Argiro (politico bizantino)
Argiro | |
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Nascita | Bari, 1000 circa |
Morte | Italia meridionale (Bari forse), 1068 |
Religione | Cristianesimo |
Dati militari | |
Paese servito | Impero bizantino |
Forza armata | Esercito bizantino |
Grado | Catapano d'Italia |
Guerre | Guerre tra normanni e bizantini |
Battaglie | Venosa |
Comandante di | Esercito bizantino in Italia |
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Argiro (Bari, 1000 circa – Italia meridionale, 1068) è stato un generale italiano.
Fu catapano d'Italia dal 1050 al 1058; ebbe un peso rilevante nella storia dell'Italia meridionale e nel primo consolidarsi del dominio normanno.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Era figlio di Melo da Bari e di Maralda. Nel 1011, in seguito alla sconfitta del padre che si era ribellato ai bizantini, il giovanissimo Argiro venne fatto prigioniero e portato a Bisanzio insieme alla madre. Non sappiamo se Argiro fu trattato da prigioniero o piuttosto sia venuto a diretto contatto con la corte: infatti non è da escludere che Argiro (nome tipicamente greco, che forse il padre Melo non gli avrebbe mai dato) non sia stato il suo vero nome di battesimo, ma un soprannome datogli a Bisanzio dall'imperatore Romano III che apparteneva alla famiglia degli Argiri.
Di certo il suo ritorno in Puglia nel 1039 era in relazione a un preciso incarico militare di alto profilo: l'imperatore Michele IV Paflagonio lo inviò in Italia per ristabilire l'ordine in Puglia dove i conterati, che in Sicilia si erano rivoltati al generale Giorgio Maniace guidavano un'insurrezione contro il catapano Niceforo Doceano e avevano ucciso a Mottola un funzionario imperiale. L'anno seguente Argiro li sconfisse duramente: le milizie furono sciolte, due loro capi, Musando e Giovanni di Ostuni, furono imprigionati a Bari, altri quattro furono impiccati nella stessa città e un altro ad Ascoli.
Lo scenario cambiò affatto nel 1041: con la morte dell'imperatore Michele IV (dicembre), Zoe cadde in disgrazia a corte e Argiro evidentemente si schierò dalla parte dei legittimisti macedoni, che sostenevano Zoe e Teodora (le figlie di Costantino VIII), contro il nuovo imperatore Michele V. Argiro quindi appoggiò la rivolta antibizantina dei longobardi (guidati da Arduino di Melfi) e dei normanni di Rainulfo Drengot, ponendosi al comando dell'insurrezione; nel febbraio 1042 a Bari nella chiesa di Sant'Apollinare i cavalieri normanni, insieme ai baresi, elessero Argiro loro capo e lo nominarono duca di Puglia (lo stesso titolo che fu del padre Melo). A luglio Argiro sconfisse anche Romano da Matera e conquistò Giovinazzo, mentre spesso i soldati normanni si abbandonavano ad eccessi dopo la conquista delle città, contro il volere di Argiro.
Argiro poi ritornò fedele a Bisanzio quando Zoe ritornò a corte e sposò Costantino IX Monomaco. L'imperatore invitò Argiro a riprendere il suo ruolo nell'esercito bizantino e nel settembre 1042, durante un assedio che con i Normanni aveva posto a Trani, Argiro abbandonò gli insorti e accettò, tra le altre cose, la nomina di comandante degli Eserciti Imperiali in Italia.
L'anno successivo Argiro venne sconfitto in battaglia a Venosa dagli insorti e, considerata la situazione che favoriva i Normanni di Guglielmo Braccio di Ferro, nel 1046 si rifugiò a Bisanzio. Qui si fece subito apprezzare dall'imperatore, soffocando nel 1047 una rivolta di Leone Tornicio, che aveva attentato all'imperatore; disgraziatamente per lui, entrò in contrasto col patriarca Michele Cerulario.
Nel 1050 ricevette la carica di Magister, Vestis et Dux Italiae, Calabriae, Siciliae, Paphlagoniae, ovvero di nuovo catapano d'Italia: tornò in Puglia nel marzo 1051, catturò i governatori di Bari, Pietro e Romualdo, e li spedì in catene a Costantinopoli; in agosto, ottenuto l'appoggio della popolazione locale, cominciò a tramare contro i Normanni riuscendo a far assassinare il loro capo, Drogone d'Altavilla. Nel 1052 intavolava trattative col papa Leone IX per sconfiggere i normanni, i quali (benché avversati dal papa, dall'imperatore, dai bizantini e dai longobardi) allargavano di giorno in giorno i loro domini nell'Italia meridionale.
Lo scontro decisivo avvenne il 18 giugno 1053 nella battaglia di Civitate: il papa, al comando di raccogliticce truppe tedesche e longobarde, fu sbaragliato e catturato, mentre Argiro, che, al comando dei greci, tentava di ricongiungersi al pontefice, aveva conosciuto l'onta della sconfitta nei pressi di Siponto, dove era giunto tardivamente via mare: costretto a fuggire, si rifugiò a Vieste. In questa roccaforte, che riteneva più sicura e più facilmente difendibile rispetto a Bari, probabilmente stabilì la nuova sede del catapanato d'Italia (ciò sarebbe confermato dalla presenza a Vieste del cosiddetto "Palazzo du Catapone", ma il titolo di Magister Vestis non ha riferimenti alla città di Vieste). Da qui Argiro inviò un'ambasceria a Enrico III con la speranza di ottenere aiuti (maggio 1054), ma i suoi tentativi diplomatici vennero interrotti bruscamente: Michele Cerulario, che nell'estate aveva promosso lo scisma d'Oriente, grazie all'influenza che aveva sull'imperatrice Teodora fece richiamare Argiro a Bisanzio.
Argiro nel 1055 si recò a Costantinopoli, in compagnia di Nicola, arcivescovo di Bari, per sostenere le sue posizioni. Solo nel 1057, con l'avvento al trono di Isacco Comneno, venne reintegrato e poté riprendere le trattative per combattere i normanni: contattò papa Stefano IX, inviò una lettera a Berardo abate di Farfa, ricevette un'ambasceria di Desiderio abate di Montecassino. Ma ancora una volta gli eventi gli furono contrari: nel 1058, alla morte del papa, le trattative si interruppero e il nuovo pontefice Niccolò II si schierò con i Normanni.
Dimostratasi fallimentare la sua politica diplomatica, nel 1061 Argiro venne destituito dal ruolo di catapano. Di lui poi si perdono le tracce: morì forse nel 1068 a Bari (o a Vieste; secondo altri ad Atella). Prima di morire donò all'abbazia di Farfa seimila bisanzi e una ricca veste di seta che ancora si conserva.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Lupo Protospata, Chronicon;
- Annales Barenses;
- Giuseppe de Blasiis, L'insurrezione pugliese e la conquista normanna nel secolo XI, 3 voll., Napoli 1869-1873;
- Jules Gay, L'Italia meridionale e l'Impero Bizantino dall'avvento di Basilio 1. dalla resa di Bari ai Normanni (867-1071), Firenze 1917 (ed. orig. francese 1904);
- John Julius Norwich, I Normanni nel Sud (1016-1130), Milano, Mursia 1971 (ed. orig. The Normans in the South 1016-1130, Londra, Longmans, 1967).
- Armando Petrucci, ARGIRO, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 4, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1962. URL consultato il 5 ottobre 2017.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Àrgiro duca di Bari, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 13 aprile 2022.
- Àrgiro duca di Bari, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.