Mind-wandering: differenze tra le versioni

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Il mind-wandering è importante per comprendere come il cervello produca ciò che [[William James]] chiamava [[serie di pensieri]] e [[flusso di coscienza (psicologia)|flusso di coscienza]]. Questo aspetto della ricerca sul mind-wandering mira a comprendere come il cervello generi i pensieri spontanei e relativamente sfrenati che si concepiscono quando la mente vaga.<ref name="Mason2007">{{cita testo |cognome1=Mason |nome1=M.F. |cognome2=Norton |nome2=M.I. |cognome3=Van Horn |nome3=J.D. |cognome4=Wegner |nome4=D.M. |cognome5=Grafton |nome5=S.T. |cognome6=Macrae |nome6=C.N. |data=19 January 2007 |titolo=Wandering minds: the default network and stimulus-independent thought |volume=315 |numero=5810 |pp=393–395 |rivista=Science |doi=10.1126/science.1131295 |pmid=17234951 |pmc=1821121 |bibcode=2007Sci...315..393M }}</ref><ref name="Christoff2009">{{cita testo | cognome1 = Christoff | nome1 = K. | cognome2 = Gordon | nome2 = A.M. | cognome3 = Smallwood | nome3 = J. Smith | cognome4 = Schooler | nome4 = J.W. | anno = 2009 | titolo = Experience sampling during fMRI reveals default network and executive system contributions to mind wandering | rivista = Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America | volume = 106 | numero = 21| pp = 8719–24 | doi=10.1073/pnas.0900234106 | pmid=19433790 | pmc=2689035| bibcode = 2009PNAS..106.8719C }}</ref>
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Un meccanismo neurale da cui potrebbe derivare questo aspetto dell'esperienza è una rete di zone della corteccia mediale [[Lobo frontale|frontale]] e mediale [[Lobo parietale|parietale]] conosciuta come [[default network]]. Questa rete di zone è assai attiva anche quando i partecipanti stanno riposando con gli occhi chiusi<ref name="Gusnard2001">{{cita testo | cognome1 = Gusnard | nome1 = D.A. | cognome2 = Raichle | nome2 = M.E. | anno = 2001 | titolo = Searching for a baseline: functional imaging and the resting human brain | journal = Nature Reviews Neuroscience | volume = 2 | numero = 10| pp = 685–694 | doi = 10.1038/35094500 | pmid = 11584306 | s2cid = 18034637 }}</ref> facendo pensare che abbia un ruolo nella generazione spontanea di pensieri interni.<ref name="Mason2007" /><ref name="Bar2007">{{cita testo | cognome1 = Bar | nome1 = M. |linkautore1=Moshe Bar (neuroscienziato) | cognome2 = Aminoff | nome2 = E. | cognome3 = Mason | nome3 = M. | cognome4 = Fenske | nome4 = M. | anno = 2007 | titolo = The units of thought | rivista = Hippocampus | volume = 17 | numero = 6| pp = 420–428 | doi = 10.1002/hipo.20287 | pmid = 17455334 | s2cid = 2012769 }}</ref>
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Woman at a Hot Spring Hotel, quadro di Hashiguchi Goyo, Brooklyn Museum

Il mind-wandering (in italiano reso anche con mente vagabonda[1][2]) è latamente definito come pensieri che non scaturiscono dal compito presente. Il mind-wandering consiste di pensieri che non hanno relazione con un compito e sono indipendenti da stimoli.[3] Si presenta in tre sottotipi: sogno ad occhi aperti (daydreaming) positivo costruttivo, paura colpevole del fallimento, e scarso controllo attenzionale.[4]

In generale, nel linguaggio comune il mind-wandering si potrebbe descrivere come l'esperienza di pensieri che non rimangono a lungo su un singolo argomento, specie quando si è alle prese con un compito che richiede attenzione.[5]

Un contesto in cui spesso si manifesta il mind-wandering è la guida (di veicoli). Il motivo è che guidare in condizioni ottimali diventa un'attività quasi automatica che può richiedere minimo uso del task positive network,[6] la rete cerebrale che è attiva quando si è impegnati in un'attività che richiede attenzione. In situazioni in cui la vigilanza è bassa, non ci si ricorda di quel che è successo nell'ambiente circostante perché si è occupati dai propri pensieri. Il fenomeno è noto come ipotesi del disaccoppiamento.[7]

Gli studi che usano potenziali evento-correlati (ERP) hanno quantificato la misura in cui il mind-wandering riduce l'elaborazione corticale dell'ambiente esterno. Quando i pensieri sono irrelati al compito del momento, il cervello elabora in modo meno dettagliato sia le informazioni rilevanti per il compito, sia quelle che non lo sono.[8][9][10]

Il mind-wandering appare un tratto stabile delle persone e uno stato transitorio. Alcuni studi hanno collegato i problemi di prestazione in laboratorio[11] e nella vita di tutti i giorni.[12] Il mind-wandering è stato associato a possibili incidenti stradali.[13] Il mind-wandering è anche intimamente collegato agli stati d'animo. Alcuni studi indicano che i pensieri irrelati al compito sono comuni nelle persone con umore basso o depresso.[14][15] Il mind-wandering si manifesta anche nelle persone che hanno assunto dosi eccessive di alcol.[16]

Alcuni studi hanno rilevato un bias di prospettiva nel pensiero spontaneo poiché gli individui tendono a formulare pensieri che riguardano più il futuro che il passato durante il mind-wandering.[17] È opinione comune che il default mode network sia coinvolto nel mind-wandering e nel pensiero diretto all'interno (del soggetto pensante),[18] sebbene ricerche recenti abbiano messo in discussine questa assunzione.[19]

Storia

La ricerca sul mind-wandering inizia nell'Inghilterra del XVIII secolo. I filosofi britannici non riuscivano a stabilire se il mind-wandering nascesse nella mente o se fosse una causa esterna a provocarlo. Nel 1921 Varendonck pubblicò The Psychology of Day-Dreams, in cui teneva traccia delle sue "'serie di pensieri' per identificarne le origini, nella maggior parte dei casi irrilevanti influenze esterne".[20]

Wallas (1926) considerò il mind-wandering un aspetto importante di quel che chiamava seconda fase del pensiero creativo — incubazione.[21] Solo negli anni 1960 si condussero i primi studi documentati sul mind-wandering,[22] John Antrobus e Jerome L. Singer svilupparono un questionario e discussero l'esperienza del mind-wandering.[23]

Detto questionario, noto come Imaginal Processes Inventory (IPI), fornisce una misura del mind-wandering in termini di tratto e valuta l'esperienza in tre dimensioni: quanto sono vividi i pensieri della persona, quanti di essi sono basati su colpa o paura, e quanto una persona va a fondo nel pensiero. Con lo sviluppo continuo della tecnologia, gli psicologi iniziano ad usare la risonanza magnetica funzionale, e a dipendere in minor misura dai racconti verbali.[22]

Metodi di ricerca

Jonathan Smallwood e colleghi diffusero la prassi di studiare il mind-wandering mediante campionamento di pensieri e questionari.[7] Il mind-wandering viene studiato ricorrendo al campionamento di esperienze immediato o retrospettivo. Un paradigma comunemente usato per studiare il mind-wandering è il SART (sustained attention to response task, attenzione prolungata a un compito di risposta).[11]

In un compito SART ci sono due categorie di parole. Una è data dalle parole bersaglio. In ciascun blocco del compito appare una parola per circa 300 ms, c'è una pausa, poi un'altra parola. Quando compare una parola bersaglio, il partecipante preme un tasto particolare. Circa il 60% delle volte dopo una parola bersaglio compare un test di pensiero, per verificare che i pensieri del partecipante fossero sul compito. Se i partecipanti non erano concentrati sul compito erano incorsi in pensieri irrelati al compito (TUT, task-unrelated thought), il che significa mind-wandering.[5][24]

Un altro compito per giudicare il manifestarsi di TUT è l'experience sampling method (ESM). I partecipanti portano con sé un computer palmare che emette un segnale alcune volte al giorno. In quei momenti viene somministrato un questionario. Le sue domande sono varie, ma possono essere: (a) se la loro mente stava vagando in quell'istante (b) che stato di controllo avevano sui loro pensieri e (c) qual era il contenuto dei loro pensieri.[25]

Si fanno anche domande sul contesto per misurare il livello di attenzione necessario al compito.[25] Un processo usato consisteva nel dare ai partecipanti qualcosa su cui concentrarsi e in momenti diversi chiedere loro a cosa stessero pensando. Quelli che non stavano pensando all'oggetto assegnato venivano considerati "vaganti" (wandering). Un altro processo prevedeva che i partecipanti tenessero un diario del loro mind-wandering. Veniva loro chiesto di stilare una breve descrizione del loro mind-wandering e del momento in cui accadeva.[26][27] Queste metodologie sono migliorative rispetto a metodi precedenti, che erano inconcludenti.

Neuroscienze

Il mind-wandering è importante per comprendere come il cervello produca ciò che William James chiamava serie di pensieri e flusso di coscienza. Questo aspetto della ricerca sul mind-wandering mira a comprendere come il cervello generi i pensieri spontanei e relativamente sfrenati che si concepiscono quando la mente vaga.[28][29]

Un meccanismo neurale da cui potrebbe derivare questo aspetto dell'esperienza è una rete di zone della corteccia mediale frontale e mediale parietale conosciuta come default network. Questa rete di zone è assai attiva anche quando i partecipanti stanno riposando con gli occhi chiusi[30] facendo pensare che abbia un ruolo nella generazione spontanea di pensieri interni.[28][31]

Note

  1. ^ Stati e reti: mente vagabonda, rimuginio e REM, stateofmind.it
  2. ^ Mind Wandering: una mente vagabonda, researchgate.net
  3. ^ Jonathan Smallwood e Jonathan W. Schooler, The science of mind wandering: empirically navigating the stream of consciousness, in Annual Review of Psychology, vol. 66, 3 gennaio 2015, pp. 487–518, DOI:10.1146/annurev-psych-010814-015331, ISSN 1545-2085 (WC · ACNP), PMID 25293689.
  4. ^ Rebecca McMillan, Scott Kaufman e Jerome Singer, Ode to positive constructive daydreaming, in Frontiers in Psychology, vol. 4, 2013, p. 626, DOI:10.3389/fpsyg.2013.00626, ISSN 1664-1078 (WC · ACNP), PMC 3779797, PMID 24065936.
  5. ^ a b Jennifer C. McVay e Michael J. Kane, Conducting the train of thought: Working memory capacity, goal neglect, and mind wandering in an executive-control task, in Journal of Experimental Psychology: Learning, Memory, and Cognition, vol. 35, n. 1, January 2009, pp. 196–204, DOI:10.1037/a0014104, PMC 2750806, PMID 19210090.
  6. ^ Chin-Teng Lin, Chuang, Scott Kerick, Tim Mullen, Tzyy-Ping Jung, Li-Wei Ko, Shi-An Chen, Jung-Tai King e Kaleb McDowell, Mind-Wandering Tends to Occur under Low Perceptual Demands during Driving, in Scientific Reports, vol. 6, n. 1, 17 febbraio 2016, p. 21353, Bibcode:2016NatSR...621353L, DOI:10.1038/srep21353, ISSN 2045-2322 (WC · ACNP), PMC 4808905, PMID 26882993.
  7. ^ a b J. Smallwood, M.C. Obonsawin e D. Heim, Task Unrelated Thought: the role of distributed processing, in Consciousness and Cognition, vol. 12, n. 2, June 2003, pp. 169–189, DOI:10.1016/s1053-8100(02)00003-x, PMID 12763003.
  8. ^ J. Smallwood, E.M. Beech, J.W. Schooler e T.C. Handy, Going AWOL in the brain – mind wandering reduces cortical analysis of the task environment, in Journal of Cognitive Neuroscience, vol. 20, n. 3, March 2008, pp. 458–469, DOI:10.1162/jocn.2008.20037, PMID 18004943.
  9. ^ J.W.Y. Kam, E. Dao, J. Farley, K. Fitzpatrick, J. Smallwood, J.W. e T.C. Handy, Slow fluctuations in attentional control of sensory cortex, in Journal of Cognitive Neuroscience, vol. 23, n. 2, pp. 460–470, DOI:10.1162/jocn.2010.21443, PMID 20146593.
  10. ^ C. Braboszcz e A. Delorme, Lost in thoughts: neural markers of low alertness during mind wandering, in NeuroImage, vol. 54, n. 4, 2011, pp. 3040–7, DOI:10.1016/j.neuroimage.2010.10.008, PMID 20946963.
  11. ^ a b J. Smallwood, J. B. Davies, D. Heim, F. Finnigan, Sudberry, R.C. O'Connor e M.C. Obonsawain, Subjective experience and the attentional lapse. Task engagement and disengagement during sustained attention, in Consciousness and Cognition, vol. 13, n. 4, December 2004, pp. 657–690, DOI:10.1016/j.concog.2004.06.003, PMID 15522626.
  12. ^ J.C. McVay, M.J. Kane e T.R. Kwapil, Tracking the train of thought from the laboratory into everyday life: an experience-sampling study of mind wandering across controlled and ecological contexts, in Psychonomic Bulletin & Review, vol. 16, n. 5, October 2009, pp. 857–63, DOI:10.3758/PBR.16.5.857, PMC 2760023, PMID 19815789.
  13. ^ C Galéra, L Orriols, K M'Bailara, M Laborey, B, R Ribéreau-Gayon, F Masson, S Bakiri, C Gabaude, A Fort, B Maury, C Lemercier, M Cours, MP Bouvard e E Lagarde, Mind wandering and driving: responsibility case-control study, in BMJ, vol. 345, 13 December 2012, p. e8105, DOI:10.1136/bmj.e8105, PMC 3521876, PMID 23241270.
  14. ^ J. Smallwood, A. Fitzgerald, L. Miles e L. Phillips, Shifting moods, wandering minds: negative moods lead the mind to wander, in Emotion, vol. 9, n. 2, April 2009, pp. 271–276, DOI:10.1037/a0014855, PMID 19348539.
  15. ^ J. Smallwood, R.C. O'Connor, M.V. Sudberry e M.C. Obonsawin, Mind wandering & Dysphoria, in Cognition & Emotion, vol. 21, n. 4, 2007, pp. 816–842, DOI:10.1080/02699930600911531.
  16. ^ F. Finnigan, D. Schulze e J. Smallwood, Alcohol and the wandering mind – a new direction in the study of attentional lapses, in International Journal of Disability and Human Development, vol. 6, n. 2, 2007, pp. 189–199, DOI:10.1515/ijdhd.2007.6.2.189.
  17. ^ J. Smallwood, L. Nind e R.C. O'Connor, When is your head at? An exploration of the factors associated with the temporal focus of the wandering mind, in Consciousness and Cognition, vol. 18, n. 1, March 2009, pp. 118–125, DOI:10.1016/j.concog.2008.11.004, PMID 19121953.
  18. ^ Randy L. Buckner, Jessica R. Andrews-Hanna e Daniel L. Schacter, The Brain's Default Network, in Annals of the New York Academy of Sciences, vol. 1124, n. 1, 1º March 2008, pp. 1–38, DOI:10.1196/annals.1440.011, ISSN 1749-6632 (WC · ACNP), PMID 18400922.
  19. ^ (EN) Mladen Sormaz, Charlotte Murphy, Hao-ting Wang, Mark Hymers, Theodoros Karapanagiotidis, Giulia Poerio, Daniel S. Margulies, Elizabeth Jefferies e Jonathan Smallwood, Default mode network can support the level of detail in experience during active task states, in Proceedings of the National Academy of Sciences, vol. 115, n. 37, 24 agosto 2018, pp. 9318–9323, Bibcode:2018PNAS..115.9318S, DOI:10.1073/pnas.1721259115, ISSN 0027-8424 (WC · ACNP), PMC 6140531, PMID 30150393.
  20. ^ J. Varendonck, The Psychology of Day-Dreams, London, Allen & Unwin, 1921, OCLC 32126893.
  21. ^ Graham Wallas, The Art of Thought, London, Johnathon Cape, 1926, OCLC 1114115.
  22. ^ a b Jonathan Smallwood e Jonathan W. Schooler, Mind-Wandering, in Roy F. Baumeister e Kathleen D. (a cura di), Encyclopedia of Social Psychology, vol. 2, Thousand Oaks, CA, SAGE Publications, 2007, pp. 574–577, ISBN 978-1-4129-1670-7, OCLC 192175326.
  23. ^ J.S. Antrobus, J.L. Singer, S. Goldstein e M. Fortgang, Mind-wandering and cognitive structure, in Transactions of the New York Academy of Sciences, vol. 32, n. 2, February 1970, pp. 242–252, DOI:10.1111/j.2164-0947.1970.tb02056.x, PMID 5265228.
  24. ^ Irving B. Weiner e W. Edward Craighead (a cura di), The Corsini encyclopedia of psychology, 4th, Hoboken, NJ, John Wiley, 2010, ISBN 978-0-470-47921-6, OCLC 528701259.
  25. ^ a b M. J. Kane, Brown, L. H., McVay, J. C., Silvia, P. J., Myin-Germeys, I. e Kwapil, T. R., For Whom the Mind Wanders, and When: An Experience-Sampling Study of Working Memory and Executive Control in Daily Life, in Psychological Science, vol. 18, 1º July 2007, pp. 614–621, DOI:10.1111/j.1467-9280.2007.01948.x, PMID 17614870.
  26. ^ Nash Unsworth, Brittany D. McMillan, Gene A. Brewer e Gregory J. Spillers, Everyday attention failures: An individual differences investigation, in Journal of Experimental Psychology: Learning, Memory, and Cognition, vol. 38, n. 6, November 2012, pp. 1765–1772, DOI:10.1037/a0028075, PMID 22468805.
  27. ^ Nash Unsworth, Brewer, Gene A. e Spillers, Gregory J., Variation in cognitive failures: An individual differences investigation of everyday attention and memory failures, in Journal of Memory and Language, vol. 67, n. 1, July 2012, pp. 1–16, DOI:10.1016/j.jml.2011.12.005.
  28. ^ a b M.F. Mason, M.I. Norton, J.D. Van Horn, D.M. Wegner, S.T. Grafton e C.N. Macrae, Wandering minds: the default network and stimulus-independent thought, in Science, vol. 315, n. 5810, 19 January 2007, pp. 393–395, Bibcode:2007Sci...315..393M, DOI:10.1126/science.1131295, PMC 1821121, PMID 17234951.
  29. ^ K. Christoff, A.M. Gordon, J. Smith Smallwood e J.W. Schooler, Experience sampling during fMRI reveals default network and executive system contributions to mind wandering, in Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, vol. 106, n. 21, 2009, pp. 8719–24, Bibcode:2009PNAS..106.8719C, DOI:10.1073/pnas.0900234106, PMC 2689035, PMID 19433790.
  30. ^ D.A. Gusnard e M.E. Raichle, Searching for a baseline: functional imaging and the resting human brain, vol. 2, n. 10, 2001, pp. 685–694, DOI:10.1038/35094500, PMID 11584306.
  31. ^ M. Bar, E. Aminoff, M. Mason e M. Fenske, The units of thought, in Hippocampus, vol. 17, n. 6, 2007, pp. 420–428, DOI:10.1002/hipo.20287, PMID 17455334.

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