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Alfredo Mordini

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Alfredo Mordini
Soprannome Riccardo
NascitaFirenzuola, 29 giugno 1902
MorteMilano, 10 luglio 1969
Dati militari
Paese servitoItalia
Forza armataCVL
Reparto3ª Divisione Garibaldi-Lombardia "Aliotta"
GradoIspettore politico
GuerreGuerra di Spagna, Resistenza francese Resistenza italiana
Altre caricheferroviere
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Alfredo Mordini, nome di battaglia Riccardo (Firenzuola, 29 giugno 1902Milano, 10 luglio 1969), è stato un partigiano italiano, in precedenza macchinista delle ferrovie.

Attività antifascista in Italia e all'estero

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Alfredo Mordini si iscrive al Partito Comunista d'Italia nella prima metà degli anni venti del XX secolo e svolge attività antifascista. Viene ben presto individuato e inviato al confino politico a Ventotene[1]. Scontata la pena, espatria clandestinamente in Francia, e svolge attività politica ad Arles.

Il 30 aprile 1937, Mordini si arruola nel Battaglione Garibaldi in difesa della Repubblica nella Guerra civile spagnola; è ferito nella battaglia del Farlete e combatte a Fuentes de Ebro, Caspe e sull'Ebro[2]. Dopo lo scioglimento delle Brigate internazionali rientra in Francia.

A seguito dell'occupazione tedesca, Mordini entra nella resistenza francese nelle file dei FTP (Francs-Tireurs et Partisans)[3].

Incarichi nella Resistenza italiana

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La pistola Beretta 1934, cal. 9 mm., matricola 778133, in dotazione ad Aldo Lampredi nell'azione che condusse alla fucilazione di Benito Mussolini e poi consegnata ad Alfredo Mordini

Alla caduta del fascismo, Mordini rientra in Italia e si arruola nella resistenza italiana con il nome di battaglia Riccardo[1].

È ispettore politico della 3ª Divisione Garibaldi-Lombardia "Aliotta"operante nell'Oltrepò pavese; in tale veste relaziona il suo Comando generale sul durissimo rastrellamento che sconvolge l'Oltrepò pavese nell'inverno del 1944, con distruzione e saccheggio di numerosi paesi e frazioni e violente rappresaglie sulla popolazione civile, in particolare contro le donne[4].

Il 27 aprile 1945, Mordini entra nella Milano liberata dal nazifascismo, insieme alla 51ª Brigata "Capettini" della Divisione "Gramsci" e all'87ª Brigata "Crespi". Dopo un breve comizio, tenuto dal comandante delle brigate Garibaldi della Lombardia Pietro Vergani Fabio, in piazzale Loreto, le due brigate si acquartierano in una scuola di Viale Romagna.

Alle 7 del mattino del giorno dopo, l'Ispettore del Comando generale delle Brigate Garibaldi Aldo Lampredi Guido e il responsabile dei compiti di polizia militare Walter Audisio Valerio, si presentano in Viale Romagna, con l'ordine di prelevare una dozzina di partigiani per la formazione di un plotone di esecuzione. Riccardo è scelto per il comando dell'operazione e, insieme ad altri tredici partigiani, segue Valerio, su un camion scoperto, sino a Dongo, dove sono stati catturati Benito Mussolini, Claretta Petacci e i gerarchi al loro seguito[5].

Intorno alle 16.30, Valerio, Guido e il partigiano Michele Moretti sono a Giulino, per eseguire la fucilazione di Benito Mussolini e di Claretta Petacci. Al ritorno dall'esecuzione, Lampredi consegna a Mordini una delle armi utilizzate: una pistola Beretta modello 1934, calibro 9 mm[6].

Dopo la morte di Mordini (sepolto al Cimitero Maggiore di Milano), la moglie la consegnerà all'amico Piero Boveri, nome di battaglia Tommy, già staffetta della 51ª Brigata, e dal 1983 è conservata al Museo storico di Voghera.

La fucilazione dei gerarchi catturati al seguito di Mussolini in fuga

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Elenco dei gerarchi fucilati, firmato da Magnoli (Walter Audisio) e Guido Conti (Aldo Lampredi)
I gerarchi allineati sul lungolago di Dongo, prima della fucilazione

Verso le ore 17.00 del 28 aprile Audisio è di nuovo a Dongo per ordinare la fucilazione degli altri gerarchi fascisti che nel frattempo erano stati radunati nel municipio. I nominativi erano stati indicati da "Valerio" stesso prima di partire per Giulino osservando la lista dei prigionieri italiani catturati dalla 52ª Brigata Garibaldi "Luigi Clerici". Si tratta di:

Alfredo Mordini Riccardo, comanda il plotone di esecuzione[1].

Alle 17.48 i quindici gerarchi vengono allineati contro la ringhiera metallica del lungolago del paese, con il viso verso il lago e le spalle al plotone d'esecuzione e vengono giustiziati. Ad essi si aggiunge Marcello Petacci, fratello di Claretta, che era considerato dai fascisti un traditore e avevano chiesto per lui un'esecuzione separata[7].

Al suo turno, Petacci riesce a fuggire e a gettarsi nelle acque del lago, dove viene raggiunto da una pioggia di proiettili che lo finiscono.

Dopo la liberazione, Mordini contribuisce alla vita del Partito Comunista Italiano, assumendo incarichi di secondo piano[8].

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'argento al valor militare
«Nella lotta di liberazione combattuta, nell'Oltrepò Pavese, forniva ripetutamente belle prove di capacità organizzativa, di decisione e di audacia. Particolarmente si distingueva raccogliendo, in situazione precaria e pericolosa, i superstiti da una dura azione nemica in Valle Staffora. Riusciva dapprima a disimpegnarli combattendo a Negruzzo e portando anche in salvo abbondanti materiali, poi a ricondurli sulle posizioni inizialmente tenute.»
— Zona di Pavia, giugno 1944-aprile 1945
  1. ^ a b c Sito ANPI Voghera
  2. ^ Sito AICVAS, su aicvas.org. URL consultato il 1º aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2013).
  3. ^ G. Perona, Les italiens dans la Résistance francaise, p. 635
  4. ^ Relazione del 6/02/1945 di Riccardo (Alfredo Mordini), contenuta in: Oltrepò partigiano, a cura di: F. Lanchester e C. Ferrario, ed. Amm. Provinciale di Pavia, 1973
  5. ^ Paolo Murialdi,Prima e dopo la fucilazione di Mussolini, Materiale resistente
  6. ^ Pierluigi Baima Bollone, Le ultime ore di Mussolini, Mondadori, Milano, 2009, pag. 145.
  7. ^ Giorgio Cavalleri, Ombre sul lago. I drammatici eventi del Lario nella primavera-estate 1945, Edizioni Arterigere, 2007, pag 145 ss.
  8. ^ L'Unità, 11 luglio 1969, pag. 2
  • Sandro Attanasio, Gli italiani e la guerra di Spagna, editore Mursia
  • Pierluigi Baima Bollone Le ultime ore di Mussolini, Mondadori, Milano, 2005.G. *
  • Giacomo Calandrone, La Spagna brucia: cronache garibaldine, Editori Riuniti
  • Giulia Canali, L'antifascismo italiano e la guerra civile spagnola, Manni
  • Giorgio Cavalleri, Anna Giamminola, Un giorno nella storia 28 aprile 1945, NodoLibri, Como 1990.
  • Giorgio Cavalleri, Ombre sul lago. I drammatici eventi del Lario nella primavera-estate 1945, Edizioni Arterigere, 2007.
  • Giorgio Cavalleri, Franco Giannantoni e Mario J. Cerighino, La fine. Gli ultimi giorni di Benito Mussolini nei documenti dei servizi segreti americani (1945-46), Garzanti, Milano, 2009
  • F. Lanchester e C. Ferrario, a cura di, Oltrepò partigiano, ed. Amm. Provinciale di Pavia, Pavia, 1973
  • Luigi Longo, Le brigate internazionali in Spagna, Roma, Editori Riuniti, 1956
  • Randolfo Pacciardi, Il battaglione Garibaldi, Lugano 1938.
  • Gianni Perona, Les italiens dans la Résistance francaise.
  • Nanda Torcellan, Enzo Collotti, Gli italiani in Spagna: bibliografia della guerra civile spagnola, FrancoAngeli, 1988

Voci correlate

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