Attentato contro la Mitsubishi Heavy Industries
Attentato contro la Mitsubishi Heavy Industries | |
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L'edificio dove è avvenuta l'esplosione (2012) | |
Tipo | omicidio di massa |
Data | 30 agosto 1974 12:45 (GMT 9) |
Luogo | Tokyo |
Stato | Giappone |
Coordinate | 35°40′48.1″N 139°45′46.9″E |
Responsabili | Fronte armato antigiapponese dell'Asia Orientale |
Conseguenze | |
Morti | 8 |
Feriti | 376 |
L'attentato contro la Mitsubishi Heavy Industries (三菱重工爆破事件?, Mitsubishi jūkō bakuha jiken) è stato un attacco terroristico con bomba avvenuto il 30 agosto 1974, presso la sede dell'omonima compagnia giapponese nel quartiere Marunouchi a Tokyo. Gli autori responsabili del massacro erano membri del Fronte armato antigiapponese dell'Asia Orientale, un gruppo terroristico di stampo anarchico e anti-imperialista. L'organizzazione accusava il colosso aziendale giapponese di diffondere il capitalismo e l'imperialismo, avendo fornito armamenti agli Stati Uniti durante la Guerra del Vietnam. Si è trattato dell'atto terroristico più mortale in Giappone fino all'attentato alla metropolitana di Tokyo del 1995.[1]
Esplosione
[modifica | modifica wikitesto]Gli attentatori posizionarono due bombe a orologeria contenenti 45 kg di materiale esplosivo all'interno di un vaso di fiori, proprio in corrispondenza dell'ingresso della sede di Mitsubishi Heavy Industries. Nei minuti che precedettero l'esplosione i bombaroli contattarono telefonicamente gli uffici dell'azienda per ben due volte, con l'intento di metterli al corrente del pericolo. L'avvertimento fu tuttavia ignorato in quanto considerato un semplice scherzo telefonico. Soltanto uno dei due ordigni detonò; l'esplosione si verificò alle 12:45 ora locale. Cinque vittime rimasero immediatamente uccise, le altre tre perirono in ospedale poco più tardi. Lo scoppio fu talmente potente da rompere i vetri del palazzo antistante fino all'undicesimo piano.[2]
Sviluppi
[modifica | modifica wikitesto]I media nipponici sollevarono una grande polemica sulla questione puntando il dito sui terroristi e sulle autorità, quest'ultime incapaci di dare risposte convincenti a quanto successo. Difatti sia l'allora premier Kakuei Tanaka leader dei liberaldemocratici, sia i membri dei principali schieramenti dell'opposizione (Partito Comunista Giapponese e Partito Socialista Giapponese), rimasero in silenzio preferendo astenersi dal commentare il tragico accadimento. Soltanto in seguito alle dovute indagini, il 19 maggio seguente la polizia giapponese arrestò i vertici del gruppo terroristico responsabile della strage, tra cui il fondatore Daidōji.[3]
Tra gli imputati per il massacro, il giovane studente anarchico Satoshi Kirishima si diede alla fuga riuscendo così ad evitare la prigione e di lui si persero le tracce. Solamente dopo quasi mezzo secolo di latitanza egli fu arrestato nel gennaio 2024 in seguito alla sua confessione, avvenuta pochi giorni prima della sua morte dovuta al tumore ormai allo stadio terminale che lo affliggeva.[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Attacco al cuore di Tokyo, su nytimes.com.
- ^ Esplosione fatale, su borealisthreatandrisk.com.
- ^ Risvolti dell'attentato, su en.namu.wiki.
- ^ La latitanza di Kirishima, su tokyoweekender.com.