Colloquia familiaria
Tra le numerose opere di Erasmo spiccano i Colloquia familiaria o Colloqui (scritti tra il 1497 e il 1533). Si tratta di un testo in latino scritto con uno stile bonario ma attento, che mette a suo agio il lettore fin dalla prima pagina. I Colloqui rappresentano una sorta di manuale della cultura classica per la vita del rinascimento, nonché un libello religioso. A tal proposito, il grande umanista di Rotterdam soleva dire che se Socrate aveva fatto scendere la filosofia dal cielo alla terra, egli l’aveva portata a sollazzarsi. Nella sua opera Erasmo mette in scena osti, mendicanti, studenti, vecchi signori, soldati, prostitute che discutono dei più importanti problemi religiosi del secolo, legati al senso della vita e della morte. Richiamandosi al messaggio evangelico, egli lancia le sue invettive contro il culto dei santi, le false pratiche liturgiche, la guerra, l’ignoranza del clero circa la vera conoscenza della bibbia. I Colloqui furono attaccati duramente dalla Chiesa e censurati dalla Sorbona che interpellò il Parlamento affinché estirpasse la dottrina dei Colloqui. Erasmo rispose con arguzia e coraggio alle dure accuse che gli vennero mosse dai teologi: “Vedendo questa mia opera accolta dai giovani con vivo entusiasmo, la misi al servizio degli studi. (…) Se qualcuno esclamerà che è sconveniente, per un vecchio, dedicarsi a cose tanto puerili, risponderò che non me ne importa se sono puerilità purché ci si ricavi qualche cosa di utile. (…) Inoltre la saggezza consiste proprio nel conoscere le folli passioni del mondo e le sue opinioni assurde: credo che sia molto meglio apprenderle attraverso le pagine di questo libro che non per esperienza diretta, la quale è la scuola degli sciocchi… non so se ci sono delle lezioni più profittevoli di quelle che si apprendono giocando. Certo è un modo rispettabilissimo di ingannare il prossimo, rendergli un servizio attraverso una menzogna” [1]. Anche Lutero attaccò Erasmo, condannando aspramente i Colloqui: “Erasmo è un astuto, un uomo pericoloso che si è fatto beffe di Dio e della religione (…) Io proibirò ai miei figli di leggere i suoi Colloqui, perché sotto il velo della finzione dice molte cose contro Dio; e per questo è più maligno e nocivo di Luciano... Esorto voi tutti a considerarlo un nemico di Dio” [2]. Dopo la morte di Erasmo, la sua opera fu nuovamente censurata e nel 1559 messa all’indice. Ai Colloqui attinsero grandi scrittori come Rabelais, Montaigne, Shakespeare, Walter Scott, Cervantes, Molière e Marino, nonostante che l’opera fosse stata condannata al fuoco, come eretica.