Il suo logo iniziale - modificato nel corso degli anni - consisteva nella scritta Ariston, in caratteri minuscoli (salvo la prima lettera) di fantasia.
La Ariston fu fondata nel 1964 da Alfredo Rossi, fratello del noto compositore Carlo Alberto Rossi, anch'egli discografico. Come molte case discografiche, nasce come emanazione della casa di edizioni musicali omonima, le Edizioni musicali Ariston.
Nel 1956 Carlo Alberto aveva lasciato le edizioni Ariston e fondato la C.A. Rossi Editore, per raccogliere la maggioranza delle sue composizioni, costituendo nel 1958 la CAR Juke Box s.r.l. (CAR è l'acronimo di Carlo Alberto Rossi).
Anche Alfredo decise allora di espandere l'attività, fondando all'inizio del 1964 la Ariston Records. La sede fu stabilita in una piazza privata, Piazzetta Pattari 1/3 a Milano; all'epoca numerose etichette discografiche (quali la Love-CLS, la Peer Edizioni Musicali, la Carisch, la Southern e la Clan di Celentano, ed altre) insediavano la loro sede legale e quella delle edizioni musicali in tale immobile, oppure nei palazzi intorno a Corso Vittorio Emanuele (Via privata Passarella, Galleria del Corso e viale Europa). In breve tempo, divenne una delle aziende leader nel mondo discografico, al punto che Carlo Alberto per molti anni si affiderà alla Ariston per la distribuzione della CAR Juke Box.
Già in precedenza le edizioni musicali avevano avuto alcune emissioni discografiche sporadiche: un esempio sono le cartoline che cantano su etichetta Fonoscope, o il disco inciso da Sergio Endrigo nel 1959 con lo pseudonimo Notarnicola con due celebri canzoni del repertorio editoriale delle edizioni, Arrivederci e Nuvola per due di Umberto Bindi e Giorgio Calabrese (pubblicato con l'etichetta Picnic), ma si trattava di iniziative saltuarie e non ancora organizzate come iniziativa imprenditoriale autonoma.
La Ariston, nel corso degli anni sessanta, pur mantenendo la sede legale e le edizioni musicali in Piazzetta Pattari 1/3[1], trasferì le attività produttive in una fabbrica propria, unificandole e internalizzandole, potendo così anche supportare le etichette indipendenti ed i produttori. Lo stabilimento fu eretto in via Massimo Gorki 21 a San Giuliano Milanese[2]; l'azienda, denominata IFI, era dotata di 22 presse per lo stampaggio dei dischi con una capacità di oltre 40 000 unità giornaliere, e di due sale di registrazione. Altri uffici si trovavano a Roma, in via Cantore 17. All'interno del complesso, nel quale oggi ha sede una società ma con la possibilità di ammirare gli studi di registrazione rimasti ancora come una volta, era inserito anche il magazzino ed il commerciale per la distribuzione della propria e di altre sottoetichette. Si trattava di un sistema - dalla registrazione al disco finito - già utilizzato dalla RCA Italiana, nell'impianto di via Tiburtina, in Roma, e che sarebbe stato ripresto dalla CGD, a Milano.
Con tale struttura organizzativa, la Ariston si proponeva anche quale distributore di etichette minori, come ad esempio la City Record, la Metropol e l'Ametiste, etichette da cui poi preleverà gli artisti di maggior successo (così avviene, ad esempio, con Nico e i Gabbiani). Altre etichette sono Ariston Auditorio Classico,Ariston Baby,Ariston Progressive,First,Jazz-Story,Jet,Made In Italy,Produzione Gnomo,Serie Evergreen,Super Oscar,The Touch,Victory Records.
Proseguiva l'attività di scouting e di attrazione di artisti da altre etichette, oltre che un potenziamento dell'organico e della struttura in modo da poter competere con altre realtà nazionali e internazionali, anche acquisendo management da altre aziende del settore. Così, nel 1965 Guido Ardizzone viene nominato direttore dell''ufficio stampa[3] 1966 Giampiero Simontacchi[4] vice presidente.
1966 Umberto Bindi lasciò la CGD per passare alla Ariston[5], mentre nel 1967, nello staff della casa discografica entrò anche Mara Maionchi, restandoci fino al 1969, anno in cui sarebbe passata alla neo fondata Numero Uno[6]. In quel periodo, si cercò di potenziare la visibilità degli artisti sotto contratto, portando a Sanremo quelli reputati maggiormente interessanti, quali Ornella Vanoni[7]. Nel 1968 vennero create tre ulteriori nuove etichette, con l'obiettivo di curare il lancio di nuovi talenti: la First, più attenta a produzioni d'avanguardia, la Victory e la Jet, assieme ad una serie economica, la Oxford.
Nel 1968 direttore generale di Ariston Records[8] venne nominato Romano di Bari, Bob Lumbroso per Ariston Music, e Pier Tacchini per Ariston Records International[9].
Oltre a questo, la Ariston cedette i propri cataloghi in licenza a etichette straniere quali la Discophon di Toronto[10] e si dedicò alla distribuzione, su licenza, di ulteriori interi cataloghi, quali quelli delle Phonovox (Australia), Helladisc (Grecia).[11]
Negli anni ottanta la Ariston muta ragione sociale in "Ariston Music", avendo cessato, di fatto, di produrre, e limitandosi a stampare e distribuire come terzista nomi come i Matia Bazar, Donatella Rettore, e Fiorella Mannoia. Alla crisi del settore, si aggiungevano i costi dell'immobile di San Giuliano Milanese, oramai pressoché inutilizzato, e l'assenza - di fatto - di artisti commerciali; i nuovi nomi della musica si rivolgevano alle multinazionali, in grado di garantire una promozione maggiore e - grazie al loro capitale- un maggiore rischio su più artisti. Mentre il 45 giri veniva di fatto messo fuori mercato, lo stesso LP veniva soppiantato dal prodotto compact disc, in grado di racchiudere la stessa quantità di musica in forma digitale. L'ultimo direttore generale della Ariston, Riccardo Benini, chiarì in un'intervista come una piccola casa discografica non fosse in grado di reggere i costi di tale supporto, avendo oltretutto un catalogo appetibile per un pubblico che non avrebbe speso per l'hardware (il lettore) necessario al nuovo supporto, operazione invece effettuata dalle giovani generazioni dell'epoca, per ascoltare gli artisti nuovi degli anni ottanta. Stephen Schlaks, uno dei nomi più venduti dalla Ariston, era passato dai 70.000 LP venduti ai soli 2.700 CD in due anni, rendendo antieconomico per la Ariston anche far stampare esternamente il prodotto[12].
Nel 1987 la casa discografica venne rilevata da Enrico Rovelli che, nello stesso periodo, aveva acquistato la Durium e ne stava tentando una ristrutturazione aziendale, abbandonando lo stabilimento di produzione e stampa di Erba, e gli studi di registrazione di piazza Napoli. Acquisendo anche la Ariston, Rovelli costituì una società ad hoc, la Kono Records, con l'intenzione di mantenere unificato il catalogo di entrambe le aziende, cedendo le strutture e gli immobili della Ariston. La magistratura bloccò l'operazione per alcune operazioni poco chiare nel risanamento del deficit eccessivo delle due case discografiche.
Al pari della Durium, la Ariston fu chiusa nel 1989[13], rilasciando gli uffici di Milano, Roma, e quelli di San Giuliano Milanese. La Kono - pur inglobando alcuni artisti di entrambe le etichette - nacque come realtà discografica nuova, inglobando alcuni artisti delle due ex major.
A terminare definitivamente il percorso, la sotto etichetta AR13 - La Fucina, la cui direzione fu affidata ad Andrea Rossi (figlio di Alfredo) con la collaborazione di Roberto Pacco, che pubblicò nel 1995 "Prigioniero" dei Politbüro e "Amsterdam" dei McAllan, prodotto da Paolo Baltaro e Fabrizio Consoli.
Il catalogo Ariston[14] - in gran parte mai più ristampato per carenza di domanda - è stato ceduto tramite asta, nel 1990, alla Ricordi, assieme alle matrici e ai diritti di sfruttamento, passando poi, assieme alla stessa Ricordi, a BMG e, successivamente, nel 2008, alla Sony, allorché quest'ultima incorporò la multinazionale tedesca. Il marchio Durium s.p.a. fu ceduto ad un soggetto terzo, che non poté utilizzarlo per ristampare i dischi del catalogo ceduto, né per nuove produzioni. Il marchio Ariston non risulta essere stato più impiegato.
Gli uffici di Piazzetta privata Pattari 1/3 sono stati riutilizzati da altre società. Il campus della Ariston - in via Gorki 21 - composto dai due blocchi, è tuttora esistente; parzialmente modificato per servire ad attività diverse e fra loro separate, è stato ceduto ed è in uso a soggetti terzi.
La datazione qui riportata si basa sull'etichetta del disco o sulla copertina; qualora nessuno di questi elementi abbia una datazione, è basata sulla numerazione del catalogo; talora è, infine, basata sul codice della matrice di stampa. Se esistenti, sono riportati, oltre all'anno, il mese e il giorno (quest'ultimo dato si trova, a volte, stampato sul vinile).
Ariston group, La nostra storia, Opuscolo delle Edizioni Ariston
Autori Vari (a cura di Gino Castaldo), Dizionario della canzone italiana, ed. Curcio, 1990; alla voce Ariston, di Mario De Luigi, pag. 54
Vito Vita, Intervista ad Alfredo Rossi, realizzata a casa del cavaliere a Milano martedì 25 marzo 2008 e pubblicata su Nuovo Ciao amici n° 5 di settembre/ottobre 2013, pagg. 26-31
Mario De Luigi, L'industria discografica in Italia, edizioni Lato Side, Roma, 1982
Mario De Luigi, Storia dell'industria fonografica in Italia, edizioni Musica e Dischi, Milano, 2008