Coordinate: 45°36′17.7″N 7°21′20.8″E

Casaforte Villette

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Casaforte Villette
(FR) Maison forte Villette
Stato attualeItalia (bandiera) Italia
RegioneValle d'Aosta
CittàRue du Grand-Paradis 30
Laydetré, Cogne
Coordinate45°36′17.7″N 7°21′20.8″E
Mappa di localizzazione: Nord Italia
Casaforte Villette
Informazioni generali
TipoCasaforte
Materialelegno, pietra
Primo proprietarioHumbert de Villette
Condizione attualerestaurata
Proprietario attualeprivati
Visitabileno
Informazioni militari
Utilizzatorevescovo di Aosta
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La casaforte Villette (pron. fr. AFI: [vilet]; in francese, maison forte Villette) è una casaforte medievale valdostana, per secoli di proprietà vescovile, che sorge a Cogne in località Laydetré, non lontano dal capoluogo Veulla, lungo la strada che porta alla Valnontey. Ristrutturata, è di proprietà di privati e non è visitabile.

La casaforte venne costruita nel XIII secolo «per marcare la giurisdizione dei vescovi su questa Valle» e per volere di Humbert de Villette (1266-1271), membro della famiglia dei Chevron-Villette che aveva i propri interessi in Tarantasia[1][2] nominato vescovo di Aosta nel 1266[3]. Di conseguenza, Humbert de Villette avrebbe dato disposizioni di costruire la casaforte negli ultimi anni della sua vita, come suggerisce lo storico Jean-Baptiste de Tillier indicando come possibile data di edificazione il 1270[4], o come ipotizza Bruno Orlandoni, lasciando il dubbio se l'edificazione ex novo sia attribuibile o meno al neo-vescovo, in una data compresa tra il 1266 e la data di morte.[3]

Successivamente restò in mano al vescovado, come testimoniano i documenti e alcuni episodi significativi: nel 1363, per una rivolta popolare, vi si rifugiò il castellano del vescovo, minacciato dai cogneins.[2] Un incendio la distrusse nel 1531 e a ottobre dello stesso anno l'allora vescovo di Aosta Pietro Gazino (Pierre Gazin) (1528 - 1556) radunò i parrocchiani per procedere con la ricostruzione: i documenti riportano che ogni famiglia di Cogne avrebbe lavorato per una giornata di corvée e prestato i materiali necessari, dal legname, alla pietra, dalle lose alla calce, mentre il vescovo avrebbe provveduto a retribuire i muratori e alla cottura della calce.[2][5]

Di fatto, riporta il de Tillier, i vescovi nella giurisdizione di Cogne ebbero a lungo il privilegio di non dipendere da alcuno (se non da Dio), ossia di godere dell'autonomia decisionale di cui godevano principi e re[6], privilegio che mantennero fino al maggio del 1605, quando il Senato di Savoia riconsegnò la sovranità suprema a Carlo Emanuele duca di Savoia e ai suoi successori alla corona. Si trattò di una riconsegna, infatti: i diplomi d'infeudazione di Carlo V datati 1º maggio 1521 e 10 dicembre 1547 e quello di Ferdinando I datato 6 marzo 1562 affidavano il vicariato perpetuo e senza restrizioni del territorio locale parte del Sacro Romano Impero alla Real Casa di Savoia, sottomettendo i prelati di fatto al vassallaggio.[4]

Nei secoli seguenti la casaforte Villette andò in rovina, e fu in questo stato che la trovò lo storico Jean-Baptiste de Tillier negli anni trenta del Settecento, rammaricandosene:

«invero, l'uno e l'altro di questi due edifici avrebbero bisogno di molte riparazioni, poiché cadono a poco a poco in rovina anziché essere tenuti nello stato in cui dovrebbero trovarsi per mantenere il decoro di una sì bella e antica giurisdizione temporale. Questa è la sola giurisdizione che i nostri prelati abbiano attualmente in tutto il Ducato [di Aosta]; ed essi non riconoscono di tenerla [in custodia] per volontà divina fin da quando sono entrati in possesso del seggio episcopale[4]»

Restaurata nel 1873, la casaforte Villette venne trasformata in ospizio per i poveri.[5]

Nei primi decenni del Novecento vennero portati avanti i lavori per la costruzione di villa Giacosa-Malvezzi[5].

Fin dall'origine la casaforte Villette era composta di due edifici, una torre e un casaforte («une tour soit maison forte»); scrive il de Tillier che nei pressi della casaforte sorgeva già il Tribunale di Giustizia dei vescovi, la casaforte si situava quindi in una posizione strategica all'interno del paese.[4]

La casaforte originaria andò distrutta nell'incendio del 1531 e venne per questo ricostruita: gli edifici attuali, seppur trasformati, hanno per base le rovine della casaforte seicentesca, pesantemente rimaneggiati nel 1873.

In particolare, il fabbricato con funzione residenziale è stato trasformato a inizio Novecento nella villa Giacosa-Malvezzi, mentre la torre vera e propria nella seconda metà dell'Ottocento è stata incorporata in un ospizio per i poveri.[2] Quest'ultima, per l'aspetto massiccio, è stata comparata da Bruno Orlandoni alla domus episcopalis del Castello di Issogne, alla Torre Colin di Villeneuve e castello di La Mothe di Arvier.[7]

  1. ^ I nobili Chevron-Villette che furono «signori e in seguito baroni e conti di Chevron, baroni di Villette in Tarantasia»(«seigneurs puis barons et comtes de Chevron, barons de Villette en Tarentaise»), cfr. Aimé-Pierre Frutaz, Le fonti per la storia della Valle d'Aosta, volume 1, parte 1, Ed. di Storia e Letteratura, 1966, p. 301
  2. ^ a b c d André Zanotto, p. 85.
  3. ^ a b Bruno Orlandoni, Cronologia documentaria dell'architettura e delle arti figurative in Valle d'Aosta dall'XI secolo all'epoca napoleonica
  4. ^ a b c d Jean-Baptiste de Tillier, p. 21.
  5. ^ a b c André Zanotto, p. 86.
  6. ^ Così il riconoscimento (reconnaissance) del 1408 a favore del vescovo Pierre de Sonnaz: «Recognoscunt episcopum habere idem jus ed dominium in Valle de Cognia quod habet Princeps, Dux, Rex et Imperator in dominio suo», cit. in Jean-Baptiste de Tillier, p. 21
  7. ^ Bruno Orlandoni, p. 144 cit. in Mauro Cortellazzo e Renato Perinetti, L'evoluzione del Castello di Issogne prima di Georges de Challant (PDF), in Georges de Challant, priore illuminato. Giornate di celebrazione del V centenario della morte 1509-2009, Regione Autonoma della Valle d'Aosta, 2009, pp. 171. URL consultato il 4 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2013).

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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  • Casaforte Villette a Cogne, su icastelli.it, 4 luglio 2010. URL consultato il 3 novembre 2013 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2016). (fonte)