Coordinate: 45°29′08.76″N 9°10′44.66″E

Cimitero monumentale di Milano

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Cimitero monumentale di Milano
L'ingresso
TipoCivile
Confessione religiosaMista
Stato attualeIn uso
Ubicazione
StatoItalia (bandiera) Italia
CittàMilano
Costruzione
Periodo costruzione1864 - 1866
Data apertura1º gennaio 1867
Area25.000 m2 (2.5 ha)
ArchitettoCarlo Maciachini
Tombe famosev. Sepolture illustri del Cimitero Monumentale di Milano e Edicole funerarie del Cimitero Monumentale di Milano
NoteContiene Famedio, antico e pionieristico Tempio Crematorio, sezione acattolica e sezione israelita
Mappa di localizzazione
Map

Il cimitero monumentale di Milano è il grande cimitero cittadino che si estende nei pressi del centro del capoluogo lombardo.

Vista dall'interno verso l'ingresso, foto d'epoca

Il monumentale ebbe una gestazione lunga e travagliata cominciata nel 1837 su sollecitazione dell'amministrazione austriaca del Regno Lombardo-Veneto in sostituzione dei sei preesistenti cimiteri milanesi avviati alla chiusura e alla dismissione. Vincitore del concorso finale indetto dal comune di Milano fu il progetto dell'architetto Carlo Maciachini (1818-1899), realizzato a partire dal 1864 in stile eclettico con richiami bizantini, gotici e romanici[1][2][3][4].

La prima deliberazione relativa all'erezione del nuovo cimitero fu quella presa nel 1837 dalla Congregazione Municipale (l'attuale giunta municipale delle città italiane) presieduta dal podestà conte Gabrio Casati nel suo primo anno di mandato: in quella deliberazione la giunta bandiva un concorso per un nuovo cimitero che fosse «degno del lustro di Milano, onde riunirvi lapidi e monumenti per distinti cittadini e sepolcri di famiglia, e vasto a raccogliere tutte le spoglie dei trapassati»[5].

Dal 1837, data della prima delibera, al 1863, data dell'approvazione del progetto definitivo del Maciachini, trascorse un quarto di secolo segnato da difficoltà, contrasti e litigi. L'iniziale delibera del 1837 aveva previsto che il cimitero sorgesse su un'area fuori città di 55 200 mq alle Cascine Abbadesse (oggi nei pressi via Melchiorre Gioia): nel giugno 1839, allo scadere del concorso, vennero presentati venticinque progetti fra i quali ebbero grande appoggio quelli degli architetti Alessandro Sidoli e Giulio Aluisetti; i progetti vennero sottoposti per un parere all'Accademia delle Belle Arti di Brera, che preferì il progetto del Sidoli. Nonostante questo parere autorevole, il 12 agosto 1843 il consiglio incaricò l'Aluisetti di redigere un secondo disegno che venne quindi approvato il 4 settembre 1846.

Dettaglio del loggiato

Il nuovo progetto, tuttavia, si arenò per una serie di eccezioni e obiezioni sollevate sull'area prescelta e sulle caratteristiche del terreno che lasciavano temere un inquinamento delle acque potabili che lo attraversavano. Superata ogni obiezione grazie al rapporto del celebre chimico Antonio Kramer, il progetto venne inviato per approvarne la spesa al governo che il 10 marzo 1847, contro ogni previsione, negò l'autorizzazione chiedendo un nuovo progetto che prevedesse il cimitero in un'area diversa dalle Cascine Abbadesse, il cui terreno era già stato acquistato dal comune.

I fatti politici del 1848 portarono a un ulteriore stallo della questione ma non della lotta fra il progetto del Sidoli e quello dell'Aluisetti: nel 1855, infatti, con Milano nuovamente sotto l'amministrazione asburgica, la congregazione risollevò il tema del monumentale e il periodico Giornale dell'ingegnere-architetto ripresentò, caldeggiandolo, il disegno del Sidoli, ma la morte di quest'ultimo venne a bloccare ogni decisione. Venne quindi nominata una nuova commissione che selezionasse una nuova area sul quale erigere il nuovo cimitero secondo il progetto dell'Aluisetti, ma anche quest'ultimo morì da lì a poco. La nuova area era compresa fra Porta Tenaglia e Porta Comasina ed era stata appositamente acquistata dal comune che, dopo la morte dell'Aluisetti, incaricò l'ing. Pestagalli di adattarne il progetto alla nuova area acquisita, che è quella su cui sorge il cimitero odierno.

Uno dei viali alberati interni del cimitero

Cominciarono dunque i lavori di spianamento del terreno e costruzione del muro di cinta. La sopraggiunta liberazione dall'Austria tuttavia determinò che il nuovo comune di Milano nella seduta del 20 maggio 1860 (sotto il sindaco Antonio Beretta) sospendesse ogni lavoro portando come giustificazione l'insufficiente spazio racchiuso nel muro di cinta. Probabilmente, come suggerisce il Beltrami, i motivi erano più legati alla volontà di allontanarsi da una faccenda durata vent'anni sotto la dominazione austriaca e dal progetto orientato a uno stile greco-romano che ormai aveva fatto il suo tempo.[6]

Venne quindi indetto un nuovo concorso con termine il 30 settembre 1861, poi protratto al 31 dicembre e infine al febbraio 1863, al quale parteciparono ventuno progetti fra cui quello di Carlo Maciachini che, nella seduta del 10 luglio 1863 venne indicato come il migliore. Negli stessi anni in cui si dava avvio ai lavori per la galleria Vittorio Emanuele II e per la nuova piazza del Duomo, si volle esprimere la necessità di un luogo in cui il culto religioso dei defunti si potesse unire a forti valenze civili. La decisione della Commissione, anche questa volta, non fu esente da polemiche; tuttavia, già alla fine del 1863, si poterono avviare i lavori di trasformazione di un'area di circa 180 mila metri quadri.

L'apertura del Monumentale

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La benedizione inaugurale fu impartita da monsignor Giuseppe Calvi il 2 novembre (giorno della commemorazione dei defunti) del 1866, alla presenza del sindaco Beretta; nello stesso giorno avvenne la prima tumulazione, quella della salma, traslata dal cimitero di Porta Magenta, del compositore e collezionista di manoscritti e stampe musicali Gustavo Noseda, morto il 27 gennaio dello stesso 1866[7] di tisi prima del debutto di una sua opera alla Scala[8][9][10]. Pur ancora incompleto nelle parti architettoniche, dal 2 novembre al 31 dicembre il Monumentale vide altre 16 tumulazioni, ma l'apertura propriamente detta avvenne il 1º gennaio 1867[9][11].

Il recinto in muratura venne completato nel 1870, mentre l'Ossario, con allora soprastante cappella cattolica, fu terminato nel 1874. Da allora il monumentale si è andato via via estendendo per un totale di circa 250 mila mq. comprendendo gli edifici di ingresso, i riparti, le sezioni rialzate, nuove aree laterali e le due parti destinate alle sepolture acattoliche e israelitiche. Nonostante questi successivi interventi, il progetto originale del Maciachini non è mai stato stravolto e si è arricchito di un gran numero di opere d'arte funeraria di genere classico e contemporaneo, come templi greci, elaborati obelischi e altri lavori originali, tra cui la versione ridotta della Colonna Traiana.

Per l'altissimo valore artistico di sculture, tombe, edicole funerarie e altre opere presenti al suo interno, il cimitero monumentale di Milano è un vero e proprio "museo a cielo aperto"[12][13], tra i più artisticamente e storicamente importanti d'Italia, insieme al cimitero monumentale di Torino, al monumentale di Brescia, al Verano di Roma, al monumentale di Staglieno a Genova, al monumentale della Certosa di Bologna, al monumentale di Messina e al monumentale di Bonaria a Cagliari.

Al 1970 risale un ampliamento con intervento "mimetico" in forme neogotiche.

Il progetto Maciachini si caratterizza per la funzionale distribuzione delle costruzioni architettoniche: la facciata dell'ingresso si presenta come una aggregazione ordinata e simmetrica di edifici dal cui fulcro, originariamente destinato a chiesa e trasformato in Famedio nel corso dei lavori, si dipartono ali porticate (dette Gallerie) che terminano piegandosi in avanti di 90° per delimitare un piazzale. Le Gallerie sono scandite dalle cosiddette Edicole, che si trovano in testa e agli angoli di intersezione dei porticati. Anche all'interno del Monumentale prevale questa composizione modulare, con un viale centrale che lo divide in due parti simmetriche e che si incrocia a metà percorso con un asse trasversale, determinando le coordinate di una griglia entro la quale sono compresi i vari Riparti. La rigorosità dell'insieme è tuttavia movimentata dalla varietà di architetture, ispirate a scelte stilistiche eclettiche e meno severe rispetto ad altri cimiteri neoclassici di cui si erano nel frattempo dotate altre città italiane. Importante anche l'uso dei materiali, che Maciachini aveva scelto facendo attenzione alla qualità funzionale ma anche alla resa cromatica, giocando sul contrasto fra il bianco del Botticino e il rosso scuro della pietra Simona nelle fasce orizzontali che risaltano sulla facciata.

Il Famedio

Il famedio, nome derivante dal latino famae aedes, ossia "tempio della fama", è posto all'entrata principale del cimitero, in posizione innalzata e raggiungibile tramite un grande scalone. Consiste in una voluminosa costruzione in stile neogotico di marmo e mattoni, inizialmente ideata per essere una chiesa[2][4][9].

Dal 1869 si incominciò a pensare di far divenire questa chiesa mancata, appunto, un famedio, un luogo di tumulazione dei milanesi (di nascita o d'adozione) "illustri" o "benemeriti"[14]. Il lavoro iniziò qualche anno dopo, nel 1875, e fu completato nel 1887. Nel frattempo, a famedio ancora incompleto, vi erano state traslate le salme di Alessandro Manzoni e Carlo Cattaneo, già deceduti da vari anni e già presenti nel cimitero[15]. Il letterato, imbalsamato, vi era stato posto la mattina del 22 maggio 1883, nell'ambito delle cerimonie per il decimo anniversario della sua morte (nel pomeriggio dello stesso giorno verrà inaugurato il monumento manzoniano di piazza San Fedele), alla presenza di numerose autorità e di membri della sua famiglia[16], mentre il patriota e politologo vi era stato posto il 23 marzo 1884[17]; i due illustrissimi milanesi, i primi ad occupare il famedio, da allora sono tumulati in due sarcofagi marmorei identici, sormontati dallo stemma crociato della città[3][9][18].

Nel 1895 morì Cesare Cantù, che venne tumulato nel famedio; vi rimase solo dieci anni, poiché nel 1905 avvenne la traslazione nella natia Brivio[19]. Risale al 1958 il posizionamento al centro del famedio del sarcofago di Manzoni e il suo innalzamento sopra un basamento con bassorilievi scultorei in bronzo di Giannino Castiglioni[2][4].

Interno del famedio con la tomba di Alessandro Manzoni al centro

I milanesi tumulati direttamente nel famedio per ora sono otto: oltre ai già citati Alessandro Manzoni (tomba principale, innalzata al centro) e Carlo Cattaneo, vi sono anche Luca Beltrami (traslato dal cimitero di Cireggio, frazione di Omegna, nel 1985[20], riposa in un sarcofago marmoreo opera di Giannino Castiglioni[18]), Leo Valiani, Bruno Munari, Carlo Forlanini, Salvatore Quasimodo e Carla Fracci (tumulati in colombari)[18]; nel famedio sono presenti anche diversi cenotafi. Vi è però una parte sottostante, chiamata Cripta del Famedio, comunque parte del famedio stesso, in cui le tumulazioni illustri o benemerite (tutte in colombari o ampie cellette, alcuni dei quali, sia colombari che cellette, contengono ceneri o resti esumati) sono più numerose[2][4][14][18][21].

Nel famedio sono inoltre incisi, in lista su delle tavole di pietra murate alle pareti, i nomi di altre importanti figure legate a Milano che sono tumulate sia nello stesso cimitero monumentale che in altri luoghi, o conservate privatamente, come ad esempio Giuseppe Verdi, inizialmente tumulato al Monumentale per poi essere traslato in un tempietto-cripta nel cortile della casa di riposo per musicisti da lui fondata[22], o Raimondo Vianello, tumulato nella sua tomba di famiglia al cimitero del Verano, a Roma, o Sandra Mondaini, tumulata a Milano, ma in un altro cimitero, quello di Lambrate[23][24], o Krizia, le cui ceneri sono conservate in famiglia[25]. Anche i nomi di Herbert Kilpin, principale fondatore del Milan, con i resti che riposano in una celletta della Galleria BC di Levante Inferiore dello stesso monumentale, e Giorgio Muggiani, principale fondatore dell'F.C. Internazionale Milano, tumulato nel cimitero di Lenno, a Tremezzina, sul lago di Como, vi sono stati incisi[4][26][27]. Tradizionalmente, ogni 2 novembre avviene una cerimonia pubblica presenziata dal sindaco per l'avvenuta aggiunta di nuovi nomi[21][28][29].

Nel 1983 gli affreschi delle volte del famedio vennero restaurate da Valeriano Dalzini.

Oltre al famedio e alla sua cripta, nel cimitero monumentale vi sono altri tre luoghi specificamente dedicati alla tumulazione di persone illustri o benemerite: il Civico Mausoleo Palanti (una ex edicola privata, dedicata a "illustri cittadini", resa attiva per questo scopo dal 1974 al 1993), la più recente Nicchia D dell'Edicola F di Levante Superiore (dedicata a "cittadini noti e benemeriti"[30], zona porticata tuttora attiva, dotata però soltanto di piccole cellette e, distaccata, dalla colonna che ospita le ceneri di Enzo Tortora) e, da ultimo, il Civico Mausoleo Garbin (altra ex edicola privata, anch'essa composta da piccole cellette, attivata, dopo un lungo restauro, soltanto nel 2014)[31][32].

Tutte queste tumulazioni speciali sono completamente a carico del comune di Milano[14].

Edicola di Arturo Toscanini, inizialmente costruita per il figlio Giorgio, bambino morto di difterite a Buenos Aires nel 1906 mentre era al seguito del padre; è opera dell'architetto Mario Labò; si notano, scolpiti da Leonardo Bistolfi, simboli d'infanzia e di viaggio in mare, il mesto viaggio di ritorno che dovette fare la piccola salma[33]

Tempio crematorio

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Tempio Crematorio

Nel 1876 venne edificato, per volontà dell'industriale tessile Alberto Keller, il primo tempio crematorio in Italia. Il primitivo apparecchio crematorio presente nel tempio, consisteva in un'ara dove l'incenerimento della salma era assicurato da una serie di fiammelle alimentate a gas illuminante su sistema Polli-Clericetti. Nel corso degli anni si succedettero numerose modifiche fino all'installazione nel 1896 dei quattro forni di tipo Gorini, originariamente alimentati a legna, tuttora visibili[34].

Il crematorio ha cessato il suo funzionamento dopo l'introduzione dei più moderni forni del crematorio nel cimitero di Lambrate[35].

Sepolture illustri

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Nel cimitero monumentale sono inoltre presenti i monumenti sepolcrali di note famiglie della grande borghesia industriale milanese, tra cui quello della famiglia Falck, quello della famiglia di Ferdinando Bocconi — fondatore dell'università dedicata al figlio primogenito disperso nel 1896 nella Battaglia di Adua[36], e proprietario dei grandi magazzini omonimi poi divenuti la Rinascente, fondata da Senatore Borletti, a sua volta titolare di una maestosa edicola —, quelli delle famiglie Campari, Bracco — industriali farmaceutici —, Brambilla — fondatori delle industrie chimiche e cotoniere omonime —, e quello della famiglia di Giovanni Treccani, industriale e fondatore dell'enciclopedia Treccani.

Il Riparto israeliti

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Il Riparto, progettato dal Maciachini, fu aperto nel 1872 in sostituzione delle zone israelitiche dei soppressi cimiteri milanesi. Si trova ad est del famedio, separato dal resto del cimitero da un muro. L'attuale area è il risultato di un ampliamento del 1913, che aggiunse una fascia a sud e una a est. Il padiglione centrale era originariamente l'ingresso del cimitero.

La numerazione delle tombe si ripete, in quanto il Riparto è suddiviso in 6 campi e un ampliamento. Vi sono inoltre tre campi comuni di cui uno per i bambini, con sepolture comprese tra il 1873 e il 1894, composto da piccole lapidi in mezzo a un prato riportanti nome, cognome e data di morte.

Vi sono anche edicole familiari (di cui due progettate dallo stesso progettista di tutto il cimitero Carlo Maciachini), dei colombari e cellette sulle pareti a nord e ovest, e delle tumulazioni nel padiglione centrale. L'ossario centrale ospita sia i resti dei corpi esumati allo scadere delle concessioni, che quelli traslati dai cimiteri soppressi.

In questo Riparto si trovano anche nomi e cenotafi di persone citate alla memoria in quanto uccise dai nazisti, anche in seguito a deportazione nei campi di concentramento.

Numerosi sono i monumenti di valore artistico a cui hanno contribuito architetti e scultori importanti, descritti nella guida storico-artistica di Giovanna Ginex e Ornella Selvafolta[37].

Hanno lavorato nel Riparto israeliti, gli architetti Carlo Maciachini (edicole Davide Leonino e Pisa), Giovanni Battista Bossi (tomba Anselmo de Benedetti), Ercole Balossi Merlo (edicola Leon David Levi), Luigi Conconi (edicola Segre), Giovanni Ceruti (edicola Vitali), Carlo Meroni (tomba Taranto), Cesare Mazzocchi (edicola Giulio Foligno), Manfredo D'Urbino (edicola Jarach, tomba Mayer, tomba Besso, monumento ai Martiri Israeliti del Nazismo), Gigiotti Zanini (tomba Zanini), Adolfo Valabrega (edicola Moisè Foligno), Agostino Caravati (tomba Alessandro Forti), Luigi Perrone (edicola Goldfinger), e gli scultori Emilio Quadrelli (edicola Pisa), Giuseppe Daniele Benzoni (tomba Ottolenghi Finzi), Luigi Vimercati (tomba Estella Jung), Rizzardo Galli (tomba Vittorio Finzi), Enrico Cassi (tomba De Daninos), Attilio Prendoni (tombe Errera e Conforti), Eduardo Ximenes (edicola Treves), Giulio Branca (tomba Giovanni Norsa, tomba Michelangelo Carpi), fratelli Bonfanti (tombe Davide e Beniamino Foà), Enrico Astorri (tombe Carolina Padova e Fanny Levi Cammeo), Egidio Boninsegna (tomba Giuseppe Levi), Dario Viterbo (colombaro Levi Minzi), Giannino Castiglioni (tombe Ettore Levis e Goldfinger), Adolfo Wildt (tomba Cesare Sarfatti), Eugenio Pellini (tomba Bettino Levi), Arrigo Minerbi (tomba Renato del Mar), Roberto Terracini (tomba Nino Colombo).[38]

Il padiglione centrale è stato arricchito nel maggio 2015 con vetrate artistiche rappresentanti le Dodici tribù di Israele, opere dell'artista Diego Pennacchio Ardemagni[39].

Autori celebri di opere funerarie nel cimitero monumentale

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La sepoltura al Monumentale divenne nel corso degli anni una forma importante di rappresentanza sociale, soprattutto dopo l'istituzione (1895) delle sepolture perpetue che, garantendo una permanenza nel tempo dell'edificazione di una tomba di famiglia, diede slancio all'attività di grandi architetti, scultori e artisti che nel tempo hanno reso il cimitero un campionario significativo degli stili e delle testimonianze artistiche che si sono avvicendate dall'Ottocento in avanti. Le opere più numerose risalgono ai primi anni del Novecento, quando gli spazi non si erano ancora saturati, ma non mancano esempi di stili successivi, tanto da rendere possibile l'intreccio di diverse letture: non solo il passaggio di diverse stagioni artistiche, ma anche la storia civile e l'immagine stessa della città.

All'elevatissimo numero di edicole, monumenti funebri, statue, gruppi scultorei hanno lavorato nel corso della storia del cimitero diversi artisti, tra cui:

La tomba di Antonio Bernocchi, realizzata da Giannino Castiglioni

Galleria d'immagini

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  1. ^ Storia, su Portale del Comune di Milano. URL consultato il 16 marzo 2017.
  2. ^ a b c d Bruno Maffeis, Quelli che hanno fatto grande Milano, l'Italia, Bruno Maffeis, 21 novembre 2016, ISBN 9788822867254. URL consultato il 16 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 17 marzo 2017).
  3. ^ a b Cimitero monumentale, su gentileschi.it. URL consultato il 15 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 16 marzo 2017).
  4. ^ a b c d e Francesca Cassani, Keep calm e passeggia per Milano, Newton Compton Editori, 23 aprile 2015, ISBN 9788854179547. URL consultato il 16 marzo 2017.
  5. ^ Beltrami, p. 67.
  6. ^ Beltrami, p. 68.
  7. ^ Comune di Milano, App di ricerca defunti Not 2 4get.
  8. ^ Luca Salvi, Una mostra per i 150 anni del Cimitero Monumentale, in Il Giorno, 1º novembre 2016. URL consultato il 16 marzo 2017.
  9. ^ a b c d Giacomo Agnelli, Cimitero monumentale, in Carlo Tedeschi (a cura di), Origini e vicende dei cimiteri di Milano e del servizio mortuario, 1899, p. 57.
  10. ^ ICCU | Istituto Centrale per il Catalogo Unico - Il Fondo "Gustavo Adolfo Noseda" della Biblioteca del Conservatorio "Giuseppe Verdi" di Milano, su iccu.sbn.it. URL consultato il 16 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 17 marzo 2017).
  11. ^ Forcella, Vincenzo, Cimitero Monumentale, in Iscrizioni delle chiese e degli altri edifici di Milano dal secolo VIII ai giorni nostri, Milano, 1889, p. 14.
  12. ^ Perché museo, su Portale del Comune di Milano. URL consultato il 16 marzo 2017.
  13. ^ A spasso per il Cimitero di Milano… monumentale!, in Nuok. URL consultato il 16 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 17 marzo 2017).
  14. ^ a b c (EN) Full text of "Onoranze del Famedio / Municipio di Milano" (TXT), su archive.org. URL consultato il 30 marzo 2017.
  15. ^ Onoranze funebri ad Alessandro Manzoni, 29 maggio 1873, 1º gennaio 1873. URL consultato il 2 aprile 2017.
  16. ^ A Milano, stamattina alle 10 al Cimitero Monumentale è fatta la traslazione della salma di Alessandro Manzoni nel sarcofago del Famedio, 22 maggio 1883. URL consultato il 16 marzo 2017.
  17. ^ (EN) Carlo Cattaneo genealogy project, su geni_family_tree. URL consultato il 16 marzo 2017.
  18. ^ a b c d Il Famedio, su Portale del Comune di Milano. URL consultato il 15 marzo 2017.
  19. ^ Appunti, libri e manoscritti per ricordare Cesare Cantù, in ilGiornale.it. URL consultato il 16 marzo 2017.
  20. ^ Omegna rivuole il “suo” architetto: “La salma di Beltrami torni a Cireggio”, su LaStampa.it. URL consultato il 27 febbraio 2017.
  21. ^ a b Una visita al Cimitero Monumentale di Milano, su GalateaVersilia, 7 marzo 2013. URL consultato il 16 marzo 2017.
  22. ^ Casa Verdi - Raccolta foto, su casaverdi.org. URL consultato il 27 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 28 febbraio 2017).
  23. ^ Lo strano destino di Sandra e Raimondo Uniti in vita ma separati in morte - Corriere della Sera, su corriere.it. URL consultato il 27 febbraio 2017.
  24. ^ Sandra e Raimondo: il 2 novembre l'iscrizione al Cimitero Monumentale, su milano.corriere.it, Corriere Milano.
  25. ^ Molti amici e pochi vip L'ultimo saluto a Krizia, in ilGiornale.it. URL consultato il 27 febbraio 2017.
  26. ^ AC Milan, | News | AC Milan, su AC Milan. URL consultato l'11 maggio 2017.
  27. ^ Giorgio Muggiani Sr, su giorgiomuggianijrnewssr.blogspot.it. URL consultato il 27 febbraio 2017.
  28. ^ 2 novembre, Milano onora i suoi grandi. Da Fo a Eco, da Maldini a Krizia: 16 nuovi nomi al Famedio, in Repubblica.it, 2 novembre 2016. URL consultato il 16 marzo 2017.
  29. ^ Iscrizioni Famedio 2016, su Portale del Comune di Milano. URL consultato il 16 marzo 2017.
  30. ^ Cimitero Monumentale, su Portale del Comune di Milano. URL consultato il 16 marzo 2017.
  31. ^ Civico Mausoleo Garbin – Mausoleo degli artisti, su cemeteriesroute.eu. URL consultato il 10 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 3 gennaio 2018).
  32. ^ (EN) Monumentale. Lo scultore Rino Crivelli tumulato nel Civico Mausoleo di Milano, su mi-lorenteggio.com. URL consultato il 10 maggio 2017.
  33. ^ Cimitero Monumentale, Milano, in Rocaille - A Blog about Decadence, Kitsch and Godliness, 15 dicembre 2014. URL consultato l'11 marzo 2017.
  34. ^ Tempio Crematorio | Cimitero Monumentale Milano, su monumentale.comune.milano.it. URL consultato il 12 maggio 2023.
  35. ^ Crematorio di Lambrate, su Milanofree.it. URL consultato il 12 maggio 2023.
  36. ^ Bocconi - Chi siamo - Storia e Missione > I protagonisti, su unibocconi.it.
  37. ^ Giovanna Ginex, Ornella Selvafolta, Il Cimitero Monumentale di Milano, Guida storico-artistica, Silvana Editore, 1999
  38. ^ Si veda la descrizione delle principali tombe e degli artisti che le hanno realizzate sul sito https://www.monumentale-israelitico.it/
  39. ^ Inaugurato il nuovo tempietto al Monumentale - Mosaico, in Mosaico, 28 maggio 2015. URL consultato il 12 marzo 2017.
  • L. Beltrami, Il Cimitero Monumentale di Milano, in L'Edilizia Moderna, Anno III, fasc. IX-X, Milano, Gennaio 1894 Settembre-Ottobre, pp. 57-58.
  • De Bernardi, Carla e Fumagalli, Lalla, Un Museo a cielo aperto. Il Cimitero Monumentale di Milano, Youcanprint, 2014.
  • Paniccia, Valeria, Passeggiate nei prati dell'eternità, Mursia Editore, 2013.
  • Ginex, Giovanna e Selvafolta, Ornella, Il Cimitero Monumentale di Milano, Guida storico-artistica, Silvana Editoriale, 1999.
  • Michele Pietrantoni (a cura di), Il monumentale di Milano. Il primo Cimitero della Libertà 1866-1992, Milano, Electa, 1992.
  • Ambrogio Annoni, Il cimitero monumentale di Milano, Milano, Bonomi, 1913.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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