Drusi

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Drusi
Bandiera drusa
 
Luogo d'origineSiria
Popolazione800 000-2 000 000[1][2]
Linguaarabo
Gruppi correlatialtri arabi
Distribuzione
Siria (bandiera) Siria730000[3]
Libano (bandiera) Libano250000
Israele (bandiera) Israele140000
Giordania (bandiera) Giordania12500[4]

I drusi costituiscono un gruppo etnoreligioso arabo praticante una dottrina monoteista di derivazione musulmana sciita ismailita, distribuito principalmente tra Siria, Libano, Israele e Giordania.

L'etimologia della parola deriva dall'egiziano al-Darazī. Egli fu uno dei primi esponenti di una nuova dottrina riformista originatasi in Egitto agli inizi dell'XI secolo, all'interno della corrente ismailita, allorché alcuni teologi dichiararono che l'allora regnante imam fatimide al-Ḥākim era una figura divina. I drusi stessi lo considerano comunque un eretico.[5] Anche se la fede originariamente si è sviluppata dall'isma'ilismo, gran parte dei drusi non si identificano come musulmani.[6][7][8][9][10][11]

I drusi si riferiscono a loro stessi come muwaḥḥidūn ("unitariani")[12] e considerano padre spirituale e fondatore il profeta preislamico Shu'ayb, da essi identificato nel biblico Ietro, il suocero di Mosè.[13] Il luogo identificato come la sua tomba, presso Hittin, è considerato sacro. Il 25 aprile di ogni anno vi si tiene un'assemblea della comunità drusa.[14]

Considerati dai musulmani ortodossi perlopiù eretici o infedeli,[15] sono stati oggetto di persecuzioni già a partire dal regno del fatimide al-Zahir, figlio e successore di al-Ḥākim. Nel corso dei seguenti secoli essi si stabilirono principalmente nel Monte Libano, nel Gebel Druso, nelle alture del Golan e in Galilea, dove ancora oggi risiedono.

La dottrina drusa è piuttosto complessa; essa, oltre agli elementi dell'islam, accoglie anche elementi dell'ebraismo, dell'induismo e del cristianesimo, sostenendo la fede in un principio divino, l'ʿaql al-faʿʿāl (intelletto attivo). Lʿaql può manifestarsi in forma umana e secondo la comunità drusa l'ultima di queste manifestazioni si è avuta appunto nell'Imām-califfo al-Hākim, nell'XI secolo. È una religione che corre rischi di sopravvivenza[senza fonte] perché dal 1043 è stata dichiarata chiusa la "porta dell'adesione", quindi solo chi è figlio di drusi può essere considerato parte della setta. Poiché praticano la monogamia e sono stati continuamente perseguitati in buona parte della loro storia, il loro numero sta diminuendo.[senza fonte]

I drusi credono nella trasmigrazione delle anime dopo la morte, cioè nella metempsicosi, ma tutto il loro credo è circondato da un alone di mistero, perché la parte fondamentale delle loro concezioni dottrinarie è caratterizzata da un accentuato esoterismo ed è quindi rivelata con grande circospezione solo a chi sia ritenuto pronto e degno d'accoglierla da un maestro di grado superiore.

I testi sacri del drusismo sono il Corano e le Lettere della Saggezza; i drusi considerano con grande venerazione anche la Bibbia, le opere filosofiche di Platone e degli altri filosofi influenzati da Socrate.[16]

Non è più accreditata invece l'ipotesi che metteva in dubbio l'origine islamica ismailita del movimento adducendo l'argomentazione che i drusi, per il fatto di costituire un'eterodossia piccola e senza particolare forza politica o economica, si sarebbero spacciati come seguaci di un movimento con una base islamica, sia pur ampiamente modificata, per sfuggire alle repressioni islamiche. Per i drusi Dio è talmente sacro che non si può nominare.

Distribuzione

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I drusi siriani sono distribuiti nel Gebel druso, nelle aree attorno al monte Hermon, in Jabal al-Summaq, nella Ghuta, principalmente a Jaramana, Sahnaya, Ashrafiyat Sahnaya e Jdeidat Artouz, oltreché nelle alture del Golan.

Costituenti circa il 5% della popolazione, i drusi libanesi sono distribuiti principalmente nei distretti dello Shuf, di Aley, di Hasbaya, di Rashaya e di Marjayoun. Sono ufficialmente considerati musulmani e secondo il Patto Nazionale è a loro riservata la carica di capo di stato maggiore dell'esercito.

Durante la guerra civile siriana del 1860 i drusi si scontrarono coi cristiani nel Monte Libano ed a Damasco. A partire dal XX secolo la comunità drusa libanese si associò in gran parte al panarabismo ed al Partito Socialista Progressista; durante la guerra civile libanese i militanti drusi sostennero l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e si scontrarono con le milizie cristiane maronite.

Lo stesso argomento in dettaglio: Drusi in Israele.

I drusi israeliani costituiscono poco meno di un decimo degli arabi israeliani e sono concentrati in Galilea, nel monte Carmelo e nelle alture del Golan. L'élite drusa e gran parte della comunità è stata storicamente vicina allo Stato di Israele. Gli uomini drusi sono tenuti a servire nelle forze di difesa israeliane (IDF). I drusi delle alture del Golan si identificano invece nella stragrande maggioranza come siriani.

I drusi si stabilirono in Transgiordania a partire dal 1918, provenienti dal vicino Gebel druso in Siria. Sono concentrati principalmente ad Azraq, Amman, al-Zarqa e Umm al-Quttein.[4]

  1. ^ Carl Skutsch, Encyclopedia of the World's Minorities, Routledge, 2013, p. 410, ISBN 9781135193881.
  2. ^ Samy Swayd, Historical Dictionary of the Druzes, Rowman & Littlefield, 2015, p. 3, ISBN 9781442246171.
  3. ^ gulf2000.columbia.edu, https://gulf2000.columbia.edu/images/maps/Syria_Ethnic_Shift_2010-2018_lg.png.
  4. ^ a b (EN) Ahid Quntar, The Druze Communities in Jordan (PDF), su druzeheritage.org.
  5. ^ Druze | History, Religion, & Facts | Britannica, su britannica.com, Encyclopædia Britannica. URL consultato il 12 marzo 2016.
  6. ^ Lawrence Pintak, America & Islam: Soundbites, Suicide Bombs and the Road to Donald Trump, Bloomsbury Publishing, 2019, p. 86, ISBN 9781788315593.
  7. ^ Margaret Jonas, The Templar Spirit: The Esoteric Inspiration, Rituals and Beliefs of the Knights Templar, Temple Lodge Publishing, 2011, p. 83, ISBN 9781906999254.
    «[Druze] often they are not regarded as being Muslim at all, nor do all the Druze consider themselves as Muslim»
  8. ^ (EN) Are the Druze People Arabs or Muslims? Deciphering Who They Are, su Arab America, Arab America, 8 agosto 2018. URL consultato il 13 aprile 2020.
  9. ^ Dona J. Stewart, The Middle East Today: Political, Geographical and Cultural Perspectives, Routledge, 2008, p. 33, ISBN 9781135980795.
    «Most Druze do not consider themselves Muslim. Historically they faced much persecution and keep their religious beliefs secrets.»
  10. ^ Yvonne Yazbeck Haddad, The Oxford Handbook of American Islam, Oxford University Press, 2014, p. 142, ISBN 9780199862634.
    «While they appear parallel to those of normative Islam, in the Druze religion they are different in meaning and interpretation. The religion is consider distinct from the Ismaili as well as from other Muslims belief and practice... Most Druze consider themselves fully assimilated in American society and do not necessarily identify as Muslims..»
  11. ^ Ronald De McLaurin, The Political Role of Minority Groups in the Middle East, Michigan University Press, 1979, p. 114, ISBN 9780030525964.
    «Theologically, one would have to conclude that the Druze are not Muslims. They do not accept the five pillars of Islam. In place of these principles the Druze have instituted the seven precepts noted above.»
  12. ^ Wendy Doniger (a cura di), Merriam-Webster's Encyclopedia of World Religions, Merriam-Webster, 1999, p. 304, ISBN 9780877790440.
  13. ^ Winfried Corduan, Neighboring Faiths: A Christian Introduction to World Religions, InterVarsity Press, 2013, p. 107, ISBN 9780830871971.
  14. ^ Druze Revered Sites in Palestine, su druzehistoryandculture.com. URL consultato il 12 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 2 gennaio 2013).
  15. ^ Druze Identity, Religion — Tradition and Apostasy (PDF), su app.shaanan.ac.il. URL consultato il 12 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  16. ^ (EN) Mordechai Nisan, Minorities in the Middle East: A History of Struggle and Self-Expression, McFarland, 2015, p. 96.
  • Paolo Branca, Un "catechismo" druso della Biblioteca Reale di Torino, Centro Studi Camito-Semitici, 1996.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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