Cratone Slave

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Mappa geologica del Canada nord-occidentale. Il cratone Slave è identificato dalla lettera A.

Il cratone Slave è un cratone risalente all'Archeano situato nella parte nordoccidentale dello scudo canadese, nei Territori del Nord-Ovest e Nunavut, in Canada.

Del cratone fa parte lo gneiss di Acasta, datato a 4,03 miliardi di anni e considerato una delle più antiche rocce affioranti sulla Terra.[1][2]

Caratteristiche

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Con un'estensione di circa 300.000 km2 (all'incirca le dimensioni dell'Italia), il cratone è relativamente piccolo, ma ben esposto ed è dominato da sequenze di cinture di rocce verdi e torbiditi risalenti a 2,73-2,63 miliardi di anni fa, e da rocce plutoniche di 2,72-2,58 miliardi di anni. Gran parte del cratone è sovrastata da unità di gneiss e granitoidi più antiche.[3]

Il cratone Slave è uno dei blocchi che compongono il nucleo precambriano del Nord America, noto come paleocontinente Laurentia.[4]

La porzione esposta del cratone, chiamata "Provincia Slave", si estende su un'area di 172.500 km2 ed è caratterizzata da una forma ellittica che si allunga per 680 km in direzione NNE da Gros Cap, sul Grande Lago degli Schiavi, fino a Cape Barrow sul Coronation Gulf (Golfo dell'Incoronazione); e per 460 km in direzione EW lungo la latitudine 64°N.[4] Copre un'area di 700x500 km ed è delimitato da cinture del Paleoproterozoico a sud, est e ovest, mentre è ricoperto da rocce più recenti a nord.[5]

Il cratone Slave viene suddiviso in un basamento centro-occidentale (il Central Slave Basement Complex) e una provincia orientale, denominata Hackett River Terrane o Eastern Slave Province. Questi due domini sono separati da una sutura geologica risalente a 2,7 miliardi di anni fa, definita da due confini isotopici che si sviluppano da nord a sud al di sopra del cratone.[6]

  1. ^ Stern Bleeker, 1998,  Summary.
  2. ^ Bleeker, W.; Davis, B.; Ketchum, J.; Stern, R.; Sircombe, K.; Waldron, J. (2004). The Slave Craton From On Top: The Crustal View, (PDF). Geological Survey of Canada. Retrieved Marzo 2017. Basement complex, p. 1.
  3. ^ Bleeker Stern Sircombe, 2000,  Slave Craton and previous investigations, pp. 2–3.
  4. ^ a b Helmstaedt, 2009,  Geological setting, pp. 1056–1057.
  5. ^ Davis Jones Bleeker Grütter, 2003,  Geological background.
  6. ^ Jones Garcia, 2006,  Geological setting, pp. 126–127.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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