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Bacino dell'Ogaden

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Il bacino dell'Ogaden è una vasta area dell'Ogaden, che fa parte della regione dei Somali in Etiopia, dove si trovano importanti riserve di petrolio e gas naturale.[1]

Si tratta di un bacino sedimentario che copre un'area di 350.000 km² ed è formato da rocce sedimentarie con uno spessore che arriva fino a 10.000 m.[2] La struttura geologica è simile a quella di altri bacini ricchi di idrocarburi del Medio Oriente.[3]

Esplorazione di idrocarburi

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I blocchi esplorativi concessi nel bacino dell'Ogaden e nella costa di Kismayo.

La prima esplorazione per la ricerca di idrocarburi nel bacino dell'Ogaden fu condotta dalla Standard Oil nel 1920.[2] Nel 1974, nuove esplorazioni intraprese dalla Tenneco portarono all'individuazione di un giacimento di 68 milioni di metri cubi di gas naturale.[2] Nel dicembre 1999 sono state annunciate altri investigazioni sulle riserve nei giacimenti di gas di Calub e Hilala, portate avanti dal Gazoil Ethiopia Project, una joint-venture in partnership tra il Governo dell'Etiopia e la texana Sicor.[1][2]

Per queste concessioni investigative, il bacino è stato suddiviso in 21 blocchi[4] e i relativi diritti all'esplorazione sono già stati concessi per molti dei blocchi. Le aziende che hanno ottenuto concessioni sono Pexco Exploration (Paesi Bassi), Petronas (Malesia), Lundin East Africa (Svezia), SouthWest Energy Ltd. (Hong Kong) e Afar Explorer (USA).[3]

Instabilità politica e conflitti armati

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La guerra dell'Ogaden tra Etiopia e Somalia per il controllo della regione si è combattuta tra il 1977 e il 1978, con un'ulteriore riacutizzazione nel 1988. In anni recenti il braccio armato del Fronte Nazionale di Liberazione dell'Ogaden (FNLO) è stato molto attivo e un gruppo di ribelli ha annunciato che non permetteranno che le risorse della regione vengano sfruttate, esortando le aziende petrolifere a non firmare accordi con il Governo etiopico.[5]

Il 24 aprile 2007, membri del FNLO hanno attaccato e distrutto alcune strutture di esplorazione petrolifera nel bacino nei pressi di Obala e Abole, uccidendo circa 65 etiopi e 9 cinesi.[6] La struttura era gestita dal Zhongyuan Petroleum Exploration Bureau, una sussidiaria della cinese Sinopec[7] per conto della Petronas.[8][9]

  1. ^ a b Ethiopia Country Analysis Brief, su eia.doe.gov, Energy Information Administration. URL consultato il 26 aprile 2007 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2007).
  2. ^ a b c d Ethiopia: Oil And Gas Industry, su somaliawatch.org, 27 settembre 2002. URL consultato il 24 aprile 2007 (archiviato dall'url originale il 15 giugno 2007).
  3. ^ a b New Company to Prospect for Oil in the Ogaden Basin, su sudanvisiondaily.com, Sudan Vision, 19 dicembre 2003. URL consultato il 26 aprile 2007 (archiviato dall'url originale il 26 settembre 2007).
  4. ^ Petroleum Exploration Potential of Ethiopia and Coastal Somalia, su mom.gov.et, Ethiopian Ministry of Mines and Energy. URL consultato il 1º luglio 2007. [collegamento interrotto]
  5. ^ O.N.L.F. Statement On Military Operation Against Illegal Oil Facility In Ogaden, Ogaden Online, 24 aprile 2007. URL consultato il 26 aprile 2007 (archiviato dall'url originale il 30 aprile 2007).
  6. ^ Jeffrey Gettleman, Ethiopian Rebels Kill 70 at Chinese-Run Oil Field, The New York Times, 24 aprile 2007. URL consultato il 24 aprile 2007.
  7. ^ Ethiopia blames Eritrea for attack, su chron.com, Houston Chronicle, 25 aprile 2007. URL consultato il 26 aprile 2007. [collegamento interrotto]
  8. ^ ONLF threatens to thwart Ethiopia’s oil deal with Petronas, su eritreadaily.net, Eritrea Daily.net, 26 luglio 2005. URL consultato il 26 aprile 2007 (archiviato dall'url originale l'8 ottobre 2007).
  9. ^ Chinese oil firm to undertake seismic survey in east Ethiopia, su english.people.com.cn, People's Daily Online, 12 maggio 2006. URL consultato il 26 aprile 2007.

Voci correlate

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