Fausto Fornaci
Fausto Fornaci | |
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Nascita | Umbertide, 5 maggio 1917 |
Morte | Lupia di Sandrigo, 6 febbraio 1945 |
Cause della morte | Caduto in combattimento |
Luogo di sepoltura | Cimitero Maggiore di Vicenza |
Dati militari | |
Paese servito | Italia Repubblica Sociale Italiana |
Forza armata | Regia Aeronautica Aeronautica Nazionale Repubblicana |
Specialità | caccia |
Reparto | 362ª Squadriglia, 22º Gruppo, del 52º Stormo Caccia Terrestre, |
Grado | Maresciallo pilota |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
Campagne | Campagna italiana di Grecia Campagna di Russia |
Decorazioni | vedi qui |
dati tratti da Il ritorno di Fausto Fornaci[1] | |
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Fausto Fornaci (Umbertide, 5 maggio 1917 – Lupia di Sandrigo, 6 febbraio 1945) è stato un militare e aviatore italiano, pilota di grande esperienza, fu un Asso dell'aviazione della Regia Aeronautica durante la seconda guerra mondiale con 9 vittorie accertate[2].
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque il 5 maggio 1917 ad Umbertide,[1] in provincia di Perugia, figlio di Ulderico. Si arruolò nella Regia Aeronautica nel 1939,[3] e dal gennaio di quell'anno fino al maggio 1940 frequentò la Scuola di pilotaggio di Falconara e poi di Foggia, uscendone con il grado di sergente pilota.[N 1] Assegnato alla specialità Caccia, entrò a far parte della 362ª Squadriglia, 22º Gruppo del 52º Stormo Caccia Terrestre,[4] basata sull'aeroporto di Ciampino.[5] Il 7 marzo del 1941 il 22º Gruppo divenne autonomo,[6] ed equipaggiato con i monoplani Aermacchi C.200 Saetta partì per il fronte greco.[5] Il 15 aprile[3] eseguì assieme ad altri piloti della sua Squadriglia un mitragliamento sull'aeroporto greco di Paramythia,[7] dove si trovavano presenti ben 44 aerei della Jugosovensko Kraljevsko Ratno Vazduhoplovovsto[3] (JRKV), infliggendo loro[N 2] gravi perdite. Per questa azione fu decorato con la Croce di guerra al valor militare.[2] Dopo il termine della campagna dei Balcani[7] nel mese di agosto il 22º Gruppo partì per l'Unione Sovietica al seguito del CSIR.[3] Rimase sul Fronte orientale[7] fino all'aprile 1942, riportando una vittoria aerea accertata e venendo insignito della Medaglia d'argento al valor militare[2] sul campo e della Croce di Ferro di II classe[2] tedesca.
Rientrato in Patria nel mese di maggio[7] il 22º Gruppo fu riequipaggiato con i caccia Reggiane Re.2001 Falco II[7] e successivamente trasferito dapprima a Ciampino (Roma)[7] e poi sull'sull'aeroporto di Capodichino[3] per partecipare alla difesa aerea di Napoli.[3] In seno alla 371ª Squadriglia,[7] dotata di velivoli Aermacchi C.202 Folgore,[7] prese parte alla difesa aerea della città partenopea dalle incursioni dei bombardieri alleati. Nel gennaio del 1943 riuscì ad abbattere un bombardiere, e per questa azione fu insignito della Medaglia di bronzo al valor militare sul campo.[2] Il 7 febbraio, insieme ad altri piloti del suo Gruppo, contrastò efficacemente una nuova incursione dei bombardieri americani, contribuendo all'abbattimento e al danneggiamento di alcuni quadrimotori. Dopo l'invasione della Sicilia[8] il 25 maggio, nel corso di un combattimento tra la Sicilia e la Calabria,[8] rivendicò l'abbattimento di tre caccia nemici in una sola volta. Il 24 agosto fu proposto per la nomina a sottotenente in servizio permanente effettivo per meriti di guerra, che non ebbe seguito per la proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943.[8]
In seguito aderì alla Repubblica Sociale Italiana,[8] entrando a far parte dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana,[9] assegnato alla 5ª Squadriglia[N 3] del 2º Gruppo caccia "Gigi Tre Osei"[2] equipaggiato con i Fiat G.55 Centauro.[10] Per il valore dimostrato in combattimento fu insignito di una seconda Medaglia d'argento al valor militare[2][N 4] e di una seconda Croce di Ferro di seconda classe.[2]
Il 6 febbraio 1945 decollò insieme ad altri piloti per intercettare una formazione di 18 bombardieri North American B-25 Mitchell,[8] scortata da 8 caccia Republic P-47 Thunderbolt,[1] impegnati in una missione di bombardamento contro il ponte ferroviario sull'Adige di Ala, in Val Lagarina.[8] Durante il combattimento che ne seguì il suo caccia Messerschmitt Bf.109G-6[11] venne abbattuto da un caccia nemico, e precipitò al suolo nei pressi di Lupiola di Sandrigo. Il corpo del pilota venne recuperato, e fu sepolto l'8 febbraio 1945 nella Galleria III del cimitero monumentale di Vicenza, tomba 58.[3]
Il relitto del suo aereo venne recuperato il 12 gennaio 2002[12][N 5] grazie a una collaborazione tra il Club Frecce Tricolori,[1] di Vicenza e la sezione del GAVS di Vicenza.[N 6]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze italiane
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze straniere
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Durante il periodo trascorso presso le Scuole totalizzò 100 ore di volo.
- ^ I piloti italiani rivendicarono la distruzione di un caccia e sei bombardieri, più il danneggiamento di 10 velivoli. Solo nove dei quarantaquattro aerei presenti sull'aeroporto riuscirono successivamente a trasferirsi in Egitto il 19 aprile.
- ^ Comandata dal capitano pilota Mario Bellagambi.
- ^ Assegnata dal governo della Repubblica di Salò e non riconosciuta successivamente dal legittimo governo italiano.
- ^ In quella occasione furono anche recuperati alcuni resti mortali del pilota che vennero riconsegnati alla famiglia per la tumulazione nel cimitero di Umbertide.
- ^ Oltre che all'Associazione “Agmen Quadratum” di Pusignano (Ravenna).
Fonti
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d Mattioli 2003, p. 61.
- ^ a b c d e f g h Apostolo, Massimello 2000, p. 86.
- ^ a b c d e f g Mattioli 2003, p. 62.
- ^ Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica 1977, p. 171.
- ^ a b Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica 1977, p. 172.
- ^ Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica 1977, p. 173.
- ^ a b c d e f g h Dunning 1988, p. 30.
- ^ a b c d e f Mattioli 2003, p. 63.
- ^ D'Amico, Valentini 1986, p. 4.
- ^ D'Amico, Valentini 1986, p. 11.
- ^ D'Amico, Valentini 1986, p. 26.
- ^ Il Giornale di Vicenza, 13 gennaio 2002.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Giorgio Apostolo e Giovanni Massimello, Italian Aces of World War 2, Botley, Osprey Publishing Company, 2000, ISBN 1-84176-078-1.
- Giorgio Apostolo, Gianni Cattaneo e Giovanni Massimello, Ali d'Italia n.27. Aer.Macchi C.202, Torino, La Bancarella Aeronautica, 2006.
- Giorgio Apostolo, Gianni Cattaneo e Giovanni Massimello, Ali d'Italia n.27. Aer.Macchi C.205, Torino, La Bancarella Aeronautica, 2008.
- Gianni Cattaneo, Ali d'Italia n.8 Aer.Macchi C.200, Torino, La Bancarella Aeronautica, 1997.
- (EN) Ferdinando D'Amico e Gianni Valentini, Regia Aeronautica Vol,2 Pictorial History of the Aeronautica Nazionale Repubblicana and the Italian Co-Belligerent Air Force 1943-1945, Carrolton, Squadron/Signal Publications, 1986, ISBN 0-89747-185-7.
- (EN) Chris Dunning, Combat Units od the Regia Aeronautica. Italia Air Force 1940-1943, Oxford, Oxford University Press, 1988, ISBN 1-871187-01-X.
- Chris Dunning, Solo coraggio! La storia completa della Regia Aeronautica dal 1940 al 1943, Parma, Delta Editrice, 2000.
- I reparti dell'Aeronautica Militare Italiana, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica, 1977.
- Giulio Lazzati, Stormi d'Italia - Storia dell'aviazione militare italiana, Milano, Ugo Mursia Editore, 1975, ISBN 978-88-425-4079-3.
- Mirko Molteni, L'aviazione italiana 1940-1945 – Azioni belliche e scelte operative, Bologna, Odoya, 2012, ISBN 978-88-6288-144-9.
- Gianni Rocca, I disperati - La tragedia dell'aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale, Milano, A. Mondadori, 1993, ISBN 88-04-44940-3.
- Franco Pagliano, Aviatori italiani: 1940-1945, Milano, Ugo Mursia Editore, 2004, ISBN 88-425-3237-1.
- Franco Pagliano, Storia di diecimila aeroplani, Milano, Edizioni Europee, 1954.
- Periodici
- Marco Mattioli, Il ritorno di Fausto Fornaci, in Aerei nella Storia. Ali del Valore, n. 96, Parma, West-Ward Edizioni, aprile-maggio 2003, pp. 61-64.
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