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Castellamonte

Coordinate: 45°22′55.04″N 7°42′43.62″E
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Castellamonte
comune
Castellamonte – Stemma
Castellamonte – Veduta
Castellamonte – Veduta
Panorama
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Piemonte
Città metropolitana Torino
Amministrazione
SindacoPasquale Mazza (Diversamente Castellamonte) dall'11-6-2017
Territorio
Coordinate45°22′55.04″N 7°42′43.62″E
Altitudine343,17 (min 307 - max 2 009) m s.l.m.
Superficie38,71 km²
Abitanti9 781[1] (31-7-2024)
Densità252,67 ab./km²
FrazioniCampo, Filia, Muriaglio, Preparetto, San Giovanni, Sant'Anna Boschi, Sant'Antonio, Spineto San Rocco
Comuni confinantiBairo, Baldissero Canavese, Borgiallo, Castelnuovo Nigra, Cintano, Colleretto Castelnuovo, Cuorgnè, Issiglio, Ozegna, Parella, Quagliuzzo, Rivarolo Canavese, Rueglio, Salassa, San Martino Canavese, Torre Canavese, Valchiusa, Val di Chy, Valperga, Vidracco
Altre informazioni
Cod. postale10081
Prefisso0124
Fuso orarioUTC 1
Codice ISTAT001066
Cod. catastaleC133
TargaTO
Cl. sismicazona 3 (sismicità bassa)[2]
Cl. climaticazona E, 2 659 GG[3]
Nome abitanticastellamontesi
PatronoMadonna del Carmine
Giorno festivo16 luglio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Castellamonte
Castellamonte
Castellamonte – Mappa
Castellamonte – Mappa
Localizzazione del comune di Castellamonte nella città metropolitana di Torino.
Sito istituzionale

Castellamonte (Castlamont in piemontese) è un comune italiano di 9 781 abitanti della città metropolitana di Torino, in Piemonte.

Geografia fisica

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Il comune si sviluppa sulla pianura posta sui ai piedi della valle sacra. Fanno parte di Castellamonte anche Campo e Muriaglio ed colli boscosi che li circondano in oltre il comune a due isole amministrative una in alta montagna e l' altra comprende l' abitato di san Giovanni posto sulla serra morenica centro occidentale vicino a Silva frazione di San Martino.

Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Castellamonte.

Castellamonte è adagiata a ferro di cavallo ai piedi della collina che è sormontata dal castello, a cui fa riferimento il toponimo Castrum ad montem.[4]

I primi abitanti storici della zona furono i Salassi, che taluni affermano Celti di ceppo ligure, altri derivano dai Taurini ed altri vengono ritenuti fossero Galli.[5] Queste popolazioni vissero indipendenti sino alla discesa di Annibale (218 a.C.), che una volta invaso il territorio, assoggettava i Canavesani (Salassi inferiori) e li cedeva ai suoi alleati subalpini, ai quali venivano presto sottratti da Roma e da questa assegnati al suo cliente susino Marco Giulio Cozio.

II Canavese fu quindi sottoposto ad amministrazione romana da Ivrea a Torino e suddiviso in comunità plebee godenti di autonomie quasi municipali. Roma vi stanziò sicuramente delle colonie assegnando loro delle vaste aree (agri pubblici), ma non riuscì ad infrangere il regime della piccola proprietà ereditato dai Salassi e rivelatosi tanto conforme alla natura del paese e al temperamento degli abitanti da resistere alle invasioni posteriori.

Una volta caduto l'impero romano e succedutesi le invasioni barbariche, ai Longobardi subentrarono i Franchi, che signoreggiarono la regione, probabilmente come Re d'Italia dal 774 all'800, e come Re dipendenti dall'Impero carolingio dall'800 all'888. Durante la loro amministrazione sorsero le piccole dinastie di conti rurali dall'autorità assoluta ed insindacabile, che permearono la cronaca locale per quasi 500 anni e che diedero vita al feudalesimo. A cavallo del decimo e dell'undicesimo secolo, nei territori di Castellamonte, sotto l'egida della Marca d'Ivrea, si affermarono i Conti San Martino, discendenti di Arduino, re d'Italia dal 1002 al 1014. Il figlio Ottone fu il primo Conte di Castellamonte a cui succedette Alberto, che divenne abate presso l'Abbazia di Fruttuaria di San Benigno.

I territori del contado comprendevano la Valle Sacra, la Valchiusella e Val di Chy. Una volta estinta la dinastia Arduinica dei Conti di Castellamonte, molte famiglie avanzarono pretese sul diritto di ereditarietà.

Negli anni della seconda guerra mondiale, tra il 1940 e il 1943, furono internati a Castellamonte 35 profughi ebrei (inclusi alcuni bambini), provenienti dai Balcani. Dopo l'8 settembre 1943, con l'occupazione tedesca, il gruppo immediatamente si disperse. Alla fine tutti gli internati riuscirono a salvarsi (la maggior parte trovando rifugio in Svizzera), con l'unica eccezione di Giovanni Basch, morto suicida a Castellamonte il 2 marzo 1942 durante il soggiorno coatto.[6]

Il 7 marzo 1929 con il Regio decreto n. 443 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 91 del 18 aprile 1929), vennero aggregati a Castellamonte i comuni di Campo Canavese, Muriaglio e Baldissero, oltre ad alcune frazioni di altri comuni.[7] A differenza degli altri due paesi, Baldissero recuperò la propria autonomia nel dopoguerra, in data 10 gennaio 1947.[8]

Lo stemma di Castellamonte è stato riconosciuto con D.P.C.M. del 23 gennaio 1951.[9]

«D'argento, al castello fondato sopra un monte roccioso, il tutto al naturale. Ornamenti esteriori da Città.[10]»

Il gonfalone, concesso con DPR del 1º ottobre 1951, è un drappo di azzurro.[11]

Castellamonte è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione, insignita della medaglia d'argento al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per l'attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale[12]:

Titolo di Città - nastrino per uniforme ordinaria
«Decreto del presidente della Repubblica»
— 27 ottobre 1962[9]

Monumenti e luoghi d'interesse

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L’ARCO DI POMODORO è la testimonianza dell’intervento di Arnaldo Pomodoro alla XXXV Mostra della Ceramica (1995). Inserito con grande effetto scenografico nella Rotonda Antonelliana, l’arco presenta un raggio di 6 metri ed è composto, per ogni faccia, da 7 formelle decorate che si alternano ad altre lisce, tutte in cotto.
La Rotonda Antonelliana è la struttura che resta del grandioso progetto di Alessandro Antonelli per la realizzazione della Chiesa Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, una chiesa che sarebbe dovuta essere grande quasi quanto la Basilica di San Pietro di Roma. La costruzione dell’enorme edificio fu iniziata nel 1842.
Nel 1846, dopo la realizzazione delle mura perimetrali della chiesa e di parte delle colonne, i lavori furono abbandonati a causa della mancanza di fondi. Come soluzione di ripiego, nello spazio che secondo il progetto originario doveva costituire il presbiterio dell’enorme tempio, venne costruita, in stile neogotico, l’attuale parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e Paolo. Le mura esterne furono realizzate con pietre provenienti dal torrente Orco e dal Piova, alternate a mattoni rossi: si tratta di una tecnica costruttiva molto utilizzata in zona, all’epoca.
Il nome di “Rotonda” deriva dal fatto che le mura racchiudono uno spazio circolare.

Tra le istituzioni più antiche della Città si ricorda la locale "Associazione Filarmonica Castellamonte" - Scuola di Musica "Francesco Romana" [13], fondata ufficialmente nel 1822.

Prodotti locali

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Stufa Franklin

Castellamonte è conosciuta per la lavorazione della ceramica e della produzione di stufe. Le prime stufe di terracotta a risalgono probabilmente al XVI secolo, ma non ne restano né esemplari né documenti. Famose riproduzioni monumentali di modelli di stufe e splendidi camini settecenteschi si possono ammirare tra gli arredi delle dimore di casa Savoia nel Castello di Masino e quello di Ozegna. Mentre nel Castello Ducale di Agliè vi sono esposte alcune originali.

Verso la fine del settecento, oltre alle stufe grezze, compare a Castellamonte il cosiddetto “franklin“, che avrà un grande successo e contribuirà notevolmente alla fama delle ceramiche locali. Il primo caminetto in terracotta a circolazione d’aria e a fuoco visibile, sembra sia stato costruito dalla fabbrica dei Reasso, vecchia dinastia di artigiani insediata da secoli nel cuore del rione S. Rocco. Fu ideato in base agli studi del noto scienziato nordamericano Benjamin Franklin da cui trasse il nome, ma molto probabilmente il progettista locale fu l’abate Don Andrea Cassano.

Stufa in ceramica

L’ottocento segna il vero trionfo della classica stufa di Castellamonte che si impreziosisce di elaborate decorazioni, si colora di vernice smaltata e diventa un vero e proprio prezioso oggetto di arredamento. L’ottima resa termica, la facilità di alimentazione (all’epoca la legna si trovava dappertutto e costava poco) i prezzi abbastanza contenuti ne favoriscono un’ampia diffusione non solo in Piemonte ma anche nelle altre regioni. Le aziende più importanti, Pagliero, Galeazzo, Stella e soprattutto Buscaglione, partecipano alle maggiori esposizioni industriali, ottenendo riconoscimenti e organizzando reti di vendita con filiali e concessionari.

Con il novecento, il diffondersi dell’uso del riscaldamento centralizzato ne rallenta la realizzazione, relegando le stufe a pezzi d'antiquariato. Dopo il 1950 le poche fabbriche che ancora le producevano fanno solo più mattoni refrattari e gli stampatori dell’artigianato locale sono sempre meno. Ma nel 1957 un artigiano locale, Elio Savio, convinto della potenzialità della stufa, con coraggio e intraprendenza riesce a rilanciarne la produzione come prodotto di pregio.[14]

A Castellamonte inoltre vengono prodotti i cosiddetti "pitociu" e "zampo-te" (antiche statuine antropomorfe).
Narra un'antica leggenda che "se al tramonto si sorride alle montagne, i 'pitociu' diventano animati e vagano per il paese, e potrai vedere le zampo-te correre felici nei prati".

Celebre anche la produzione di stoviglie come la caratteristica tofeja, utilizzata per cuocere i tipici fagioli con le cotiche ("faseuj e quajëtte").

Annualmente si svolge la "Mostra della Ceramica", a fine agosto-inizio settembre, con l'esposizione di manufatti locali ed internazionali.

Nelle sale del Palazzo Botton viene ospitato il Museo della Ceramica.[15]

Evoluzione demografica

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Abitanti censiti[16]

Etnie e minoranze straniere

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Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2017, i cittadini stranieri residenti a Castellamonte sono 1 112[17], così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative[18]:

  1. Romania, 681
  2. Cina, 70
  3. Albania, 44
  4. Nigeria, 41
  5. Marocco, 37
  6. Gambia, 24
  7. Bangladesh, 21
  8. Senegal, 21

Infrastrutture e trasporti

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La stazione di Castellamonte nel 1923

Fra il 1887 e il 1986 la soppressa stazione di Castellamonte rappresentò il capolinea settentrionale della ferrovia Rivarolo-Castellamonte.

In seguito alla chiusura della ferrovia la città è servita unicamente da autoservizi interurbani gestiti da Gruppo Torinese Trasporti.

Amministrazione

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Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
12 agosto 1985 30 giugno 1990 Franco Candusso Partito Socialista Italiano Sindaco [19]
30 giugno 1990 21 settembre 1991 Eugenio Bozzello Verole Partito Socialista Italiano Sindaco [19]
4 ottobre 1991 24 novembre 1993 Giacomo Mascheroni Democrazia Cristiana Sindaco [19]
24 novembre 1993 4 gennaio 1994 Giovanni Russo Comm. pref. [19]
13 giugno 1994 25 maggio 1998 Alberto Massucco - Sindaco [19]
25 maggio 1998 28 maggio 2002 Alberto Massucco centro-destra Sindaco [19]
28 maggio 2002 29 maggio 2007 Eugenio Bozzello Verole centro-sinistra Sindaco [19]
29 maggio 2007 8 maggio 2012 Paolo Carlo Mascheroni lista civica Sindaco [19]
8 maggio 2012 11 giugno 2017 Paolo Carlo Mascheroni lista civica Mascheroni sindaco Sindaco [19]
11 giugno 2017 in carica Pasquale Mazza lista civica Sindaco [19]

Altre informazioni amministrative

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Il comune faceva parte della Comunità montana Val Chiusella, Valle Sacra e Dora Baltea Canavesana.

La locale squadra di calcio è S.A. Castellamonte con i colori sociali giallo-blu. In passato ha militato nel campionato di eccellenza ma attualmente si trova nel campionato di Terza categoria.

Nel calcio a 5 gioca il Castellamonte C5 che milita nel campionato di Serie B.

La squadra di volley femminile è l'ASD Pallavolo Castellamonte.

Galleria d'immagini

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  1. ^ Bilancio demografico mensile anno 2024 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Goffredo Casalis, Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli stati di S.M. il re di Sardegna, Casale - Chieri, Presso G. Maspero librajo, 1837, p. 116, ISBN non esistente. URL consultato il 5 settembre 2024.
  5. ^ Carlo Promis, Storia dell’antica Torino: Julia Augusta Taurinorum scritta sulla fede de’ vetusti autori e delle sue iscrizioni e mura, Torino, Stamperia reale, 1869.
  6. ^ Castellamonte era allora in provincia di Aosta. Ebrei stranieri internati in Valle d'Aosta.
  7. ^ Dati del Provvedimento di Variazione, su elesh.it, STORIA DEI COMUNI - Variazioni Amministrative dall'Unità d'Italia. URL consultato il 3 settembre 2024.
  8. ^ Comune ISTAT "001017 Baldissero Canavese (Torino)" - Codice Catastale "A590", su elesh.it, STORIA DEI COMUNI - Variazioni Amministrative dall'Unità d'Italia. URL consultato il 3 settembre 2024.
  9. ^ a b Castellamonte, decreto 1951-01-23 DPCM, riconoscimento di stemma, su dati.acs.beniculturali.it.
  10. ^ Castellamonte, su araldicacivica.it.
  11. ^ Bozzetto del gonfalone del Comune di Castellamonte, su ACS, Raccolta dei disegni degli stemmi di comuni e città. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  12. ^ Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare - Istituzioni decorate di Medaglia d'Argento al Valore Militare
  13. ^ Il sito della banda di Castellamonte
  14. ^ Le ceramiche di Castellamonte, su ceramichesavio.it. URL consultato il 12 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2020).
  15. ^ Museo della Ceramica, su Comune di Castellamonte. URL consultato il 9 giugno 2020.
  16. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 31-12-2019.
  17. ^ Dato Istat al 31/12/2017, su demo.istat.it. URL consultato il 28 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2017).
  18. ^ Dati superiori alle 20 unità
  19. ^ a b c d e f g h i j http://amministratori.interno.it/

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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