarsi i più avanzati fra i nuovi sudditi: il lancio del mensile Biblioteca Italiana, affidato all'Acerbi. Il periodico, sovvenzionato dal governo, avrebbe dovuto servire a convincere le classi colte delle “paterne intenzioni” dei nuovi signori tedeschi. Esso era fortemente voluto, tanto da superare la fuga del Foscolo (che aveva redatto il primo programma editoriale) e il rifiuto del Monti, due dei più brillanti intellettuali italiani dell'epoca, entrambi presenti a Milano.

L'intenzione era di imbrigliare i molti intellettuali ereditati dal Regno d'Italia in un sistema di cultura cortigiana, retta dalle sovvenzioni statali. Ma fallì, in quanto la censura e il governo non seppero mai rinunciare “alla storia e alla natura sua” (come avrebbe detto il Cantù), ovvero sottomisero in continuazione le pubblicazioni ad una stretta e implacabile censura. Tanto per fare due esempi, Gibbon, David Hume e Alfieri erano proibiti; Saurau non permise al Monti nemmeno la pubblicazione di una sua edizione di Virgilio e Cornelio Nepote, senza previo consenso del Concilio Aulico di Vienna.

Ritorno e successiva carriera a Vienna

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Dalla fine del 1817 Saurau venne richiamato alla presidenza della commissione aulica centrale di organizzazione, basata a Vienna presso l'Imperatore. Lo raggiunse, al parallelo consiglio aulico, il suo sodale Bellegarde: evidentemente, i loro servigi in Italia erano stati apprezzati.

Si ricordò anche dei suoi soggetti milanese, donando, nel 1817 all'Accademia di Brera, un quadro del pittore Nava, poi sostituito, nel 1818 “con altra giudicata dallo stesso autore più consona”.

Nel 1819 era ministro degli interni con il cancelliere Metternich e ordinò al governatore imperiale del Tirolo di raccogliere e trascrivere canzoni e musica popolare tirolese: ne vennero raccolte circa un centinaio, ma solo poche dal Trentino, probabilmente perché in un dialetto italiano. Tornò, poi, ad occupare la carica di ministro delle finanze.

Il 14 aprile 1823 fu tra gli azionisti-promotori della prima società di navigazione a vapore del Danubio: il 5 settembre 1830 il primo vapore "Francesco I" (dal nome dell'Imperatore Francesco II), compì il viaggio da Vienna a Pest e ritorno in quindici ore e ventitré minuti.

Dal 1823 venne chiamato alla Cancelleria imperiale assunse l'ufficio della Suprema Cancelleria e direttore della Cancelleria di Vienna (‘Wiener Hofkanzlei’). In tale carica, nel 1825 fu destinatario di una famosa lettera del l'arciduca Giovanni che pregonizzava un corridoio ferroviario da Vienna verso sud, attraverso la Stiria. Nel 1823 venne ororato dell'Ordine del Toson d'Oro, massima onorificenza austriaca.

Ambasciatore a Firenze

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Passò, infine, a Firenze, ambasciatore imperiale presso la corte di Toscana (sorta di protettorato austriaco). Nel 1832, poco prima della sua morte, un visitatore lo trovò “alquanto attempato e sofferente di un'insistente tosse salzosa … uomo alto di persona, non grasso, occhio vivissimo, colore del viso rosso salzoso, movimenti vivaci, simpatico ne' suoi modi senza ostentazione e importanza”. Lì morì, affetto da ‘tosse fortissima e catarrosa’.

L'inno imperiale austriaco e l'inno della Repubblica Tedesca

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Oggi egli è ricordato per la commissione dell'inno imperiale austriaco (fino alla fine della monarchia nel 1918): "Gott erhalte Franz den Kaiser" (Dio salvi l'Imperatore Francesco). Nel 1796, da governatore di Vienna e della Bassa Austria, egli incaricò del testo il poeta Haschka (1749-1827) (prese largamente a prestito dall'inno della corona britannica), della musica il grande Haydn. L'Austria non disponeva, a quell'epoca, di un inno ufficiale e Surau intendeva offrire al suo imperatore qualcosa con cui contrastare i vivaci canti della Rivoluzione francese. Saurau scriveva: “Ho spesso lamentato che, al contrario degli Inglesi, noi non disponiamo di un inno nazionale adatto a mostrare, di fronte al mondo intero, il devoto attaccamento del popolo al padre della loro terra. Ciò appare specialmente necessario in un tempo in cui la rivoluzione trionfa in Francia … Dispongo di un testo adatto scritto dal poeta Haschka e, per averlo abbinato ad una musica, mi sono rivolto al nostro compatriota Haydn, il quale, io credo, era l'unico uomo capace di creare qualcosa che possa essere considerato al livello di … ‘God Save the King’." L'inno venne presentato la prima volta il 12 febbraio 1797, compleanno dell'imperatore Francesco II.

Haydn ne parlava come del ‘Volkslied’, la canzone del popolo. Esso cominciava con i versi "Dio protegga Franz, l'imperatore, il nostro buon imperatore Franz”. La melodia è sopravvissuta nel secondo movimento del Quartetto 76 nº 3 conosciuto come Kaiserquartett di Haydn. Nel 1922, sotto la Repubblica di Weimar, la melodia (in una versione del 1841) fu abbinata al poema “Deutschland, Deutschland über alles“ dell'Hoffmann, e divenne l'inno nazionale tedesco. La versione italiana recitava "servi Dio l'austriaco regno..." ma il popolino milanese, non senza umorismo, l'aveva ribattezzato "servidiola".

Segni sparsi per l'Austria

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Francesco Saurau era noto per aver creato una personale ricca collezione di minerali, con la quale offrì un grande contributo alla creazione della sezione di mineralogia del museo di scienze naturali di Milano. Si prodigò largamente anche a favore della costituzione della biblioteca regionale della Stiria, con sede a Graz.

Alcuni critici hanno suggerito che proprio a lui si sia ispirato Stendhal per il personaggio del Conte Mosca de La Certosa di Parma.

Nel castello di Ernstbrunn, in Bassa Austria è conservato, accanto ad un memoriale di Francesco II, un monumento al suo fedele servitore Saurau.

Onorificenze austriache

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Onorificenze straniere

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Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Siegmund Friedrich von Saurau Karl von Saurau  
 
Susanna Katharina von Teuffenbach  
Johann Georg von Saurau  
Helena Maria Theresia von und zum Jungen  
 
 
Karl Maximilian von Saurau  
Adam Maximilian Guyard de Saint-Julien Heinrich Guyard de Saint-Julien  
 
Maria Sidonia Elisabeth von Hardegg-Glatz-Machlande  
Maria Barbara Guyard de Saint-Julien  
Maria Suzanne van Brandis Johan Jacob van Brandis  
 
Catharina Elisabeth van Questenberg  
Franz Joseph Saurau  
Ferdinand Ernst Breuner Maximilian Ludwig Ernst Breunner von Stübing-Fladnitz  
 
Anna Benigna Maria Regina von Wagensperg  
Maximilian Ferdinand Leopold Breuner  
Maria Katharina Susanna von Vetter und von der Lilie Johann Weikhard von Vetter und von der Lilie  
 
Maria Katharina Isabella von Herberstein  
Maria Katharina Barbara Breuner  
 
 
 
Marie Claire de Saint Julien  
 
 
 
 
  • Monarchy and Bureaucracy in Late Eighteenth-Century Austria, English Historical Review, April 95
  • Alois Senefelder, The invention of Lithography, New York, 1911
  • Heather Morrison, Pursuing enlightenment in Vienna, 1781-1790, August 2005
  • Il viaggio di un gentiluomo milanese nell'Italia centrale all'indomani dei moti del 1831
  • Lord Byron e John Cam Hobhouse, memorie del viaggio in Italia
  • Regione Lombardia - Direzione Generale Cultura, Servizio biblioteche e sistemi culturali integrati, Le istituzioni storiche del territorio lombardo XIV-XIX secolo, Milano, giugno 2000
  • Carlo Cattaneo, archivio trimestrale delle cose d'Italia - dall'avvenimento di Pio IX all'abbandono di Venezia, considerazioni sul 1848, Einaudi 1949
  • Ugo Foscolo, discorsi della servitù dell'Italia, Biblioteca Treccani, Milano, 2006

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Predecessore Ambasciatore imperiale in Toscana, Modena e Lucca Successore
Ludwig Philipp von Bombelles 1830 - 1832 Friedrich von Senfft

Predecessore Governatore della Lombardia Successore
Heinrich Johann Bellegarde 1816-1818 Giulio Strassoldo di Sotto

Predecessore Governatore dell'Austria Successore
Ferdinand Ernst Maria von Bissingen-Nippenburg 1809-1814 Ignaz Karl Chorinsky von Ledske

Predecessore Governatore della Stiria Successore
Titolo inesistente 1806-1808 Peter von Goëss

Predecessore Governatore della Carinzia Successore
Peter von Goëss 1806-1809 Johann von Schluga zu Rastenfeld
Controllo di autoritàVIAF (EN121755012 · ISNI (EN0000 0001 1701 8555 · CERL cnp01083542 · GND (DE117019496