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101955 Bennu

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Bennu
(101955 Bennu)
Immagine dell'asteroide ripresa da OSIRIS-REx
Stella madreSole
Scoperta11 settembre 1999
ScopritoreLINEAR
ClassificazioneAsteroide Apollo
Classe spettraleB[1]
Designazioni
alternative
1999 RQ36
Parametri orbitali
(all'epoca JD 2458600,5
27 aprile 2019)
Semiasse maggiore168434580 km
1,1258996 au
Perielio134121157 km
0,8965318 au
Afelio202748003 km
1,3552674 au
Periodo orbitale436,36 giorni
(1,19 anni)
Inclinazione
sull'eclittica
6,03428°
Eccentricità0,2037196
Longitudine del
nodo ascendente
2,01687°
Argom. del perielio66,30371°
Anomalia media87,64100°
Par. Tisserand (TJ)5,527 (calcolato)
Ultimo perielio20 marzo 2020
Prossimo perielio30 maggio 2021
MOID da Terra0,00310699 UA[2]
Dati fisici
Dimensioni565 m × 535 m × 508 m
Diametro medio0,492 km
Superficie0,7874 km²
Volume0,061354 km³
Periodo di rotazione4h 17min 16s[2]
Dati osservativi
Magnitudine ass.20,9

Bennu (denominazione ufficiale 101955 Bennu) è un asteroide near-Earth del gruppo Apollo. In origine era identificato con la designazione provvisoria 1999 RQ36, ma nell'aprile 2013, a seguito della scelta di porlo come obiettivo della missione OSIRIS-Rex della NASA, ha ricevuto la denominazione definitiva con riferimento all'omonima divinità minore egizia.

Caratteristiche

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Scoperto nel 1999 da LINEAR, l'asteroide ha una forma sferoidale, con un diametro medio di circa 500 metri. È stato oggetto di approfondite osservazioni condotte attraverso i radiotelescopi di Arecibo e di Goldstone.[3][4]

Le sue caratteristiche spettrali ne permettono la classificazione tra gli asteroidi carbonacei di tipo B.[1].

L'asteroide percorre un'orbita moderatamente eccentrica, inclinata di 6,03428° rispetto al piano dell'eclittica. È caratterizzata da un semiasse maggiore pari a 1,1258996 au e da un'eccentricità di 0,2037196.

L'afelio, esterno all'orbita della Terra, è a 1,35 au dal Sole; il perielio, interno all'orbita terrestre, è a 0,89 au dal Sole. Ciò lo caratterizza come un asteroide Apollo. Completa un'orbita in un anno e 73 giorni.[2]

Il nodo ascendente dell'orbita è prossimo all'orbita della Terra[2] e l'asteroide ha ripetuti incontri ravvicinati con il nostro pianeta, che potrebbero condurre ad un impatto.

Missione spaziale

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È stato selezionato quale obiettivo della missione OSIRIS-REx della NASA che, tra i suoi scopi, aveva anche il recupero di campioni dalla sua superficie per il loro successivo trasporto a Terra. Il lancio è avvenuto il 9 settembre 2016 e l'arrivo sull'asteroide, con l'inserimento in orbita, è avvenuto il 3 dicembre 2018.

La raccolta dei campioni prevedeva la possibilità di un secondo tentativo, qualora il primo fosse fallito o avesse avuto come risultato il prelievo di una quantità troppo esigua di materiale. Il primo tentativo è stato eseguito con successo il 20 ottobre 2020[5], mentre il ritorno dei campioni a Terra, già previsto per il 2023[6][7], è avvenuto il 24 settembre 2023 alle ore 10:55 EDT, 8:55 MDT (16:55 CEST corrispondente all'ora italiana) nello Utah[8][9].

Il 7 marzo 2020 l'UAI ha ufficializzato le prime denominazioni ufficiali delle caratteristiche della sua superficie.[10]

Rischio d'impatto con la Terra

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In uno studio di dinamica orbitale del 2009, l'astrofisico Andrea Milani e i suoi collaboratori hanno individuato una serie di otto potenziali impatti con la Terra tra il 2169 ed il 2199. La probabilità d'impatto collettiva dipende dalle proprietà fisiche dell'oggetto, al momento poco conosciute, ma non sarebbe superiore allo 0,07% per tutti gli otto incontri.[11] Per valutarla con maggiore accuratezza è necessario acquisire maggiori informazioni sulla forma dell'asteroide e determinare l'intensità dell'accelerazione a cui Bennu è soggetto per l'effetto YORP. Uno degli obiettivi della missione Osiris-Rex è proprio quello di stimare con precisione tale effetto ricavando informazioni morfologiche più dettagliate dell'asteroide.[12]

In uno studio pubblicato l'11 agosto 2021 dalla NASA, è stata ricalcolata la probabilità di impatto con la Terra, basandosi anche sui risultati ottenuti dalla missione OSIRIS-REx.[13] Grazie ai modelli matematici e ai dati del network Deep Space, gli studiosi sono riusciti a ridurre le incertezze sulla sua orbita e a determinare che la probabilità di un suo impatto entro l'anno 2300 è dello 0,057%, cioè 1 su 1 750. I ricercatori hanno inoltre calcolato il singolo giorno con la più alta probabilità di impatto: il 24 settembre 2182, con lo 0,037% di possibilità, pari a 1 su 2 700.

Ad aprile 2023, Bennu occupa il 1º posto nella tabella del rischio d'impatto del Sentry con il più alto valore della Scala Palermo (−1,59, con un valore cumulativo di −1,41 per 157 potenziali scenari d'impatto). Non costituisce però un pericolo tale da classificarlo con un valore superiore a 0 nella Scala Torino.[14]

  1. ^ a b (EN) Dante Lauretta, The OSIRIS mission (PDF), Marco Polo Workshop - giugno 2008. URL consultato il 28 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011).
  2. ^ a b c d I dati di 101955 Bennu dal sito JPL.
  3. ^ Michael C. Nolan, Chris Magri, Lance Benner, et al., 2009, Radar observations of 1999 RQ36, in prep.
  4. ^ (EN) R. S. Hudson, Ostro, S.J.; Benner, L.A.M., Recent Delay-Doppler Radar Asteroid Modeling Results: 1999 RQ36 and Craters on Toutatis, in Bulletin of the American Astronomical Society, vol. 32, American Astronomical Society, p. 1001. URL consultato il 28 maggio 2011.
  5. ^ (EN) NASA's OSIRIS-REx probe 'tags' asteroid Bennu to return samples, su collectspace.com, 20 ottobre 2020.
  6. ^ (EN) nasa.gov (a cura di), About OSIRIS-REx, su nasa.gov. URL consultato il 21 gennaio 2018.
  7. ^ Sara Blumberg, OSIRIS-REx Arrives at Bennu, su NASA, 3 dicembre 2018. URL consultato il 22 aprile 2023.
  8. ^ Atterrata la sonda Osiris-Rex con le polveri dell'asteroide Bennu: potrebbero rivelare segreti antichissimi, su notizie.virgilio.it, 24 settembre 2023. URL consultato il 24 settembre 2023.
  9. ^ Jamie Adkins, OSIRIS-REx, su NASA, 20 febbraio 2015. URL consultato il 24 settembre 2023.
  10. ^ (EN) First Official Names Given to Features on Asteroid Bennu, su iau.org, IAU, 7 marzo 2020. URL consultato il 7 marzo 2020.
  11. ^ (EN) A. Milani et al., Long term impact risk for (101955) 1999 RQ36, in Icarus, vol. 203, n. 2, 2009, pp. 460–471, DOI:10.1016/j.icarus.2009.05.029. URL consultato il 28 maggio 2011.
  12. ^ Marco Malaspina, Bennu, la minaccia si chiama Yarkovsky, su media.inaf.it (a cura di), media.inaf.it, 7 dicembre 2018.
  13. ^ NASA Spacecraft Provides Insight into Asteroid Bennu’s Future Orbit, su nasa.gov.
  14. ^ Sentry: Earth Impact Monitoring, su cneos.jpl.nasa.gov. URL consultato il 22 aprile 2023.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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