Convitto nazionale
Il convitto nazionale[1][2] è un'istituzione italiana che garantisce la frequenza dei licei agli alunni dei piccoli centri periferici, permettendo così anche l'accesso all'università.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Nell'Italia preunitaria, in molte regioni i corsi scolastici erano un appannaggio esclusivo delle organizzazioni cattoliche: alcuni ordini come i Gesuiti, gli Scolopi, i Barnabiti, i Somaschi avevano lunghe tradizioni di collegi, che si rivolgevano in prevalenza alla formazione ecclesiastica e all'educazione dei figli delle famiglie nobili o dell'alta borghesia, ma con alcune eccezioni in cui erano aperte anche a persone di estrazione più umile.
Con l'unità d'Italia nel 1861 si tentò di sottrarre alla Chiesa il quasi monopolio e si moltiplicarono le istituzioni di Convitti nazionali laici, in molti casi anche materialmente collocati in edifici prima appartenuti ad enti ecclesiastici e demanializzati dopo le leggi per eversione. I convitti nazionali rappresentarono l'aspetto più interessante in materia di istruzione e, sia pure in misura insufficiente, permisero una certa mobilità sociale.
La rete dei convitti
[modifica | modifica wikitesto]La riforma Gentile della scuola del 1923 dava grande risalto ai convitti nazionali che hanno avuto il periodo di massimo splendore proprio nell'epoca fascista. Nei momenti del loro massimo fiorire, i convitti costituirono una rete molto articolata e suddivisa nelle diverse province.
Per i convitti passò praticamente tutta la classe dirigente italiana nei diversi aspetti: culturali artistici, politici.
Alcuni degli allievi (ad esempio Gabriele D'Annunzio, allievo del Cicognini di Prato o Giuseppe Mazzini, allievo del Colombo di Genova) vengono ancora ricordati proprio per la loro esperienza di convittori.
Il Testo unico in materia di istruzione del 1994 (decreto legislativo 297) all'art. 52 prevede “la graduale soppressione dei convitti nazionali che accolgono meno di 30 convittori o semiconvittori”.[3]
I convitti oggi
[modifica | modifica wikitesto]I convitti oggi sono solo quarantuno, distribuiti in tutte le Regioni italiane.[senza fonte]
Dispongono di due risorse che le altre scuole non hanno: il personale educativo e “ausiliario” (cuochi, commessi, e altri), pagati dallo Stato per assistere gli allievi nel pomeriggio e durante il pranzo, e le rette pagate dalle famiglie, che servono non solo a coprire i costi della mensa, ma anche a migliorare l'offerta formativa, a ristrutturare i locali scolastici e ad acquistare le attrezzature didattiche più avanzate.[4]
I rettori
[modifica | modifica wikitesto]Per tradizione, ripresa anche da provvedimenti legislativi [5] a chi dirige un convitto nazionale spettava, sino al 2000 il titolo di "rettore".[6]
Elenco dei convitti nazionali
[modifica | modifica wikitesto]In genere, i Convitti nazionali erano dedicati o ai re di Casa Savoia o a glorie locali. Catania e Prato lo avevano dedicato ai fondatori preunitari e così a Parma, in cui la fondatrice era la duchessa Maria Luigia. Un caso particolare è il Convitto di Sassari denominato con l'aggettivo Canopoleno (dal cognome del fondatore Antonio Canopolo) fin dai primi anni seguenti la fondazione come Seminario tridentino (1611).
Educandati statali
[modifica | modifica wikitesto]Le corrispondenti istituzioni femminili prendono il nome di educandati.
Per la riforma del 1994[7] rimangono attivi sei educandati:
- Educandato Statale S.S. Annunziata – Villa del Poggio Imperiale, a Firenze;
- Educandato Statale Emanuela Setti Carraro dalla Chiesa, a Milano;
- Educandato statale San Benedetto[8], a Montagnana;
- Educandato statale Maria Adelaide[9], a Palermo;
- Educandato Uccellis, ad Udine;
- Educandato statale Agli Angeli[10], a Verona.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ convitto nazionale, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 17 febbraio 2020.
- ^ convitto, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 17 febbraio 2020.
- ^ La Voce
- ^ A che servono i convitti nazionali? | Stefano Andreoli
- ^ Copia archiviata, su archivio.invalsi.it. URL consultato il 24 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 22 giugno 2009). Invalsi
- ^ Per l'elenco dei rettori del Convitto di Parma, dal 1807 in poi vedi il sito ufficiale Archiviato il 17 giugno 2011 in Internet Archive.
- ^ decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297
- ^ Educandato statale San Benedetto di Montagnana, su educandatosanbenedetto.gov.it. URL consultato l'11 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 13 gennaio 2019).
- ^ Educandato statale Maria Adelaide di Palermo, su educandatomariadelaide.it. URL consultato l'11 ottobre 2018.
- ^ Educandato statale Agli Angeli di Verona [collegamento interrotto], su educandatoangeli.gov.it. URL consultato l'11 ottobre 2018.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Convitto, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Istituzioni educative, su miur.gov.it.
- convittinews.it,
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