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Ego Bianchi

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Ego Bianchi

Ego Bianchi (Castel Boglione, 18 gennaio 1914Cuneo, 19 novembre 1957) è stato un pittore e ceramista italiano.

Dopo la giovinezza trascorsa nell'astigiano e gli studi di pittura avviati all'Accademia Albertina di Torino, contrasse nel 1939 una grave forma di tubercolosi che lo costrinse a frequenti e prolungati ricoveri presso sanatori in Liguria e Piemonte. Fino alla morte, sopravvenuta nel 1957 per un attacco di febbre asiatica, Bianchi risiedette soprattutto a Mondovì e Cuneo insieme alla moglie Dada Rolandone, anch'ella pittrice, contribuendo alla formazione dei pittori Giovanni Gagino, Franco Marro, Tanchi Michelotti e mantenendo al contempo contatti frequenti con gli ambienti artistici di Milano (dove strinse in particolare amicizia con Bruno Cassinari e Aligi Sassu) e della Costa Azzurra[1].

Bianchi scrisse un diario personale, risalente alla seconda metà degli anni quaranta, del quale è stata pubblicata una selezione di pagine[2].

A Bianchi è intitolato il liceo artistico di Cuneo[3].

Produzione artistica

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Ego Bianchi, I due prigionieri (1943)
Ego Bianchi, Nave nella notte (1957)

L'esperienza della malattia condizionò fortemente l'opera di Bianchi, sia per quanto riguarda i soggetti – esemplare in tal senso è il malinconico quadro I due prigionieri, dipinto nel corso di un soggiorno in sanatorio – che per la sensibilità generale della sua pittura, dove le atmosfere coloristiche, inizialmente applicate a temi di paesaggio tradizionali, lasciarono progressivamente il posto a visioni fantasmagoriche e febbrili cariche di echi post-impressionistici e cubisti[1], creando opere definite dall'autore stesso «introspezioniste»[4]. Emblematica la serie di Navi astrali realizzata tra il 1956 e il 1957, in cui l'artista sembra voler trascendere i limiti della materialità richiamandosi a mitologie di ascendenza egizia[1].

Oltre che pittore, fu anche ceramista, con una produzione risalente agli anni cinquanta e realizzata perlopiù nei laboratori di Albisola (presso la Giuseppe Mazzotti Manifattura Ceramiche) e a Vallauris, dove entrò anche in contatto con Pablo Picasso, del quale seguì alcuni corsi in Costa Azzurra[5].

In vita, Bianchi fu invitato alla Biennale di Venezia del 1936, dove espose sedici acqueforti e due olii[6]. Dopo la morte, gli furono dedicate retrospettive nel 2007 (cinquantenario della morte)[1], nel 2010[7] e nel 2014 (centenario della nascita)[8].

Opere in collezioni

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Opere di Bianchi sono conservate presso la collezione Ferrero di Cuneo[9] e al Museo Giuseppe Mazzotti 1903 di Albissola Marina[5]

  1. ^ a b c d Luca Arnaudo, L'Ego Bianchi per Ego Bianchi, su exibart.com, 5 aprile 2007. URL consultato il 27 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  2. ^ Enrico Perotto (a cura di), Ego Bianchi. Diario 1945-1948, Araba Fenice, 2010, ISBN 9788895853628.
  3. ^ L'artista Ego Bianchi, su artisticoegobianchi.it. URL consultato il 27 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2014).
  4. ^ Luca Arnaudo, Santità della malattia e trascendenza dell'arte: per una riscoperta di Ego Bianchi, in Cuneo Provincia Granda, n. 2, 2001, pp. 16-24.
  5. ^ a b Ego Bianchi, su archivioceramica.com. URL consultato il 27 agosto 2014.
  6. ^ Giorgio Falossi, Pittori e scultori italiani del 900, Volume 2, Il Quadrato, 1989, p. 75.
  7. ^ Ego Bianchi a Cuneo, su fondazionecrc.it. URL consultato il 27 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2014).
  8. ^ Ego Bianchi 1914 - 1957. L’Arcadia figurata. Disegni di un egiziano moderno, su skema5.com. URL consultato il 27 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2014).
  9. ^ La collezione Ferrero a Cuneo, su piueventi.it. URL consultato il 27 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).

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