Francesco I di Erbach-Erbach
Francesco I di Erbach-Erbach | |
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Francesco I di Erbach-Erbach in un ritratto di inizio XIX secolo | |
Conte di Erbach-Erbach | |
Nascita | Erbach, 29 ottobre 1754 |
Morte | Erbach, 8 marzo 1823 (68 anni) |
Dinastia | Erbach-Erbach |
Padre | Giorgio Guglielmo di Erbach-Erbach |
Madre | Leopoldina Sofia Guglielmina di Salm-Grumbach |
Consorte | Luisa di Leiningen-Dagsburg |
Francesco I di Erbach-Erbach (Erbach, 29 ottobre 1754 – Erbach, 8 marzo 1823) è stato un nobile, collezionista d'arte e archeologo tedesco.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Francesco era figlio del conte Giorgio Guglielmo di Erbach-Erbach e della sua seconda moglie, Leopoldina Sofia Guglielmina di Salm-Grumbach, figlia del conte Carlo Volrado Guglielmo di Salm-Grumbach e della contessa Juliane von Prösing und Limpurg.
Dopo la morte prematura del padre, venne cresciuto dapprima sotto la tutela della madre e poi di Christian Friedrich Freund. Dall'autunno del 1769 sino alla primavera del 1773 studiò scienze politiche, storia e archeologia a Losanna, Strasburgo e Parigi. Contemporaneamente, si dedicò alla lettura dei saggi di Johann Joachim Winckelmann ricavandone un notevole interesse personale per il mondo dell'arte antica e dell'archeologia. Intraprese quindi un grand tour di due anni, visitando Londra, Bruxelles, L'Aia, Berlino, Dresda e l'Italia. A Berlino ebbe modo di conoscere il riformatore agricolo Johann Christian Schubarte e di leggerne gli scritti, in particolare il nuovo ruolo che si intendeva dare nell'agricoltura al Trifolium pratense di cui egli sostenne il progetto, istituendo per questo il Kleetaler.
A Roma incontrò diversi studiosi che avevano avuto stretti rapporti con Winckelmann: Ennio Quirino Visconti (1751-1819), successore di Winckelmann nella carica di commissario pontificio per le antichità, il cardinale Alessandro Albani (1692-1779), mecenate, datore di lavoro e amico Winckelmanns e Johann Friedrich Reiffenstein (1719–1793), consigliere per le antichità presso lo zar di Russia ed i Sassonia-Coburgo-Gotha, nonché intimo amico di Winckelmanns. Il conte lasciò che proprio quest'ultimo lo guidasse in un tour della città eterna, vedendo in lui oltre che un buon amico anche un valido consulente scientifico. A lui dedicò infatti il suo catalogo, completato nel 1808, con la descrizione completa della sua collezione di oggetti dell'antichità. Durante il soggiorno di un mese a Napoli, iniziò la visita degli scavi di Pompei ed Ercolano, conoscendo in loco l'ambasciatore inglese sir William Hamilton (1730-1803) dove ebbe l'occasione per vedere la sua collezione di vasi antichi.
Quando tornò ad Erbach, prese finalmente le redini del governo del suo piccolo stato nel 1775. Nell'ambito dell'amministrazione, prestò particolare attenzione al miglioramento dell'agricoltura e alla promozione del commercio locali, nonché dell'artigianato e dei trasporti. Dal gennaio al giugno del 1791 compì un secondo viaggio in Italia. A Roma, il conte Francesco I ritrovò molte delle persone che aveva incontrato nel suo primo soggiorno. Ancora una volta al fianco di Reiffenstein, ebbe l'occasione di visitare diverse collezioni private, tra cui quella del pittore e mercante d'arte Thomas Jenkins (1720–1798) e la collezione di pietre tagliate a Palazzo Strozzi. Fu probabilmente in quel periodo che, su pressione di Reiffenstein e Visconti, il conte divenne anch'egli un collezionista ed iniziò ad acquistare alcune opere antiche dall'antiquario Aloys Hirt (1759–1837) e da due scultori, Alexander Trippel (1744–1793) e Bartolomeo Cavaceppi (1716–1799). Quest'ultimo lavorò anche come restauratore per il conte. Il 28 marzo, gli oggetti d'antiquariato che acquistò, vennero inviati ad Erbach.
A fine aprile di quello stesso anno si portò ancora una volta a Napoli per un soggiorno di tre settimane nel quale visitò i castelli di Portici e Capodimonte dove erano collocate molte delle antichità rinvenute a Pompei e ad Ercolano. Successivamente si spostò a Pompei ed a Baia. Durante questo soggiorno ebbe modo di conoscere Johann Heinrich Wilhelm Tischbein(1751–1829), direttore dell'Accademia di Belle Arti di Napoli il quale stava predisponendo le incisioni su rame per la pubblicazione della seconda collezione di vasi dell'ambasciatore Hamilton. Tischbein mostrò al conte di Erbach le incisioni e questo lo portò ad acquistare altre antichità nel napoletano grazie alla mediazione del pittore Jacob Philipp Hackert (1737-1807).
La collezione di antichità recuperate in questo secondo viaggio in Italia, comprendeva anche trentatré sculture in marmo, centosettanta vasi, piccoli bronzi, alcuni resti di mosaici ed opere egizie. Con l'intento di creare un piccolo museo personale al castello di Erbach, già mentre era in Italia il conte si era rivolto al pittore Johann Wilhelm Wendt (1747-1815) con l'intento di stilare un progetto per ridisegnare alcune stanze della sua residenza. Vennero ricavate due sale dedicate alle antichità romane ed una per quelle etrusche.
Sino alla mediatizzazione del 1806, Francesco I rimase conte sovrano della contea di Erbach-Erbach, divenendo poi conte solo a livello onorifico, senza quindi più un feudo. Dal 1820 al 1821 fu membro della prima Camera degli Stati del Granducato d'Assia.
Archeologia romana in Germania
[modifica | modifica wikitesto]Il conte, entusiasta della sua collezione di antichità, fu il primo a compiere degli scavi più o meno sistematici in Germanai lungo il Limes dell'Odenwald, ritrovando le fondamenta di diverse torri di guardia e di fortezze lungo il suo percorso. Assieme a Johann Friedrich Knapp riuscì a ritrovare le fondamenta dei forti di Lützelbach, Windlücke, Hainhaus, Würzberg, Eulbach, Hesselbach e Schloßau. Curò inoltre il ritrovamento della villa romana di Haselburg. Parti dei ritrovamenti vennero rimontati nel parco di Eulbacher dove si trovava la residenza di caccia del conte. Stilò anche i cosiddetti Erbacher Katalogen, un primo esempio di catalogazione dei reperti con un metodo scientifico il più possibile.
Matrimonio e figli
[modifica | modifica wikitesto]Sposò Luise zu Leiningen-Dagsburg (1755-1785), figlia del conte Karl Friedrich Wilhelm zu Leiningen-Dagsburg (1724-1807) e della contessa Luise zu Solms-Rödelheim (1736-1803). Il matrimonio venne celebrato a Dürkheim nel 1776. La coppia ebbe in tutto due figli e cinque figlie:
- Carlotta Augusta Guglielmina (5 giugno 1777 - 21 maggio 1846), sposò il principe Carlo I di Isenburg-Büdingen-Birstein (29 giugno 1766 - 21 marzo 1820)
- Marianna Luisa Federica Carolina (4 ottobre 1778 - 30 aprile 1797)
- Carolina Luisa Guglielmina (21 novembre 1779-6 dicembre 1825), sposò il conte Giuseppe Carlo Leopoldo Francesco Luigi di Ortenburg-Neuortenburg (30 agosto 1780-28 marzo 1831)
- Luisa (28 gennaio 1781 - 3 maggio 1830), sposò il conte Friedrich Christoph von Degenfeld-Schonburg (30 settembre 1769 - 9 febbraio 1848)
- Carlo II (11 giugno 1782 - 14 aprile 1832), conte di Erbach-Erbach, sposò la contessa Anna Sophie zu Erbach-Fürstenau (25 settembre 1796 - 14 luglio 1845)
- Augusta Carolina (19 agosto 1783 - 11 giugno 1833), sposò il conte Federico Magnus II di Solms-Wildenfels (17 settembre 1777 - 18 novembre 1857)
- Federico (4 gennaio 1785 - 2 settembre 1854), conte di Erbach-Erbach
Dopo la morte della prima moglie, sposò Charlotte Luise Polyxene Kolb von Wartenberg (27 novembre 1755 - 20 maggio 1844), figlia di Friedrich Karl Kolb von Wartenberg (1725–1784) e di Caroline Polyxena von Leiningen-Dagsburg-Hardenburg (1728-1782). La coppia non ebbe altri figli.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Dietwulf Baatz: Der römische Limes. 3. Auflage. Berlin 1993, ISBN 3-7861-1701-2, S. 185–189.
- Rainer Braun: Frühe Forschungen am obergermanischen Limes in Baden-Württemberg. Kleine Schr. Kenntnis Röm. Besetzungsgeschichte Südwestdeutschlands (= Schriften des Limesmuseums Aalen, 45), Stuttgart 1991, S. 21f.
- L. Ferdinand Dieffenbach: Graf Franz zu Erbach-Erbach. Ein Lebens- und Culturbild aus dem Ende des XVIII. und dem Anfange des XIX. Jahrhunderts. Darmstadt 1879
- Klaus Fittschen: Katalog der antiken Skulpturen im Schloß Erbach. Archäologische Forschungen 3. Berlin 1977, ISBN 3-7861-2245-8
- Wolfgang Glüber: Franz I. und der Rittersaal im Schloss zu Erbach. In: Kunst in Hessen und am Mittelrhein. NF 2, 2006, S. 35–62
- Brita von Götz-Mohr: „Amico optimo“. Franz Graf zu Erbach-Erbach (1754–1823), Johann Friedrich Reiffenstein (1719–1793) und die Antikensammlungen in Erbach im Odenwald. 2006
- Brita von Götz-Mohr, Caterina Maderna: Graf Franz I. zu Erbach-Erbach und seine Sammlungen im Schloss zu Erbach. Regensburg 2007, ISBN 978-3-7954-1998-1
- Volker Heenes: Vasenbilder im Odenwald. In: Martin Flashar (Hrsg.): Europa à la Grecque. Vasen machen Mode. 2. Auflage. München 2000, ISBN 3-930609-17-7, p. 92–103.
- Volker Heenes: Die Vasen der Sammlung des Grafen Franz I. von Erbach zu Erbach. (= Peleus 3). Mannheim, Bodenheim 1998, ISBN 3-931705-20-X.
- Volker Heenes: "Franz von Erbach and his Passion for Antiquities", in: Collecting and the Princely Apartment, hrsg. von Susan Bracken, Andrea M. Galdy, Adriana Turpin, Newcastle 2011, ISBN 978-1-4438-2591-7, p. 163–170.
- Volker Heenes: Ein neuzeitlicher Kelchkrater in Erbach – zur Erbacher Hochzeitsvase, in: Thetis. Mannheimer Beiträge zur Klassischen Archäologie und Geschichte Griechenlands und Zyperns 21, 2015, ISBN 978-3-447-10338-1, p. 137–143.
- Jochen Lengemann: MdL Hessen. 1808–1996. Biographischer Index (= Politische und parlamentarische Geschichte des Landes Hessen. Bd. 14 = Veröffentlichungen der Historischen Kommission für Hessen. Bd. 48, 7). Elwert, Marburg 1996, ISBN 3-7708-1071-6, p. 120.
- Helmut Prückner: Die Römerzimmer des Schlosses Erbach im Odenwald. In: Herbert Beck, Peter C. Bol, Wolfram Prinz (Hrsg.): Antikensammlungen im 18. Jahrhundert. Berlin 1981, ISBN 3-7861-1268-1, p. 237–255.
- Helmut Prückner: Erbacher Vasen. In: Herbert A. Cahn, Erika Simon u. a. (Hrsg.): Tania. Festschrift Roland Hampe. Mainz 1980, ISBN 3-8053-0377-7, p. 483–501.
- Klaus-Dieter Rack, Bernd Vielsmeier: Hessische Abgeordnete 1820–1933. Biografische Nachweise für die Erste und Zweite Kammer der Landstände des Großherzogtums Hessen 1820–1918 und den Landtag des Volksstaats Hessen 1919–1933 (= Politische und parlamentarische Geschichte des Landes Hessen. Bd. 19 = Arbeiten der Hessischen Historischen Kommission. NF Bd. 29). Hessische Historische Kommission, Darmstadt 2008, ISBN 978-3-88443-052-1, Nr. 178.
- Anita Rieche: Roma fuit. Römische Bauten im Landschaftsgarten Eulbach. In: Bonner Jahrbücher 204, 2004, p. 233–259.
Altri progetti
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