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Caleti

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Il territorio dei Caleti all'estremo sud-ovest della Gallia Belgica

I Caleti furono una tribù gallica che occupava l'attuale regione del Pays de Caux, cui avrebbero dato il nome,[1] e Pays de Bray.

Gli oppida più importanti sono Fossés de Bénouville à Étretat (64 ha), L'Hôpital à Quièvrecourt (63 ha), la Cité de Limes à Bracquemont (52 ha) e Camp de Canada à Fécamp (20 ha).[2] Il loro capoluogo fu dapprima Caracotinum (Harfleur) e poi Juliobona (Lillebonne)[senza fonte].

I Caleti furono un popolo celtico che, al di là alla prossimità geografica, ebbe anche interessi in comune con i suoi vicini Armoricani o Belgi. L'origine di questo popolo, belga (secondo Giulio Cesare) o armoricana, rimane d'altronde incerta.

Giunsero nella regione nel IV secolo a.C. insieme ad altri popoli belgi, costituendo l'ultima ondata conosciuta di migrazioni celtiche. Il loro territorio confinava con quello dei Veliocassi, degli Ambiani e dei Bellovaci di cui erano clienti. Quando questi ultimi, nel 57 a.C., misero in piedi una coalizione belga per tentare di resistere alla conquista della Gallia Belgica da parte di Giulio Cesare, i Caleti fornirono loro un contingente di 10 000 uomini. Nel 52 a.C., invieranno a Vercingetorige un contingente di 20 000 soldati[3] quale contributo all'esercito destinato a tentare di soccorrere Alesia assediata dai romani. L'anno seguente, si unirono alla rivolta de popoli belgi condotta da Correos, comandante della coalizione di Bellovaci e Veliocassi.

Lo stesso argomento in dettaglio: Conquista della Gallia.

Nel V secolo, quando l'autorità di Roma cominciò a declinare, i Caleti, insieme a Namneti, Veneti, Coriosoliti, Redoni, Abrincati, Unelli, Lessovi, Esuvi, Viducassi, Andecavi, Aulerci (Diablinti, Cenomani e Eburovici), Veliocassi e Parisii, si unirono ai Veneti a formare una vasta confederazione armoricana destinata a disfarsi dell'occupante.

Fonti antiche

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Il De bello Gallico di Giulio Cesare, narrando della campagna di conquista della Gallia, (libro II, 4, 9); (libro VII, 75, 3-4); (libro VIII, 7, 4) ci fornisce alcuni dettagli sui Caleti. Altri autori antichi che hanno parlato dei Caleti sono Strabone nella sua Geografia (Libro IV, 1); Plinio nella sua Naturalis Historia (libro IV, 107) e Tolomeo nella sua Geografia (libro II, 8).

  1. ^ Calet-, caleto-, è un tema gallico per «duro» (Georges Dottin, La Langue gauloise. Grammaire, textes et glossaire, Paris, Klincksieck, 1918, p. 239). Vedere anche «Caleti (o Caletes), καλετοι» (Joshua Whatmough, The Dialects of Ancient Gaul, Harvard university Press, pp. 599-600, ISBN 0674202805) in cui «cal, in francese, richiama la durezza dei Caleti» (Maurice Begouën Demeaux, Noms de lieux dans le Pays de Caux, Paris, d'Artrey, 1977, p. 111)
  2. ^ Stephan Fichtl, Les Peuples gaulois, IIIe-Ie siècles av. J.-C. page 170 (si veda la bibliografia).
  3. ^ Secondo Venceslas Kruta (si veda la bibliografia), il contingente dei Caleti, più sparuto, sarebbe stato associato a quello delle altre tribù armoricane.
  • Michel de Boüard, Histoire de la Normandie, Privat, Toulouse, 2001, p. 43-54. ISBN 2708917072
  • Léon Coutil, L'Époque gauloise dans le sud-ouest de la Belgique et le nord-ouest de la Celtique, in "Bulletin de la Société normande d'études préhistoriques", 1901 e 1902
  • Georges Dottin, La Langue gauloise. Grammaire, textes et glossaire, Paris, Klincksieck, 1918, p. 239
  • Maurice Begouën Demeaux, Noms de lieux dans le Pays de Caux, Paris, d'Artrey, 1977, p. 111
  • (EN) Sonia C. Hawkes et Gerald C. Dunning, The Belgae in Gaul and Britain, in "Archaeological Journal", LXXXVII, 1930, p. 150-240
  • Stephan Fichtl, Les Peuples gaulois, III - I s. a.C., éditions Errance, Paris, 2004, ISBN 2-87772-290-2
  • Claude Groud-Cordray, La Normandie gallo-romaine, Orep éditions, Cully, 2007, ISBN 978-2-915762-18-1
  • Venceslas Kruta, Les Celtes, Histoire et Dictionnaire, Éditions Robert Laffont, coll. «Bouquins», Paris, 2000, ISBN 2-7028-6261-6
  • Plinio. Naturalis Historia
  • Tolomeo. Geografia, Libro II in LacusCurtius (EN)

Voci correlate

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