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Cesare Mastrella

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«Sono l'unico ad essere in prigione per aver rubato allo Stato!»

Cesare Mastrella (Velletri, 1914Roma, 6 aprile 1976) è stato un funzionario e truffatore italiano.

Ispettore di dogana, sposato con Aletta Artioli, pregiudicato e scampato a ben ventitré ispezioni ministeriali[2], Mastrella balzò alle cronache italiane nel 1962, quando venne scoperta una maxi-truffa perpetrata dal funzionario, che aveva sottratto alle casse dello Stato una cifra pari a 750 milioni di lire dell'epoca (circa 10 milioni di euro odierni, considerando il tasso d'inflazione).[senza fonte]

La scoperta della truffa di Mastrella avvenne nel novembre 1962: l'ispettore di dogana, il 9 novembre di quell'anno, fu arrestato in casa della sua amante Anna Maria Tomasselli a Roma[3]. La scoperta di un ammanco nelle casse statali suscitò scalpore all'interno del Parlamento, tanto che molti deputati vennero chiamati a testimoniare. La truffa di Mastrella era iniziata a metà degli anni cinquanta, mediante un sistema di contabilità parallela. L'ispettore, sistematicamente, mancava la registrazione delle fatture e archiviava una bolla falsa, con cui veniva "registrato" l'incasso delle imposte doganali sui beni spediti in Italia[4]. Tali imposte non venivano mai incassate dallo Stato, ma finivano nelle tasche dell'ispettore di dogana. Dopo il suo arresto il Ministero dell'economia e delle finanze fece stimare la cifra complessiva accumulata da Mastrella, quantificata in poco più di 750 milioni di lire[5].

Il processo e la sentenza

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Il 28 novembre 1962 il caso Mastrella finisce in Parlamento, dove vengono eseguite numerose interrogazioni. Il processo ha inizio l'8 maggio 1963. Mastrella viene accusato di frode, truffa ai danni dello Stato, peculato, malversazione a danno dello Stato[4]. Durante le varie sedute l'imputato, difeso dagli avvocati Alfredo De Marsico e Remo Pannain, si rifiutò di rispondere a molte domande del giudice[4]. Il 13 luglio fu pronunciata la sentenza: Mastrella fu riconosciuto colpevole dei capi d'accusa sopra citati, e condannato a 20 anni di reclusione, che saranno aumentati a 24 anni dalla Corte d'appello di Perugia nel processo d'appello del 13 luglio 1964[6]. Morì a causa di una crisi d'asma mentre si trovava in carcere[6].

Nella cultura popolare

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Nel film Totò contro i quattro (1963) Nino Taranto interpreta il corrotto ufficiale di dogana Giuseppe Mastrillo, personaggio chiaramente ispirato a Mastrella[6].

  1. ^ Carlo Emilio Gadda e Goffredo Parise, «Se mi vede Cecchi, sono fritto»: Corrispondenza e scritti 1962-1973, Adelphi, Milano, 2015.
  2. ^ Marta Boneschi, Senso, Ledizioni, Milano, 2016.
  3. ^ Il 1962: un anno funesto per Terni e per l’Umbria, Quotidiano dell'Umbria, 22 ottobre 2016.
  4. ^ a b c Elisabetta Bonucci, Esplosiva dichiarazione di Cesare Mastrella, L'Unità, 14 maggio 1963.
  5. ^ Resoconto stenografico della Camera dei Deputati, seduta di mercoledì 28 novembre 1962.
  6. ^ a b c Ecco a voi l’ispettore (di dogana) chiamato miliardo (2), Quotidiano dell'Umbria, 10 gennaio 2018.
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